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Autore: Ehyca    25/11/2012    5 recensioni
Jongin e Kyungsoo non fanno molto, non dicono molto, ma è abbastanza se, alla fine della giornata, possono sdraiarsi insieme, sognare insieme, e stare insieme. (Credo si chiami amore.)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction basata sulla coppia KaiSoo, uno dei miei pairing preferiti <3 La storia non è mia ma di thisismylastlie, io l'ho semplicemente tradotta, e nel caso vogliate leggere l'originale la potete trovare qui: http://thisismylastlie.livejournal.com/39473.html?view=444465#t444465
Beh sono una ragazza di poche parole (??) quindi vi lascio direttamente alla storia :) Buona lettura <3 e mi raccomando se potete lasciate una recensione o un commento (vi toglierà giusto qualche minuto), mi piacerebbe sapere cosa pensate della storia e del mio modo di tradurre, in modo da poter migliorare, grazie in anticipo~~

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Se Kyungsoo avesse un penny per ogni volta che ha amato Jongin, ci sarebbe un centesimo nel suo salvadanaio.
 
 
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Sta piovendo e il cielo è grigio, più o meno come i visi degli sconosciuti che si affrettano sotto i loro ombrelli. Kyungsoo è seduto e li guarda passare con disinteresse.
 
Controlla l’orologio per la quinta volta negli ultimi venti minuti, il piede destro batte il ritmo che potrebbe o meno essere il suo cuore. Il suo ombrello giallo scolorito è poggiato contro la panchina.
 
I suoi occhi sono chiusi, si riposano, quando il pullman arriva. Si spalancano e guizzano verso i finestrini appannati e i visi sfocati dietro di essi. Strizza gli occhi per cercare di focalizzare le figure, ma nessuna gli è familiare. Un piccolo gruppo di persone sfila fuori, ma gli occhi di Kyungsoo osservano ogni singola persona di esso. Ha gli occhi puntati su una persona e una soltanto.
 
Kyungsoo valuta brevemente i pro e i contro di lasciare il proprio ragazzo lì.
 
Jongin è l’ultimo a scendere, i passi lenti e pigri come il sorriso che stende sul suo viso quando vede Kyungsoo. L’unica cosa che ha sulla schiena è il vecchio zaino lacero e la giacca in pelle senza la quale non esce mai. I suoi jeans sono strappati sulle cuciture, le scarpe sporche, e lo spirito vissuto.
 
"Ti sono mancato?" Jongin strascica le parole, sorridendo mentre si avvicina a Kyungsoo. Non gli importa che la pioggia si stia riversando ora, gridando per entrare. I suoi occhi sono rivolti a Kyungsoo e al modo in cui il suo pugno destro è stretto attorno all’ombrello, pronto a colpirlo.
 
Kyungsoo non risponde; solleva semplicemente la sua mano destra, pronto a percuotere la testa di Jongin con l’ombrello, quando Jongin gli prende il polso e lo tira vicino. Kyungsoo si dimena perchè Jongin è bagnato, ma Jongin lo tiene stretto.
 
"Beh, tu mi sei mancato," mormora Jongin, la voce calda nella fredda pioggia, le labbra premute sulla tempia del più basso.
 
Kyungsoo sbuffa, arriccia il naso mentre si tira indietro per replicare, "Certo che mi sei mancato, idiota." Lo colpisce piano con l’ombrello, per poi rigettarlo nella vuota panchina della fermata. Jongin sorride, stringendo la presa ed avvicinando ancora di più i loro corpi.
 
"I nostri cuori battono all’unisono," afferma.
 
Kyungsoo rotea gli occhi, sentendo le parole di Jongin decide di non dire niente ma le accetta comunque.
 
 
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Kyungsoo ricevette una lettera circa una settimana fa – perchè a quanto pare le e-mail sono troppo banali per Jongin – che diceva che Kyungsoo doveva fare spazio nel proprio letto, cominciare a cucinare per due e fare un secondo paio di chiavi perchè Jongin si sarebbe trasferito da lui.
 
"Mi stai prendendo per il culo," fu tutto quello che Kyungsoo scrisse nella sua risposta.
 
Inutile dire, che non ci fu alcuna risposta, ma Kyungsoo finì per fare tutto ciò che Jongin gli aveva chiesto. Andò persino a prendere il suo stupido ragazzo alla fermata del pullman come gli aveva chiesto nella lettera, sebbene inizialmente ammetteva di aver pianificato di salutare il ragazzo con un calcio nelle parti basse. (Decise di non farlo nel momento prima che arrivasse quando si rese conte che probabilmente a Jongin servivano.)
 
Ora, sono sulla strada di ritorno all’appartamento di Kyungsoo nella parte malfamata di Seoul, l’unico posto che poteva permettersi di affittare. Jongin non sembra farci caso comunque; è troppo impegnato a giocare con le dita di Kyungsoo e a tracciare linee immaginarie sulle sue cosce.
 
"Allora come va a scuola?," mormora Jongin, la voce un debole sussurro che quasi si perde nel ronzio del taxi. A Kyungsoo mancavano questi momenti in cui Jongin parlava così piano in modo che solo Kyungsoo potesse sentire, perchè gli importava solo di Kyungsoo. Quando Jongin lo chiamava alle 11:12 di notte per chiedere cosa Kyungsoo desiderasse, la voce un roco sussurro perchè sua sorella ubriaca era a letto e avrebbe gridato se Jongin l’avesse svegliata. Quando Jongin era lì tutto il tempo, ogni volta.
 
"Bene," risponde piano Kyungsoo, piegandosi per poggiare la testa sulla spalla di Jongin. "Dovrei disturbarmi a farti la stessa domanda?"
 
La risata di Jongin si mescola al rumore della pioggia. "Non se sai già la risposta."
 
Kyungsoo non supporta esattamente la decisione del suo ragazzo di lasciare il liceo l’ultimo anno per andare a vivere con lui mentre Kyungsoo frequenta l’università, ma non ci può davvero fare nulla. È una scelta di Jongin, e sa quanto il più piccolo sia insistente nelle cose che fa.
 
E’ così che si sono messi insieme; Jongin non la smetteva di apparire ovunque. All’inizio, Kyungsoo pensava fossero solo coincidenze, ma quando Jongin cominciò ad apparire durante il cambio di lezione, Kyungsoo cominciò ad insospettirsi perchè le loro aule non erano esattamente vicine. Fu solo quando Jongin infilò un bigliettino nel suo quaderno – ancora oggi Kyungsoo non sa come abbia fatto – chiedendogli di incontrarlo in una delle vecchie sale prova che i suoi sospetti furono confermati.
 
E, ovviamente, Jongin non si era fermato lì.
 
E’ il carattere ostinato di Jongin che regge la loro relazione, ma è anche quello che lo ostacola a volte.
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Vivere con Jongin è uno strazio, e Kyungsoo non si aspettava davvero qualcosa di diverso. Aveva sempre saputo che il ragazzo era un casinista in tutto quello che faceva, ma era qualcosa a cui Kyungsoo si era abituato, quasi abbastanza da trovarlo accattivante. Ma non troppo.
 
Per esempio, il continuo odore di fumo nell’appartamento in questi giorni sta mandando Kyungsoo fuori di testa.
 
Non è che a Kyungsoo dia fastidio che Jongin fumi; davvero non gli importa. Ma quando il ragazzo si rifiuta di aprire le finestre, quando il ragazzo ha il coraggio di fumare nel loro bagno prima di fare la doccia, è allora che c’è bisogno di porre un limite.
"Non fumare dentro," Kyungsoo lo rimprovera mentre Jongin si spoglia, prendendogli la sigaretta accesa dalle labbra e buttandola nel water. Jongin increspa le labbra, facendo scivolare i jeans sui suoi fianchi, il suono dell’acqua che scorre in sottofondo.
 
"Come se tu non fumassi," dice asciutto, piegandosi verso Kyungsoo con un sopracciglio alzato.
 
"Io non fumo dentro," lo corregge Kyungsoo, incrociando le braccia. "Ora muoviti a fare la doccia prima di sprecare tutta l’acqua calda e far salire di nuovo la bolletta dell’acqua fino alle stelle. Riesco a malapena a vivere io, e ora mi devo prendere cura pure del tuo culo pigro."
 
"Tu ami il mio culo pigro," Jongin strascica le parole, togliendosi l’ultimo strato di indumenti ed entrando in doccia, facendosi sfuggire un grugnito per la bella sensazione.
 
Kyungsoo sbuffa, prendendo un asciugamano da un armadietto e lanciandolo sul lavandino. "Penso che sia il contrario," gli ricorda, ancheggiando appositamente mentre lascia il bagno. Le sue labbra si curvano in un sorriso quando la risata di Jongin riecheggia nel corridoio.
 
Collassa sul letto, ignorando il modo in cui odori completamente di Jongin nonostante il ragazzo sia lì solo da una settimana. Le lenzuola sono buttate tutte da una parte, e Kyungsoo grugnisce. Odia quando succede. Rotola per rimetterle a posto sul letto, e quando lo fa, vede una piccola scatola che sporge da sotto il letto. Sa che non è sua, quindi deve essere di Jongin.
 
Prende in considerazione l’idea di chinarsi per prenderla, ma non lo fa. Dopotutto, sa di dover rispettare la privacy del suo ragazzo.
 
"Ho trovato una scatola sotto il letto. Cosa è?" chiede Kyungsoo non appena Jongin entra nella stanza, l’asciugamano legato in vita. Beh, rispettare la sua privacy non significa che non può chiedere.
 
"L’hai aperta?" risponde Jongin con un sopracciglio alzato, togliendosi l’asciugamano e mettendosi un paio di pantaloni.
 
"No."
 
Jongin sbuffa, cadendo sul letto. Kyungsoo salta leggermente per l’improvviso impatto, ma la sua espressione rimane la stessa. Jongin solleva i gomiti, poggiando la testa sulle mani mentre osserva Kyungsoo. "Non sei divertente," risponde alla fine, un sorriso sulle labbra.
 
"Scusa se rispetto la tua privacy," replica sarcastico Kyungsoo, portando la testa allo stesso livello dello sguardo di Jongin.
 
"Oh, ma non lo sai?" dice Jongin, piegandosi verso Kyungsoo con una luce divertita negli occhi. "Le coppie non conoscono il significato della parola ‘privacy’. Ciò che è mio è tuo, dicono così." Kyungsoo rotea gli occhi, ma Jongin ride e si piega per un casto bacio.
 
Non importa quanto Kyungsoo pensi di aver capito Jongin, il più piccolo lo coglie sempre di sorpresa in momenti del genere. Momenti in cui Jongin lo bacia e non è appassionato ma brucia dentro dieci volte di più.
 
"Hmm, è quello che dici a te stesso quando prendi in prestito le mie mutande," mormora Kyungsoo, leggermente intontito dal respiro caldo di Jongin sulla sua guancia.
 
Jongin ride e rimbomba nel sistema di Kyungsoo come la sua canzone preferita.
 
Ricade indietro sulla schiena, e Kyungsoo fa lo stesso, spostandosi di lato così che siano sdraiati spalla contro spalla. Jongin solleva il braccio destro e lo passa intorno al collo di Kyungsoo, muovendo il braccio sinistro per spegnere le luci.
 
Kyungsoo si addormenta al suono dei respiri e dei battiti di Jongin. Proprio quando pensa che le sue palpebre non possano restare aperte ancora per molto, sente Jongin sussurrare, le labbra contro il suo orecchio, "Ci sono dei CD nella scatola, comunque."
 
Kyungsoo fa un tentativo di restare sveglio abbastanza per chiedere, "Che tipo di CD?" e sentire la risposta di Jongin.
 
"Molti CD," è la risposta riflettuta di Jongin. Kyungsoo avrebbe roteato gli occhi per la risposta se avesse avuto abbastanza energia. Sta per riaddormentarsi quando Jongin aggiunge, in uno dei sussurri più deboli che Kyungsoo aveva imparato a cogliere, "E da qualche parte là dentro c’è la nostra canzone."
 
 
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Kyungsoo si sveglia per la scuola, si districa da Jongin per lavarsi e prepararsi. Si assicura di prendere la scatolina da sotto il letto prima di andare in cucina per fare la colazione.
 
Jongin si sveglia circa un’ora e mezzo dopo, trascinandosi in cucina, strofinandosi gli occhi. Si ferma prima di raggiungere il bancone, rendendosi conto che c’è della musica.
 
La sua musica, i suoi CD.
 
"Buongiorno," replica Kyungsoo, canticchiando la canzone sottovoce mentre rigira un uovo.
 
"Giorno," borbotta Jongin, ricomponendosi e arrancando per sedersi al tavolo. "Quindi hai aperto la scatola?" chiede, poggiando pigramente la testa sulla mano mentre guarda Kyungsoo cucinare.
 
"Ciò che è mio è tuo," ripete intelligentemente Kyungsoo, e Jongin sorride.
 
"Hai trovato la canzone?" chiede Jongin con nonchalance, ma quando Kyungsoo lo guarda, c’è un sorriso stupido sul suo viso.
 
"Non penso," ammette Kyungsoo. "Sono solo al secondo CD. Dovresti mettermele nell’iPod così posso ascoltarle quando esco."
 
Jongin ride. "Prendi il mio iPod allora. E quando trovi la canzone, dimmelo."
 
Kyungsoo sorride, voltandosi per dare a Jongin la colazione. "Certo." Sfida accettata.
 
I due fanno insieme colazione, Kyungsoo parla delle sue lezioni e Jongin ascolta e mastica. "E oggi tornerò tardi perchè devo stare a lavoro fino alle sette, quindi o ti prepari da mangiare da solo o mi aspetti." Kyungsoo sa già cosa farà Jongin comunque.
 
Kyungsoo prende la borsa e le chiavi, pronto ad uscire, quando Jongin avvolge le braccia intorno ai suoi fianchi e lo tira per un breve bacio che lascia Kyungsoo quasi senza fiato.
 
"Buon lavoro," mormora contro le labbra di Kyungsoo.
 
Kyungsoo sospira, annuendo e girandosi prima che Jongin possa vedere la delusione nei suoi occhi.
 
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Quando Kyungsoo torna a casa dopo una dura giornata di lavoro e ancora lavoro, si aspetta di trovare Jongin che poltrisce sul divano, cambiando canale inutilmente con un espressione disinteressata sul viso. Ma non è così; infatti, l’intero appartamento sembra buio, e Kyungsoo si acciglia.
 
Lascia cadere la borsa accanto alla porta, togliendosi le scarpe e sistemandole ordinatamente vicino allo zerbino. "Jongin?" lo chiama, e sente un profondo respiro provenire dalla loro camera. Si dirige lì e vede Jongin seduto sul balcone, le gambe penzolanti di lato, sigaretta tra le labbra.
 
C’è freddo fuori, ma a Jongin non sembra importare. Ha una canottiera ora, e indossa gli stessi pantaloni di stamattina. Kyungsoo si annota mentalmente di comprare vestiti per Jongin quando avranno soldi.
 
Jongin guarda Kyungsoo, prende un’altra sigaretta e gliela porge. Kyungsoo la prende con un cenno, aspettando che Jongin la accenda. Osserva distratto come la fiamma dell’accendino si accende.
 
"Cosa cucini per cena?" chiede piano Jongin, e Kyungsoo ride, aspirando una boccata. Tossisce un poco, dato che era passato un po’ dall’ultima volta che aveva fumato, e Jongin lo guarda, preoccupato. Kyungsoo scuote la testa per rassicurarlo, e Jongin annuisce.
 
"Cosa vuoi mangiare?" risponde alla fine Kyungsoo, bilanciando la sigaretta tra le dita e aspettando una risposta. Non è sorpreso dalla risposta.
 
"Kimchi spaghetti," risponde Jongin con un sorriso che ricorda a Kyungsoo che Jongin è ancora un bambinone. Ricambia il sorriso prima di prendere un’altra boccata e spegnere la sigaretta per poi gettarla via.
 
Si alza per andare in cucina quando Jongin lo ferma, chiedendo, "Hai trovato la canzone?"
 
Kyungsoo arriccia le labbra. "No, non ancora."
 
Jongin sorride. "Sbrigati. Sta facendo freddo."
 
Kyungsoo si acciglia, chiedendosi se Jongin si stesse riferendo al cibo e al tempo fuori, o a qualcos’altro.
 
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E’ mezzanotte e mezzo, i due sono accoccolati sul divano, uno nelle braccia dell’altro. Alla TV stanno dando un qualche vecchio film dell’orrore quando Jongin dice, "Penso che comincerò a lavorare."
 
Kyungsoo lo guarda, pensando che Jongin stia parlando nel sonno o qualcosa del genere, ma Jongin ricambia lo sguardo. Kyungsoo prende un profondo respiro, poi chiede, "Perchè?"
 
Jongin scrolla le spalle. "Se resterò qui, dovrei almeno aiutare a pagare per le cose e tutto."
 
"Sarebbe la prima volta per te." Dopotutto, Jongin non aveva mai davvero lavorato prima. Tutto quello che sa fare è mangiare, dormire, fumare, e ballare (e Kyungsoo).
 
Jongin lo spinge leggermente, e Kyungsoo ride, piegandosi in avanti per premere un bacio umidiccio sulla guancia di Jongin.
 
"Cosa vorresti fare?" chiede Kyungsoo, piegando la testa di lato.
 
"Non saprei. Forse farei l’istruttore di ballo o qualcosa del genere. " pensa Jongin, e Kyungsoo annuisce. Ce lo vede. Davvero, pensa che Jongin sarebbe un bravissimo istruttore di danza; ha un talento naturale che Kyungsoo non riesce nemmeno a spiegare a parole.
 
"Sarebbe l’ideale," mormora Kyungsoo.
 
"Noi saremmo l’ideale," risponde Jongin con un sospiro sognatore, e Kyungsoo sorride dolcemente. Per lui, quasi lo sono già.
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Il giorno seguente, Kyungsoo si sveglia trovando Jongin che legge il giornale. Ci sono due cose sbagliate in questo, però: Jongin sveglio prima delle dieci, e Jongin che legge. Kyungsoo sbatte le palpebre e si strofina gli occhi per essere sicuro di non avere le allucinazioni o di non star sognando.
 
"Quello è un giornale?" chiede incredulo Kyungsoo. Un’altra stranezza: Jongin che si interessa delle notizie.
 
Jongin abbassa lo sguardo, notando che ora Kyungsoo è sveglio, e si china per sfiorare le sue labbra. Kyungsoo è troppo confuso dall’intera situazione per reagire. Ma Jongin sorride semplicemente e riporta l’attenzione sul giornale.
 
Kyungsoo si mette a sedere, avvicinandosi per vedere cosa stia leggendo. È la sezione per le offerte di lavoro, e le labbra di Kyungsoo guizzano verso l’alto perchè Jongin può essere... carino.
 
"Allora, vedi qualcosa che ti piace?" chiede, posando la testa sulla spalla del più piccolo.
 
Jongin abbassa lo sguardo su di lui e mormora, "Si."
 
Kyungsoo non nota il suo sguardo. "Quale?" chiede innocentemente, guardando i lavori disponibili offerti.
 
"Questo," risponde Jongin, avvolgendo un braccio attorno a Kyungsoo, posando un bacio sulla sua testa.
 
Il giornale cade a terra, stracciato da baci rudi e due corpi che premono uno sull’altro nel tentativo di essere uno.
 
 
-
 
 
Quando Kyungsoo torna a casa stanco e stressato, sapendo che le bollette con la scritta rossa ‘ULTIMO AVVISO’ sopra si stanno impilando insieme ai suoi compiti, vuole solo andare a letto e dormire per dimenticare i suoi problemi.
 
Ma Jongin ha altri piani. Non appena sente Kyungsoo entrare, la sua testa sbuca sul corridoio e sorride. "Vieni, mangiamo," dice, senza notare l’espressione stanca negli occhi di Kyungsoo e il modo in cui calcia via le scarpe con più forza del necessario.
 
"Sono troppo stanco per cucinare," mormora Kyungsoo, dirigendosi in camera da letto.
 
Jongin si acciglia leggermente, seguendolo e afferrando Kyungsoo prima che possa entrare. "Kyung –"
 
"Jongin," scatta Kyungsoo, guardandolo male. Jongin non lascia la presa, però; lo tiene stretto, gli occhi allo stesso livello di quelli del suo ragazzo. Lo sguardo di Kyungsoo diventa subito più gentile, la fatica prende il controllo del suo corpo mentre crolla. "Sono solo – Sono davvero stanco oggi, Jongin. Non ho la pazienza di cucinare," dice, la voce una debole richiesta che Jongin lo lasci dormire.
 
Ma Jongin sorride gentilmente. "Okay, ma non ho mai detto che devi cucinare tu," dice, e Kyungsoo aggrotta le sopracciglia confuso.
 
"Giusto, beh, non so se voglio morire precocemente per la tua cucina," mormora, ma Jongin sente la sconfitta nella sua voce. Lo tira gentilmente in cucina, prendendo una sedia per lui e si sbriga a posare tutti i piatti.
 
E’ una cena semplice, ma comunque qualcosa che viene da Jongin, che non è mai stato un cuoco ma più che altro un mangione. Kyungsoo riesce a sorridere perchè sa che Jongin si sta davvero impegnando in ogni modo.
 
Jongin si passa una mano tra i capelli nervosamente mentre Kyungsoo da il primo morso. "Com’è?" chiede, morsicandosi il labbro inferiore.
 
"Buono," dice Kyungsoo con un cenno della testa.
 
Jongin socchiude gli occhi. "Non devi mentire per me," sbuffa, sporgendo il labbro in un broncio carino. Kyungsoo ride, tirando Jongin per farlo sedere accanto a sè.
 
"Non lo sto facendo, non è così male." Sorride a Jongin per rassicurarlo, e continua a mangiare. A dire il vero, il cibo non era fantastico – non che Kyungsoo si sarebbe mai aspettato che lo fosse – ma considerando il fatto che lo ha fatto Jongin e probabilmente ci ha messo più impegno di quanto non avrebbe dovuto è abbastanza per Kyungsoo per masticarlo e ingoiarlo con quanto più entusiasmo potesse.
 
Jongin ride mentre guarda Kyungsoo mangiare. "Non devi mangiare così felicemente, sai," lo prende in giro, e Kyungsoo lo guarda male con le guance piene. Jongin ride, chinandosi per dargli un bacetto sulla guancia.
 
"Si, si," mormora Kyungsoo, scansandolo poco convinto. Si alza con il piatto in mano, ma Jongin lo spinge giù e prende la ciotola.
 
"I piatti li faccio io."
 
Kyungsoo lo guarda. "Chi sei tu e cosa ne hai fatto del mio ragazzo?"
 
Jongin ruota gli occhi, colpendo Kyungsoo con la gamba. "Ha ha, molto divertente. Ma sei troppo stanco per farli, quindi vai a dormire. Finisco qui e ti raggiungo."
 
Kyungsoo assottiglia le labbra, alzandosi lentamente. Comincia ad andarsene, raggiungendo passo dopo passo il corridoio, quando sente Jongin imprecare sottovoce quando una pila di piatti gli cade nel lavandino.
 
"Okay, non posso fidarmi di te," dice alla fine Kyungsoo, ritornando affianco a Jongin. "Li facciamo insieme così non mi dovrò preoccupare di comprare piatti nuovi."
 
Jongin sorride. "Sei sicuro di non essere troppo stanco?"
 
"Non sarei comunque in grado di dormire sapendo che stai facendo i piatti," mormora Kyungsoo, afferrando la spugna. "Io insapono, tu risciacqui."
 
"Si, signora."
 
Kyungsoo gli lancia un’occhiataccia. "Cosa."
 
Jongin ride. "Volevo dire signore."
 
"Meglio per te," mormora Kyungsoo, scuotendo la testa. Vive con un ragazzo che si comporta come un bambino di dieci anni.
 
All’inizio lavorano bene insieme, come una macchina ben oliata. Ma non passa molto prima che Kyungsoo cominci ad annoiarsi, e quando Jongin si volta, poggiando il piatto pulito nello scolapiatti, strofina subdolamente un po’ di schiuma sul viso del più piccolo.
 
Jongin si gira, scioccato. "Chi sei tu e cosa ne hai fatto del mio ragazzo," gli fa il verso, e Kyungsoo non riesce a fare a meno di ridere per l’espressione sul viso di Jongin.
 
Jongin si vendica schizzando dell’acqua in faccia a Kyungsoo, ridacchiando per il modo in cui gli occhi di Kyungsoo si spalancano per la sorpresa. Sta ridendo così tanto che non nota quando Kyungsoo spalma schiuma nei suoi capelli.
 
Combattano come bambini di cinque anni, ridendo così tanto e di cuore che quasi si dimenticano cosa dovessero fare. Ma alla fine, si baciano così dolcemente e profondamente, e si amano come una coppia che sta insieme da cinquecento anni invece.
-
 
 
E’ tardi, e Jongin percorre avanti e indietro il salotto a grandi passi, passandosi una mano tra i capelli nervosamente. Kyungsoo lo guarda dallo stipite della porta, la testa piegata per il divertimento. Alla fine, Jongin si ferma completamente e si volta verso di lui.
 
"Dovremmo prendere un cane."
 
Kyungsoo solleva un sopracciglio – non se lo aspettava. "Perchè dovremmo prendere un cane quando possiamo a malapena permetterci il cibo per noi?" chiede asciutto, sebbene trovasse l’idea affascinante. "E poi, devo già pulire i disastri che fai tu."
 
Jongin ignora la frecciatina e continua a parlare. "Una volta che ottengo quel lavoro –"
 
"Se," lo corregge Kyungsoo, anche se ha fiducia nel più piccolo.
 
"– potremo permetterci più cose, e tu non dovrai più lavorare così tanto, e una volta ogni tanto potremmo mangiare fuori e magari potrei portarti in uno di quei ristoranti di cui parli sempre con piatti eleganti e –"
 
"Jongin," dice Kyungsoo, sorridendo gentilmente mentre Jongin divaga. Il ragazzo smette per l’interruzione, gli occhi spalancati e il respiro affannato. "Di cosa stai parlando?"
 
"Voglio dire – beh... forse..." Jongin sospira, scuotendo la testa e dirigendosi verso Kyungsoo per prenderlo tra le braccia. Abbassa lo sguardo su di lui, e il cuore di Kyungsoo quasi scoppia per l’intensità del suo sguardo.
 
"Forse potremmo essere come una coppia sposata?" lo stuzzica Kyungsoo, sorridendo a Jongin. Ma Jongin sorride imbarazzato e Kyungsoo giura che il suo cuore è davvero scoppiato in quel momento.
 
"Sarebbe carino, no?" ammette Jongin, grattandosi il collo.
 
"Immagino di si," Kyungsoo ride senza fiato, ancora preso in contropiede dalla situazione. Tira Jongin sul letto e posa baci su ogni centimetro del suo viso, qualsiasi cosa per far capire a Jongin che questo è già carino, già più che carino.
 
-
 
 
Kyungsoo è seduto fuori dall’edificio, giocando con i fili delle sue cuffie, aspettando come sempre. Controlla il suo orologio, e vedendo che un’ora è già passata, sospira. È davvero nervoso, ma continua a premere ‘replay’ ancora e ancora per calmare i nervi.
 
Quando vede che Jongin sta uscendo, si alza e lo raggiunge a metà strada.
 
"Allora?" chiede pieno di aspettativa, e Jongin scrolla semplicemente le spalle. Kyungsoo rotea gli occhi e gli spinge leggermente la spalla, perchè sa che questo significa che è andata bene e che Jongin ha il lavoro.
 
Alla fine Jongin sorride, cingendo i fianchi di Kyungsoo con un braccio. Kyungsoo aspetta il bacio, ma invece riceve solo un bacetto sulla guancia.
 
"Allora quando prendiamo il cane?"
 
Kyungsoo ride, scuotendo la testa, e comincia a camminare, trascinando con sè Jongin.
 
C’è un breve silenzio prima che Kyungsoo parli.
 
"Ho trovato la canzone," dice Kyungsoo mentre camminano verso casa, mano nella mano, e le cuffie condivise. È un po’ scomodo a causa della differenza di altezza, ma va bene così.
 
Jongin sorride, abbassando lo sguardo su di lui prima di tornare a guardare davanti. "Lo so."
 
Kyungsoo sbuffa, ma l’aveva capito. Guardando Jongin, nota come la luce del sole colpisca Jongin in tutti i modi giusti, illuminando i suoi difetti e rendendoli perfetti.
 
"Ti amo," ammette alla fine Jongin, la voce quasi dispersa sotto i suoni del traffico, ma non troppo bassa perchè Kyungsoo riesce sempre ad afferrarla prima che accada. Sorride.
 "Lo so."
 
Jongin lo guarda, e Kyungsoo sorride per cancellare il nervoso dal suo viso. "Cosa?" chiede, sorridendo per l’espressione di Jongin.
 
"Non me lo dici anche tu?" chiede con le labbra leggermente increspate. Kyungsoo ride piano, portando in alto le loro mani intrecciate e premendo le labbra su di esse.
 
"Ti amo anche io," mormora nel bacio, e sa che Jongin può sentire la tacita promessa di staremo sempre insieme perchè Jongin strinse la mano in risposta.
 
 
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Se Kyungsoo avesse un penny per ogni volta che ha amato Jongin, ci sarebbe un centesimo nel suo salvadanaio, perchè non ha mai smesso di amarlo.
 
(Ma se avesse un penny per ogni bacio, sussurro, e tocco, avrebbe abbastanza soldi per comprare il mondo per sè e Jongin.)
 
  
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