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Autore: yojoseph    28/11/2012    4 recensioni
Stesso tavolo ogni mattina, stesso ordine, frullato alla frutta e muffin al cioccolato, ne aveva quasi la nausea eppure non si stancava mai di guardare la moretta alla cassa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, questa è la mia prima fanfiction, il capitolo non è lunghissimo ma è solo il pirmo e farlo più lungo non avrebbe abuto senso.
Spero vivamente, con tutto il mio cuore, che vi piaccia.. almeno un pochino-ino.
Mi farebbe piacere se lasciaste qualche recensione,
un bacio e forse al prossimo capitolo.

- C





 
 

 Winter. 

 



"La guardava ogni giorno. 
Stesso tavolo ogni mattina, stesso ordine, frullato alla frutta e muffin al cioccolato, ne aveva quasi la nausea eppure non si stancava mai di guardare la moretta alla cassa.
La guardava tra un sorso e l'altro e lei sembrava non accorgersene, mentre si faceva strada tra i clienti sospirando un flebile "ciao" ad ogni tavolo e schivando sempre il suo, quasi di proposito."
 


Quel giorno c'era freddo, il cielo non prometteva nulla di buono e Nicholas odiava le giornate cupe, pensava fossero inutili, totalmente inutili, una perdinta di tempo.
Lui amava quelle interminabili giornate di primavera e proprio non sopportava l'inverno che, bruscamente e senza nemmeno chiedere il permesso, arrivava e faceva scappare ogni tipo di colore dall'anima delle persone, quasi lasciando tutte le speranze in sospeso per qualche mese. 
Forse gli orsi erano i più intelligenti, il letargo era la soluzione.
Poggiò le mani sul volante ghiacciato, rabbrividì e dalla sua bocca uscirono tante nuvolette bianche. 
Maledì il riscaldamento della macchina che ad ogni inizio inverno lo abbandonava, seguendo forse l'esempio degli orsi.
Si, nell'inverno c'era qualcosa di sbagliato, di crudele e malinconico.
 
Arrivò davanti allo starbucks dove era solito far colazione e la cercò, come faceva ogni mattina, solo che non la trovò, non trovò la sua folta capigliatura che avrebbe catturato l'attenzione di qualsiasi persona, anche quella più assorta nei suoi pensieri.
Uscì da lì, a lui non piaceva nemmeno fare colazione, non ne avrebbe mai fatta una senza un reale motivo.
Tornò a casa senza pensarci mezzo secondo di più.
 
- Eileen, che cazzo ci fai a casa? - esordì Nicholas, non troppo calmo, entrando in casa e notando la presenza della sorella.
- Oh, ma qual'è il tuo problema? -
- Il mio problema sei tu, il tuo non capire che devi alzare il culo la mattina e andare in quella fottuta scuola, anche se ti fa cagare -
Lei lo ignorò, come era abituata a fare da mesi ormai.
- Ascoltami, cazzo - urlò sbattendo la mano sulla scrivania di sua sorella.
- Nicholas mi spieghi cosa vuoi da me? la vita è la mia o la tua? per quale motivo dovrei ascoltarti quando sei il primo che se ne sbatte altamente del suo futuro?

Andò a passo svelto in camera sua, se a sua sorella non importava, allora se ne sarebbe fregato anche lui. Non avrebbe permesso a una diciassettenne strafottente di trattarlo come una pezza da piedi.


Tutto era iniziato a cadere in pezzi quando suo padre se n'era andato via di casa ed era in seguito crollato definitivamente il giorno della morta della madre.
Era calato il silenzio nelle loro vite, in casa, tra di loro.
Era tutto invaso da un insistente vuoto che cercava di occupare tutto e il più velocemente possibile, anche il loro cuore.
I cuscini di Eileen e Nicholas non avevano dovuto sopportare nessuna lacrima, nemmeno una, perchè il gielo era calato prima che il dolore si impadronisse delle loro menti.
Gielo, gielo e ancora gielo. 
Forse Nicholas odiava l'inverno per quello, perchè gli ricordava tanto la sua vita, cupa e fredda.


- Esco, non so quando torno -
Ovviamente non si aspettava alcuna risposta, non dopo la discussione di quella mattina.
Si, Nicholas non sapeva se sarebbe ritornato quella sera, era un interrogativo da prendere in considerazione facendo un lavoro, se così poteva chiamarsi, come il suo.
Solito vicolo, tra un ristorante e un magazzino abbandonato, solita adrenalina e felicità di sentirsi vivo per qualche secondo
Si, gli faceva sentire, in un certo senso, il pericolo di essere preso e anche se in peggio, quello, avrebbe comportato un cambiamento e lui ne aveva un estremo bisogno.
A dire il vero non capiva cosa la gente trovasse di soddisfacente nel fottersi completamente il cervello per qualche ora di sballo, eppure era proprio lui a vendere quella roba e se solo si fosse fermato a pensare realmente a cosa era arrivato a fare, si sarebbe vergognato della persona che era diventata, ma si sentiva come se non avesse altra scelta.
Forse, non aveva davvero scelta.
Forse.







 
  
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