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Autore: JKEdogawa    29/11/2012    0 recensioni
"Chiusi il libro con un tonfo. “Les Cloches de Notre Dame” riempiva la stanza con la sua musica perfetta per quella situazione. Guardai il cielo rossiccio oltre la finestra, ma distolsi subito lo sguardo. La rabbia mi stava percorrendo il corpo a velocità inumana. Lanciai il libro contro la parete e questo si accasciò sul letto con le pagine al vento. Alzai lo sguardo a sfidare il soffitto bianco, come a dire “Prova a crollarmi in testa!”. Mi spostai ad analizzare il libro inerte e mi avvicinai a riprenderlo. Rilessi il titolo con non poca difficoltà a causa della dislessia: “Percy Jackson”."
"Urlai. Urlai così forte che mi sembrò che la terra tremasse. Urlai verso quel cielo che non avevo mai sopportato se non riflesso negli occhi di un bambino."
Corinne La Belle non è americana, ma non è nemmeno una ragazza normale. Odia L'Olimpo, in particolare Zeus e non ha paura di sfidarlo. Odia Crono e non ha paura di rifiutare la sua offerta. Odia chi fa del male, sopratutto ai bambini. Eppure il suo posto è pronto tra gli dei minori, come è scritto nella profezia nascosta della "Lezione Umana".
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Crono, Gli Dèi, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Tre Pezzi Grossi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Corinne La Belle e vivevo a Bordeaux, nel sud della Francia. Vivevo. Già. Tutto cambiò in quella notte di fine settembre, quando avevo quindici anni.
Chiusi il libro con un tonfo. “Les Cloches de Notre Dame” riempiva la stanza con la sua musica perfetta per quella situazione. Guardai il cielo rossiccio oltre la finestra, ma distolsi subito lo sguardo. La rabbia mi stava percorrendo il corpo a velocità inumana. Lanciai il libro contro la parete e questo si accasciò sul letto con le pagine al vento. Alzai lo sguardo a sfidare il soffitto bianco, come a dire “Prova a crollarmi in testa!”. Mi spostai ad analizzare il libro inerte e mi avvicinai a riprenderlo. Rilessi il titolo con non poca difficoltà a causa della dislessia: “Percy Jackson”.
Era il quinto libro della serie che leggevo, nonché l’ultimo dello scrittore. Ero arrivata alla visione di Nico Di Angelo su sua madre e la rabbia era scoppiata dentro di me. Era lì da tanto tempo, fin dall’inizio, aspettava solo di esplodere.
Urlai. Urlai così forte che mi sembrò che la terra tremasse. Urlai verso quel cielo che non avevo mai sopportato se non riflesso negli occhi di un bambino. Urlai fino a che la porta della mia stanza non si spalancò e mia madre non entrò: una donna dai capelli rossi legati in uno chignon e gli occhi verde foglia.
- Corinne, di nuovo?- mi disse pacatamente, non era la prima volta che avevo un attacco d’ira e non era un bello spettacolo.
- Scusa mamma…- dissi calmandomi, sentì la rabbia scivolare via. Mi guardai allo specchio e vidi i capelli riprendere il loro colore naturale: lisci e bianchi con sfumature azzurre che mi facevano sembrare il fantasma di Azzurrina o la Fata Turchina. A volte preferivo la versione arrabbiata, dai capelli neri come l’ombra e mossi come serpenti. Anche gli occhi tornarono chiari, di un delicato turchese.
Ora vi chiederete come mai io fossi così diversa da mia madre: ebbene, ero stata adottata roccambolescamente. Mi spiego: ero apparsa tra le sue braccia in una nuvoletta nera quando avevo appena tre mesi. Non era mai riuscita a spiegarmi come fosse successo, ma era così e non si poteva cambiare. Io non mi facevo nemmeno delle domande, sentivo che prima o poi tutto si sarebbe aperto ai miei occhi.
- Scusami ancora…- dissi- Quello che ho appena letto, insomma, non mi è piaciuto…-
- Fa niente, ti va di uscire a prendere il latte?- mi rispose sorridendo.
Annuii. L’aria fresca calmava i bollenti spiriti.
 
Era particolarmente forte il vento quella sera. Dovevo tenermi un braccio davanti alla faccia e mi dava fastidio ugualmente, come sentire tantissime schegge di ghiaccio sul viso. Facevo fatica a tenere le cuffie dell’I-Pod nelle orecchie per ascoltare le canzoni dello Zecchino D’Oro. “Il tortellino di Bologna” risuonava nella mia testa calmandomi dalle tensioni precedenti. Il problema è che non potei godermela tutta perché mi buttai su un ragazzino di otto anni poco prima che un fulmine colpisse la macchina a cui stava passando accanto. L’I-Pod si sfracellò sull’asfalto, ma mi preoccupai di più del piccolo che avevo stretto a me facendoci rotolare lontano. Il cielo era limpido, come cavolo aveva fatto un fulmine a scaricarsi al suolo?
- Tutto bene?- chiesi.
Annuì poco tranquillo.
- Ma come è potuto accadere?-
- Giove…- me lo disse in modo così naturale che pensai di essermelo sognato.
- Giove?! A Bordeaux? Non credo…-
- È stato lui… non è la prima volta…- lo guardai accigliata- Sono figlio di Nettuno e non credo che gli faccia piacere.-
- Nettuno il dio del mare?- stavo impazzendo, era ufficiale- E allora come mai non sei al campo mezzosangue?-
- Mio padre ha detto che non è il tempo…- aveva preso più sicurezza- Un paio d’anni e dovrebbe risolversi tutto. Ha detto che ci sta pensando il mio fratellone!-
“ MA SEI SCEMA!?” mi urlò una voce in testa “ Avete entrambi battuto la testa e questo è un sogno!”
- E quindi Ze… em… Giove ha provato ad ucciderti…- perché mi sembrava una cosa normalissima?
- Già… non è proprio il massimo, ma sono ancora intatto…-
- Come ha potuto…- vidi lo sguardo del ragazzino farsi più spaventato: stavo prendendo la mia forma da arrabbiata. Feci un respiro profondo calmandomi- Vai a casa, scappa e stai attento.-
Lui annuì e corse via. Mi dispiaceva averlo spaventato, ma era stata una reazione involontaria. Alzai lo sguardo al cielo colmo d’odio, richiamai la rabbia a me e mi sentì cambiare.
- ZEUS!- urlai- MALEDETTO DIO DEI CIELI! TI CREDI TANTO BRAVO, MA SEI SOLO IL PEGGIORE! E PROVA AD UCCIDERMI, IO NON HO PAURA!-
Fu una cosa stupida, lo ammetto, ma ero talmente arrabbiata che non ragionavo. Solo che non ero l’unica che si era arrabbiata…
   
 
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