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Autore: itsjen    27/11/2012    9 recensioni
Dei passi lo risvegliarono dai suoi pensieri e velocemente si spostò dalla porta, che si aprì di scatto.
Guardò Alec, il suo Alec.
Mesi insieme e non l’aveva mai visto così distrutto.
I capelli spettinati, il viso arrossato, gli occhi azzurri immersi in un rosso intenso.
Il cacciatore avvicinò al tavolo barcollando e, cautamente, ci appoggiò le chiavi.
Con un gesto goffo, afferrò il bordo del mobile mentre le ginocchia gli cedevano, cercando di tirarsi su come se dovesse ritrovare la forza.
[...]
Solo dopo si accorse che, vicino alle chiavi, c’era un biglietto.
"Allo stregone Bane"
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era seduto sopra il tavolo della cucina e guardava Alec mentre riponeva in un borsone i suoi vestiti.
Si alzò piano, cercando in non far alcun rumore per non farsi scoprire dal cacciatore.
Girò intorno al tavolo e si avvicinò alla porta socchiusa, da dove provenivano i singhiozzi soffocati del ragazzo che amava.
Si portò la mano sul cuore, toccandosi la lieve cicatrice che gli aveva gentilmente fatto Amatis, e la sentì bruciare, come se la ferita si fosse riaperta.
Come se qualcuno lo avesse pugnalato al cuore di nuovo.
Quando Jace scomparve, si era ripetuto migliaia di volte che nessuno, nessuno avrebbe più fatto soffrire Alec.
Odiava quell’espressione triste e amareggiata, quel sorriso forzato, quel falso atteggiamento che sembrava voler dire ‘sto bene’.
Ed ora proprio lui era la causa del suo dolore.
Ma che pensava? Che dopo essere rientrato in casa quella mattina si sia seduto sul divano e abbia continuato la sua vita?
Magari fosse possibile.
Aveva solo cercato di non pensare alla situazione, di nascondere il dolore tenendosi occupato, sperando di fuggire a quel senso di solitudine che lo imprigionava.
Dei passi lo risvegliarono dai suoi pensieri e velocemente si spostò dalla porta, che si aprì di scatto.
Guardò Alec, il suo Alec.
Mesi insieme e non l’aveva mai visto così distrutto.
I capelli spettinati, il viso arrossato, gli occhi azzurri immersi in un rosso intenso.
Il cacciatore avvicinò al tavolo barcollando e, cautamente, ci appoggiò le chiavi.
Con un gesto goffo, afferrò il bordo del mobile mentre le ginocchia gli cedevano, cercando di tirarsi su come se dovesse ritrovare la forza.
Scoppiò di nuovo a piangere e lui dovette imporsi di rimanere fermo e non di correre ad abbracciarlo.
Si sfilò la sciapa celeste, quella che si abbinava perfettamente ai suoi occhi, e l’appoggiò al tavolo.
Poi si diresse verso la porta, guardò per l’ultima volta la stanza accarezzando amorevolmente il Presidente Miao e, con un sospiro carico di rimpianto, uscì da casa sua.
Con un gesto tolse l’incantesimo dell’invisibilità e si guardò allo specchio.
Lacrime amare gli attraversavano il viso.
Avvicinandosi al tavolo, automaticamente prese la sciarpa e se la mise al collo annusando l’odore.
L’odore di cacciatore, di sandalo, di Alec.
Solo dopo si accorse che, vicino alle chiavi, c’era un biglietto.

"Allo stregone Bane"

Un sorriso malinconico fece capolino sulla bocca dello stregone.

"So di aver sbagliato. So che con questo errore ti ho perso per sempre.
Però Magnus non me l’hai mai detto. Non mi hai mai avvertito che sarebbe stato così, che un giorno mi sarei svegliato e mi sarei accorto di stare andando in una direzione che tu non potevi seguire. Non mi hai mai ricordato che siamo essenzialmente diversi. Non c’è un ‘finchè morte non vi separi’ per chi non muore mai.
Ed è per questo che l’ho fatto. Per avere il nostro ‘per sempre felici e contenti’.
Perché ero e sono geloso del fatto che, prima o poi, me ne andrò e qualcun altro prenderà il mio posto accanto a te.
Sono geloso perché qualcun altro ti abbraccerà, ti bacerà, ti aiuterà e ti consolerà.
E che quel ‘qualcun altro’ non sarei stato io.

Ho solo diciotto anni, Magnus.
Sei stato il mio primo amore, e se, come dicono i mondani, ‘il primo amore non si scorda mai’ sono veramente fottuto.
Forse non vorrai più vedermi, né parlarmi, ma io ti aspetterò.
Ti aspetterò comunque, anche se dovessi morire, aspettandoti.

Aku Cinta Kamu.     
     
                                                                                                                                                Alec
            

  
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