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Autore: dontblinkcas    26/11/2012    4 recensioni
-So cosa vuol dire amare una persona e avere il bisogno di vederla a ogni ora.-
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You Don't See Me



La stanza era piccola, come tutte le altre camere dell'Istituto, ma a differenza delle altre, quella di Alec aveva le pareti color carta da zucchero. Il letto era disfatto e le lenzuola stropicciate, come se qualcuno si fosse ripetutamente seduto su di esse; quel letto così disordinato, però, ben si intonava al resto della stanza: il pavimento era cosparso di riviste, carte di caramelle e vari pugnali, in agguato, sembravano aspettare solo un'ignara vittima che li avrebbe calpestati, sporcando la moquette beige con macchie rosse.
I vestiti erano sparpagliati dappertutto: una pila sporca era ammucchiata in un angolo, la sedia della piccola scrivania era sommersa di maglie e calzini. L'unica parte che sembrava fosse rimasta illesa da quell'uragano era il possente armadio in mogano, il quale da una anta semiaperta si scorgeva uno specchio a grandezza naturale.
 
Alec era nel bagno, ridotto allo stesso modo della camera, e cercava senza riuscirsi di medicarsi il polso destro, che era solcato da una bruciatura che lasciava intravedere la pelle viva.
Qualcuno bussò delicatamente alla porta.
-Avanti- sbuffò il moro mentre perdeva la pazienza con la benda e la buttava con forza nel lavandino.
La porta si aprì e una testa bionda sbirciò prima di varcare la soglia.
La ragazza che entrò aveva all'incirca diciassette anni, i lunghi capelli biondi erano lisci come spaghetti e le ricadevano ordinati oltre le spalle, la pelle abbronzata era ricamata con linee più chiare, le cicatrici dei marchi; gli zigomi erano alti e la bocca rosea era incurvata in un sorriso divertito che mostrava i denti bianchi. Era alta, ma rispetto ai fratelli Lightwood non poteva reggere il confronto. Indossava un paio di jeans neri stretti e una semplice maglietta a maniche corte blu scura, quell'abbigliamento faceva risaltare il suo corpo perfetto da cacciatrice.
I grandi occhi verdi si posarono incuriositi sulla porta aperta del bagno, da cui si sentivano i continui sbuffi e le imprecazioni di Alec.
 
-Alec cosa stai combinando? Sembra che tu stia lottando con qualcuno o ci stia facendo sesso- disse la ragazza avvicinandosi al bagno, ma si fermò di colpo in mezzo alla stanza.
-Non stai facendo sesso vero? - gli chiese cercando di non ridere.
La testa di Alec spuntò da oltre la porta, le guance erano rosso fuoco. -No, certo che no- farfugliò impacciato.
La ragazza adorava metterlo in imbarazzo, era troppo facile con quel ragazzo.
-Se vuoi sapere la verità Amy, sei arrivata proprio nel momento giusto- e si ritirò di nuovo nel bagno.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e si diresse verso di lui; il bagno era piccolo ed essenziale e il ragazzo si trovava davanti al lavandino con la cassetta del pronto soccorso appoggiato su esso. Indossava un paio di jeans vecchi e logori ed era a petto nudo. La pelle bianca era un intreccio unico di linee, spirali e forme indistinte, tutti segni di cui uno Shadowhunter doveva andare fiero.
-Cosa stai cercando di fare?- chiese la ragazza scettica, alzando le sopracciglia, mentre Alec le mostrò il polso con un viso implorante. Amy si avvicinò e prese delicatamente il braccio del moro; il tocco delle sue dita fredde fecero rabbrividire il Nephilim che al contrario aveva la pelle calda grazie alla doccia che aveva appena fatto.
La bionda scelse una pomata dal tappo blu e spalmò il gel color ocra sulla pelle aperta dell'amico.
-Ahi!- esclamò Alec ritraendo il polso con una smorfia di dolore, -lo stai facendo apposta- la accusò sorridendo.
-Combatti demoni e vampiri tutti i giorni e ti fa male una semplice pomata? Pensavo che il grande Alec Lightwood potesse resistere a tutto- replicò Amy guardando gli occhi azzurri del moro; gli riprese il braccio e senza sforzo lo riportò sotto i suoi occhi.
-Comunque con chi avete giocato stavolta tu e Jace? Dalla bruciatura e dal fatto che non guarisce con una runa di Guarigione suppongo un Divoratore. Perchè non mi avete chiamata? Sarebbe stato divertente, qui è quasi peggio di Alicante- si lamentò la ragazza che intanto aveva preso una benda e la stava avvolgendo attorno al polso del ragazzo.
-Non te la prendere, non volevamo avere ragazze tra i piedi. Avremo dovuto badare a te e a Izzy se vi avessimo portate- replicò Alec sapendo di farla arrabbiare. 
 
-Ah, è così?- chiese Amy e alzò un braccio pronta a colpire Alec, ma quello fu più veloce e si ritrasse, scansandola e uscendo dal bagno.
La ragazza lo inseguì e scattò facendolo finire sull'ingombrante letto alla francese. 
-Chi è adesso che non sa cavarsela- chiese Amy che si era messa sopra di lui e gli aveva preso le braccia.
-Ancora tu- rispose Alec, la sua voce soffocata dalle lenzuola; con un movimento felino del ragazzo, però, la situazione si ribaltò di nuovo.
Ora era Amy a essere sormontata da Alec, che si era seduto sul suo bacino e le teneva fermi i polsi sopra la testa.
-Ti arrendi?- disse Alec sorridendo, le guance si erano di nuovo colorate di un pallido rosa.
-Mai-, rispose la cacciatrice sorridendo maliziosa, -E poi perchè dovrei arrendermi visto che ho vinto- aggiunse.
-Cosa? Vinto? No, forse non sai le regole, ma chi sta sopra e domina l'altro è il vincitore- rispose il ragazzo come se stesse spiegando le regole del Monopoli.
-Certo, ma non se l'altro ha un coltello nella punta delle scarpe e lo sta puntando alla schiena del perdente- replicò la ragazza sorridendo più che mai; Alec si voltò e vide luccicare una lama che spuntava dagli anfibi della bionda.
-Okay, hai vinto- si arrese alla fine Alec. 
Amy abbassò la gamba e i due rimasero un attimo in silenzio a guardarsi negli occhi; Amy poteva sentire perfettamente l'odore di sapone che emanava e il suo respiro fresco che le solleticava la gola.
Poi Alec si avvicinò di più a lei e la baciò sulla guancia.
 
-Dai ti porto a mangiare qualcosa. Non so te, ma io sto morendo di fame- disse Alec alzandosi da lei e dirigendosi verso la sedia alla ricerca di una maglietta pulita.
-Da quando Izzy ti ha passato il suo vizio per il disordine?- chiese Amy sedendosi sul letto e appoggiando la schiena contro il muro e allontanando da sé un calzino sporco.
-La tua stanza non poteva certo essere paragonata a quella di Jace, ma almeno le norme sanitarie erano rispettate! È da un mese che la tua camera sembra un porcile- continuò guardando Alec infilarsi una maglietta nera aderente.
Mentre se la stava infilando sulla testa, Amy non poté fare a meno di notare i muscoli delle braccia che si contraevano, l'addome piatto e scolpito e la schiena inarcata che disegnava una linea flessuosa. Grazie agli anni di allenamento il suo corpo sembrava modellato nel marmo bianco: duro al tatto, ma estremamente morbido alla vista.
Non aveva sentito nulla della risposta del ragazzo.
-Che c'è?- domandò esasperato Alec notando che Amy lo stava fissando. La Nephilim distolse lo sguardo dal fisico perfetto per posarlo sugli occhi azzurri dell'amico.
-Io non esco con te se indossi quei cosi- e indicò i logori jeans.
-Oh-.
Senza pensarci si slacciò il bottone dei pantaloni e si avvicinò alla ragazza.
-Cosa..-, il cuore della ragazza accelerò all'impazzata, ma nulla all'esterno fece capire quel cambiamento.
-Sei seduta sopra ai jeans puliti- le fece notare con gentilezza Alec. Amy sorrise e scivolò di lato, permettendo all'altro di prendere l'indumento e per cambiarsi in bagno.
La bionda fece un respiro profondo facendo ristabilire i battiti alla giusta frequenza.
 
-Volevi andare da Taki?- alzò la voce per farsi sentire dalla porta chiusa.
Quella si aprì prima ancora che il moro potesse rispondergli.
-In realtà volevo andare a quel ristorante di Brooklyn, quello che piace a te. Così, ecco...poi, magari, potevamo fermarci a fare visita a Magnus- eccolo di nuovo che tornava il ragazzo timido e impacciato con le parole.
-Magnus- bisbigliò la ragazza mentre Alec non la guardava.
-Sai che c'è? Mi sono appena ricordata di aver promesso a Izzy di accompagnarla a far shopping...- disse Amy senza convinzione e subito la sua bugia fu scoperta.
-Isabelle è andata via più di un'ora fa, lamentandosi di non aver trovato nessuno che l'accompagnasse. Amy perchè Magnus non ti piace? Ci ha aiutato tante volte!- rispose Alec facendosi serio.
-Il problema non è Magnus come persona, quello che mi preoccupa è la sua influenza su di te! È da un mese che lo conosci e la tua stanza è uguale al casino della sua casa e vuoi andare al ristorante che tu odi solo perché è sulla strada che porta alla dimora del "Sommo Stregone di Brooklyn"!- replicò Amy alzando leggermente la voce e risuonando acida. 
-Non è un mese, è più di un mese e mezzo- ribatté Alec non riuscendo a sostenere il suo sguardo.
-Visto? È questo che intendevo!-, la ragazza si alzò e si diresse verso la porta furiosa come non mai, ma di nuovo Alec fu più veloce e bloccò con il piede la porta.
-Alexander Lightwood fammi uscire di qui!- la voce di Amy era rabbiosa ma tremava leggermente come le sue mani.
-No,  finchè non mi spieghi perché ce l'hai così tanto con Magnus-, ora era la ragazza che distoglieva lo sguardo da quei due occhi azzurri. 
Alec le mise una mano sotto il mento e le alzò il viso, i suoi occhi verdi erano lucidi di rabbia.
-Sei gelosa- decretò infine il moro, la sua voce era tornata pacata, -hai paura che Magnus possa prendere il tuo posto, il posto della mia migliore confidente-, la sua voce doveva servire a tranquillizzarla, ma il ragazzo non sapeva che ogni parola era una stilettata al cuore.
-Nessuno, dico nessuno, potrà mai cambiare il nostro rapporto, tu sai cose che nessuno sa, nemmeno Jace mi conosce così bene, e non potrei chiedere un'amica migliore-.
Quelle parole furono il colpo di grazia.
 
Le lacrime sgorgarono dagli occhi, nonostante il suo enorme sforzo di ricacciarle indietro; Alec la guardò confuso, credeva che quelle parole l'avrebbero confortata e invece il risultato era stato quello di peggiorare la situazione.
Amy prese un lungo respiro profondo prima di parlare, la sua voce era incredibilmente calma e ferma.
-Alec...non sono gelosa di Magnus perché potrebbe rubarmi un posto nel tuo cuore. Sono gelosa di lui perché lui potrebbe rubarti il cuore, e anzi credo che l'abbia già fatto-.
-Cosa intendi dire?- sussurrò il moro continuando a guardare quegli occhi verdi con la sua faccia d'angelo.
-È da un anno che io sono innamorata di te, Alec. Ma questo non è un problema tuo, non puoi farci nulla. È solo colpa mia e io sola dovrò rimediare e non permetterò nemmeno che per questo la nostra amicizia venga compromessa. Non ti dirò mai di non vedere lo stregone, so cosa vuol dire amare una persona e avere il bisogno di vederla a ogni ora. Ma ti prego potresti fare una cosa, un'unica cosa per me? Non chiedermi di stare a vedere te e Magnus mentre state insieme, non in questo momento almeno-.
 
Aveva confessato e in quel momento si sentì libera e leggera, come una delle tante amate frecce di Alec. Le lacrime si estinsero e gli occhi smisero di pungere.
Poi Alec fece una cosa che Amy non si aspettava: si chinò su di lei e la baciò.
Il bacio era dolce e delicato, le loro labbra si toccavano appena e di nuovo Amy sentì il suo alito fresco solleticare il suo volto.
Quel contatto durò solo pochi istanti.
Si guardarono negli occhi e Alec fece per dire qualcosa, ma Amy gli pose una dee sue dita affusolate sulla bocca.
-Grazie-, sussurrò, -ora vai dal tuo innamorato-. Abbassò la maniglia e spalancò la porta.
-Tu stai bene?- le chiese Alec, la voce era, se ancor possibile, più dolce del solito.
-Starò bene. Forza vai, lo sai che il Sommo Stregone di Brooklyn odia aspettare-.
E con un ultimo sguardo misto a comprensione, dispiacere e rammarico ad Amy, Alec percorse il lungo corridoio grigio diretto verso il suo stregone. 
 
 
  
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