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Autore: CinderNella    29/11/2012    1 recensioni
[coppia Jamie Dornan/Keira Knightley]
"Il saggio diceva “Se hai davvero amato una persona e quella ti ha ferita più e più volte, e tu ci hai sofferto come un cane e poi vi siete lasciati con la promessa di non rivedersi mai più… bé, quella promessa va adempiuta”. E non era “il saggio” magari a dirlo, ma sicuro un’amica saggia che l’aveva aiutata durante tutte le batoste, sempre."
[Jamie Dornan/Keira Knightley]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Okay, è diversa dall'altra ed è anche un po' triste e non sono sicura che mi piaccia molto... a parte la fine. Quindi non so, ancora non mi convince, ma... buona lettura! :)

Ci allontaniamo e poi ci ritroviamo più vicini.

Il saggio diceva “Se hai davvero amato una persona e quella ti ha ferita più e più volte, e tu ci hai sofferto come un cane e poi vi siete lasciati con la promessa di non rivedersi mai più… bé, quella promessa va adempiuta”. E non era “il saggio” magari a dirlo, ma sicuro un’amica saggia che l’aveva aiutata durante tutte le batoste, sempre. E si stava dirigendo ad una festa a cui aveva accettato di parteciparvi un mese prima, quando era certa che lui non ci sarebbe stato per qualche motivo che non le sarebbe interessato. E ora, per non dare a vedere che le importasse la sua presenza, ci stava andando con Sienna come supporto morale, e anche perché la festa di natale anticipata era stata organizzata dal suo passato manager e attuale manager di Sienna e… Jamie.
Non voleva incontrarlo, non voleva.
Iniziò a giocare aprendo e chiudendo la sua clutch, aspettando l’amica fuori dal palazzo dove c’era la festa, a casa del tipo. Non voleva salire da sola. In realtà non voleva salire per nulla, e si sentiva completamente fuori luogo, lì, su quel marciapiede ad aspettare.
«Eccoti!» l’amica le saltò al collo e la baciò sulle guance «Per questa festa ho dovuto mollare Marlowe a casa con Tom, ed entrambi non è che siano molto a loro agio con la mia casa londinese. Speriamo che ne valga la pena.» continuò, dandosi un’ultima passata di rossetto, entrando in ascensore.
Anche dopo aver avuto un bambino, Sienna era sexy, forte, ben vestita e… se stessa. Lei si sentiva completamente fuori posto, e non è che le fosse un sentimento del tutto sconosciuto… ma ora era molto amplificato.
«Come ti senti?» le chiese, appena arrivate al piano, poco prima di suonare il campanello. Di tutta risposta, Keira le rivolse un’occhiata terrorizzata: «L’hai sempre detto tu, andava adempiuta quella promessa.»
«Sì…ma adesso non puoi semplicemente scappare. È un mese che hai dato conferma, non puoi… scappare. Dai, sono con te.» le afferrò una mano con la sua inguantata di nero – sì, era molto elegante su quella sera. E anche molto anni venti, non sapeva se l’avesse fatto apposta – e suonò il campanello.
«Oh, le mie ragazze vintage! Che abbiamo, anni venti…» sì, c’era tutto: cloche, frange e guanti. E rossetto rosso. Sienna era proprio anni venti «E anni… quaranta? In piena guerra e depressione?» disse il suo ex manager, abbracciando anche Keira, pur avendo appena fatto un commento poco carino sul suo semplice vestito verde in macramè. Lei ricambiò, volendo scappare prima a far rifornimento di alcol e poi scappare in bagno. Ci avrebbe passato molto tempo lì, ne era certa.
Vide Sienna sgusciare via a salutare qualcuno ed iniziò ad esplorare la casa, ricordandosi bene le zone, sebbene non sapeva dove fossero i rifornimenti: si avvicinò alla sala da pranzo, notando che il Veuve Clicquot era proprio lì, in mezzo a tutta quella gente. Intravide Jamie di spalle e si nascose istintivamente: poi fece sbucare la testa dalla porta e osservò bene la scena, lui che parlava con qualcuno e stringeva il braccio della ragazza accanto a lei… e si voltava a guardarla. Perché si era guardato le spalle e aveva incrociato il suo sguardo?
Si nascose dietro al muro e trovò la strada per la cucine, ci sgattaiolò e aprì il frigo: trovò una Guinness e cercò la strada del bagno appena in tempo, perché aveva intravisto Jamie dietro di lei, che la cercava. Ora quel bagno sarebbe rimasto il suo rifugio finché Sienna non l’avrebbe reclamata.

La sua amica si era forse suicidata? Era finita persino nelle camere da letto e non aveva trovato nessuno. Allora aveva iniziato a interrogare gli invitati, chiedendo se qualcuno l’avesse vista, ma non c’era nessuna traccia di lei. Mancava solo una persona a cui chiederlo…
«Jamie Dornan!» lo afferrò per il colletto, non con fare molto gioviale e scherzoso, mentre lui la guardava sconvolto, e anche la ragazza che lo accompagnava effettivamente non aveva uno sguardo molto tranquillo «Che hai fatto alla mia amica? S’è buttata dal ventesimo piano? Perché non la vedo da tre ore? Cosa le hai detto?»
«Jamie, tesoro…?» la ragazza lo guardava stupito «C’è Keira qui?»
Il ragazzo spostava lo sguardo da una Amelia parecchio furiosa ad una Sienna che lo era altrettanto e non accennava a mollare la presa: «Ehi io non ci ho parlato né nulla, ho solo visto che era andata in cucina. Non so a fare cosa, né con chi.»
«Molto utile, Dornan, perché non era in cucina, e spero che non troveranno il cadavere giù dal balcone di quella stanza perché non l’hai fermata.» mollò il colletto e andò verso quella zona della casa, non pentendosi di aver scombinato un po’ la situazione. Era certa che Jamie non avrebbe passato una bella serata, ma… bé, se l’era meritato nel corso degli anni.
Sentiva ancora la ragazza che gli diceva: «Allora eri andato in cucina per seguire Keira, non per prendere l’apribottiglie!» e ci godeva troppo nel fare casini. Era fatta così, soprattutto con chi faceva soffrire le persone a cui lei voleva bene.
Sentì strani rumori provenire dal bagno ed aprì la porta, fortunatamente senza doverla buttare giù, trovandoci però una visione non proprio bellissima: Keira riversa nel water a vomitare, piangente.
«Io… non voglio stare qui, non voglio.»
Sienna guardò lei, poi le bottiglie di Guinness accanto a lei, e poi di nuovo l’amica piangente: «Su, andiamo. Non saremmo proprio dovute venire.» l’aiutò a rassettarsi, ravviarsi i capelli e si diressero al guardaroba allestito vicino alla sala pranzo.
«Ecco dov’eri finita! Tesoro, voglio presentarti uno dei miei ultimi acquisti… bé rispetto a te che ti conosco da dieci anni ormai…» voleva andarsene, diamine! Non voleva fare nuove conoscenze inutili… si voltò a guardare la ragazza che fino al momento prima era tutta affabile e gentile mentre ora aveva un sorriso pietrificato. Di ghiaccio.
«Keira, lei è Amelia. Amelia, lei è…»
«Keira, lo so.»
«Ehi Millie…» Jamie la cercava da parecchio, e lo spettacolo che gli si parò davanti non lo aiutò per nulla.
«Io dovrei andare.» tagliò corto Keira, svuotata, non riuscendo a guardare più nessuno in faccia e nemmeno a fare un saluto decente: semplicemente scappò via dalla porta d’ingresso senza nemmeno aspettare l’amica.
«Ehi aspetta Sienna ti cercava!...» si ricordò di proferire Jamie, quando oramai era troppo tardi e ricevendo un’occhiataccia dalla ragazza «Okay, forse dovremmo andare anche noi.»
«Sì, decisamente.»
«Ehi, avete visto…» Sienna era partita come una furia e Jamie tagliò corto: «Se n’è andata, ce ne stiamo andando anche noi, ci vediamo.»
La ragazza lo guardò stupita attraversare la porta, conscia del fatto che prima o poi avrebbe mandato quei due a fare in culo. Perché non era possibile che dopo sette anni dalla rottura ancora non si guardassero in faccia, era disumano.
«Bé, visto che se n’è andata da sola… non mi resta che tornare a casa! Bella festa!» salutò i padroni di casa e chiamò un taxi, sperando vivamente che l’amica avesse avuto la stessa sua idea.

Odiava le chiamate nel mezzo della notte, soprattutto quelle che comunicavano notizie brutte e spaventose e lei… non poteva fare niente. Era mezza nuda, allattava Marlowe e stava per rimetterla a letto, e James la chiamava disperato alle tre di notte dicendo che Keira ancora non era tornata.
Ma teoricamente sarebbe dovuta essere a casa già da quattro ore, e non c’era.
«Stupida, stupida ragazza…» e non sapeva chi chiamare. Non erano passate ventiquattr’ore, non poteva denunciare la sua scomparsa. E il suo telefono era spento. L’avevano rapita e avrebbero chiesto il riscatto… non si rese nemmeno conto di aver digitato quel numero fin quando non sentì il telefono squillare.
«Sienna, sul serio? Mi vuoi mettere nei guai chiamandomi nel bel mezzo della notte?»
«Okay, sei stato uno stronzo e la mia vendetta l’ho avuta, ma…»
Era spaventata. Che diavolo era successo? Iniziava ad essere inquieto pure lui: «Ma? Parla.»
Lasciò il letto, scansando Millie e cambiando stanza. Cos’era successo?
«Mi ha chiamato James, il fidanzato di Keira. Ed è sparita. Tu mi hai detto che è uscita da lì ed è andata a casa… ma non è a casa. Ed è uscita sola. E il telefono è spento. E non so dove cercare, ho paura che abbia fatto qualche stupidaggine e ho Marlowe attaccata a una tetta a mangiare e sono sinceramente preoccupata che stia per fare qualche…»
«Hai idea di dove sia? Un posto vostro, un posto—
«No, è questo il problema. I suoi non sanno nulla, James ha avvisato solo me per ora… ma è strano, se mi hai detto che stava tornando a casa. E c’entra con te, perché lei non voleva venire a quel fottuto ricevimento e ce l’ho portata io, e ora è dispersa! Ed è sicuramente correlato a te, quindi devi pensare tu a qualche posto.»
«Okay… Okay. Sto uscendo, mi farò venire in mente qualcosa. Ti avviso se la trovo.»
«Avvisa la polizia se non la trovi. Io penso rimarrò sveglia, a questo punto.» il ragazzo chiuse la chiamata, preoccupato. Non ci aveva nemmeno fatto caso, ma era in pigiama e in giaccone. Menomale che i suoi pantaloni del pigiama erano della tuta.
Prese telefono e chiavi ed uscì di casa, iniziando a pensare dove quella matta sarebbe potuta essere.

Aveva freddo, ma la brezza di fiume – esisteva? Si chiamava così? – era necessaria: doveva riflettere e quella la aiutava a farlo. E aveva passato il post serata da sola, in un pub. E poi sul Blackfriars Bridge, dove nessuno la riconosceva e tutti passavano avanti. E lei guardava davanti a sé il Parlamento, il Big Ben e il London Eye multicolore, sospirando e riflettendo.
Nessuno le dava fastidio – nessuno la riconosceva? Lo sperava vivamente – nessuno la importunava. Forse perché pensavano che stesse meditando di buttarsi giù. Ma non ne aveva l’intenzione, voleva solo stare lontana da tutto e da tutti e pensare…
«Hai fatto prendere un accidente a tutti, ma sei una cretina?!» solo una persona avrebbe potuto pensare a quel posto, e la sua voce coincideva. Malavoglia, si voltò a guardarlo: «Che ci fai qui?» gli rispose bruscamente. Non sapeva nemmeno da dove era uscito quel tono, forse l’aria aperta… di città le aveva davvero fatto bene.
«Mi ha chiamato Sienna nel mezzo della notte, che per inciso ieri sera mi aveva già causato diversi problemi, dicendomi che eri sparita, che James era preoccupato e che non sapeva dove cercarti perché sicuramente c’entravo io. Si può sapere che cazzo ti è saltato in testa?» la spintonò per il giaccone, portandosi le mani al viso «Vagare di notte da sola… da sola!»
 Era uno scricciolo, aveva ricevuto diverse minacce dagli stalker, e quando stavano insieme non usciva mai da sola. Sempre in compagnia. E quella pazza adesso, di notte, voleva uscire da sola!
«Non devo certo rendere conto di quello che faccio o non faccio a te…» chi diavolo si credeva di essere per presentarsi così nel loro posto e venire a salvarla dal grande buio cattivo?
«C’è della fottuta gente che si preoccupa per te!» la strattonò di nuovo per il giaccone, col fiato corto «E devi render conto loro.» poi prese il telefono e, guardando il fiume, chiamò qualcuno: «Sì, l’ho trovata… sì, è con me… non lo so, ma poi la porterò a casa… okay…» le passò il telefono, e Keira non era molto certa di volerlo accettare… ma poi lo fece.
«MA SEI COGLIONA?! Ma cosa ti è saltato in mente, sparire così, non avvisare nessuno, far prendere un colpo a tutti perché sei una cogliona, ecco cosa sei! Ti struggi ancora dietro quel deficiente e fai le cazzate! Vai in giro di notte da sola! Sono nove fottuti anni tra un po’, e stai ancora appresso a quello! Che cazzo ti passa per la testa..»
«Stai urlando e Marlowe si sveglia…»
«Non pensare che te la cavi così. Ora che ti vedo ti picchio.» sibilò, chiudendole il telefono in faccia. Chiuse la chiamata e porse il telefono a Jamie, che ridacchiava. Aveva sentito tutto. Poi tornò serio, e controllò l’orario: «Ti porto a fare colazione, sono le cinque del mattino. Complimenti, sei stata tutta una notte fuori da sola.» non sapeva se quella frase fosse sarcastica – probabilmente – ma nascondeva un che di protettivo. O forse erano solo fantasie e speranze sue, che ancora non aveva superato quello che le fosse successo con lui sebbene stesse per sposarsi.
Probabilmente non aveva il diritto di parlare, dopo tutto il casino che aveva fatto, quindi lo seguì in silenzio. Spiluccò un muffin e bevve una cioccolata calda, dopo aver aspettato un ora e mezza fuori dallo Starbucks più vicino al freddo e al gelo, perché non c’erano cafè in posti conosciuti aperti a quell’ora.
Ed era stato piacevole passare quei momenti insieme, tornare a ridere nella disgrazia. Perlomeno non la strattonava più per il giubbotto, era gentile e la stava riaccompagnando a casa, pur essendo mattina.
«Dovrei entrare.»
«Buona giornata. Non fare più pazzie di questo genere o la prossima volta vengo per buttarti giù dal ponte.» Jamie sorrise, e lei per poco non si sciolse. Si limitò a sorridere e a cercare di scappare via, ma prima il ragazzo la bloccò e la salutò con un bacio su una guancia. E poi un altro sull’altra guancia. E poi uno sulla fronte: «Prenditi cura di te, Knightley.»
La ragazza, sconvolta, aprì la portiera, accennò un “sì” e scappò in casa. Non sapeva se lui se ne fosse andato o meno, ma lei doveva chiamare Sienna. Controllò che James fosse dormiente – e lo era, sul divano – e compose il numero di casa dell’amica.
«Keira, sono ancora arrabbiata.»
«Mi ha baciata! Okay, sulla fronte, ma…»
«Keira…» lo sapeva, lo sapeva che non doveva mandare lui e dovevano cercarla lei e Tom!
«Io non credevo…»
«Smettila di fare la bimbaminchia. Stai per sposarti. E anche lui.» non ricevette cenni di alcun tipo, per un attimo temette che le avesse chiuso il telefono in faccia.
«Oh.»
«Mi dispiace… ma devi andare avanti. Per il tuo bene.»
«Si… si sta svegliando James. Devo andare…» chiuse la chiamata, andando a raggiungere il ragazzo per abbracciarlo e dire che stava bene. E doveva fingere, perché non stava bene, per nulla.

Era sola a casa. Almeno, era rimasta sola. Non era scappata di casa per perdersi in qualche luogo sperduto… era da sola, lei il suo pigiamone caldo e un buon libro. Aveva ragione Sienna, doveva riprendersi, doveva farlo per se stessa, due baci sulle guance e uno sulla fronte non significavano nulla…
Chi era alla porta? Non attendeva nessuno. Magari Sienna… ma quando si ritrovò ad aprirla… bé, non l’avrebbe tenuta con i piedi per terra quell’immagine. Jamie in giacca e cravatta con un mazzo di fiori alla sua porta. E lei che lo guardava, sconvolta, nel suo pigiamone rosa, con una coperta addosso e un libro in mano.
«Ti stai sposando.» fu l’unica cosa che le parve intelligente da dire.
«Anche tu.» rispose lui, scoppiandole poi a riderle in faccia, guardando come fosse conciata «Cena con me.»
«Come prego?»
«Cena con me. Niente di più.»
«Non darmi false speranze, già sono un caso disperato e ammetterlo non mi fa sentire bene…»
«È solo una cena. E questi sono dei fiori, e questo è del vino. E puoi rimanere così se vuoi. O possiamo uscire… come preferisci.» la ragazza si spostò per farlo entrare, non ancora sicura che fosse la cosa giusta da fare.
«Miss gelosia dove l’hai lasciata?»
«Da amiche, serata donne. E il tuo bellimbusto?»
«Uguale, serata uomini. Partita e cose del genere.»
«Tifa Chelsea? CHE SCHIFO!»
La ragazza ridacchiò, dirigendosi in cucina: «Ti va bene un panino al formaggio? Non sono in vena di cucina.»
«Abbiamo il vino, la TV… Anna Karenina…. Massì, un panino al formaggio va più che bene!»
«Non insultare Karenina e TV! E neanche il mio panino al formaggio! Sono brava a farli!»
«Non ne dubito.» dichiarò lui, raggiungendola in cucina con calici di vino e libro: «Vuoi che legga mentre cucini?» la ragazza fece spallucce, segretamente contenta.
«Okay, inizio…» e così iniziò a sfogliarlo dalla pagina dove era fermo il segnalibro, preso dalla situazione e da lei.

«Fottuto deficiente!» stava facendo le ultime prove del vestito nascosto in bagno, e per caso si era ritrovato il cellulare vicino: a dirla tutta non se l’aspettava una telefonata da Sienna. Neanche da Keira, e probabilmente quella non l’avrebbe avuta.
«Sempre un piacere sentirti, Sienna!» rispose sarcasticamente, aggiustandosi il panciotto.
«Sei un coglione! Fai una fottuta scelta!»
«Parli così anche a tua figlia?»
«Ora vengo lì e ti picchio.»
«Cosa c’è?!» sbottò alla fine Jamie, seccato di ricevere minacce e rabbia gratuite.
«Hai passato il fottuto addio al celibato con Keira! A darle baci sulla fronte e sulle mani, magari. Ti rendi conto che la stai illudendo? Ti picchio, vengo a picchiarti sul serio. Si deve sposare! E tu ti sposi domani
«Non la sto illudendo…»
«Ah no? Vuoi forse dirmi che lascerai Millie sull’altare domani?»
Il ragazzo non rispose, continuando a sistemarsi il cravattino davanti allo specchio.
«Allora non sei tanto cretino, ci stai pensando. Cioè sei cretino, ma vuoi un po’ di bene a Keira.»
«Certo che le voglio bene! Solo che so che non può rimanere così la cosa, so che devo fare una scelta.»
«Sì. Anche perché vi siete frequentati clandestinamente e castamente per due mesi, direi che è arrivato il momento di finirla o renderla definitiva, ecco. Anche perché lei domani prenderà un treno per il Somerset, e non è che sia proprio dietro casa sua.»
«Come? Sta venendo al matrimonio?»
«Ooops. Ci sentiamo!»
«Sienna devi dirmelo, almeno— ma aveva già chiuso la chiamata. E ora ritrovarsi in quell’hotel del Somerset rischiando di trovarsi di fronte Keira e Millie contemporaneamente da un momento all’altro non gli rendeva le decisioni più facili.

«Oh…diavolo!»
«Che è successo? Fratellino?»
«Ho perso uno dei gemelli. Camminando.» iniziò ad allontanarsi dalla chiesa.
«Ehi!... Jamie, Millie è quasi arrivata!..»
«Appena lo trovo, torno.»
«Jamie, non è importante!...» ma il fratello era già lontano. Che gli prendeva? Bene, doveva ritardare la cerimonia da sola, mentre Liesa le teneva i bambini.
L’aveva davvero perso, non era una scusa per cercare Keira chissà dove. Saltò su non appena sentì il suo telefono squillare: era un messaggio, lesse il mittente.
Sienna.
“Fa’ la scelta giusta. S.” Jamie alzò gli occhi al cielo, sorridendo. Poi ripercorse la strada al contrario e per poco non finì contro qualcuno: «Cercavi questo?»
Keira le porgeva proprio ciò che stava cercando: quindi era davvero lì. In una strada deserta, con uno dei gemelli in mano.
«Keira…»
«Sì. Lo so. Sei arrivato fin qui…»
«Non posso mollarla sull’altare. È ingiusto e… e non sapremmo come essere insieme, sul serio.»
La ragazza non lo guardava negli occhi, guardava ovunque tranne che lui.
«Ti amo.» continuò lui, attirando lo sguardo di Keira su di lui «Ma non sarebbe giusto, nei confronti di nessuno. E non sapremmo nemmeno come andrebbe a finire…»
«Ti amo anche io.» gli rispose lei, deglutendo e sospirando. Ora voleva solo che quell’agonia avesse una fine. Ma lui la guardava e guardava e guardava… «Tieni. Va’ a sposarti, buon matrimonio.»
«Keira…»
«Già, scusa.» fece per ridargli ciò per cui l’aveva trovata, ma lui chiuse la sua mano attorno al gemello: «Tienilo.» non poteva obiettare. Così si limitò a rimanere ferma, col pugno chiuso e Jamie che le baciava una guancia.
E mentre lui prendeva la strada per la chiesa sconsacrata, lei prendeva quella per la stazione.

«Sienna, ti prego… non fa altro che piangere e piangere e stringere un gemello. Non mangia, non si sposta da quel fottuto divano e la sua coperta rosa…» James? Perché diavolo James la chiamava?...
«Cosa è successo?»
«È tornata da non so dove e piangeva. Ho cercato di chiederle cosa fosse successo, ma rimane tutta vestita, con tutte le scarpe e la copertina da sopra. E un gemello in mano, che sicuro non è mio. E piange. E non vuole mangiare. E non parla. Puoi venire tu?»
«…Arrivo.» chiuse la chiamata e mollò la figlia a Tom.
«Keira è scomparsa di nuovo?»
«No, esaurisce tutte le sue lacrime per quel coglione che non ha fatto altro che riconfermarsi coglione e non parla con nessuno.»
«Buona fortuna!»
«Grazie, ne avrò bisogno!» salutò con un bacio marito e figlia e si diresse alla macchina.
Non era sicura di esser pronta a quello che avrebbe trovato di lì a poco.

«Sono arrivata, dov’è?»
James indicò il salotto e poi la bloccò per un braccio: «Senti, io me ne vado. Non ci riesco, non capisco che le stia succedendo e ha un fottuto gemello in mano. Non mio. Rimani tu…»
Sienna era sconvolta, non riusciva a dire nulla, anche se aveva tanta gente con cui urlare e che doveva menare. Eppure si limitava ad emettere strani versi incazzati e dirigersi in salotto, per poi urlare: «Perché ti innamori sempre di coglioni!»
Keira smise di piangere solo per guardarla, mostrale il gemello e ritornare a piangere.
«Spogliati e andiamo di sopra.» le si avvicinò ed iniziò a toglierle il giaccone, fermandosi solo per guardare la neve che cadeva fuori dalla finestra.
«L’inverno sta arrivando…» l’amica si voltò e tacque solo per guardarla stranita.
«Non sto citando “Game of Thrones”.» si limitò a rispondere, pensando che ora sarebbe arrivato davvero l’inverno più duro. Doveva far davvero capire che era tutto finito.
Prese il telefono e scrisse velocemente un sms, lasciandolo poi su un tavolo e portando l’amica verso le scale: «Lui mi ha baciata… un bacio sulla guancia… e mi ha lasciato il gemello… ma ha scelto lei, ha comunque scelto lei…»
Non sapeva cosa dirle, così la abbracciò e la trascinò verso la camera, stando attenta che avesse con sé gemello e coperta.

E respirando brezze che dilagano su terre senza limiti e confini,
ci allontaniamo e poi ci ritroviamo più vicini

Otto anni dopo…
Regent’s Park era fresco come al solito: erano le dieci di mattina eppure c’era un venticello apprezzabile. Era quasi primavera, però il freddo si sentiva ancora. Il tempo che preferiva: ancora non c’erano le allergie e tutto, ma c’era un po’ più di sole e meno freddo.
Una bambina di circa quattro anni le si avvicinò ed iniziò a squadrarla… aveva degli occhi azzurri che avrebbe riconosciuto fra molti, e i capelli erano ricci… ma non definiti. Anche quelli li avrebbe potuti riconoscere fra mille.
«Vuoi delle caramelle?» chiese Keira, mettendola alla prova con un sorriso birichino.
«No… papà mi ha detto di non accettare le cose dagli sconosciuti.» la donna ridacchiò, annuendo e comprendendo benissimo. Era una delle tante cose di cui avevano parlato più di sedici anni prima: “Nostra figlia o nostro figlio non accetteranno mai nulla dagli sconosciuti! Sarà la prima regola che dovranno imparare! A costo di farglielo leggere e scrivere ovunque!”
«Ma lei non è una sconosciuta: Miranda, lei è Keira. Keira, lei è mia figlia Miranda. O Mindy, come preferisci chiamarla.» La biondina guardò la donna magra stranita, girando la testa da un lato. Poi la salutò con una mano e si nascose dietro il padre.
«Oh, ciao Miranda. Volevo porgerti la mano ma vedo che ti sei nascosta…» Keira fece spallucce, guardando altrove.
«E mi dai anche le caramelle se ritorno fuori?» chiese la bimba, irriverente, facendo ridere sia il padre che la donna: «Forse… devo pensarci.»
«E dai, ti prego!» disse Mindy, mentre Keira già trafficava nella borsa per trovare una caramella mou al mandarino per porgerglielo: non appena la prese, Mindy tornò ai giochi poco più in là, mentre Jamie si sedeva accanto alla donna, più stanca, sicuramente vecchia rispetto a otto e sedici anni prima… ma anche soddisfatta. Quasi… contenta.
«Non c’è Millie?»
«Ehm… no. È in tournée… la tengo io Miranda, per ora.»
«Affidamento congiunto?» chiese tranquillamente Keira, sapendo già da tempo che fossero separati e divorziati già da tre anni.
«Lo sapevi?» Jamie era stupito, invece.
«Sienna.» disse semplicemente la ragazza, osservando Mindy che cercava di dondolarsi sull’altalena senza l’aiuto di un bimbo che si proponeva di spingerla.
«Lo sai, ho avuto il primo fidanzatino alla sua età.» dichiarò lei, indicandola.
«Wow, devo già preoccuparmi per questo? Mi ritengo giovane!»
«Sei per i trentotto, sei relativamente giovane.» commentò lei, alzando un sopracciglio mentre si voltava per guardarlo «…Ma tu sei stato il primo importante.»
«Lo sono stato…» era un argomento difficile da affrontare, ma andava fatto.
«E tu… cioè James…»
«Oh, ci siamo lasciati otto anni fa. Sono una zitellona anticipata, senza figli né fidanzati, ma con qualche amante e sicuramente troppi gatti. E un cane. E una carriera più che soddisfacente. Quindi non mi lamento.»
«Oh.» anche Jamie guardava la figlia, che stava quasi per picchiare un ragazzino che voleva spingerla a tutti i costi allora lei si era ribellata e l’aveva mollato lì, dirigendosi al castello di legno, che voleva scalare dallo scivolo o dalla fune «Ho fatto la scelta sbagliata.»
«Lo so.» che diamine, era profetica?!
«Cioè, Mindy non è un errore, assolutamente… ma ho sbagliato scegliendo Millie. E non per come sia finita… ma perché volevo te. Però per come erano le cose…»
«Probabilmente se ci fossimo messi insieme in quel momento ci saremmo lasciati. Perché io sarei stata troppo sottona e tu te ne saresti approfittato. Perché ci provi sempre. E poi non ci sarebbe stata Mindy, e devo dire che è una figlia parecchio badass. Guarda come manda via quel ragazzino!..»
«Io non ci provo…»
«Ci avresti provato. Mi hai trattato uno schifo sedici anni fa, quando ti lasciai. E anche otto anni fa, quando ripagasti i conti “lasciandomi” tu. E fidati, ci stetti davvero male. Dovette raccogliere Sienna i miei pezzi, perché mi aveva lasciata anche James.»
«Lo so. Che sei stata male, non di James. Mi ha scritto Sienna lo stesso giorno del mio matrimonio un messaggio ben poco carino. Ce l’ho ancora, a dire il vero.»
Keira ridacchiò, sorridente: «Sì, lei è il mio angelo custode. E Marlowe… Marlowe è un amore. Troppo contenta di essere la sua “madrina”.»
«Ho fatto la scelta sbagliata…»
«Ma al momento giusto era la scelta giusta. Magari, era sbagliata a lungo termine…» Jamie sussultò: «A lungo termine?... Se volessimo riprovare a…»
«Non ho intenzione di riprovare nulla.» dichiarò Keira fermamente, distogliendo finalmente lo sguardo da Mindy per guardarlo negli occhi «Non provo un bel nulla. Se decidiamo, dev’esser così e basta. Non voglio prove, ripensamenti o cose del genere. Non sono una ruota di scorta, la seconda spiaggia. Sono io e basta, e sarò sempre io, visto che tu stesso hai detto che hai fatto la scelta sbagliata, suo tempore. Quindi se si fa… è così e basta. Niente zone grigie, o bianco o nero. O dentro o fuori. Nessun senso di inferiorità o cazzate del genere. E sì, sto dettando io le regole ora, perché qualcuno deve pur farlo. Non voglio più soffrire come un cane e distruggermi per colpa tua. O i miei gatti e Conan ti graffieranno. E mangeranno le palle.»
L’uomo sgranò gli occhi: «Conan?»
«Il mio cane. Lui ti mangerà le palle.»
«È un nome orrendo, sappilo. Gli darò un secondo nome»
«Il mio amore è un husky. E giusto se vuoi puoi dargli un altro nome. Anche perché a Conan non risponde mai.»
«L’hai chiamato come il detective?! Che malata.»
«Bé, l’amore mio è un detective. La mia palla di pelo morbidosa e calda…» sorrise istintivamente, non vedeva l’ora di tornare ad abbracciarlo. E forse, sarebbe tornata a casa più contenta. Forse, non da sola.
«Sembra bello, voglio conoscerlo.» sentenziò Jamie, avvicinando la mano destra a quella di Keira posata sulla panchina per stringerla: di tutta risposta, lei intrecciò le dita alle sue, come un cenno d’assenso.
«Quindi… è così. Non è una prova. È così e basta.»
«Sì, perché io non ho intenzione di soffrire, e non deve soffrire nemmeno Mindy. Quindi nessuna prova, sei un uomo grande grosso e vaccinato ormai.»
«D’accordo. Ci sto. Anche ai tuoi termini.»
«D’accordo.» rispose duramente, ma non riuscì a nascondere un sorriso contento, mentre guardava nuovamente Mindy che litigava con il bambino di prima «Dovresti prendere tua figlia perché sta per buttare giù dal castello il suo spasimante.»
«Oh mio dio, ci farà avere una causa!» Jamie saltò su, correndo verso la figlia, voltandosi verso di lei solo per chiederle di prendere la sua roba. Keira alzò gli occhi al cielo, prese la borsa con gli spuntini – usava ancora quella di Mindy da bebè per portarsi in giro la sua roba??? – e li raggiunse.
«Saluta lo spasimante, andiamo a conoscere un cagnolone prima che lo butti giù.»
«Ma io non butterei mai un cane giù!» ribatté Mindy, sdegnosa.
«So che non butteresti mai un cane, ma il ragazzino…»
«Lui era inutile, appiccicoso e non mi piaceva!»
«Ben detto, ragazza!» esclamò Keira, porgendole la mano per battere cinque con lei.
«Mi stai simpatica. È tuo il cane?»
Keira ridacchiò, annuendo: «Sì, ti piacerà sicuramente.»
«Lo so!» esclamò Mindy, contenta, battendo le manine.
«E ci sono anche cinque gatti. Fluffy, Daenerys, Arya, Lyanna e Jon.» aggiunse Keira, orgogliosa.
«Evito di fare accostamenti tra i tuoi gatti e certi personaggi di “Cronache di ghiaccio e di fuoco”.»
«Bé, mi sono ispirata a loro, effettivamente. È tutta colpa di Sienna e Tom. Ma non importa.»
«Wow, sei diventata anche una che si chiude con il fantasy. Mi spaventi, quasi.»
«Sì, spavento molta gente.» concordò, cercando di non dare troppo peso al fatto che Jamie le avesse stretto nuovamente la mano, mentre con l’altro braccio portava Mindy. Non nascose il sorriso che si fece largo sulle sue labbra.
Mindy non perse di vista la scena, sorridendo poi al papà e annuendo: «Okay.»
«Okay cosa?» chiese lui, non comprendendo. Poi la figlia indicò con un cenno del capo Keira, che diventò rossa e per poco non stacco la mano con quella di lui: «Lei. La approvo.»
Non sapeva proprio che dire, allora si limitò a baciarle una guancia e strofinare il naso contro la guancia della figlia: «Grazie tesoro, ho sempre bisogno della tua approvazione!»
Risero tutti e tre insieme, passando oltre il lago un po’ più felici di come erano arrivati in quel parco.
  
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