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Autore: thinias    27/11/2012    6 recensioni
Questa è una wincest e prevede che la relazione tra loro sia già instaurata da tempo. Dopo che Dean è scomparso e per tutti il tempo in cui è stato bloccato in Purgatorio, i fratelli Winchester hanno vissuto esperienze diverse, che li hanno feriti e cambiati, tanto da far si che non fossero più in grado di capirsi e comprendere le rispettive sofferenze una volta che si sono ritrovati. Entrambi hanno sofferto ed entrambi hanno represso i loro sentimenti, l'amore che provavano uno per l'altro, non sono più capaci di comunicare. La scoperta dell’esistenza di Benny da parte di Sam, è la scintilla che crea un confronto tra di loro. Forse per loro e la loro storia non è tutto perduto.
Genere: Angst, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest, Spoiler! | Contesto: Ottava stagione
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Titolo one shot: Unspoken words - wincest
Autore: Thinias

Pairings: Sam/Dean
Rating: NC-17
Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Warning: angst, introspettivo, erotico, wincest
Conteggio parole: 4.633
Timeline: inizio ottava stagione dopo la 8.05
Spoiler: 8 stagione
Beta: Ele106 (mo sono azzi tuoi amò)
Disclaimer: I personaggi di Supernatural non mi appartengono. Scrivo senza alcuno scopo di lucro e non intendo violare alcun copyright. Questa fanfic non rispecchia le tendenze sessuali dei protagonisti dello show, se siete sensibili a relazioni di tipo omosessuale non leggete la fanfic.
Trama: Questa è una wincest e prevede che la relazione tra loro sia già instaurata da tempo. Dopo che Dean è scomparso e per tutti il tempo in cui è stato bloccato in Purgatorio, i fratelli Winchester hanno vissuto esperienze diverse, che li hanno feriti e cambiati, tanto da far si che non fossero più in grado di capirsi e comprendere le rispettive sofferenze una volta che si sono ritrovati. Entrambi hanno sofferto ed entrambi hanno represso i loro sentimenti, l'amore che provavano uno per l'altro, non sono più capaci di comunicare. La scoperta dell’esistenza di Benny da parte di Sam, è la scintilla che crea un confronto tra di loro. Forse per loro e la loro storia non è tutto perduto.

Note: Eccomi qui a spiegare un pò di cose, ho scritto questa wincest, ma dato che come leggerete poi l'ho fatto praticamente su richiesta, mi sono trovata, mentre scrivevo questa a pensare a cosa avrei scritto per una fanfic non slash. Il risultato è che sono uscite due fanfic gemelle, due lati di una stessa medaglia.
Per amore di coerenza dato che in parte si tratta della stessa fanfic le due shot hanno in parte anche lo stesso titolo, anche se in sostanza differiscono nel testo per oltre il cinquanta percento del contenuto.
Tornando alla questione wincest, avevo detto che non avrei mai potuto scriverne una, be forse dovrei smetterla di dire certe cose, ma come per le slash in generale e la destiel in particolare, c’è sempre qualcuno a cui dare la colpa, e qui la situazione non è diversa. Quindi, ecco la colpevole che ha lavorato ai fianchi affinché io cedessi e scrivessi una fanfic con il suo paring preferito, Ele106 parlo di te tesoro. Sappi che è tutta colpa tua, ma siccome sei la mia rompiscatole preferita, non solo ti dedico la ff (tutta tua tesoro ^_^), ma ti tocca pure betarla in toto e soffrire possibilmente in silenzio, senza sporcare e lavando i fazzoletti che userai per asciugare le lacrime, prima di andartene. U.U
Ma bando alle ciance, leggete e moltiplicatevi miei cari lettori buahahahah

P.s questa è la versione edulcorata di questa fanfic, se volete leggere la versione NC-17 andate qui:
Unspoken Words uncensored

P.s2 la fanfic in versione non wincest la trovate qui Unspoken words between two brothers

I commenti come sempre sono graditi ^_^


L’atmosfera era talmente tesa che un solo soffio d’aria avrebbe potuto farla esplodere.
Dean si era chiuso dietro ad un ostinato silenzio e lui stesso non stava messo meglio.
Da quando avevano lasciato quel maledetto molo, Sam non aveva fatto che tempestare il fratello di domande, cercando di farsi dire chi e cosa fosse quell’essere.
Dopo avergli detto che il tipo si chiamava Benny ed era un vampiro, Dean aveva semplicemente eretto un muro.
Non aveva più risposto, era salito in macchina, aspettando che anche lui lo imitasse, e aveva cominciato a guidare.
Sam era furioso.
Ci aveva provato per diversi minuti, aveva insistito cercando di far parlare suo fratello, ma era stato tutto inutile.

Come aveva potuto nascondergli una cosa del genere?
Aveva fatto uscire un vampiro dal Purgatorio, lo aveva lasciato libero di vagare in mezzo alla gente e tutto perché? Perché credeva nella buona fede di Benny.
‘Dannazione! Cosa diavolo ha in testa? È un vampiro! Un fottutissimo vampiro, come può pensare che tenga fede alle sua parola e non uccida qualcuno, giusto perché una sera si è svegliato più assetato del solito?’

Fletté le dita, aprendo e chiudendo i pugni per cercare di ricacciare indietro il senso di delusione che provava e l’ipocrisia che il gesto di suo fratello si portava dietro.
Non poteva non pensare a quello che era successo solo un anno prima con Amy.
In quell’occasione, Dean non ci aveva pensato due volte a fare fuori la sua amica.
Fece una smorfia, ripensando a Kate, la ragazza trasformata in licantropo, che avevano lasciato andare solo alcune settimane prima.
Era per quello che l’aveva lasciata andare? Perché sapeva che prima o poi la questione di Benny sarebbe venuta a galla?
Sam aveva rivolto lo sguardo alla strada che sfrecciava al loro fianco, rifiutandosi di guardare suo fratello. La mascella tesa e le spalle in tensione, solo i pugni continuavano ad aprirsi e chiudersi, ora flettendo ora serrando le dita, segno di quello che ribolliva dentro di lui.

Sam non sapeva spiegarsi perché provava tutta quella rabbia, perché stava incanalando il suo astio verso Benny e verso quello che Dean provava per lui.
‘Si è messo davanti al vampiro come se volesse proteggerlo da me, possibile che non si renda conto di quanto tutto questo sia sbagliato?’
Chiuse gli occhi, cercando di reprimere quello che provava, per non scoppiare e sbattere inesorabilmente contro il muro che Dean aveva eretto intorno a sé.
Sapeva come funzionava, più insisteva, più Dean si chiudeva in sé stesso e sembrava che quella sua caratteristica non fosse cambiata, nemmeno dopo un anno trascorso in Purgatorio.

Si sentiva ferito come non avrebbe mai creduto.
Aveva sofferto così tanto quando Dean era scomparso… aveva sperato in un suo ritorno e alla fine aveva dovuto soffocare quella speranza, perché più il tempo passava più il ricordo di Dean si faceva doloroso, eppure nonostante questo, ora che era tornato, gli sembrava tutto diverso, sbagliato.
Tra loro si era creata una distanza incolmabile, satura di incomprensioni, rabbia e dolore, che rendeva ogni gesto tra loro, ogni parola, ogni sguardo, difficili, quasi forzati, innaturali e freddi, come se fossero estranei.
Aveva sentito terribilmente la mancanza delle sue carezze e delle sue labbra, delle sue mani sul proprio corpo… eppure non si erano più toccati. Non si erano nemmeno cercati.
Dean non lo aveva fatto e Sam aveva lasciato che quella distanza tra loro, diventasse sempre più grande, come se il solo fatto di sfiorarsi, avesse potuto distruggere definitivamente quel precario equilibrio.
Nonostante questo, una cosa gli era stata immediatamente chiara: appena aveva percepito il pericolo, appena aveva sentito che Dean poteva essere nei guai, non ci aveva pensato due volte ed era corso da lui.
L’unico pensiero che aveva avuto, chiaro come il sole, era che doveva andare da lui, perché non poteva perderlo, non di nuovo.
Non dopo tutto quello che aveva passato, non dopo che il suo mondo era crollato, lasciandolo quasi sepolto sotto le macerie. Sentì l’eco di quel dolore spingere contro il suo cuore e rischiare di venire a galla, ributtandolo in quel baratro da cui era uscito a malapena nei mesi precedenti.
Senza nemmeno rendersene conto, usò la rabbia che provava in quel momento, per ricacciare indietro il dolore e la paura che altrimenti lo avrebbero di nuovo sopraffatto.

Dean si ostinava a guardare la strada, trincerato dietro il muro che aveva eretto, dopo che Sam aveva cominciato ad interrogarlo su Benny.
Non capiva… Dean non capiva dove fosse finito suo fratello, o almeno il fratello che aveva lasciato un anno prima, quando era stato trascinato in Purgatorio.
Dove diavolo era finito il fratellino che aveva dato una seconda possibilità ad ogni mostro che avevano incontrato, se solo quest’ultimo si dimostrava in qualche modo pentito?
Guardava la strada concentrato sulla guida, stringeva il volante in modo talmente convulso, che le nocche della mano erano sbiancate e le articolazioni, tenute in tensione per così tanto tempo, avevano cominciato a dolere.

Si sentiva giudicato per aver riportato Benny sulla Terra, ma non era in grado di spiegare a Sam cosa avesse significato per lui la presenza del vampiro in Purgatorio, quanto lo avesse aiutato. L’aveva tenuto in vita, lo avevano fatto a vicenda. Ma, più di tutto, lo aveva capito. Non lo aveva giudicato, aveva fatto quello che andava fatto e basta, e nonostante tutte le sue rimostranze, aveva salvato anche Cass. O almeno ci aveva provato.
Fece una smorfia al pensiero dell’angelo, ma ricacciò tutto nel profondo, seppellendolo dentro di sé, come era solito fare.
Aveva creduto di non farcela, aveva creduto che non sarebbe mai uscito da quell’inferno, che si sarebbe perso, che avrebbe perso sé stesso tra quelle bestie affamate.
E forse era successo, forse una parte di lui era rimasta laggiù, con Cass.
Per tutto il tempo il suo pensiero fisso era stato quello di tornare sulla Terra, di portare fuori dal Purgatorio sé stesso e Cass… ma sopra tutto il resto, di riabbracciare suo fratello.

Era stato così difficile.
Aggrapparsi a quell’unico obbiettivo, ‘tornare da Sam’, aveva finito per essere la sola cosa ad impedirgli di impazzire completamente. Quello, e il ricordo di baci e di carezze che diventavano ogni giorno dolorosamente più sbiaditi. Ricordi che lo ferivano, perché lontani, eppure lo tenevano ancorato alla realtà.
Ma la sopravvivenza ad ogni costo, aveva richiesto un prezzo da pagare.
Era cambiato e lo sapeva, non era più lo stesso uomo, non possedeva più la stessa umanità, eppure l’unica cosa che non era mai cambiata era il suo bisogno di ritornare da Sam.
Ci era voluto un anno e, per riuscirci, si era dovuto aprire la strada attraverso il sangue di tutte le creature che aveva incontrato e avevano cercato di ucciderlo.
Per tutto il tempo aveva avuto la certezza che ce l’avrebbe fatta, che in un modo o nell’altro avrebbe riabbracciato suo fratello. Si cullava nell’idea che Sam lo stesse cercando, che stesse provando disperatamente a trovarlo e a salvarlo. Perché quello era quello che facevano sempre. Perché a dispetto di tutto, loro erano sempre stata la cosa più importante l’uno per l’altro.
La sua bocca si piegò in un sorriso amaro.
‘Ma non è così evidentemente. Chiaramente ho smesso di essere importante per lui. Non tanto quanto lui lo è ancora per me… La famiglia, l’amore che ci legava, qualunque cosa fosse, è sparita. Non c’è più nulla.’

La sua mente vagava tra pensieri incoerenti, in cui si rivedeva in Purgatorio e sentiva il sangue e l’adrenalina scorrere nelle vene, mentre lottava per sopravvivere e per tornare a casa, da qualcuno che però non lo stava aspettando, non lo stava cercando. E ora, Sam sindacava anche sul fatto che lui avesse salvato Benny, senza rendersi conto che era stato proprio il vampiro a salvarlo, a differenza di quanto non aveva fatto lo stesso Sam.

La rabbia che aveva provato quando gli aveva detto che si era ritirato dalla caccia e che non lo aveva cercato, si era trasformata in dolore. Era stata una delusione così cocente, così amara. Aveva realizzato quanto si fosse illuso per tutto quel tempo, quanto tutti i suoi sforzi non fossero valsi a nulla, perché la persona che per lui era la più importante al mondo, lo aveva, di fatto, abbandonato al suo destino, senza provare a fare nulla per salvarlo.
Faceva male. Era una verità che faceva maledettamente male, per tutto quello che si portava dietro.
Di fronte a quella verità, l’unica cosa che era riuscito a fare, così come aveva fatto in Purgatorio, era stato isolarsi, chiudersi in sé stesso e buttarsi nella caccia, l’unica dimensione in cui si sentiva davvero completo, anche se questo voleva dire avere a che fare con i suoi demoni personali.
Si illudeva che quell’isolamento fosse in grado di smettere di farlo soffrire, almeno lo sperava.

La rabbia era cresciuta proporzionalmente alle ore di silenzio in cui non si erano scambiati nemmeno una parola. L’Impala era diventata sempre più piccola, soffocante, sotto il peso delle cose non dette.
Quando finalmente si fermarono, uscire dalla macchina era sembrato quasi come uscire da una prigione.
Presero le loro cose senza nemmeno guardarsi in faccia.

Dean entrò nella stanza del motel precedendolo e gettando la sacca sul letto più vicino. Si tolse la giacca e la buttò su una sedia. I suoi movimenti erano bruschi e sbrigativi, non ci voleva un sensitivo per capire che era incazzato e questo, se possibile, faceva infuriare Sam ancora di più.
Lui rimase sulla porta, con ancora la borsa agganciata alla spalla, guardando suo fratello e cercando di trattenere rabbia e frustrazione.
Dean si bloccò, come se si fosse reso conto che qualcosa non andava. Aveva le mani dentro la sua sacca, in cerca di non sapeva cosa, e si era fermato a metà del movimento, ma non aveva alzato lo sguardo su di lui, aveva continuato ostinatamente a guardare vero il basso, nella borsa.
"Pensi di stare lì impalato tutto il giorno?" gli chiese.

Erano le prime parole che gli diceva da quando erano saliti in macchina, ore prima. Sam aveva una risposta bruciante che premeva per uscirgli dalla bocca, ma la mandò giù, insieme a tutte le altre emozioni che rischiavano di farlo esplodere da un momento all'altro.
Era stufo, perché non riusciva a comunicare con Dean, stufo perché suo fratello non gli diceva cosa gli era davvero successo in Purgatorio e si sentiva ferito perché non gli aveva detto di Benny. Ma più di tutto si sentiva dolorosamente distante da lui.
Era confuso, non riusciva nemmeno a capire perché fosse così difficile.
"Fai quello che vuoi!" Disse Dean brusco, riportandolo alla realtà. Aveva finalmente pescato dalla borsa quello che gli serviva e, senza degnarlo di uno sguardo, si era infilato nel bagno, chiudendosi la porta alle spalle.

Sam si era mosso come un automa, sentendo il vuoto che aveva dentro diventare ancora più profondo e la distanza tra di loro ancora più incolmabile.
Lasciò cadere la sua borsa sull'altro letto e si sedette, prendendosi la testa tra le mani e chiudendo gli occhi, lasciandosi il tempo di calmare il tumulto di emozioni che aveva dentro.
Non potevano andare avanti così… ma non riusciva a lasciarsi andare tutto alle spalle. Non riusciva a lasciare che i sentimenti per suo fratello, che aveva represso per così tanto tempo, scorressero liberi, non poteva, perché se li avesse lasciati andare, lo avrebbero ferito nuovamente e lui non avrebbe potuto sopportarlo, non ce la faceva.
Non poteva lasciare che l’amore che provava per Dean lo trascinasse via, perché se lo avesse permesso e lo avesse perso di nuovo, questa volta non sarebbe sopravvissuto.
Era quasi morto… o meglio, si era quasi lasciato morire quando Dean era scomparso.
Il suo mondo era imploso e con esso il suo cuore.
La sua anima si era lacerata e contorta sotto il peso di quel dolore, perché Dean era la sua vita, la sua famiglia, la persona che più amava al mondo, l’unico con cui voleva stare, l’unico che non avrebbe mai lasciato e quando lo aveva perso, una parte di lui gli era stata strappata via, estirpata con violenza dal suo essere, lasciandolo indifeso e incompleto.
Era quasi impazzito di dolore. E alla fine… era scappato.
Per non soccombere a quella perdita così assoluta, era scappato e aveva represso tutto.
Per sopravvivere. Per smettere di soffrire.

Quando si era chiuso in bagno, Dean aveva appoggiato le mani tremanti sul bordo di ceramica del lavabo e aveva chiuso gli occhi, cercando di calmarsi.
Si stava comportando come uno stronzo, lo sapeva, ma non riusciva a far sopire la delusione che provava.
Per tutto il tempo in cui era stato esiliato, aveva sognato di avere di nuovo Sam fra le sue braccia, di sentire la morbidezza della sua bocca e il calore del suo corpo contro il proprio, ma tutti quei sogni ingenui si erano infranti contro la verità delle azioni di suo fratello. Non lo aveva nemmeno cercato. Non c’era altro da aggiungere.
Ci fu un rumore proveniente dall’esterno, lo stridore di pneumatici sull’asfalto e lui scattò immediatamente, volgendosi in quella direzione, attento, con i muscoli tesi, come un animale il cui istinto lo mette allerta di fronte al pericolo.
Fece un respiro, lasciando andare l’aria che aveva trattenuto inconsapevolmente nei polmoni, e strinse ancora di più la ceramica del lavandino, mentre si costringeva a cercare di rilassarsi.
Alzò lo sguardo verso la sua immagine riflessa e per un momento ne rimase sorpreso, non ancora abituato a rivedere il suo volto, da quando era tornato dal Purgatorio.
I segni erano lì da vedere, le prove che aveva affrontato laggiù, avevano lasciato traccia sui suoi lineamenti, che ora sembravano più duri e invecchiati. I suoi occhi erano quasi privi di quell’umanità che riflettevano prima che tutto quello avesse inizio.

Ancora non dormiva… non ci riusciva.
Era sempre all’erta, ogni minimo rumore lo faceva scattare, come se i suoi sensi si fossero abituati al pericolo che lo circondava in quell’inferno e ora, non fosse più in grado di lasciarsi tutto alle spalle. Era come se ancora si sentisse costantemente in pericolo.
Aveva sperato che, una volta scappato dal Purgatorio e una volta ritrovato Sam, tutto sarebbe tornato come prima, che, con suo fratello vicino, avrebbe potuto essere di nuovo la persona che ricordava, ma non era stato così. Perché nemmeno Sam era quello di prima.
Aveva sperato che l’amore che provavano uno per l’altro, gli avrebbe restituito un po’ della sua umanità, ma forse nemmeno quell’amore c’era più.
Provò un’altra fitta dolorosa, si sentiva solo più che mai e non poteva fare nulla per cambiare quella situazione.
Si sciacquò il viso e lasciò che l’acqua scivolasse sulla pelle, portando un po’ di refrigerio, sperando che portasse via con sé anche parte di quello che provava in quel momento.
Si sentiva perso, come non lo era mai stato, nemmeno in Purgatorio.
Guardò negli occhi riflessi dallo specchio e fece quello che aveva fatto durante tutto l’anno precedente: li indurì e scacciò quelle emozioni dal suo cuore, per non sentire più nulla.

Sam cercò di rimettere ordine nei suoi pensieri. Si era alzato ed era andato alla finestra, guardando fuori, verso il parcheggio.
Dean era cambiato. Sam aveva visto tutti i segni che il Purgatorio aveva lasciato su di lui, perfino nel modo di muoversi, nel modo in cui reagiva ai rumori, era evidente soprattutto da come cambiava quando era in caccia. Era spietato, efficiente, letale.
Sotto tutto questo però, Sam aveva visto anche la fragilità che Dean nascondeva, l’insicurezza di essere tornato in un mondo che a stento riconosceva, che stava cercando di comprendere nuovamente. Si era accorto che non riusciva a dormire,eppure… non era stato in grado di capirlo davvero e di aiutarlo.
Gli era stato vicino, ma non abbastanza da permettere a Dean di superare le barriere che aveva eretto intorno al suo cuore.

Quando lo vide uscire dal bagno, percepì che era ancora più distante, rigido e scostante.
Lo vide prendere il portatile e sedersi sul letto. Non avrebbe dormito nemmeno quella notte, così come aveva non aveva fatto nei giorni precedenti, fin da quando si erano ritrovati.
Sam sentì la rabbia di poco prima incrinarsi e la preoccupazione per il fratello, farsi strada prepotentemente tra tutti gli altri sentimenti.
Avrebbe solo voluto abbracciarlo e dirgli che era al sicuro, ma non ci riusciva.
Chiuse gli occhi.
Non riusciva a fare quel passo in più, quel passo che sapeva avrebbe fatto entrare Dean di nuovo nel suo cuore, quel passo che avrebbe mandato in frantumi tutto il lavoro che aveva fatto su sé stesso negli ultimi mesi.
C’era voluto così tanto per lasciare fuori il pensiero di suo fratello, per bandire l’amore che provava per lui e con esso, il dolore insopportabile che aveva provato quando lo aveva perso.

“Dovresti cercare di dormire un po’, Dean.” lo disse senza pensarci, spinto solo dall’istinto.
Forse… era giunto il momento di fare quel passo.
Riaprì gli occhi e guardò il fratello, ma lui non aveva nemmeno alzato lo sguardo.
“Sto bene!” Fu la risposta brusca.
“Dico solo che dovresti cercare di riposarti un po’.”
Dean lo guardò perplesso. “Adesso sei interessato alla mia salute?” Chiese, in modo sarcastico.
Sam contrasse la mascella, cercando di mantenere la calma. “Perché devi fare lo stronzo?”
Il maggiore si alzò dal letto e si mise di fronte a lui. “Non lo so! Forse perché lo sono? O forse è perché ho ragione e a te non frega un cazzo di me?”
“Sai che non è così! Ma dopotutto, tu non ti fidi abbastanza di me da dirmi cosa ti è successo davvero in Purgatorio! Non ti fidi abbastanza da parlarmi dell’esistenza del tuo amichetto con le zanne…” Sam non riuscì a trattenere né le parole, né il risentimento per quello che era successo con Benny, ma nel profondo sapeva che c’era ben altro.

“Oh andiamo Sam, smettila! Cosa vuoi che ti dica? Benny è la ragione per cui sono tornato dal Purgatorio! È grazie a lui se ora sono qui, questo dovrebbe bastarti!” Dean aveva mantenuto il tono di voce basso, ma si leggeva la rabbia repressa, in ogni singola parola.
“Gli manderò una lettera di ringraziamento allora…” disse Sam esasperato, sapendo che era una frecciata rivolta a lui. “Questo non spiega perché ancora respira e perché lo hai lasciato andare in giro libero di sbranare chi gli pare.”
“Perché non lo farà e perché è un mio amico.”
“E tu ti fidi di lui? Credi che manterrà la parola? Ma andiamo Dean, è un vampiro e ha già bevuto sangue! Come puoi dire di conoscerlo davvero?”
Sam aveva alzato la voce.
“Ti fidi così tanto di lui da averlo riportato qui e non ti fidi abbastanza di me da dirmi quello che hai fatto laggiù, da dirmi come hai fatto a tornare? Sei sicuro di non avermene parlato, solo perché in realtà sapevi che stavi facendo una stronzata?!”
“Tu non lo conosci!” Dean ormai tratteneva la rabbia a stento, si era avvicinato ancora di più e fronteggiava il fratello direttamente. “Lui mi ha salvato la vita, Sam! Ma dopotutto… forse hai ragione! Non lo conosco davvero, forse non sono in grado di giudicare nessuno. Ho giudicato male anche te, evidentemente… ma almeno lui non mi ha abbandonato, non mi ha lasciato a morire in quel posto dimenticato da Dio, come invece hai fatto tu!”
Non si trattenne più, in un gioco al massacro in cui vinceva chi faceva più male.
Quelle parole arrivarono a Sam come un pugno in faccia. “Non sapevo dove fossi! Credevo che fossi morto!” Il suo senso di colpa esplose prepotente, facendolo indietreggiare, impotente di fronte alla verità di quelle parole: non lo aveva salvato, non lo aveva cercato. Era scappato.

La rabbia di Dean prese il sopravvento, d’innanzi a quelle che lesse come mere scuse. “Mi hai lasciato a marcire in Purgatorio, Sam! Non hai nemmeno provato a cercarmi.”
Nonostante la foga con cui lo disse, non riuscì a nascondere il dolore che provava e reagì di impulso, aggredendo suo fratello e spingendolo contro il muro, bloccandolo con l’avambraccio premuto sul suo petto. “Credevo che ti importasse di me, che quello che c’era tra noi fosse importante per te tanto quanto lo era per me!” Urlò, facendo uscire tutto quello che aveva dentro e che aveva trattenuto fino a quel momento.
La diga era crollata.
Lo colpì al volto, scaricando in quel gesto tutta la sua rabbia incontrollata.
“Credevo che ti importasse, Sam!” Ripeté, mentre la voce si incrinava e gli occhi si velavano di lacrime che si rifiutavano di cadere. “L’unico pensiero che mi ha fatto andare avanti in Purgatorio, era quello di ritornare da te!” Spingeva con tutto il suo peso per tenere suo fratello premuto contro il muro, inchiodandolo sotto quell’accusa. “Ma mi sbagliavo! A te non te ne fregava un cazzo di me! A te non fregava un cazzo di noi!”

Sam reagì, ferito da quelle parole più di quanto non avesse fatto il pugno che aveva incassato, perché Dean non capiva quanto fosse lontano dalla verità, quanto lui avesse sofferto. Lo spinse indietro, sfruttando la sua altezza e gli restituì il pugno. “Tu eri scomparso! Eri sparito senza lasciare tracce.”
Dean accusò il colpo e barcollò all’indietro, poi Sam lo spinse contro il muro opposto e fu la sua volta di far cedere la diga.
“Ero solo, senza di te! Non sapevo dove fossi, se fossi vivo o morto. Non avevo tracce da seguire, nulla che mi potesse portare da te o che potesse riportarti da me!” Gli urlò contro quelle parole e tutto il dolore che aveva soffocato tornò a galla, travolgendolo. “Mi hai lasciato solo! Non c’eri più… la persona più importante della mia vita non c’era più e io… ero impotente! Il mio mondo si è frantumato in mille pezzi… ” Lo teneva fermo, una mano appoggiata sul petto e l’altra a puntargli in faccia quella che era la sua verità. “Mi sentivo schiacciato dal dolore di averti perso. Il mio cuore è scoppiato e avrei solo voluto morire… per sperare, almeno in quel modo, di raggiungerti…” Sam aveva cominciato a balbettare, lacrime di rabbia e frustrazione scesero libere sulle sue guance. “Non riuscivo quasi a respirare… tanto era terrificante il vuoto che hai lasciato dentro di me.”

Ansimava, cercando di prendere fiato. Ormai non era più in grado di trattenere nulla di quello che provava. “Era troppo, troppo da poter sopportare…” la sua voce si spense in sussurro. “Troppo da sopportare… senza di te! Non c’era più un ‘noi’, al quale aggrapparmi.” Reclinò la testa in avanti, chiudendo gli occhi. “Non ce l’ho fatta Dean… non sono stato abbastanza forte!” Appoggiò anche l’altra mano sul petto di Dean, bloccandolo ancora di più contro il muro, come per tenerlo lontano da sé, ma allo stesso tempo impedendogli di allontanarsi davvero.
“Sono scappato da quel dolore, sono scappato da tutto, anche dal ricordo di te, dal ricordo di noi. Era l’unico modo. Ho dovuto farti uscire dal mio cuore per smettere di soffrire!” Le sue spalle e le braccia tremavano. “Dovevo tenerti fuori e allontanare quello che provavo per te, non ho avuto altra scelta!” Quelle ultime parole furono come ferro fuso colato sulla sua anima “Mi dispiace Dean… non avrei mai voluto lasciarti in quell’inferno! Mi dispiace così tanto… ”

La rabbia di Dean si sgretolò sotto il peso della sofferenza di Sam. Ad ogni parola, la comprensione di quello che il fratello aveva provato diventava sempre più chiara.
L’aveva visto mettere a nudo la sua anima e aveva sentito la propria scaldarsi, riconoscendo nell’altro lo stesso amore che anche lui provava, anche se sopito, sepolto in profondità.
Quasi poté sentire quello spettro che aveva aleggiato sulla loro relazione in passato, e che si era ripresentato prepotente dopo che era tornato dal Purgatorio, scivolare via come qualcosa di superato. La paura e il senso di colpa di una relazione che per il mondo era sbagliata, ma che per loro era semplice verità, erano tornati a seminare dubbi, alimentati dalle reazioni del fratello e dal senso di abbandono che Dean aveva provato.
Non era tutto perduto, aveva ancora un posto nel cuore di Sam.
Aveva spinto con le spalle e la schiena per staccarsi dal muro e piegare le braccia di Sam, avvicinandosi a lui e circondandolo in un abbraccio, come aveva fatto tante volte quando erano piccoli e lo aveva tenuto stretto per consolarlo. Perché l’unica cosa che voleva in quel momento, era riabbracciarlo di nuovo.

“Va tutto bene, Sam…” la sua voce era poco più di un sussurro.
Non sapeva se davvero sarebbe andato tutto bene, non sapeva se sarebbero riusciti a riavere quello che avevano perso, ma per adesso non gli importava, perché finalmente aveva ritrovato il suo Sam, quello che amava e, per lui, era sufficiente.
Dopo tutto quel tempo, in cui aveva lottato per salvarsi la vita e per tornare da suo fratello, finalmente ora poteva stringerlo tra le sue braccia.
Sam si lasciò andare contro di lui, cullato da quell’abbraccio e Dean lo sentì mentre gli passava le braccia intorno alla vita e lo stringeva a sé, affondando il volto nell’incavo del suo collo.
Emise un sospiro e finalmente un piccolo sorriso gli piegò gli angoli della bocca, sentendo tirare il labbro dove Sam lo aveva colpito con il suo pugno. “Mi sei mancato, Sammy…” disse. Dio solo sapeva quanto fosse vero e quanto avesse rischiato di impazzire, mentre cercava un modo per tornare da lui.
Sam si tirò indietro per guardarlo in viso. “Anche tu, Dean.” Lasciò che l’altro gli prendesse il volto tra le mani e che gli posasse un bacio delicato sulla bocca.

Non si erano più toccati da quando Dean era tornato dal Purgatorio, come fossero due estranei, che non erano stati in grado di riconoscersi e capirsi, ma quel bacio e i loro sapori condivisi, avevano riportato alla luce i sentimenti che Sam aveva represso.
Si rese conto di quanto gli fosse mancato e di quanto avesse desiderato quel contatto. Cercò un bacio più profondo, stringendo Dean a sé, perdendosi nella sensazione dei loro corpi, uno contro l’altro. Lui rispose socchiudendo le labbra e lasciando che le loro lingue si incontrassero.
Si erano finalmente ritrovati, uno tra le braccia dell'altro.

Tempo dopo, erano sdraiati uno di fianco all’altro appagati, Sam, appoggiato al petto di Dean, passò le dita su muscoli che non ricordava così pronunciati e solidi. Seguì il mosaico delle nuove cicatrici che costellavano il corpo del fratello, chiedendosi per l’ennesima volta cosa avesse dovuto sopportare mentre era in Purgatorio.
Improvvisamente si mise su un fianco e, facendo forza sulle braccia, trascinò Dean verso di sé, tirandoselo vicino e circondandolo, la schiena di lui appoggiata contro il suo petto.
“Che fai?” Rise Dean, ma si lasciò trascinare in quell’abbraccio.
Sam sorrise. “Tranquillo! Non ti faccio niente…” Sentì Dean che si rilassava tra le sue braccia, accostandosi ancora di più contro il suo corpo. “Perché non provi a dormire?” Chiese piano.
“Non è così semplice Sam. Non ci riesco…”
Aveva usato un tono dolce, ma Sam poté sentire un velo di tristezza e forse anche di paura. Seppe per istinto che Dean stava giudicando sé stesso.
Passò un braccio intorno alla vita del fratello, poggiandogli la mano sul petto, all’altezza del cuore.
“Sono qui” disse in un sussurro dietro la sua nuca, poggiando la guancia contro la soffice capigliatura e assaporando il profumo della sua pelle.
Dean parve rilassarsi ancora di più contro di lui e Sam riuscì a percepire il momento in cui, alcuni minuti dopo, finalmente si addormentò. Il suo respiro regolare cullò entrambi e il più giovane si sentì scivolare lentamente nel sonno. Lo tenne stretto e, prima di addormentarsi a sua volta, sorrise.
Sorrise perché Dean finalmente si sentiva al sicuro.


N.d.A.

Uff che fatica, esperimento wincest finito. Spero di non aver fatto troppi danni e che la storia sia risultata credibile e piacevole da leggere. La fine è stata rivisitata proprio per rientrare nei canoni di Efp e non incappare nella censura, per cui come detto, se volete leggere la storia intera la trovate qui: Unspoken Words uncensored
Ele106 nel bene e nel male è colpa tua se questa shot esiste per cui che siano complimenti o insulti sei pregata di venire a condividerli con me. A me i complimenti e a te gli insulti ovviamente U.U
A parte tutte le cavolate, Grazie a tutti per averla letta! Vi aspetto alla prossima ^_^
Come dicevo all'inzio i commenti sono graditi, almeno so se insultare la beta oppure no XD
   
 
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