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Autore: Rota    27/11/2012    1 recensioni
[Kasamatsu Yukio x Kise Ryota]
Più che un appuntamento vero e proprio, quella sembrava la classica e normalissima passeggiata di due compagni di squadra. Sia Kise che Kasamatsu uscivano dalla medesima casa per dirigersi nel medesimo posto, accompagnati da chiacchiere allegre e dalle luci appena sonnecchianti del traffico serale.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryouta Kise, Yukio Kasamatsu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Oh capitano, mio capitano'
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*Autore: margherota

*Titolo: Oh capitano, mio capitano – Occhi

*Personaggi: Kise Ryota, Kasamatsu Yukio

*Generi: Fluff, Romantico

*Avvertimenti: Shonen ai, What if...?, Flash fic

*Rating: Giallo

*Dedica: A quella santa donna che è la Danna (L)

*Note: Scritta mentre ero in treno, dacché non avevo molto da fare XD

Buona lettura (L)

 






 

 

Più che un appuntamento vero e proprio, quella sembrava la classica e normalissima passeggiata di due compagni di squadra. Sia Kise che Kasamatsu uscivano dalla medesima casa per dirigersi nel medesimo posto, accompagnati da chiacchiere allegre e dalle luci appena sonnecchianti del traffico serale.

Ma bastava solo un attimo d'attenzione per capire, la visione di quel dettaglio in più sulla giacca elegante di Yukio per comprendere: gli aveva semplicemente permesso di vestirlo, valorizzando così la sua persona con un gusto e una cura di cui lui, lo sapeva bene, non sarebbe mai stato capace. Ma bastava anche aspettare qualche minuto, qualche mossa in più per vedere come solo il maggiore di loro conoscesse davvero la meta e Ryota lo seguisse fedele: aveva provato una forte felicità nell'essere speciale oggetto di una tale galanteria, seppur impacciata e inesperta, tanto che non aveva detto una sola parola riguardo l'organizzazione della serata e si era totalmente affidato al compagno.

Entrarono in un locale elegante, verso la periferia Ovest della città. Vennero accompagnati ad un tavolo appartato, serviti come di dovere.

Kise, ad un certo punto – accecato da tutto quel brillare generale e dalla forte luce della lampada che li illuminava – non si trattenne più.

-Senpai, sono felice!-

Yukio fermò i polsi, le bacchette a mezz'aria e lo sguardo su di lui: sparì dai suoi occhi ogni altra cosa se non la sua persona.

-Ti piace questo posto?-

Kise fece un persuasivo cenno con la testa e Yukio capì, tanto che gli scappò un mezzo sorriso soddisfatto. Fu approfittando di un suo momento di distrazione che Kise gli prese la mano tra le proprie dita – e con semplicità la strinse, senza fare altro. Kasamatsu si sorprese e per questo arrossì appena, si guardò attorno di sottecchi e gli si rivolse con tono severo.

-Dovresti essere più riservato in queste cose e non lasciarti andare a gesti plateali.-

Ryota non capì ma si sorprese lo stesso quando lo sentì ricambiare la propria stretta.

-Non ci vedo nulla di male in questo. Anche quella coppia laggiù lo sta facendo e non sembrano provare la minima vergogna.-

Si fissarono entrambi sul pollice di Yukio che prese a disegnare archi sul palmo della mano dell'altro, continuamente.

-Non è vergogna, Kise. Vorrei che quella parte di te fosse mia e solo mia.-

Ryota sentì le guance diventare più calde ma non riuscì ad alzare gli occhi al suo viso – sorrise e prese a giocare con le sue dita, in maniera un poco infantile.

-Dopo stasera lo potrò dire, no? Che sei davvero mio.-

Non resistette e portò la sua mano alle proprie labbra, per un bacio leggero. Il suo sguardo si riempì di rimprovero ma non rifuggì il suo: Kise si sentì desiderato, in maniera consapevole e totale.

Bastava quello, alla fine.

E poco importava che la sua prima volta l'avrebbe presa un uomo, incapace di vestirsi e di spettegolare ad oltranza di moda; poco importava se non avrebbe trovato alcuna candela nella stanza del motel dove si sarebbero diretti una volta conclusa la cena, né un tappeto morbido di petali di rosa rossa; poco importava la paura, poco l'angoscia, poco il dolore che era sicuro di provare durante l'atto.

Se quegli occhi avrebbero continuato a guardarlo – lui e solo lui – non aveva più alcun bisogno.

   
 
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