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Autore: Youaremymoose    29/11/2012    2 recensioni
Due persone,un amore destinato ad essere.Dei pensieri,delle certezze,dei sogni.Monchele fluff come se piovesse.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardarlo dormire era una delle cose che più amava fare.Era stato un percorso lungo,quello del loro amore.Sembrava essere un’amicizia,lei credeva di poterlo vedere come l’amico che,dopo ore passate a provare una coreografia o a girare una scena,era pronto ad abbracciarla o a farle un mezzo sorriso per non farla sentire così stanca,credeva di poterlo vedere come il fratello che non aveva mai avuto,una roccia cui appigliarsi quando il mondo sembrava non capirla,quando il frastuono delle voci di chi la giudicava così amaramente,senza conoscerla,le faceva venire un magone così forte,da non farla più respirare.E invece,non sapeva di trovarsi davanti all’amore della sua vita,alla persona che avrebbe voluto avere al suo fianco per sempre,alla sua anima gemella,quella metà della mela che tutti,nella vita,cercano e che lei aveva avuto l’immensa fortuna di trovare in Cory.Lo guardava dormire e,a volte,pensava di non meritare tutto quello che i suoi occhi,in quel momento,avevano la fortuna di ammirare:nonostante fosse alto due metri e avesse un fisico prestante,sotto tutti quei muscoli,si nascondeva la persona più buona e innocente del mondo,una persona che ne aveva passate tante e che era riuscito a fare della sua sofferenza un punto di forza per combattere ancor di più e realizzare il proprio sogno,quello di diventare un attore,quello di regalare sorrisi alla gente che,in lui,vedeva un modello,un’ispirazione,un punto di partenza per credere che sognare forte ti dà la spinta per risalire la china,anche quando tutto sembra maledettamente difficile.Lo guardava dormire e non poteva non soffermarsi su quel mezzo sorriso che sembrava avere anche nel sonno più profondo,quel mezzo sorriso che l’aveva fatta innamorare sin dal primo giorno,da quel fugace scambio di sguardi in un corridoio,mentre attendevano l’esito del provino,quel provino che avrebbe stravolto la loro intera esistenza,ignari del fatto che Finn e Rachel,i ruoli per i quali si erano presentati,il quarterback goffo e la ragazza “malata” d’ambizione,con una voce fuori dal comune,destinati ad innamorarsi,destinati a costruire un amore al di sopra delle differenze,un amore fatto di stelle,di promesse,di treni,di legami,sarebbero entrati nella loro vita,per non uscirne più,quel mezzo sorriso che le bastava guardare per sentirsi amata,per sentirsi in quel pezzo di mondo che la faceva sentire bene,quel pezzo di mondo in cui sembravano esserci solo loro,quel mezzo sorriso che non avrebbe cambiato per nessun Tony o People Choice,al mondo,quel mezzo sorriso che era,finalmente,diventato tutto suo.Lo guardava e non poteva che sciogliersi di fronte a quegli occhi socchiusi e a quel viso che sapeva di tranquillità,di pace interiore,e sorrideva dentro sé,pensando a come,il loro amore fosse iniziato,a come avesse superato gli ostacoli,le voci,le accuse,le falsità,a come stesse crescendo,senza mutare,rimanendo pieno di loro e dei loro occhi che raccontavano storie condivise,dei loro sorrisi quando sentivano di poter stare abbracciati  mentre il tempo scorreva e il mondo andava avanti senza avvertire la loro assenza,dei loro baci,pieni di ti amo nascosti,di ti amo mai detti,di ti amo sussurati ,di ti amo destinati a durare,destinati a rimbombare,non per pochi giorni,non per pochi anni,ma per tutto quel che poteva durare il loro per sempre.Lea lo guardava dormire e si sentiva protetta,lo guardava dormire e si sentiva schizzare il cuore al di fuori del petto,lo guardava dormire e questo le bastava.Dopo che lei e Theo avevano rotto,si era sentita tremendamente sola,nonostante fosse circondata da amici che la adoravano e da una famiglia che,nonostante la distanza,c’era,sempre.Non si sentiva sola perché aveva rotto con Theo,la loro storia era arrivata al capolinea da tempo ormai,no,si sentiva sola perché vedeva Cory distante,freddo,che cercava qualunque scusa pur di allontanarla,pur di allontanarsi da quel pezzetto di mondo che,sin da quell’incontro in corridoio,i loro occhi avevano ritagliato,non vedeva più lo stesso Cory,pronto ad abbracciarla forte,appena arrivata agli studios,lo stesso Cory che la faceva morire dal ridere,nel bel mezzo di una scena,con una delle sue solite battute,non riconosceva più quel Cory che l’aveva fatta innamorare.Poi,un pomeriggio,un temporale senza precedenti su Los Angeles,una macchina in panne e due persone che avevano lasciato passare troppo tempo,troppe parole sospese,troppi silenzi tra loro.Ma cos’era il tempo,rispetto al momento esatto in cui senti di aver trovato la tua persona,quella persona capace di regalarti il mondo,anche solo con una parola,quella persona capace di svegliarsi presto,al mattino,solo per portarti la colazione al letto,quella persona capace di sorbirsi una settimana intera dedicata ai film della tua attrice preferita,solo per stare con te,sul divano e stringerti forte,quella persona che ti ripete millemila volte al giorno che sei bellissima e che ringrazia il cielo che tu abbia scelto lui,l’unica in grado di capirti e di amarti senza voler nulla in cambio,senza pretendere nulla,con l’unico scopo di vederti felice.Per un momento della sua vita,aveva creduto di sentirsi morire,ma con Cory era rinata,o forse,da sempre,era nata insieme a lui,ritrovandoselo accanto,di sera,dopo le giornate infinite sul set,con le braccia pronte a racchiuderla.Lo guardava muoversi,mentre continuava a dormire beato,tenendole stretta la mano,con le dita aggrovigliate,che non volevano mollare la presa,lo guardava e tutto sembrava passarle davanti agli occhi,come nei film,come in un flashback,un perfetto flashback del loro “noi”:un gesto distratto,quegli sguardi rubati,il voler tenere il loro mondo lontano dalle luci,dal red carpet,lontano da tutto quel che avrebbe potuto turbarlo,intaccarlo,una tazza di caffè fumante e la miriade di post-it che si lasciavano,pieni di frasi sceme,pieni di ti amo e di mi manchi,lasciati lì,sul comodino,sul cuscino,quando Los Angeles e Halifax sembravano trovarsi ai poli opposti del globo terrestre,le loro foto sulla parete e una storia che tanto aveva da raccontare e da vivere,che ancora voleva raccontare e viversi.Lo guardava e si accorgeva di quanto infinita fosse la lista di motivi per cui lo amasse così tanto,lo guardava e si sentiva come una ragazzina alle prese con la sua prima cotta:lo amava perché si preoccupava sempre di cosa e quanto mangiasse,lo amava perché aveva sempre saputo,fin dall’inizio,quanto zucchero volesse nel suo bicchierone di caffè,lo amava perché,anche se dopo l’estrazione dei denti del giudizio,aveva la faccia quasi simile a una mongolfiera,l’aveva baciata uguale,lo amava perché,pur ritenendola una pessima automobilista,forse la peggiore,le faceva guidare la sua macchina,pur tenendo gli occhi chiusi e il respiro in sospeso,mentre la guardava cantare a squarciagola la sua Don’t rain on my parade,lo amava perché,anche quando non erano insieme,lui c’era,le mancava da morire ma c’era,in una foto sull’iphone,in un messaggio,in un fiore lasciato sul cuscino prima di partire,in una canzone,capitata per caso alla radio,che sembrava parlare di loro,in una maglietta che Lea indossava per sentirlo più vicino,per sentire quell’abbraccio che Cory non le avrebbe mai fatto mancare.Lo amava perché era Cory,lo amava perché le faceva vedere il mondo come nessuno mai era riuscito a fare,apprezzando le piccole cose,apprezzando un tramonto o la luce della luna sulla Torre Eiffel,lo amava perché,quando camminavano per strada, lo amava perché,quando camminavano per strada,le faceva capire che nulla lo avrebbe reso più felice se non l’averla al suo fianco,ogni giorno,faceva diventare speciale quello che a tutti sembrava normale,lo amava perché erano uno pur essendo due, lo amava perché lui la amava esattamente per quel che era,rumorosa,folle,allegra,fragile,piccola,insicura,Lea.Non erano una coppia come tutte le altre,affatto.Sembrava che il destino li avesse fatti nascere per farli,poi,innamorare e Lea amava ogni piccolo momento,ogni piccola sfumatura che la loro storia racchiudeva:amava come fossero completamente a loro agio tra loro,come se si conoscessero da una vita,una vita intera,passata insieme,amava la sua risata,quando,per svegliarlo,gli faceva il solletico,amava quando,mentre litigavano,lui faceva il finto offeso,prendevano strade diverse per poi,ritrovarsi,cinque minuti dopo,a ridere come due bambini.Pensava a quanto fosse irreale tutto quello che stava vivendo,a quanto tempo avesse perso prima,indugiando,pensando al peggio più che vedere tutte le sfumature del meglio,o a quanto fosse stata cieca nel non vedere che quello che stava cercando da una vita lo aveva sempre avuto lì davanti.Lo guardava svegliarsi,aprire lentamente gli occhi e allungare le braccia per cercarla,quasi fosse un bisogno necessario sentira vicina,lo guardava sorriderle,con gli occhi pieni di mondo.Stando tra le sue braccia non riusciva a desiderare altro che quello:non voleva più nascondersi,voleva amarlo alla luce,al buio,sotto il sole e sotto un cielo pieno di stelle,mentre erano impegnati a contarle.Lo guardava e si sentiva piena,lo guardava e si sentiva a casa.Avevano costruito un vocabolario tutto loro,di parole minuscole e esageratamente importanti,di progetti,di sorrisi,avevano costruito un mondo,e in quel mondo,Lea,sentiva d’esserci sempre stata,forse perché lei e Cory,nonostante il tempo,nonostante i dubbi,nonostante le paure,avevano da sempre saputo di appartenersi.Era vero quello che la gente diceva:un giorno qualcuno entrerà nella tua vita e ti farà rendere conto del perché,prima di quel momento,non ha mai funzionato con nessun’altro.Quel qualcuno lei lo aveva trovato e lo aveva lì:si erano aggiunti l’uno all’altra e due era un buon numero.Anzi,il numero migliore.Il loro.

  
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