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Autore: MakieyoMela    28/11/2012    1 recensioni
-Devi farti perdonare, hyung. Te ne sei andato senza dirmi nulla- Sussurrò il ragazzo al suo orecchio con un broncio tenero sul volto, che contrastava perfettamente con il tono malizioso che aveva usato.
-Mi farò perdonare, abbiamo tutto il tempo-
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non si era mai applicato a capire gli altri e ne tanto meno cosa pensassero gli altri. Lui era monotono e faceva di testa sua. Per questo era stato mandato a lavorare, nelle vacanze estive, su quell'isola stracolma di coppiette appena sposate o famiglie felici. Questa cosa lo distruggeva.
La cosa di vedere persone felici davanti ai suoi occhi era così terribile e il preside della sua scuola non poteva scegliere punizione peggiore per i suoi gusti.
Stava attraversando il corridoio della sua scuola, quella mattina di inizio Luglio, mentre la cravatta era mal legata e la camicia per metà sbottonata, ma erano cose superflue queste. Le occhiatacce dei bidelli intorno ai corridoi erano così furenti e pieni di odio per quel ragazzo che non faceva altro che procurare guai a tutti.
Jonghyun, ecco il nome del ragazzo, aprì senza bussare la porta della direzione in cui l'attendeva un signore sulla quarantina d'anni, senza capelli e nascosto dietro una grande scrivania, su cui era poggiato un cartellino: Kim Dong Hoo.
Il signore gli fece cenno di sedersi sulla poltroncina in pelle proprio davanti alla scrivania e fece un finto sorriso -Kim Jonghyun, ancora qui, vedo-
-Ciao, papà- Sorrise, indifferente e pieno di se quel ragazzo dai capelli castani sparati in alto, mentre con veemenza si mise seduto sulla poltroncina -Come mai mi hai richiamato, questa volta? Non potevamo vederci a casa?-
-Mi è arrivato il biglietto per la tua partenza, Jonghyun. Per l'isola Jeju. Ti avevo già avvertito di questo. Se non vuoi saltare, ancora, l'anno scolastico, cerca di guadagnare punti credito con questo servizietto, altrimenti smetterai di andare a scuola- Il tono autoritario e severo del padre era così noioso e ripetitore per le orecchie del giovane, che buttò gli occhi al cielo più volte incrociando le braccia al petto.
-E quando dovrei partire?-
-Tra qualche ora- Lo prese alla sprovvista, aprendo un cassetto della sua scrivania, portando fuori un blocchetto bianco lungo, lanciandoglielo davanti -Hai il tempo di andare a casa e cambiarti, preparando le valigie. Mi raccomando.. In orario, questa volta-
Come sempre, Donghoo cacciò via dalla direzione il figlio con un cenno di mano e riprese a leggere tutte quelle scartoffie poste al fianco destro della scrivania. Jonghyun, scosse la testa interdetto, prendendo da quell'ultima il biglietto aereo e andò via a grandi passi, incazzato.
Scacciò le cuffie e l'iPod dalla tasca del pantalone a quadretti blu e verdi sbattendo forte la porta della direzione prima di correre via a grandi passi da quelle mura di quella scuola che lui odiava più di ogni altra cosa. Infilò le cuffie alle orecchie e partì ad ascoltare la sua musica. Quella musica di cui lui viveva.
Perché suo padre non aveva mai ascoltato ciò che aveva da dire?
Hey, papà! Vorrei suonare in una band e avere un futuro da bassista e cantante. Eh, papà? Perché non l'hai ascoltato?
Certo, Jonghyun, nei sogni. Gli diceva, con il menefreghismo sulla punta della lingua. Seguirai le orme di tuo padre, caro mio, prendi esempio da tua sorella.
Ma lui era diverso da quelle persone, lui non era il solito figlio che avrebbe fatto ciò che gli veniva detto, lui faceva ciò che voleva, ciò che gli sembrava giusto. Ma fu così che perse un anno scolastico in men che non si dica.
Arrivò a casa, sbatté anche quella di porta non salutando la sorellina in ginocchio al tavolino mentre studiava i suoi compiti da perfetta secondogenita. Salì in camera sua prendendo una valigia blu a caso e aprì l'armadio prendendo i vestiti come se fossero sacchi della spazzatura mentre, sulle note di B.Y.O.B. dei System of a down, li gettava nella valigia con gesti veloci.
Urlò, così forte che pensò che le sue corde vocali potessero saltare fuori dalla sua gola in un momento. Sua sorella era abituata a tutto questo. Lo lasciò stare, cercando di trattenere le lacrime. Le dispiaceva così tanto vedere suo fratello in quello stato.
Ma più che altro, le dispiaceva vederlo andare via ad ogni festa per una punizione assegnata dal padre.  Lo vide scendere le scale di fretta, tenendo per mano la valigia mal chiusa, da dove sbucavano pezzi di vestiti nemmeno piegati. E le vide quelle lacrime, quelle piccole lacrime cadere sul viso del suo fratello, del suo unico fratello.  Si alzò da terra, stampandosi un piccolo sorriso sulle labbra e si avvicinò a Jonghyun, che si era fermato alla porta singhiozzando appena.
Lui non era la persona che faceva vedere agli altri. Lui era dolce, lui era sensibile e aveva la lacrima facile, per quelle questioni. Gli si avvicinò da dietro e strinse le braccia intorno al suo busto, poggiando la testa dietro la sua schiena.
-Oppa tornerà presto- Borbottò il più grande, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano, mentre cercò di regolarizzare il respiro -E' solo questione di tempo, poi tornerò a giocare con te-
-Ma non sei mai andato via per le vacanze estive. Sono tre mesi- Sentenziò la sorella, abbassando lo sguardo, mentre il più grande sciolse l'abbraccio e infilò le scarpe all'entrata.
Jonghyun poté solo scuotere la testa e uscire di casa, lasciando la piccola lì, all'entrata, come capitava ogni anno. Seguì il cortile immenso di quella casa e poi si ritrovò in strada, dove ad attenderlo fu un taxi bianco e con la scritta lampeggiante sopra. Quell'estate sarebbe stata la più brutta di tutti i tempi.

 

 
Il caldo lo stava ammazzando. Goccioline su goccioline percorrevano il suo corpo semi nudo su quella spiaggia piena di coppie. Ne aveva sfasciate cinque in quei tre giorni che era lì. E non poté fare altro che scusarsi con il gestore dell'hotel, della spiaggia e con le coppie ormai separate per colpa sua. Ma un po' di divertimento doveva esserci, no?
Stava pulendo la spiaggia, erano solo le sei del mattino e già c'era un caldo tremendo. Le prime coppiette stavano scendendo dalla lunga scalinata che portava dall'hotel alla spiaggia. Le prime ragazze, giovani, e le donne già mature, presero un ombrellone di fianco alla sedia del bagnino, nonché Jonghyun, mentre i loro fidanzati erano a fare tutt'altro. Ma ormai si era abituato.
Si mise seduto su quella sedia pieghevole e rossa, guardando il mare così limpido e pulito. Ormai la sua pelle era diventata bronzea tra bagni per rinfrescarsi e giornate passare a girovagare per la spiaggia senza aver nulla da fare.
Arrivata l'ora di pranzo intravide, però, una coppia di fidanzati litigare a pochi passi da una cabina. Jonghyun scosse la testa, divertito dalla cosa: Cosa siete venuti a fare qui se litigate in questo modo?
Andò via, non volle seguire quella lite che man mano diventava sempre più animata e si andò a sedere al suo posto, come sempre, mentre tra le mani reggeva un pacchetto di patatine, pronto a sgranocchiarle per la sua pausa dal lavoro.
L'unica cosa che gli piaceva di quella punizione, era che.. Poteva gustarsi il tramonto in santa pace, sulle note della sua musica senza essere disturbato da nessuno. Gli piaceva. Forse doveva esserne grato a suo padre, per la prima volta l'aveva fatto andare in un posto decente. Prese il cellulare dallo zaino che teneva sotto al suo ombrellone e controllò i messaggi che gli aveva lasciato la sua sorellina, rispondendo a tutti.
-Che c'è, Jonghyun? E' la tua fidanzatina?- Quella voce irritante lo fece voltare di sforza, assumendo un espressione felice e rilassata. Era così bravo a recitare ultimamente.
-No, è mia sorella- Disse, senza troppi giri di parole, rimettendo il cellulare nello zaino, voltandosi del tutto verso di lei -Tiffany, allora. Non ti vedo da l'altro ieri. Come va con il tuo ragazzo?-
-Ha scoperto che abbiamo scopato e se n'è andato, ma visto che ho pagato per stare qui una settimana, mi godrò questi altri due giorni con te, ti va bene?- Disse civettuola, portando le dita delle sue mani ben curate sul petto nudo dell'altro, tracciando una linea invisibile dal tuo petto ai bordi del suo costume.
Jonghyun sorrise beffardo, abbassando lo sguardo sulle sue dita -Perché no, mi farebbe piacere- Non era così male a letto, non gli andrebbe male un'altra scopata con lei, perché.. Ammettiamolo, era una bella ragazza: fisico snello, curve nei punti giusti, capelli biondi e taglio di occhi grandi e sempre ben truccata e vestita.
Dopo una breve chiacchiera, la bionda andò via lasciando Jonghyun scocciato sulla sua sedia. Indossò le sue cuffie e ritornò ad ascoltare la musica, anche se lentamente, quel giorno pure era passato e lui era rimasto lì a fissare ancora una volta quel bellissimo tramonto che gli regalava il cielo.
La canzone che in quel momento percorreva il suo corpo era Untitled dei Simple Plan. Amava quella canzone e per di più amava ascoltarla in momenti simili. Ma non appena il sole scomparve dietro la linea orizzontale del mare calmo, si alzò da lì e tolse le cuffie che ormai aveva smesso di produrre musica, e infilò la sua maglia.
Doveva mettere a posto la spiaggia ma si bloccò quando sentì il singhiozzo di qualcuno provenire da sotto dei uno dei tanti ombrelloni aperti. Prese i propri occhiali da vista dallo zaino e iniziò a guardare in giro per la spiaggia un po' scura per i suoi occhi. Ma si rese conto di essere lì vicino quando una voce stridula per il piano non lo bloccò.
-Mh? Chi sei?!- Disse, impaurito, mentre si alzò dal suo posto nascondendo metà del suo volto con una mano.
-Sono il bagnino della spiaggia- Cercò di dire convincente, mentre continuava a guardarsi intorno per trovarlo -Dove sei? Ti sei perso?- Ed eccolo lì, quel ragazzo che il mattino stesso l'aveva visto litigare con il proprio ragazzo. Gli si avvicinò a passo lento e lo guardò bene in viso: perfezione.
Gli occhi felini e un po' rossastri del ragazzo puntarono Jonghyun come due lame affilate e fece due passi indietro impaurito -Sta lontano- Quella voce così soffice e piccola fece sorridere involontariamente il castano che annuì.
-Resto qui, ma dimmi almeno chi sei e che ti è successo. Vuoi una coperta? Sta iniziando a buttare freddo e non sei vestito proprio come si deve- Scosse la testa, notando il suo abbigliamento leggero: una camicia e dei pantaloncini che potevano essere anche un semplice costume da bagno.
Il ragazzo che teneva nascosto metà dalla tua testa da un cappello piccolo di paglia, sospirò e cercò di smetterla di cacciare tutte quelle lacrime e singhiozzi -Sono Kibum- Disse incerto, guardandolo di sottecchi -E.. Sto andando via. Scusa per averti disturbato-
Nemmeno il tempo di dettar parola che corse via, su quella rampa di scale infinta, tanto per non fargli vedere i suoi occhi colmi di lacrime per chissà quale ragione. Jonghyun sospirò rassegnato e tornò a mettere a posto tutta quella roba lasciata sulla spiaggia.
 
Tra spiaggia e hotel, quella punizione passò in fretta e arrivò l'ultimo mese di "condanna": Agosto. Il mese più caldo che c'era e dato che erano anche su un'isola, più di cinque maglie al giorno sarebbero state cambiate. Jonghyun era stato spostato per fare il cameriere del hotel. Aveva già creato troppi disturbi sulla spiaggia e le cose non andavano affatto bene.
Gli avevano obbligato di indossare una lurida divisa rossa e pesante, con tanto di cappello e giacca ma per sua fortuna, tra quelle quattro mura, e si fa per dire, c'era l'aria condizionata.
Portava un grosso carrello ripieno di valigie al piano superiore dell'hotel. Tutta quella roba era indirizzata ad un certo Kim Kibum, e Jonghyun giurò che quel nome gli era piuttosto familiare. L'hotel era così grande, però, e pieno di persone che il povero qui presente non riuscì a memorizzare ne molti nomi e ne molte camere, così da dover seguire sempre una lurida mappa che gli era stata data dal proprietario.
E si ritrovò davanti ad una suite dalle due porte con le rifiniture dorate e il numero appariscente sopra. Dovrà essere il solito figlio di papà.
Bussò un paio di volte, scocciato, alla porta e quando qualcuno l'aprì, lo iniziò a scrutare mentre faceva scivolare il carrello nella sua camera.
-Finalmente sono arrivati! Ho aspettato per mesi solo per questa robaccia- Iniziò a sbraitare il ragazzo poco più alto di lui, mentre con le mani prendeva alcune cose dalle borse poggiate nel carrello. Poi alzò lo sguardo verso Jonghyun e sospirò. -Avevo detto di darmene uno carino, non di certo un modello!-
Checca. Isterica. Pensò solamente il più basso tra i due e schioccò la lingua al palato scuotendo la testa -Mi dispiace, signore, non so di cosa voi state parlando-
-Allora non sei tu, mi dispiace però- Il biondo fece spallucce e si buttò a peso morto sul divano al centro della stanza immensa, con più porte  e con tanto di scalini per un piano superiore e una tv al plasma.
-Con permesso..- Con un breve inchino fece per andarsene, pronto a chiudere la porta alle sue spalle ma venne bloccato ancora dalla sua voce.
-Jonghyun, vero?-
Si voltò ancora verso di lui e lo guardò torvo -Come fai a sapere il mio nome?-
-Ce l'hai scritto sulla targhetta- Figura di merda. -Comunque, io sono Kibum, Kim Kibum. Strano che tu non mi conosca-
Sono Kibum e.. Sto andando via.
Batté il pugno della propria mano sull'altra aperta -Ma certo! Tu sei quel ragazzo che stava piangendo in spiaggia qualche mese fa!-
-Non volevo intendere questo, ma.. Si. Sono io. E ti conviene non dirlo in giro se non vuoi fare una brutta fine- Kibum si morse il labbro innervosito dalla cosa. Lui non aveva mai pianto davanti alle persone, si era tenuto sempre tutto per se. Lui amava le cose superficiali, amava tutto ciò che riguardava la bellezza ed era orgoglioso come un padre di suo figlio.
Jonghyun si ritrovò ad annuire e riaprì ancora la porta della camera -Devo andare. Ho del lavoro da fare, non sono mica come te- Fece spallucce e uscì dalla camera rimanendo quella frecciatina contro il biondo e continuò a mordere il proprio labbro.
 
Ogni giorno alla stessa cosa, Kibum prendeva in mano la cornetta e chiamava la reception per farsi mandare Jonghyun di sopra. Anche per una cazzata. Quel giorno, infatti, di metà Agosto, Kibum lo fece ancora e Jonghyun fu costretto a salire per l'ennesima volta per quella giornata sopra, trovando la porta già aperta e un Kibum immerso nelle coperte.
-Con questo caldo come fai a stare lì sotto?- Borbottò il più grande dei due, chiudendo la porta della camera e raggiungendolo a letto, sotto le coperte con lui. E lo trovò lì, per la seconda volta in vita sua lo vide piangere a singhiozzi -Yah, Kibum ah, che è successo?-
Il biondo scosse solamente la testa, accucciandosi al suo petto, cercando di regolarizzare il respiro -Taemin ah mi ha tradito- Sussurrò tra i singhiozzi lasciandosi coccolare dalle mani grandi e calde dell'altro.
Taemin era il solito stronzo di turno che Kibum prendeva per strada. Lui si innamorava e gli altri lo sfruttavano prendendo tutti i suoi soldi. Era una storia continua.
-Hyung, sono così brutto da essere usato solo per i soldi?- Continuò a dire, stringendo tra le mani la camicia sporca di lacrime e trucco.
Jonghyun abbassò lo sguardo per guardarlo e scosse la testa -Ma cosa dici, Bummie, lo sai che sei un bel ragazzo, non farti venire i complessi per questo-
-Lo pensi davvero?- Gli occhi felini incontrarono quelli grandi e da cucciolo.
-Certo-
-Allora fallo con me, dimostrami che è così-
Il castano sbarrò di poco gli occhi e sospirò, stringendolo prima a se. Stava davvero donando la sua verginità ad uno sconosciuto che ascoltava solo i suoi problemi? Jonghyun scosse la testa cercando di non pensarci. Dopo tutto sarebbe stata anche la sua prima volta con un ragazzo e si ritrovava così impacciato e senza sapere che fare.
Ma bando alle ciance. Si staccò appena da lui e lo guardò rassicurandolo mentre abbassò il viso verso il suo e gli lasciò un tenero bacio sulle labbra a forma di cuore. Mai avrebbe pensato che il suo cuore potesse battere così velocemente per solo un bacio.
Continuò a muovere le labbra sulle sue, lentamente, mentre si posizionava tra le sue gambe e solo in quel momento notò che il piccolo indossava solo una lurida maglia e dei boxer rosa, del suo colore preferito. Sorrise appena e lo baciò ancora e ancora prima di passare alla fase successiva.
Piano, infilò la lingua nella bocca dell'altro, aspettando che rispondesse al bacio prima di spingere il bacino contro il suo, sentendolo ansimare appena. Un sorriso compiaciuto apparve sul suo volto e insinuò una mano sotto la maglia dell'altro, accarezzandogli l'addome e il petto più volte.
Kibum passò a cingergli le braccia al collo mentre cercava di non ansimare per così poco, sembrando solo una ragazzina in calore. Ma  era Jonghyun a fargli tale effetto. Perché inconsapevolmente, lui era innamorato dell'altro come non si sa cosa.
Quando gli indumenti volarono via Jonghyun sentì una scarica di adrenalina passare per  il suo corpo, veloce come un fulmine. Kibum era sotto di lui, tento a coprirsi maggior parte del suo corpo per le sue braccia fine e le mani ben curate.
-Che fai, ora? Ci hai ripensato?- Sussurrò il più grande al suo orecchio, facendo scivolare la mano nell'interno coscia dell'altro, sfiorando l'erezione ben dura con due dita.
Un piccolo gemito uscì dalle sue labbra e sorrise appena -Non ci pensare nemmeno a svignartela, hyung-
Ma Jonghyun non lo pensava minimamente, perché sentiva la sua eccitazione pulsare nell'aria. Gli sorrise, beffardo e baciò ancora le sue labbra, con molta dolcezza, cercando di distrarlo per quelle due dita che stava cercando di infilare nella sua apertura per prepararlo. Ma venne morso più volte e non con delicatezza.
-E se ti lamenti per due dita, come reagisci con qualcosa di più grande?-
-.. E' così grande?- Lo fissò con occhi sbarrati.
-Di larghezza è di tre dita- Annuì, fiero di se mentre continuava a muovere le dita dentro di lui e quegli ansimi di dolore e piacere misto lo stavano facendo impazzire.
-Entra, facciamola finita- Sussurrò il più piccolo stringendo gli occhi. Jonghyun sfilò le due dita e posizionò la punta della propria erezione allineata alla sua apertura, entrando lentamente per non fargli troppo male.
Due lacrime uscirono dagli occhi del biondo, che Jonghyun non tardò a portare via con le lingua e qualche bacio. Ma non fu molto lungo il momento in cui il dolore c'era, di fatti iniziò a spingere mentre i gemiti dell'altro iniziarono a farsi lunghi e piacevoli, pieni di goduria.
Vennero entrambi, dopo ore ed ore di questo, e Jonghyun era consapevole che si sarebbe preso un nuovo richiamo per aver ignorato tutte le chiamate dei superiori.
Sudati come non mai, il più grande si sdraiò al suo fianco sfinito e chiuse gli occhi -Come prima volta non è mai, sei resistito molto-
-Grazie hyung- Sussurrò il più piccolo baciandogli le labbra più volte, felice e liberato da tutto. Quelle lacrime di dolore erano scomparse sul suo viso riecheggiava solo un grosso sorriso che fece mancare l'ennesimo battito a Jonghyun che riaprì gli occhi poco dopo.
 
Purtroppo l'ultimo mese di punizione finì e Jonghyun dovette tornare a casa senza avere nemmeno il permesso di andare a salutare Kibum che in quel momento, sarebbe sicuramente dormendo.
Fece spallucce, deluso, andando all'aeroporto e prendendo quell'aereo che avrebbe messo fine ad ogni cosa, ad ogni relazione e ad ogni tutto. Ma lo sentiva il suo cuore farsi in mille pezzi, lo sentiva vagare per il suo corpo ad ogni passo. Kibum gli sarebbe mancato da morire.

 

 
Passavano così i giorni, le settimane, i mesi e Jonghyun viveva la solita vita da liceale. Ma nel bel mezzo di Settembre, attraversata la porta della sua classe, notò un ragazzo seduto al suo posto, che guardava fuori dalla finestra.
Gli si avvicinò e lo guardò torvo, non riuscendo ancora a cogliere il viso -Scusa, questo è il mio posto-
-Lo so- Il ragazzo si girò, con il suo solito sorriso beffardo e carino in volto -Ciao, Jonghyun- Kibum era davanti ai suoi occhi, mentre giocherellava con una penna divertito dall'espressione stupefatta dell'altro.
-Kibum!- Boccheggiò facendolo alzare dal posto e stringendolo a se, forte, non volendo più lasciarlo andare.
-Devi farti perdonare, hyung. Te ne sei andato senza dirmi nulla- Sussurrò il ragazzo al suo orecchio con un broncio tenero sul volto, che contrastava perfettamente con il tono malizioso che aveva usato.
-Mi farò perdonare, abbiamo tutto il tempo-

  
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