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Autore: Disorientated Writer    28/11/2012    8 recensioni
E' l'anno 2012: nelle periferie delle grandi città Europee e Asiatiche, tra i più oscuri vicoli, si riunisce quella che è la più grande famiglia malavitosa: la Murder City, che comprende ogni malfattore, dagli assassini di alto livello ai più comuni spacciatori. Adam e Andrian Volkov sono gli allievi prediletti di una delle figure più importanti della Murder City: Dimitri Vasilyev. I due fratelli vengono mandati a Praga con il preciso ordine di uccidere un noto pacifista. Ma la loro vita cambierà quando incrocieranno la strada di Katherine Storm, la figlia di quest'ultimo. Che anche per loro ci sia possibilità di redenzione, proprio come per i personaggi dei libri che Adam tanto ama?
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[STORIA SOSPESA. I PERSONAGGI DI ADAM E ANDRIAN APPARIRANNO NELLA STORIA DI KHYHAN "LA GUERRA DEGLI ARCANI" SU GENTILE CONCESSIONE DELLA SOTTOSCRITTA /?/.]
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo 
Inception

 













Vienna, 10 febbraio 2012.
 
 
La neve aveva preso pieno possesso della città.
Non c’era angolo di Vienna che non fosse bianco, e il via vai delle persone diveniva sempre più rado man mano che la temperatura scendeva con l’avvicinarsi dell’oscurità, e l’aria gelida sembrava essersi come solidificata in una coltre di nubi che ricopriva la città.
Dei passi affrettati rimbombavano per le vie umide e fredde della capitale Austriaca, mentre dalla nebbia sbucò quello che sembrava un senzatetto, sporco, vestito di stracci.
L’uomo correva senza fermarsi e voltando la testa ad ogni passo, quasi avesse il diavolo in persona dietro di lui, senza accorgesi del sangue che gli scendeva lungo la tempia. Non aveva tempo per il dolore. Ci avrebbe pensato più tardi, se fosse sopravvissuto. E di questo, l’uomo dubitava parecchio. Svoltò in un vicolo ancora più angusto del precedente e si strinse nella giacca rattoppata, rabbrividendo. Se non fosse riuscito a mettersi in salvo e al sicuro, sarebbe morto assiderato. Ovviamente, se non lo avessero ucciso prima.
Ad un tratto, l’uomo sentì dei passi farsi sempre più vicini e sbiancò, aumentando ancora di più la velocità della sua corsa. Non poteva fermarsi.
Il suo cuore batteva all’impazzata, e la paura controllava ormai sue membra: loro erano vicini.
Pochi minuti dopo, l’uomo arrancava, sfinito. Non aveva fatto altro che correre per ore, e i suoi inseguitori sembravano non stancarsi mai. Presto avrebbe ceduto.
Stava per perdere le speranze, quando sentì i clacson delle automobili non molto lontano e ricominciò a correre con rinata speranza. Forse poteva riuscire a farla franca. Forse, sarebbe riuscito a salvarsi la pelle.
Ma, forse, l’uomo avrebbe dovuto sapere che la fortuna, ultimamente, preferiva tenersi alla larga.
« Dove credi di andare, Schmidt? Non abbiamo certo finito con te. »
La gelida voce dei suoi incubi lo raggiunse, a meno di un metro da lui.
L’uomo, che rispondeva al nome di Schmidt, si fermò di colpo, sebbene il suo cervello continuasse ad urlargli di correre. Ma le gambe non obbedivano più, quasi ascoltassero solamente la figura dalla voce di ghiaccio.
Davanti a lui, appoggiate al muro viscido di una casa, si stagliavano le sagome di due uomini in nero. La più alta si staccò dal muro e lentamente si avvicinò, costringendo l’uomo ad indietreggiare fino a cadere per terra. Quando la sua schiena batté violentemente sul terreno, Schmidt seppe che era finita.
« Devo ammettere che l’idea del travestimento da barbone era buona, davvero. Peccato che nessun senzatetto indosserebbe mai un orecchino di puro oro. » disse, glaciale, osservandolo.
Il ragazzo –perché di un ragazzo si trattava, constatò allibito Schmidt – portava degli occhiali scuri, da sole. L’uomo se ne chiese il motivo. Dopotutto, erano le sette di sera.
Una lunga cicatrice obliqua gli segnava la fronte, dall’attaccatura dei capelli scuri fino agli occhi. Schmidt sperò vivamente che quella cicatrice gli avesse procurato un dolore immane.
« Eddai, fratello, facciamola finita! Sono due giorni che inseguiamo questo qui, mi sono stufato! » sbottò l’altro ragazzo, incrociando le braccia al petto e osservando l’uomo con occhi di fuoco, come se l’idea dell’inseguimento fosse stata sua.
Al contrario del fratello non portava occhiali da sole di nessun tipo, ma Schmidt non era sicuro che questo fosse molto a suo favore. Quegli occhi nocciola continuavano a trafiggerlo come mille lame acuminate.
Il più alto si limitò a scuotere la testa, e un secondo dopo Schmidt si ritrovò con la punta di un pugnale a pochi millimetri dalla sua gola.
Come ha fatto?  fu il pensiero dell’uomo, prima che la mente venisse definitivamente invasa dalla paura.
« Vedi, fratello, non possiamo semplicemente farla finita. Il signor Schmidt deve capire che la sua è stata proprio una stupida, stupida mossa. Nessuno può abbandonare le fila di Dimitri Vasilyev, lo sai. » rispose glaciale, senza lasciar trasparire la benché minima emozione. Forse fu quello, più del pugnale contro la sua gola, a far tremare l’uomo ancora più violentemente.
« Come vuoi, Andrian. Basta che finiamo per l’ora di cena, voglio assolutamente assaggiare il nuovo ristorante Thailandese! » esclamò il secondo sbuffando e stringendosi nel lungo cappotto nero, scrollando le spalle, completamente disinteressato alla faccenda.
Per la milionesima volta in quella giornata, Schmidt si chiese che razza di mostri erano quelli che gli aveva sguinzagliato dietro Vasilyev.
Sì, è stata davvero una stupida mossa abbandonarlo, concluse. Peccato che il suo pentimento non sarebbe stato minimamente ascoltato da quei due ragazzi intenzionati ad ucciderlo.
Andrian, quello che premeva il pugnale contro la sua gola, inarcò il sopracciglio, spostando lo sguardo sul fratello per una frazione di secondo.
« Thailandese? Davvero, Adam? » commentò esasperato, allentando lievemente la presa sul colletto dell’uomo.
Schmidt iniziò a sperare che si fossero dimenticati di lui. Se solo fosse riuscito ad alzarsi velocemente, a gettare un po’ di neve in faccia al giovane … sembrava abbastanza distratto da non riuscire a infilargli il coltello in gola da subito.
Ma si era dimenticato una cosa importante: gli assassini della Murder City non si distraggono. Mai. E Andrian sembrò leggergli nel pensiero, perché subito lo afferrò e storse il naso.
« Certo che potevi anche farti una doccia, prima di costringerci a un’incontro così ravvicinato, non trovi? » sussurrò, prima di infilare il pugnale nella gola dell’uomo e lasciarlo cadere di peso a terra, morto.
« E adesso, Thailandese per tutti! » esclamò Adam, battendo le mani. 

















Angolo Autrice:
Heilà, salve! :) 
allora, inanzitutto, scusate il capitolo cortino, ma è un prologo e sono le 10 di sera, quindi il mio cervello non è al massimo della sua forma -w- 
allora, che dire? non me la cavo mai con le prime presentazioni dei capitoli çwç
sì, lo so, devo ancora aggiornare altre 349584395035984930 long, ma non potevo lasciare Adam e Andrian a prendere polvere nei meandri della mia testolina bacata c': 
Ah, a proposito di Andrian, ogni singolo secondo in cui appariva è per te, Khyhan 


bene, al prossimo capitolo, che non so quando arriverà! 


Ps. sono curiosa di sapere che ne pensate, perciò non vergognatevi(?) a lasciare un commentino :3 

Madamoiselle Nina. 


   
 
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