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Autore: Nivees    26/11/2012    1 recensioni
{ Sharon; Xerxes; Reim | Reim Centric | A Kami, perché ama troppo questi tre }
Quando, però, una volta che ebbe finito di sistemare la sua stanza come faceva ormai ogni mattina, aprì la porta per uscire, si ritrovò davanti il viso allegro di Lady Sharon, la quale teneva per un orecchio Xerxes – e quest'ultimo pareva dolorante, ma soprattutto aveva tutta l'aria di uno che non voleva essere lì. E in effetti era un po' strano che Xerxes Break fosse già pronto per lavorare, soprattutto all'alba.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reim Lunettes, Sharon Ransworth, Xerxes Break
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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What color is the day?
Okaay, è un titolo assurdo. Il giorno non può avere un colore, giusto? È insensato, qualcuno direbbe. Io no, però. Questa domanda mi è stata fatta da mia cugina che ha solo quattro anni - in italiano, ovviamente! - mentre guardava il cielo fuori dalla finestra. Giuro, non sapevo che risponderle, a parte, appunto, che il giorno non ha colore. Il giorno non è un oggetto, non è una cosa a sé stante con un colore.
A risponderle, è stata sua sorella di dieci anni. E mi sono sentita più bambina di loro due. Lei ha risposto: 'il giorno ha vari colori. Il rosa dell'alba, il giallo del sole a mezzogiorno, l'arancione del pomeriggio, il rosso del tramonto, il blu di sera e il nero di notte. Non ne ha uno solo, ma ne ha tanti'.
Tutto questo discorso filosofico fatto da due bambine serve solo a farvi capire da cosa è nata questa raccolta, e perché è intitolata in questo modo. Dedicata alle mie due bambine (♥) e a Kami, che grazie alle nostre chiacchierate ho iniziato ad amare questi tre persino più di come facevo prima. Oh, è poi gli ho promesso qualcosa di fluffoso dato che il manga ci sta uccidendo, in questo periodaccio, dunque ecco qui.
Spero apprezzerete! È stata dura scrivere queste sciocchezzuole, magari nemmeno poi così originali ma... boh. Sono carine, neh (?).
Oddio, ho scritto troppe note lunghe. Mi dileguo subito!
Enjoy it!
Niv.




What color is the day?
 

Alba rosa.
 

Reim si era sempre svegliato molto presto, prima persino del Sole che, quando si alzava colorando il cielo scuro quasi di rosa con i suoi timidi raggi, lui era già vestito di tutto punto, pronto ad una nuova giornata di lavoro. Sarebbe stato un giorno come un altro, pieno di scartoffie varie da firmare, e come se non bastasse, c'era anche il lavoro accumulato da gente che preferiva andare a farsi gli affari propri da qualche parte, piuttosto che svolgere il suo dovere – e qui Reim non fece nomi, ma era intuibile a chi si riferisse.
Quando, però, una volta che ebbe finito di sistemare la sua stanza come faceva ormai ogni mattina, aprì la porta per uscire, si ritrovò davanti il viso allegro di Lady Sharon, la quale teneva per un orecchio Xerxes – e quest'ultimo pareva dolorante, ma soprattutto aveva tutta l'aria di uno che non voleva essere lì. E in effetti era un po' strano che Xerxes Break fosse già pronto per lavorare, soprattutto all'alba.
«Reim! Buongiorno» esordì la giovane ragazza, sorridendogli calorosamente, «Break oggi si è svegliato con tutta l'intenzione di recuperare il lavoro arretrato!» spiegò, candida, «E io e te lo aiuteremo, non è vero?».
Con un sospiro quasi sconfitto, Reim si mise gli occhiali sul naso – considerandosi finalmente pronto a tutti gli effetti – e si chiuse la porta alle spalle, seguendoli.


Mattinata azzurra.
 

La mattina era passata piuttosto lentamente, lì al quartier generale di Pandora.
Reim si era stabilito al fianco di Xerxes, con l'intenzione di aiutarlo nello svolgimento del lavoro – nonostante da parte dell'amico non ci fosse la banché minima collaborazione.
«Xerx, devi firmare qui, qui...», prese un altro pacco di fogli al suo fianco, «E anche alla maggior parte di questi serve la tua firma. Ah, e anche qui devi aggiungere solo le iniziali del tuo nome, mentre qui», indicò con un dito l'angolo di un documento, «Basta che tu faccia solo una crocetta... Ma mi stai ascoltando?».
«Certo certo» gli tese un sorriso un po' canzonatorio – era così difficile sapere se lo stava prendendo in giro, con quella dannata faccia da clown che indossava – «Hai appena detto che svolgerai il mio lavoro! Grazie Reim, mi stava venendo un certo languorino infatti, vedrò di portarti qualche caramella quando torno, okay?».
Reim stesso non ebbe il tempo di dire niente – la fronte sudata con qualche vena gonfia diceva abbastanza di quello che provava però – che Xerxes si alzò dalla sedia e, quasi saltellando, si avviò alla porta per andare via dallo studio, con una risata – forse quella di Emily – di sottofondo.
Non aveva tenuto conto di Sharon però, che lo fermò sull'uscio della porta spuntando all'improvviso, e gli tirò uno dei suoi ventagli sulla testa, per poi trascinare il servo al suo posto, risistemandosi subito dopo le pieghe del suo vestito. Fece un sorriso a Reim, aggiungendoci un segno di vittoria, e tornò alla sua “postazione di controllo” dov'era stata fino a quel momento.
Risistemandosi gli occhiali sul naso, Reim indicò nuovamente il pacco di fogli a Xerxes – ancora cosciente, per fortuna – e si schiarì la voce, «Allora, dicevo: firma qui, qui, qui...».


Pranzo giallo.
 

Il languorino di Xerxes aveva fatto compagnia ad entrambi fino all'ora di pranzo, dove si erano presi una breve pausa – davvero breve, dato che avevano combinato veramente poco grazie alle lamentele del servo di casa Rainsworth. Reim aveva permesso a Xerxes si allontanarsi e raggiungere Sharon per mangiare, mentre lui preferì restare al suo posto, nello studio.
Sperò che almeno, a stomaco pieno, l'amico si sarebbe deciso una volta per tutte di fare il serio, anche se conoscendo il personaggio dubitò non poco. Sospirando, si tolse gli occhiali per ripurirli dalla polvere che si era attaccata alla lente, attendendo l'arrivo degli altri due. Non aveva fame, piuttosto iniziava già a sentire un po' di stanchezza dato che stava lavorando, dopotutto, ininterrottamente dall'alba.
Ed era ormai mezzogiorno.
«Et voilà!». Sobbalzò dalla sedia, non avendo sentito rientrare Xerxes prima di sentire la sua voce dietro le sue spalle, «Ti avevo detto che ti avrei portato qualche caramella, no?» spiegò, rimettendosi a sedere al suo posto dopo aver posato un piatto sul tavolo dove, teoricamente, ci sarebbe dovuto essere da mangiare.
«Quali caramelle, Xerx?» chiese, seriamente confuso. Il piatto era vuoto, dopotutto.
«Oh. Che peccato, devono essere accidentalmente finite nel mio stomaco, insieme alla fetta di dolce che Ojou-sama ha preparato apposta per te».
«E che, per fortuna, ne ho accidentalmente conservata una, immaginandomi qualcosa di simile» esordì Sharon, entrando con grazia nello studio e mantenendo con una mano un piatto con una fetta di torta dentro, «Ecco a te, Reim» gli porse il cibo, poi quasi trucidò Xerxes con un'occhiata di fuoco, «Spero solo che quella forchetta che tieni nascosta nella manica non serva a ciò che penso io, Break».
«Certo che no, Ojou-sama».


Pomeriggio arancione.
 

Sharon era stata perentoria su questo – e nessuno meglio di Reim e Xerxes sapevano quanto potesse essere convincente quando entrava in “modalità comandante”  – quindi, a pomeriggio inoltrato, tutti e tre si erano presi una breve pausa dal lavoro, uscendo in giardino tra i roseti di Pandora.
Reim sentiva le spalle pesanti e gli occhi che si chiudevano di loro spontanea volontà, ma cercò di resistere. Si sedette ai piedi di un albero, sbadigliando senza farsi vedere dagli altri due; più il tempo passava, più riusciva a resistere meno alla fatica. Colpa anche del poco sonno, per giunta.
«Reim-kun?».
«Lascialo stare, Break. Non si lascia mai andare, pensa sempre e solo al lavoro. È logico che sia stanco».
«Ma Ojou-sama, non può addormentarsi qui».
«Fa ancora caldo, lo sveglieremo quando calerà la notte. Si sta trascurando troppo, soprattutto negli ultimi tempi».
«Ha ragione, Ojou-sama».
Ma quella breve conversazione, Reim non la sentì.


Cena blu.
 

Quando aprì lentamente gli occhi, la prima cosa che Reim vide fu Sharon che lo scuoteva con delicatezza.
Scattò subito in piedi, guardandosi attorno. All'orizzonte, il sole stava tramontando, segno che era stato nel mondo dei sogni per un bel pezzo.
«Perché non mi hai svegliato, Lady Sharon? Non posso perdere tempo prezioso così!» si stizzì, cercando di non guardare negli occhi la ragazza davanti a lui, agitato.
«Sta' tranquillo una buona volta, Reim!» lo riprese la Rainsworth, poggiandogli una mano sul braccio per fermare il suo tremolìo, «Calmo. Il lavoro l'ha finito Break, non preoccuparti».
Fu solo in quel momento che ebbe il coraggio di guardarla, più confuso e scettico che imbarazzato. Pensò che, forse, non aveva capito bene ciò che avesse detto. «Eh? Chi? Chi ha svolto il lavoro?».
Rise di cuore, la giovane. La sua risata fu cristallina e limpida, piacque non poco a Reim. Dopo quel pensiero – come poteva essere altrimenti? – si ritrovò ad arrossire, tentando di nasconderlo a lei nel portarsi una mano sul volto con l'intenzione di aggiustarsi gli occhiali sul naso.
«Può sembrare strano, ma ho controllato io stessa. Ci siamo riusciti, Reim! Alla fine, in qualche modo, siamo riusciti a far svolgere a Break il suo compito!».
Lo prese per mano e lo trascinò verso l'interno del quartier generale di Pandora. Infondo, era ora di cena, e un po' di fame, stavolta, ce l'aveva – dato che, infine, a pranzo la fetta di torta era finita comunque nello stomaco di Xerx.
Decisamente, si sentiva piuttosto soddisfatto al momento.


Notte nera.

«Certo che ne avevi di lavoro arretrato, vero Reim?».
«I-Io? Ma che vai blaterando, stupido! Quelli erano tutti i documenti che tu hai ignorato negli ultimi... anni?».
Xerxes sbuffò, leggermente annoiato. Restò appollaiato sul davanzale, guardando fuori dalla finestra il cielo scuro brillante. Le stelle erano molto visibili, quella sera.
Sharon si era appisolata sul divano quando ormai l'orologio aveva scoccato le undici. Dal momento in cui la ragazza aveva chiuso gli occhi, era passata all'incirca un'oretta, non di più.
Solo il suo respiro cadenzato accompagnava i due uomini nella stanza nel loro battibecco.
«E anche oggi è finita» esordì Xerxes dopo vari minuti di silenzio. Balzò agile sul pavimento, poi prese una caramella da un taschino del suo impermeabile e la porse ad un confuso Reim, che lo guardava senza capire, «Conservala per domani, così non svieni più in giardino per la stanchezza, okay?».
Il ragazzo arrossì – un po' umiliato, in effetti, per essersi lasciato andare così, quel pomeriggio – ma restò in silenzio, accettando la caramella. E sempre senza dir nulla, guardò Xerx avvicinarsi alla ragazza dormiente e prenderla in braccio. Infine, prima di lasciare la stanza, gli diede la buonanotte con un solo cenno del capo.
«Buonanotte, Xerx».
Quando se ne fu andato, Reim si alzò dalla sedia e si stiracchiò, pronto ad andarsene a letto. Non aveva sonno, ma di certo non voleva rischiare di addormentarsi di nuovo in giardino il giorno dopo – dando a Xerxes un altro pretesto per prenderlo in giro.
Domani sarebbe stato un altro giorno, uguale a quello appena terminato.
Che, ovviamente, avrebbe passato con Sharon e Xerxes.

  
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