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Autore: Kornblume Cavalier    26/11/2012    3 recensioni
Credo che la PruMano sia una coppia terribilmente sottovalutata, e io ho voluto -se non altro tentato- di renderle giustizia.
Ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale in nessun contesto preciso, due anime perse alla ricerca di qualcuno a cui aggrapparsi per non precipitare.
Torna ad avanzare, perso nei suoi pensieri.
Con questa guerra ha perso tutto, la felicità, i propri abitanti, l'amore.
Che senso ha avuto combattere e uccidere chi combatteva e uccideva per salvarsi la vita? E' lui l'invasore, lui ad aver portato tanta morte e disperazione. Per cosa, poi? Un tempo, magari, la ragione l'aveva saputa, ma ora pare averla dimenticata.

PruMano; GerIta; Germancest; Itacest || Raccolta di One Shot || Shounen-ai (con la riserva di portarlo a Yaoi)
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incest, Triangolo
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Some nights

Some nights, I stay up cashing in my bad luck.

Some nights, I call it a draw.

What do I stand for?
Most nights, I don’t know anymore…

 

 


Sospira, annoiato. Detesta le notti di veglia: troppo tempo per pensare, troppo tempo per lasciare la mente a girare intorno a considerazioni che, sa benissimo, non possono fare altro che male. Cerca di concentrarsi sul suo compito, sorvegliare l'accampamento. Si guarda intorno. La neve scende con grazia sulla terra gelata, coprendo con un velo sottile tutto ciò che incontra; non c'è anima viva in giro -a parte il suo compagno di vigilanza.


Ha i capelli candidi come quella fottuta neve che gli si infila in ogni angolo della sua uniforme e gli occhi rossi da demone della morte, la stessa che teme e deve affrontare ogni maledetto giorno di quella fottuta guerra del cazzo.

Ha uno sguardo da bestia rabbiosa che lo fa sempre innervosire. E quel ricciolo che, Dio, vorrebbe solamente strapparglielo via e pestarlo. Ah, allora sì che si divertirebbe. Ma no, Ludwig gliel'ha detto, "Non attaccar briga come tuo solito", e ora da cagnolino obbediente righerà dritto e risparmierà il pivello dagli occhi verde evidenziatore.
 

Ma perché, continua a chiedersi, gli doveva toccare il fratello del fidanzatino del proprio, di fratello? Con tanti commilitoni, lui, l'unico che veramente non riesce a sopportare -lui, l'unico che gli ricordi quanto la fortuna sia una dea bendata che non fa altro che sputargli addosso?
 

Lovino lo guarda camminargli al fianco con quel suo comportamento impettito da signorino del cazzo, pare qualcuno gli abbia infilato una scopa su per il culo. Oh, che pensiero divertente, si rende conto sogghignando, lieto di avere finalmente qualcosa con cui distrarsi.

Gilbert mantiene lo sguardo fisso davanti a sé, marciando nella maniera magnifica che si confà alla sua nobile persona. Lancia un'occhiata di lato, incontrando il riso sarcastico dell'italiano. Che diavolo ha quell'idiota da ridere di lui?
 

Lo guarda in cagnesco per un po', in silenzio, ricambiato. Niente, proprio non riesce a sopportarlo. Non può, in nessun modo.
 

Forse perché gli ricorda troppo quel maledetto Ludwig che gli ha portato via Feliciano, con la sua mandibola pronunciata e la fronte ampia e lo sguardo freddo?

Forse perché assomiglia tanto al dolce Feliciano con i suoi tratti così mediterranei che erano stati capaci di ammaliare Ludwig?

Torna ad avanzare, perso nei suoi pensieri.
Con questa guerra ha perso tutto, la felicità, i propri abitanti, l'amore.
Che senso ha avuto combattere e uccidere chi combatteva e uccideva per salvarsi la vita?
E' lui l'invasore, lui ad aver portato tanta morte e disperazione. Per cosa, poi?
Un tempo, magari, la ragione l'aveva saputa, ma ora pare averla dimenticata.

 

~
 

Le ore passano, lente e dolorose, scivolando via come sangue da una ferita vecchia appena riaperta.
 

«Basta! Sono stufo! Fermiamoci un po'.», dice all'improvviso, poco prima che spunti l'alba.
Non ne può più di camminare in lungo e in largo a passo di marcia. E' un uomo, lui, non una macchina, al contrario del suo compagno.


Lo guarda con malcelato disgusto. Ha una voce così fastidiosa...
Decide di accontentarlo; non sia mai che decida di parlare ancora con quel suo accento così marcato e... volgare.
«Come vuoi, smidollato.», dice con tono di sufficienza.
Oops, gli è sfuggito, come gli dispiace. O forse no.


De-deve aver sentito male. Non può essere altrimenti.
«Come hai detto, idiota?»
Quello stupido mangiapatate non può averlo davvero insultato, no.


Finalmente, pensa, finalmente la nottata si sta facendo interessante.
«Lascia stare. », risponde, per poi aggiungere un po' più piano: «Credo tu sia troppo stupido per capirlo.»


Questo è troppo, decisamente.
In un attimo gli è addosso, spingendolo forte contro il muro di un capannone.
Gli assesta un pugno diritto nello stomaco, così da mettere in chiaro chi sia lo smidollato, tra i due.


Il respiro gli si mozza in gola, una sensazione che ultimamente prova sin troppo spesso, ma stavolta, stavolta è diverso.
Stavolta non è colpa di quelle situazioni del cazzo in cui non può far altro che incassare parole su parole e morire pian piano. No, questo è dolore fisico, è sofferenza a cui rispondere con altra sofferenza.

 

E continua quella lotta.
Pugni, calci, gomitate.
Non c'è alcuna regola, è semplicemente farsi male, colpendo l'altro per colpire la propria angoscia, le proprie pene.

 

Non ha più fiato ormai.
Le nocche sono rosse e sanguinanti per i colpi dati, la spalla è indolenzita e un rivolo di sangue scende lungo la fronte, nell'occhio, accecandolo.
Ma sa di aver vinto.


Le gambe non reggono quasi più.
Barcolla, distrutto, tenendosi il fianco, che manda fitte strazianti. La mandibola, ne è certo, tra poco assumerà una Magnifica tonalità violacea.
Ma sa di aver vinto.

 

Lo guarda negli occhi, e inizia a ridere.
Nemmeno l'irritazione per essere stato imitato dall'altro basta a farlo smettere.
E' tutto così esilarante.

 

«Cazzo ridi, idiota?»

 

«E tu, checca? Non sai nemmeno fare a pugni!»


Ma non c'è bisogno di rispondere.
Uno sguardo di sfida è l'ultimo saluto.


 

Blume's notes.
Lo so, lo so.
Devo darmi una calmata con tutte queste raccolte, ma... non riesco a resistere. E poi questa fiction è stata un vero lampo, irrinunciabile.
Spero vi possa piacere questo primo capitolo di tre. <3
A presto col seguito :3


   
 
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