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Autore: B Rabbit    29/11/2012    4 recensioni
Roxas strinse il tessuto nero della maglietta del rosso, cacciando via dalla mente quelle parole che riaffioravano, vivide e prepotenti. Il ragazzino aprì gli occhi azzurri ed osservò le lacrime degli alberi cadere, silenziose.
Proprio come le sue.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
- Questa storia fa parte della serie 'Stories ~'
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Nonostante fosse Novembre e il freddo perseverasse da settimane, le fronte degli alberi si tinsero finalmente di giallo e le foglie cadevano giù, volteggiando nel vuoto, disegnando linee incerte nell’aria, sospinte dal debole vento che le aveva strappate via dagli alberi con facilità.
Il terreno spoglio d’erba del bosco era un tappeto di foglie variopinte che, ad ogni passo, scricchiolavano, piegandosi al peso.
Poggiato al tronco di un albero e protetto dalla fronda color oro, un ragazzo dai capelli vermigli guardava il cielo, azzurro come d’estate, apertosi qualche ora fa, dilaniando le nuvole bianche.
Accoccolato al suo petto, un ragazzino sui quindici anni osservava la moltitudine di foglie cadere, in silenzio.
Sembrava che piovesse.
Chiuse gli occhi zaffirini, sfrusciando su e giù la guancia sulla maglietta nera dell’altro e si accoccolò meglio.

Tutum tutum



Sorrise.
Il cuore di Axel batteva sereno, nessuna paura turbava i suoi rintocchi, riecheggiando soave nel suo petto.
E in lui.
Il biondo sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi smeraldo del rosso, che gli accarezzò i capelli, un sorriso disegnato sulle labbra.
Roxas scivolò giù dalla coscia del ragazzo e si inginocchiò fra le gambe del diciottenne, guardandolo.
Avvicinando la mano al viso del giovane, Axel posò il palmo sulla sua guancia rosea e lo accarezzò, scendendo delicatamente, guidato dai lineamenti morbidi del suo volto.
«Come stai?»
Il biondo sorrise e, posando il palmo sinistro sulla mano di Axel, premette contro la guancia, chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dal calore dell’altro.
«Bene»
Il rosso inarcò un sopracciglio, piegando la testa di lato.
«Sicuro?»
Roxas annuì, schiudendo gli occhi, liberando l’azzurro celato dalle palpebre.
Liberando la mano destra dalla presa dell’altro, Axel afferrò il mento del biondo con le dita e lo avvicinò al suo, soffiandogli debolmente sulle labbra.
Il quindicenne, imbarazzato, si morse il labbro inferiore, e sospinto da un timido desiderio, baciò il rosso, chiudendo gli occhi, le guance che si colorarono di porpora.
Axel sorrise e gli morse giocosamente le labbra, baciando per un ultima volta il ragazzino prima di allontanandosi appena.
«Sono contento che la mia principessa stia bene»
Il biondo rise e si scostò dall’altro, sedendosi sulle proprie gambe.
«Principessa? Ho per caso un vestito rosa confetto con in tulle e la coroncina sbrilluccicosa?»
Il rosso rise e posò una mano fra i capelli del biondo, accarezzandolo.
«Purtroppo no, ma mi piacerebbe vederti conciato così un giorno»
Roxas gli diede dei pugni scherzosi sul petto come risposta, facendo ridere ancora l’altro.
«Neanche ad Halloween»
Il rosso parò un pugno con la mano.
«Da ubriaco?»
Il quindicenne fissò il rosso incrociando le braccia al petto.
«Devo prenderlo per un no?»
Il ragazzino sospirò, e dando un ultimo pugno al rosso – questa volta forte -, posò la testa sul suo petto e chiuse gli occhi, inspirando lentamente il profumo dolciastro dell’altro.
Il rosso scivolò un po’ giù per il tronco, mettendosi a suo agio, ed abbracciò Roxas, stringendolo a sé dolcemente.
Il diciottenne alzò lo sguardo, fissando il cielo.
«Non avrai l’abito a balze e la coroncina argentata, ma in quel momento eri così ferito e disperato da dover essere salvato come una principessa»
Roxas strinse il tessuto nero della maglietta del rosso, cacciando via dalla mente quelle parole che riaffioravano, vivide e prepotenti. Il ragazzino aprì gli occhi azzurri ed osservò le lacrime degli alberi cadere, silenziose.
Proprio come le sue.



Crash



Il liquido caldo scivolò fuori dai resti della tazza, allargandosi sul parquet chiaro del salotto, circondando i cocci bianchi di porcellana sparsi per terra.
Il ragazzo sussultò per lo spavento e sbatté le palpebre, meravigliato, osservando intimorito sua madre.
«Cosa… cos’hai detto?»
Il biondo si morse il labbro inferiore ed abbassò lo sguardo, quasi provasse vergogna e rimorso per quello che aveva detto.
«Io… amo un ragazzo»
E ripetuto.
Serrò la mano sinistra in un pugno, tormentandosi il labbro con i canini.
«...Perché?»
La madre boccheggiò, respirando forte, tremante, celandosi il volto con una mano e chiudendo gli occhi.
«Perché… un ragazzo?»
La stretta alla mano si fece più forte e le nocche impallidirono a causa della forza usata.
Schiuse le labbra e respirò forte, rigettando l’aria in un colpo.
«Perché si»
La voce del ragazzo era calma, ferma, nonostante l’agitazione, la paura per il probabile disprezzo dei genitori.
Nonostante la rabbia per la reazione di sua madre.
La donna si inginocchiò sulle proprie gambe, raccogliendo i cocci della tazza rotta con attenzione.
«Ah, aspetta, ti aiuto»
Roxas si avvicinò verso sua madre, piegandosi verso di lei, ma tremò, alla vista di qualcosa.
«Che cosa ti ho fatto…»
Delle gocce caddero, precipitando sulla gonna lillà della donna.
«E’ per qualcosa, vero? Ti stai vendicando, giusto?»
La signore represse un singhiozzo ed alzò lo sguardo, riflettendosi negli occhi sbarrati del figlio, azzurri come i suoi.
Il ragazzo osservò incredulo sua madre, soffermandosi sul suo viso teso, privo di quel roseo colore, sulle sue labbra, tremanti come le fronde degli alberi, sfiorite dell’ usuale sorriso, sui suoi occhi, prima così dolci e rassicuranti, che ora trasmettevano solo disperazione.
Il ragazzo avvicinò una mano al viso della madre per cancellare quelle perle cristalline, così estranee per lui.
«…rmo»
«Cosa?»
La donna si piegò in avanti, inarcando la schiena, toccando quasi le ginocchia con la fronte.
«Fermo, vattene…»
Roxas sgranò gli occhi, incredulo.
«Mamma, cosa-»
«Vattene!!!»
Il biondo ritrasse la mano e, mordendosi il labbro inferiore tra i canini, si alzò, correndo verso le scale, lasciando sua madre preda dei singhiozzi e delle lacrime.





Axel
Axel



Quel nome era il suo unico pensiero, il suo unico appiglio.
Quella parola si impadronì di lui, diramandosi nella sua anima, nel suo cuore, esiliando la ragione ed eleggendo la pazzia signora della sua mente.
Roxas si asciugò in fretta le lacrime e prese il cellulare dalla tasca.

Devo fare presto


Le dita pattinarono sulla tastiera illuminata in cerca di un numero preciso.

Trovato!


Roxas incominciò a scrivere un messaggio al ragazzo, avvicinando sempre di più il cellulare al viso a causa delle lacrime che gli appannavano la vista.


“Vieni a prendermi subito, è urgente.
P.S. Non entrare dalla porta, vieni alla mia finestra”



Premette il tasto d’invio e si abbandonò al muro, scivolando giù per la parete arancione.
Alzò lo sguardo, fissando il cielo oltre la finestra, perdendosi nei pensieri di quello che era successo.
Sorrise, ricordandosi della mattina passata insieme ad Axel, alle sue carezze.
Arrossì, rammentandosi dei suoi baci e del loro sapore.
Pianse, pensando a sua madre e al suo viso sofferente.
Perché era andato tutto storto? Cosa aveva fatto di male? In cosa era sbagliato?
Era un ragazzo normale, simile agli altri, eppure diverso davanti a lei.
Come loro, aveva un cuore, una stanza dove custodiva le sue emozioni, i suoi pensieri e desideri.
In cui si nascondeva, dietro una porta chiusa dall’interno.
Varie persone si presentarono dinanzi, ciascuna con una chiave, diversa per forma e colore.
Ma ogni volta, il cannello non entrava, l’intaglio si incastrava nella toppa, rifiutandosi di girare.
E lì, in quella cella, il ragazzo attendeva l’arrivo dell’unico possessore della chiave giusta, paziente.
Si strinse nelle spalle, aspettando la sua salvezza entrare dalla finestra, radioso come i raggi del tramonto.



Il biondo alzò la testa, poggiando il mento sul petto di Axel.
«Roxas…?»
Sgranò gli occhi.
Dai grandi zaffiri si crearono delle piccole perle trasparenti che, lentamente, scivolarono giù, rigando le guance arrossate per poi scomparire nel nero della t-shirt.
Il rosso strinse a sé il ragazzino, nascondendo il viso fra le ciocche bionde.
«Scemo, andrà tutto bene»
Roxas represse i singhiozzi, stringendo la maglietta tra le dita.
«Chi te lo dice? E’ capace di chiudermi in casa, mia madre, e di farmi uscire solo per andare a scuola»
La mano di Axel scivolò giù, lasciando i capelli dorati dell’altro per posandosi sulla pelle chiara del suo collo.
«Dai, non esagerare, tua madre non ti rinchiuderebbe mai, idiota»
Prendendo il biondo per le spalle, il rosso lo scostò gentilmente dal proprio petto, sorridendogli dolcemente.
«E se lo facesse, ti rapirei di nuovo, credimi»
Il ragazzino si lasciò sfuggire una piccola risata e, alzando lo sguardo, sorrise.
«I principi non rapiscono, salvano»
Axel posò le labbra sull’occhio chiuso del quindicenne, catturando una lacrima con la punta della lingua.
«Non credo di essere un principe, odio quei cappelli piumati»
Roxas rise e articolò un “grazie” con le labbra.
Il diciottenne posò la fronte contro quella del biondo e chiuse gli occhi, sussurrandogli uno “scemo”.
Il quindicenne alzò gli occhi, incontrando il viso sorridente dell’altro e, arrossendo, avvicinò le labbra a quelle di Axel, unendole.
Il rosso, sorpreso, posò le mani sul collo di Roxas e, ricambiando il bacio, gli solleticò le labbra rosee con la punta della lingua, entrando dentro con delicatezza.
Il ragazzino arrossì, e spinto dal desiderio, giocò con lingua dell’altro, intrecciandola con la propria.
Le mani del diciottenne scesero giù e, percepita la stoffa bianca, incominciò a sbottonare la camicia bianca del biondo.
«A-aspetta… Axel!»
Roxas si allontanò leggermente dal rosso, guardandolo in viso stupito.
«E… se arrivasse qualcuno?»
Axel lo fissò, agitando la testa.
«Non ho mai visto nessuno da queste parti»
Il biondo sorrise, posando le mani su quelle del rosso, scostandole dalla camicia.
«E noi… chi siamo?»
Il diciottenne guardò il ragazzino, specchiandosi nei frammenti di cielo che amava tanto.
«Dei reietti»
Avvicinando la mano al viso del biondo, il rosso gli accarezzò la guancia con le dita affusolate.
«Nessuno»
Roxas abbassò lo sguardo, socchiudendo gli occhi, e sorrise, triste.
«Hai ragione»
Arrossendo, il quindicenne avvicinò le mani alla camicia e incominciò a sfilare i bottoni dalle asole, togliendosela.
«Non siamo nessuno»
Il ragazzino sorrise, e piegandosi verso Axel, unì le proprie labbra con le sue.
Lo baciò con affetto, amore. Passione.
Lo baciò con le emozioni e le sensazioni che gli aveva donato, facendole sbocciare in lui.
Axel posò le mani sulla schiena nuda del biondo e lo adagiò lentamente sul tappeto di foglie, senza staccarsi da lui.
Le mani del biondo si poggiarono sulla nuca di Axel e salirono, stringendo le ciocche scarlatte tra le dita.
Sussultò, sentendo i denti del diciottenne tirargli la pelle del collo.
«A-Axel…»
Il rosso posò la lingua alla base del collo e salì su, facendo rabbrividire Roxas.
«Si?»
Il biondo avvicinò le mani tremanti al viso di Axel e lo alzò, guardandolo negli occhi.
«Ti amo»
Il ragazzo sorrise e baciò dolcemente il quindicenne.
«Anch’io»
Roxas lasciò il viso dell’altro e adagiò la testa sulle foglie gialle, fissando il cielo azzurro e pensando all’inutilità del mondo.
Il loro non gli serviva, il noi lo completava.

















'Fanculo l'omofobia gente!!
Salve a tutti, questa è la mia prima fanfiction su Kingdom Hearts, e come potevo non scriverla sull'AkuRoku?
L'idea mi è venuta in mente quando entrai nel parco.
Cavolo gente, era bellissimo. Le foglie cadevano a terra, erano unicamente gialle. Il cielo era perfettamente azzurro, nessuna nuvola, eppure giorni fa era perennemente coperto. Inoltre, l'alba era stata rossa scarlatta e non dorata o rosa, come di solito.
L'ispirazione era d'obbligo quindi.
Spero che vi piaccia.
  
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