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Autore: ViolaNera    27/11/2012    1 recensioni
30 brevi storie ispirate dai prompt della "30 days OTP challenge" di EriCandy.
La coppia da me scelta è la DenFin e i personaggi saranno gli stessi per tutte le storie, spaziando nel tempo, nel rating e nei generi (per cui ci saranno fluff, sentimentale, erotico, angst, comico e malinconico).
[Alcune -e lo preciserò ad inizio capitolo- vanno lette prendendo in considerazione "Svorsk" di AmyLerajie, la quale è incentrata sulla SuNor.]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Danimarca, Finlandia/ Tino Väinämöinen
Note: Lime, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia si svolge contemporaneamente a quella pubblicata da AmyLerajie, pertanto sarebbe meglio leggerla dopo di essa.



    4. ON A DATE - 1907






Attraverso la vetrina del ristorante, i due uomini osservano con apprensione Berwald e Lukas guardarsi in cagnesco dalle due estremità del tavolo.

«Tu credi che servirà davvero a farli parlare di nuovo?», mormora il minore, un'espressione più infelice che ottimista chiaramente stampata in faccia, per quanto si sforzi di non darlo a vedere.

Il danese lo guarda un momento di profilo, poi lancia un'occhiata ai due ed emette un sospiro rassegnato. «Non lo so, ma almeno ci abbiamo provato.»

«Credo che Lukas voglia ucciderci», borbotta. «È stata una cosa tremendamente stupida.»

Mattæus scuote la testa e lo tira per il braccio, allontanandosi dal ristorante ed incamminandosi con lui lungo la strada frequentata. Restano fianco a fianco, silenziosi, perdendosi ad osservare la gente attorno a loro.

«Qualunque cosa succeda, la nostra parte è fatta. Non possiamo costringerli a riavvicinarsi come un tempo, ma... non mi sento in colpa, Tino. Sono successe tante cose e non trovo sbagliato cercare di recuperare almeno quelle belle. Forse ci vorranno uccidere o forse ci ringrazieranno, ma quei due sono destinati», mormora, profondo e riflessivo come a Tino, negli ultimi tempi, non è capitato spesso di sentirlo.

«Destinati», ripete in un sussurro, chinando un po' la testa in avanti.

Anche loro hanno finito per allontanarsi ed è triste. È doloroso parlare come nazioni e perdere sempre più il legame umano che avevano allacciato, per quanto, almeno loro due, continuino a sentirsi abbastanza regolarmente.

Eppure non è lo stesso.

La rottura tra Berwald e Lukas preme anche su di loro, come se vedere quei due felici, insieme, desse un senso a tutto, facesse provare loro la speranza di non essere solo territori.

«Hey, Tino», riprende dopo un altro lungo silenzio. «Già che siamo qui e a stomaco vuoto, ti va di pranzare con me?»

Finlandia si ferma in mezzo al marciapiede, fissando stupito la schiena dell'altro che per un po', ancora, non accortosi di niente, continua ad allontanarsi. Poi si ferma anche lui, si guarda intorno, non lo trova più e si volta ansioso.

Deve leggergli in faccia qualcosa di non troppo promettente, poiché si accarezza la nuca e sorride senza coinvolgere gli occhi, dicendo che non importa se non vuole, lo capisce. Tino si affretta a fermarlo a metà della frase e lo raggiunge di nuovo, un piccolo e timido sorriso a discolparlo.

«Mi va, Mattæus. Ero solo sorpreso.»

L'uomo fa un piccolo cenno col capo. «Sorpreso che voglia passare del tempo insieme?»

Tino infila le mani in tasca, impacciato, non sapendo bene cosa dire, ma l'altro lo toglie in fretta dall'imbarazzo dandogli un colpetto col gomito e riprendendo a camminare.

«In fondo oggi siamo stati complici di un crimine, no? Non è stato tanto male organizzare tutto alle loro spalle. Anche se non andrà come vorremmo avevamo buone intenzioni ed arrivati sin qui tanto vale avere un appuntamento anche noi.»

Un appuntamento. Il cuore della nazione più giovane perde qualche colpo.

Non sa se per il termine utilizzato a cuor leggero dal danese o se per il fatto che siano soli e sia passato un po' di tempo da quando è capitato di esserlo.

Un po' quella parola gli piace. Non si sogna nemmeno di vederci del romantico, anche se in passato ha creduto di provare qualcosa per lui, oltre alla semplice ammirazione per la sua forza.

Oggi passeggia accanto ad un uomo in abiti moderni che non gli ricorda quasi più quello che era un tempo, quello che voleva tenerli tutti sotto la sua ala protettiva, anche sbagliando i modi. Non è un uomo con le mani insanguinate e lo sguardo annebbiato dalla furia.

Anche lui è cambiato, ha dismesso gli abiti di quel ragazzino che correva nella foresta chiedendosi quanto ci sarebbe voluto per imparare la loro lingua e farsi comprendere, accettare come parte della famiglia.

Sono diversi ed in parte sono ancora quelle stesse persone che tendono a cercarsi.

Lo rende triste non sapere cosa ne sarà di loro di lì a qualche anno, quali cambiamenti avverranno, se continueranno a parlare o se si perderanno per sempre.

«Un appuntamento, eh?», sussurra, vagamente felice.

Gli si affianca, lancia un'occhiata alla sua mano lungo il fianco e desidera poterla toccare come un tempo, stringerla senza farsi tanti problemi come quando correvano insieme.

A volte si sente davvero uno sciocco.

   
 
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