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Autore: FairyElise    17/06/2007    26 recensioni
Frank Iero, eccolo lì: il ragazzo più odioso che abbia mai conosciuto. Avrei solo voglia di spaccare quel suo faccino da finto angioletto.... Già. A tutti è capitato di avere compagni insopportabili...spesso però sono proprio questi che per un motivo o l'altro finiscono per essere nostri amici. Forse in un momento di merda, forse proprio quando gli altri spariscono...E poi ci capita di rincontarli anni dopo, con mille cose cambiate... Ennesima Ff sui My chemical romance, su Frank principalmente...un po' malinconica almeno all'inizio...Ma spero vi piaccia. Fatemi sapere ^_^
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come annunciato alla fine dell'altra mia FF ecco qui il mio nuovo "lavoro". Il soggetto è lo stesso, ma cambia un po' il genere...almeno all'inizio...diciamo che è in stile 'old school' XD Comunque fatemi sapere che ne pensate e soprattutto, non giudicatela solo da questo primo capitolo, perchè non spiega nulla di quella che è in realtà la storia ;) Grazie. =*

DISCLAIMER: Ovviamente io non conosco nessuno dei My chemical romance. La FF non è scritta a scopo di lucro e tutto quello riversato tra queste righe non è altro che frutto della mia mente malata.

ENJOY!! 1

1. They don’t know me

- Allora signorina Sparks?-

Il professore mi osserva gongolante: quel verme lo sa che sta ottenendo un’ occasione per darmi un'altra F.

Mi sento bruciare le guance, umiliata più dalle risatine dei compagni che dal voto negativo che andrà ad aggiungersi alla serie.

-Emh..eh...- sussurro.

-Eh eh eh...la mammina non ti ha insegnato l’alfabeto Sparks?-

Frank Iero, eccolo lì: il ragazzo più odioso che abbia mai conosciuto.

Avrei solo voglia di spaccare quel suo faccino da finto angioletto.

- Zitto Iero- interviene il prof. – Non vorrei perdermi la risposta che si inventerà stavolta-

Basta, fanculo, è troppo.

Vi capita mai di immaginare la vostra vita come un telefilm? A volte si ha il bisogno di sentirsi l’eroe dell’episodio...

- Ero troppo impegnata a fare i cazzi miei per studiare questa inutile materia- dico guardandolo dritto negli occhi.

Bang bang, colpo basso. Non c’è nulla che ami più di questa fottuta chimica.

Mi guarda serio, così tanto che per un attimo mi pento quasi di quello che ho detto. Ma è solo un attimo.

Ha fallito, stavolta. Ho anticipato la sua mossa. L’ho fregato.

- Mi segua, prego- lo faccio, in silenzio.

Appena usciamo sento l’intera classe ridere. Sì, divertente per loro. Come prendermi per il culo senza nemmeno conoscermi. Solo perché secondo loro mi credo meglio di tutti. Solo perché sono figlia dell’ex proprietario di una delle catene di alberghi più importante degli Stati Uniti...

Non sanno quanto sia una merda esserlo. Soprattutto quando tuo padre scappa dopo essersi indebitato fino al collo, lasciandoti con tua madre con la quale hai un rapporto di merda. E sei costretta a trasferirti nel Jersey, per abitare con tua zia, mentre tua mamma scappa col suo amante. Grande.

Buffo, loro credono che io mi sento più importante di tutti. Io mi sento pari a uno zero.

Arriviamo alla nostra meta, nell’ufficio del preside, dove stiamo per 10 minuti.

Parole, parole, parole. Nemmeno sto ad ascoltare.

E’ contro la mia etica farmi dire da un grassone cinquantenne che passa al lavoro solo 3 ore cosa fare.

Lo guardo indifferente, vuota...Le sue parole, le sue prediche mi scorrono addosso.

I suoi “è un bene anche per lei se lo farà... mi fanno ridere.

- Quindi veda di non usare più un atteggiamento così strafottente nei confronti di un professore altrimenti sarò costretto a sospenderla e soprattutto sarà meglio che si dia una mossa con lo studio, se vuole superare quest’ anno.-

Bla, bla, bla.

Come se me ne fregasse qualcosa della scuola. La campanella suona, facendomi sussultare, fortunatamente questa era l’ultima ora. – Per ora si prende tre ore di punizione-

No. Merda. Vorrei vederlo strozzarsi con la sua cravatta bordeaux in questo momento.

-Cosa?! Per aver detto la semplice verità?- chiedo senza riuscire a trattenermi.

- Facciamo quattro ore?-

Sottolinea la parola ‘quattro’ in modo così marcato da farmela sembrare più orribile del suono dell’unghia sulla lavagna.

- Tre sono più che sufficienti- replico io, sussurrando indifferente.

- Bene allora vada- dice stavolta il professore.

Esco avviandomi nell’ aula 5d.

Forse per oggi non è ancora abbastanza perché per i corridoi incrocio di nuovo lui.

Subito una stretta gelida mi tortura lo stomaco.

-Oh Sparks...punizione? Credevo che col tuo faccino da santarellina ti saresti salvata....- dice finendo il tutto con una risatina, mentre un altro suo amichetto lo raggiunge lanciandomi un’occhiata.

- Stai zitto Iero- sibilo tra i denti guardandolo storto.

- Oddio....aiuto...non mi sentirò più al sicuro- fa con una stupida vocetta.

Non sa un cazzo di me eppure continua a fare l’idiota considerandomi la solita ragazzina da prendere di mira.

Lo odio. Alzo un dito medio verso di lui, prima di infilarmi dentro l’aula.

Mi lascio cadere su una sedia accendendo l’i-pod, poco dopo entrano anche altri 3 ragazzi. E alla fine, Ashley. Con lei ho un rapporto più o meno civile. Una delle poche con cui parlo in questa scuola, la mia vera unica amica è Shirley, ci vediamo ogni giorno ma non a scuola. Ha 19 anni e già un lavoro: è cameriera in un pub.

-Che è successo stavolta?- chiedo ad Ashley che si sistema nel banco accanto al mio.

- Il prof. mi ha beccato mentre stavo per picchiare Stephanie, ma lei non è stata sospesa, figurati...la figlia del preside...Così il suo caro paparino mi ha dato una settimana di punizione-

- Cosa? Una settimana? Solo per quella puttanella di sua figlia? E, fammi indovinare...scommetto che il motivo è che lei continua a mettere in giro voci false su di te- mi guarda senza rispondere, non ce n’è bisogno.

L’hanno sentita tutti mentre per i corridoi urlacchiavaAshley! Quella perversa…io ho sentito dire che è lesbica!’ Nessuno c’ha creduto, ovvio...ma evidentemente per Ashley è stato troppo e la capisco.

- Bhe...credo che Stephanie sia la persona più odiata di questa scuola....subito dopo di me- aggiungo poi.

Lei mi guarda con un sorrisetto, senza rispondere, infondo anche lei credeva di odiarmi all’inizio.

- Tu che hai fatto?- mi domanda.

Le racconto, finché non entra la prof. che ci sorveglierà e cominciano le tre ore d’inferno, durante le quali non faccio altro che scrivere alcune canzoni fingendo di fare i compiti.

E’ da quando è cominciata la scuola che non tocco libro, in realtà. Alle 6 torno finalmente a casa.

- Hey ciao- mi accoglie mia zia con un sorriso, che subito le sparisce dal volto quando vede la mia faccia – Che è successo?-

E’ strano ma la considero come mia madre e, tralasciando il legame in sé, è un po’ come se lo fosse, almeno ha tempo per ascoltarmi.

- Ciao...è successo che finora non sono stata da Shirley, ma a scuola in punizione- mi guarda sbuffando, quasi potesse essere più annoiata di me.

- Hai voglia di parlarne?- mi chiede, sapendo la risposta.

- No, esco...magari sto a mangiare una pizza con Shirley...-

- Eliza mi fai preoccupare quando sei così giù...- mi dice, e sento che lo fa sinceramente.

- No, non preoccuparti, sto bene- le sorrido leggera –davvero... E’ solo che è una giornata no, ma non preoccuparti-

Già...quante giornate no dovrò passare ancora?

Se non altro grazie a dio è venerdì.

-Non aspettarmi- le dico prima di aprire la porta e uscire.

L’aria gelida di ottobre mi avvolge con cattiveria. Non sarebbe male se mi trasportasse con sé, potrei lasciare tutto alle spalle...

Anche se nessun posto sembra abbastanza lontano... vorrei poter eliminare tutto dal mio cervello.

Come in un pc: un click del mouse ed è fatta, il cestino è svuotato, i files andati.

Per i ricordi non è così ...quelli ti seguono all’infinito.

Tra soli 4 giorni sarà il mio compleanno: 4 novembre, 18 anni.

Lascio perdere la macchina, mi va di camminare. Accendo l’i-pod e subito ‘Welcome to the jungle’ dei Guns’n’roses mi avvolge.

Le strade sono più o meno piene, soprattutto di bambini travestiti dato che oggi è Halloween.

Alzo il viso a guardare il cielo: sul blu notte si notano delle nuvole grigiastre o nere, tra poco pioverà.

Il vento comincia a soffiare più forte, facendomi finire i capelli davanti al viso. Mi tiro su il cappuccio della felpa. Ho sempre adorato i cappucci, mi nascondono. Dopo aver guardato varie vetrine mi fermo davanti a quell’insegna luminosa ‘Your dark moon’. Entro, qualche tavolo è già occupato da ragazzi che bevono aperitivi, che aspettano il ragazzo o la ragazza, che mandano messaggi col cellulare. Mi dirigo verso il bancone: adoro questo locale, con le pareti tappezzate di locandine di gruppi punk dai Ramones, ai Buzzcocks passando ovviamente per i Sex Pistols e i Clash, a quelli più attuali. Shirley mi sorride appena mi vede.

- Ciao tesoro! Come va?- mi dice dolce, con quel suo perenne sorriso.

E’ la mia migliore amica e anche con lei tutto sembra vacillare con estrema facilità. Non ho legami...

- Umh...a parte un’ ennesima punizione bene...tu?-

- Benissimo- dice facendo una risatina.

Da quando ha incontrato Jake è sempre sulle nuvole, sono felice per lei, ma io non crederò mai nell’amore...tutte le persone che avrebbero dovuto darmi affetto se ne sono andate.

Alla fine le coppiette innamorate si dissolvono e di loro rimane solo qualche scritta sui muri...

Di solito è qualcosa tipo “Mary e Jack insieme per sempre”. Non ci credo. Quella Mary e quel Jack si sono già mollati.

Perché l’amore fa male e basta. Lo dice anche una canzone che adoro: l’amore è guardare qualcuno morire.

- Sono felice per te-le dico sorridendo.

- Comunque ...come mai la punizione?- mi chiede corrucciando le sopracciglia.

- Ah...ho solo detto al prof. di chimica che non avevo studiato perché avevo avuto di meglio da fare...una cazzata insomma. Tanto non me ne frega un cazzo della scuola-

Mi lancia un’occhiata che fa già da rimprovero. Uno sguardo che in genere dovrebbero essere le madri a rivolgere alle figlie.

- Bhe...è l’ultimo anno...non vorrai mollare adesso?-scrollo le spalle. –Senti l’ultima cosa che voglio fare è ricoprire il ruolo della mammina rompiscatole, però non ti conviene mollare tutto, ormai mancano 6 fottuti mesi, Eli... so che quella scuola è una tortura per te-

- Appunto- la interrompo – E comunque ...tu hai mollato a 17...- aggiungo sussurrando.

Sospira poi ammutolisce, capendo che non mi farà cambiare idea.

Forse ha ragione ma non credo che la scuola mi porterà a ottenere quello che voglio e odio sentirmi dire quello che dovrei fare.

Mi perdo ad ascoltare la musica di ‘Gabba gabba hey’ dei Ramones mentre mi guardo intorno.

- Hey...mi prendo una pausa così facciamo un giro, che dici?- mi propone Shirley.

- Ok- le rispondo saltando giù dallo sgabello.

Rabbrividisco appena esco, ficcando le mani in tasca. La strada è pure più piena di prima: ragazzini e bambini ridono divertiti fermando ogni adulto per scroccare qualche dolce. Mi piacerebbe a volte tornare piccola: poter ancora credere che i sogni si avverano, come nelle più belle favole. Invece conosco sin troppo bene la realtà. Seguo Shirley, perdendomi tra la folla. Diventando una dei tanti.


Se ve lo state chiedendo...no, non rimarrà ambientata a quando loro sono ragazzini, però m'era presa questa idea e mi sembrava carina almeno per l'inizio...Poi le cose cambieranno un tantino. Spero comunque vi piaccia, commentate!! Bacioni =*

  
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