Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: demetriasmyeverything    28/11/2012    1 recensioni
Manca ormai un giorno al concerto del suo idolo, e i pensieri le stanno ormai massacrando il cervello.
''Chissà cosa succederà, chissà.'' Erano le uniche parole che le venivano in mente. Lo stomaco era chiuso, e il sonno non arrivava. Si rigirava nel letto con l'intenzione di dormire, ma nulla, il suo cervello sembrava non volersi spegnere..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era una fredda sera di Marzo, il ventidue precisamente. Ero sdraiata sul letto della stanza dell'albergo, con un paio di cuffie e il mio Ipod. Mi giravo e rigiravo, controllavo l'orologio, chiudevo gli occhi ma poi li riaprivo. Fissai il calendario, il cerchio rosso segnava una data, una di quelle più importanti: ventitré marzo 2013. Era strano poter dire 'Hey, manca un giorno, tra un giorno rivedrò il mio idolo!'. Mi mancava, mi mancava da morire la sua musica, il suo sguardo fisso sulla folla, su noi ragazze italiane, che cantavamo con lui ogni sua singola canzone. Mi mancava poter respirare il suo stesso ossigeno. Mi toccai la guancia, stavo piangendo. Non so s'erano lacrime di goia o di dolore, se di malinconia o tristezza, sapevo solo che avevo di nuovo 'slegato' il nodo che costantemente si generava nella mia gola. Ripensai alla prima volta di quel piccolo ragazzo in Italia, quel nove aprile, dio se mi mancava; poi passai alla seconda: il due giugno. C'ero, c'ero sempre stata, e volevo esserci ancora, perché lui era la mia forza, il mio ossigeno, il mio tutto, e io lo amavo più di qualsiasi altra cosa. Senza rendermene conto avevo bagnato tutto il cuscino. Sapevo che amarlo era sbagliato perché lui non avrebbe mai ricambiato, mai. Lui, era Justin Bieber, la star mondiale più famosa, il ragazzo prodigio, e io non ero altro che una liceale quattordicenne senza alcun senso. 
Piano piano la mia vista si fece sfocata, poi buio.

La sveglia suonò alle sei precise. Corsi in bagno, euforica. Mi lavai la faccia, sfregando, poi passai ai denti. Accesi la piastra, misi il deodorante e intanto ch'essa si scaldava, corsi a vestirmi. Avevo portato giusto le cose necessarie da Milano, ero lì solo per un concerto, nient'altro. Tirai fuori dal borsone una maglietta di Brandy nera, piuttosto lunga e che scendeva giù morbida, un paio di leggings e le all star. Tornai in bagno e iniziai a piastrarmi i capelli; senza rendermene conto, era già ora di uscire. 
Fuori dallo 'stadio' non c'era ancora nessuno, giusto qualche ragazza. Rimasi da sola, come sempre, e per passare il tempo iniziai a truccarmi. Un po' di eyeliner, un filo di rossetto, mascara e un po' di terra. Le ore sembravano non passare mai. Guardavo l'orologio ogni cinque minuti. Era mezzogiorno e il mio stomaco iniziò a brontolare. Cercai un bar nei dintorni e mangiai qualcosa.
Quando tornai al forum il mio posto era stato occupato e avendo le parterre ero nella merda, nella merda più totale. Mi rimisi in fila, nella speranza di riuscire ad essere almeno in una delle prime file, perché grazie alla mia statura, non avrei visto niente. 
Le porte si aprirono, corsi dentro. I brividi si erano impadroniti del mio corpo. Sentivo emozioni mai sentite prime, la voglia di piangere, urlare, mi sentivo felice. Dopo circa mezzora il concerto iniziò. Lo vidi. Era lì, lì davanti a me. Era cresciuto, eppure mi sembrava sempre lo stesso, sempre con la stessa voglia di esibirsi, di cantare e di rendere felici le sue fan, le sue beliebers. Cantavo con lui, urlavo il suo nome, e nonostante fossi a pochissimi metri dal palco, lui non mi sentiva e questo faceva male. Non mi notava. Urlavo il suo nome, lo chiamavo, cercavo i suoi occhi, ma niente. Arrivò il momento della scelta della 'One Less Lonely Girl', speravo di essere io almeno quest'anno, ma nulla, vidi un'altra ragazza salire, una più fortunata di me. Sorrideva, lui la toccava e cantava per lei. Aveva il mio sogno tra le sue braccia, ed io ero lì in mezzo a piangere, la invidiavo. 
Il concerto finì, Justin ci salutò ed andò nel backstage. Uscii. Mi sentivo piena ma allo stesso tempo persa, triste, volevo incontrarlo e nemmeno questa volta c'ero riuscita. 
Le ragazze lasciarono il luogo, erano felici ed erano coi loro genitori. A me non andava di tornare in albergo, mi andava di rimanere lì e godermi gli ultimi istanti di quel ventitré marzo tanto atteso.
Sapevo che era pericoloso, avevo quattordici anni ed ero una ragazza, ed è sempre pericoloso andare in giro di sera da sola, per una ragazza. La mia attenzione fu rapita da una chitarra lasciata in un angolo, vicino ad un'entrata secondaria. Mi sedetti e iniziai a suonare una delle mie canzoni preferite. 'the strands in your eyes, that color them wonderful, stop me and steal my breath... Tell me, that we belong together, dress it up with the trappings of love. I'll be captivaded, I'll hang from your lips, instead of the gallows of heartache that hang from above..''

Mi fermai un attimo e mi asciugai le lacrime con la maglia, poi ripresi, ma la mia voce non era sola. ''I'll be your crying shoulder, I'll be the love suicide, I'll be better when I'm older, I'll be the greatest fan of your life..'' Alzai lo sguardo.
''Sei brava, puoi anche continuare.'' La mia faccia si fece rossa, smisi di cantare e parlare. ''No, ti prego, non urlare... Voglio solo stare solo, per favore.'' Ripresi a respirare regolarmente, ragionai e poi risposi. ''Si, tranquillo, sto zitta. Nemmeno a me piacerebbe vivere con fan urlanti che mi inseguono ovunque, hai ragione.'' Mi sorride. 
''Come ti chiami?'' ''Alice'' ''Senti, Alice , parlando di fan urlanti, non è che ti va di venire con me in albergo? Almeno stiamo più tranquilli. Voglio dire, non pensare male, ti offrirò una stanza, nient'altro..'' Diventò rosso, e con quel rossore il suo sorriso sembrava ancora più bello, e la sua crestina bionda ancora più tenera. I suoi occhi sembrava dolci e sinceri, lui non era il montato di cui tutti parlavano, lui era solo il ragazzo di Stratford. ''Certamente'' risposi con un sorriso. Mi diede una mano ad alzarmi.

Dopo pochi minuti ero lì seduta difianco a lui, nella sua auto. Fino a qualche ora prima ero disperata perché sapevo di non avercela fatta nemmeno questa volta, ed ora ero lì, felice. 
Arrivammo in un Hotel di lusso. ''Aspetta qui, tu scendi dall'altra parte. Non pensare che mi vergogni di te, assolutamente, solo che sai cosa dice la gente e io, beh, ho una fidanzata, quindi..'' Abbassò lo sguardo. ''Certo, capisco, non c'è problema.'' Sorrise ancora. Scesi con alcune guardie del corpo, senza dare nell'occhio. Appena Justin scese dalla macchina, migliaia di persone iniziarono ad urlare e piangere; lui mosse solamente il braccio e poi entrò in Hotel. 

Ci sedemmo sul suo letto, come se fossimo amici da sempre. Iniziammo a scherzare, mi chiese com'era stato il concerto e iniziai a prenderlo in giro. Scherzavamo, ridevamo, era bellissimo, era un sogno.
''Senti, tu di me, bene o male, senza entrare nei particolari, ovviamente, sai tutto ma io di te niente e vorrei sapere. Raccontami.''
  
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