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Autore: Kilian_Softballer_Ro    30/11/2012    8 recensioni
Dodgeball non riesce a dormire e chiede a Silver di raccontargli una storia...Ma se parla dei tuoi genitori, puoi davvero chiamarla storia?
Piccola one-shot scritta in un momento di grande voglia di scrivere...Dodgeball è un mio personaggio, quindi se non lo conoscete non so quanto potreste capire ^^" buona lettura!
–Secondo te…Sono contenti di noi?
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dodgeball si rigirò nel letto per l’ennesima volta.
Era al limite di sopportazione. Detestava stare malato, e quando il dottore l’aveva visitato e aveva annunciato che doveva restare a letto, si era arrabbiato come non mai. Dopotutto stava bene. Certo, a parte la nausea e la febbre a 38…
Si annoiava a morte, tutto il giorno sdraiato, e non si stancava nemmeno tanto. Perciò, come quella notte, faticava a prendere sonno. E Blaze pretendeva pure che si addormentasse presto!
Ovviamente, crollava sempre, dopo un po’, ma fino a quel momento si agitava e stufava fin troppo.
Si tirò le coperte sopra la testa,poi cambiò idea e le calciò via. “ Adesso vado di là e dico a Silver che sto bene e non voglio stare a letto” decise. Si levò a sedere, con le gambe fuori dal letto, ma il solito, tremendo capogiro lo costrinse a ricadere sui cuscini.
Furibondo, il piccolo riccio si coprì e chiuse , anzi serrò, gli occhi, nella speranza di addormentarsi e far terminare finalmente quella noia. Ma niente da fare. Era completamente sveglio, ma tenne gli occhi chiusi lo stesso.
Perciò non vide, ma sentì solo, la porta aprirsi e qualcuno entrare e chiudersela alle spalle.
-         Dodge? – Fece la voce di Silver, vicino al suo orecchio. – Lo so che sei sveglio, apri gli occhi.
Lui li socchiuse, sempre con aria corrucciata. Il fratello era in piedi di fianco al letto, con una tazza fumante in mano.
-         Su, ti ho portato questo. – Aggiunse, avvicinandogli la bevanda al muso.
-         Non la voglio! – Esclamò il piccolo, tirandosi su di scatto. – E se c’è dentro quella medicina schifosa?
Silver sospirò. – Non c’è e tu lo sai. Non è ora della tua medicina. E’ solo camomilla.
-         Non la voglio lo stesso.
Il riccio più grande posò la tazza sul comodino e gli si sedette a fianco, sul letto. – Mi dici come faccio a farti addormentare, senza camomilla?
Dodgeball lo guardò, facendo gli occhioni dolci.  – Mi racconti una storia? – Silver non era un granché, a raccontare storie, ma piuttosto che annoiarsi…
-         Beh…. – L’altro lo guardò indeciso. – E che storia vorresti che ti raccontassi?
-         Mi racconti dei nostri genitori?
A quelle parole Silver si immobilizzò. Il fratellino, temendo di aver esagerato, tentò di rimediare. – Mi dispiace, Silver, io…
- Non è niente. –Disse l’altro, scuotendosi. – E’ solo che…Non me l’avevi mai chiesto, tutto qui. Vuoi davvero che ti parli dei nostri genitori?
Il bambino annuì con vigore. – D’accordo.
Il riccio si schiarì la voce e iniziò a parlare.
-         La nostra mamma era una riccia. Una bellissima riccia grigia con gli occhi azzurri. Ed era dolcissima, ma forte. Aveva dei poteri sull’acqua. Quando io ero piccolo….Mi ricordo che non si è mai arrabbiata con me. Poi, quando avevo poco più della tua età…. – Si fermò un attimo, per mettere ordine ai ricordi e osservare il suo piccolo ascoltatore che,distrattamente, aveva preso la tazza e adesso ne beveva piccoli sorsi guardandolo a occhi spalancati.
-         Dicevo, quando avevo la tua età o poco più, forse otto anni, la mamma sparì. Mi dissero che forse si era persa, ma io sapevo che era stato Iblis a rapirla. E non potevo fare nulla, avevo solo otto anni e un’amica della mia stessa età. E molta, molta paura, perché la mamma era incinta ed ero spaventato da quello che avrebbero potuto fare al bambino. Cioè a te.
-         I-iblis è quel mostro che avete combattuto tu e Blaze? – Balbettò Dodgeball. Lui annuì. – Vai avanti, per favore.
-         Sì. Quando lei sparì, io rimasi nella mia casa e Blaze e la sua famiglia mi aiutarono. Poi, dopo alcuni mesi, una notte mi svegliai sentendo bussare alla porta. Mi alzai preoccupato, con i poteri pronti….Ma non c’era nessuno. Solo un’ombra che scappava-e nonostante avesse un mantello, potrei giurare che la sua sagoma fosse quella di nostra madre-e un fagottino sulla soglia, che poi si rivelò essere un bambino identico a me. Chiamai Blaze, e lei mi aiutò a prendersi cura di te e a farmi pensare razionalmente. Fu lei a trovare un bigliettino nascosto fra le coperte con su scritto “ Tuo fratello, Dodgeball” e a insegnarmi come ci si prendeva cura di un bambino. – Lo guardò con tenerezza.
-         In questi anni, sono riuscito , in qualche modo, a intuire cosa possa essere successo. Nostra madre aveva avuto il bambino, cioè tu, ed era scappata per metterlo in salvo. Ed era fuggita subito dopo, perché Iblis seguendola non venisse da noi. Questo è tutto quello che è successo alla mamma.
-         Co-come si chiamava? – Chiese incerto il piccolo. Silver gli accarezzò il muso.
-         Jamila. E devi essere orgoglioso di lei, perché solo una mamma avrebbe potuto fare una cosa del genere per suo figlio.
-         Io lo sono. – Mormorò Dodgeball, stringendo la tazza ormai vuota. Gli tremavano le mani, ma Silver, con delicatezza, ne tolse il recipiente e gliele strinse nelle sue.
-         Non essere triste. La mamma non è rimasta perché voleva salvarci, e c’è riuscita.
-         Lo s-so. Ma dov’era nostro padre, mentre…mentre… - Non finì la frase.
-         Lui non c’era più. Adesso ti parlerò anche di lui.
Silver prese in braccio il fratellino e se lo mise seduto in grembo, sempre avvolto in un lembo di coperta.
-         Iron, nostro padre, somigliava sia a te che a me. Era argentato, con gli occhi gialli, ed è da lui che abbiamo preso i nostri poteri. E anche lui voleva che il nostro mondo fosse in pace. Infatti……Morì combattendo contro Iblis. Nostra madre, che aveva appena scoperto di aspettare un bambino, alla notizia si disperò. Mi ricordo, nonostante fossi molto piccolo, che piangeva sempre, e per un mese almeno sembrò che io non esistessi nemmeno più, per lei…Anche a me mancava il mio papà, i pochi momenti in cui era a casa, e mi insegnava ad usare i miei poteri,e giocava con me e tutto il resto, ma lei sembrava stesse perdendo completamente il senno. Poi, tornò normale, ma successe quello che successe.
Si fermò, non per colpa del groppo che andava serrandogli la gola, ma sentendo due piccole braccia che lo stringevano. Dodgeball lo stava abbracciando, perché sentiva la sua tristezza, e non sapeva come consolarlo. Silver lo strinse a sua volta, cullandolo leggermente.
-         Mi dispiace, Silver. Non avrei dovuto chiederti queste cose. – Balbettò il fratellino alla fine dell’abbraccio.
-         No, è giusto. Era tuo diritto sapere tutto…E’ colpa mia, ti ho parlato troppo di tutto quel che è successo invece che di loro. Ma dovevi sapere anche questa storia, Dodge, perché è la nostra famiglia.
Il bambino rimase zitto per un po’. – Secondo te…Sono contenti di noi? – Chiese poi, incerto.
Silver gli accarezzò la testa. – Di te, sono sicuro di sì. Ma non so come mi vedano come fratello maggiore.
Dodgeball lo abbracciò di slancio, più forte di prima. – Tu sei il fratello migliore del mondo. – Sussurrò.
I due rimasero lì, stretti l’uno all’altro, finché Silver non avvertì il fratellino diventare sempre più pesante fra le sue braccia, come il suo respiro. Allora si alzò, lo depose sotto le coperte e uscì dalla stanza indirizzandogli solo tre parole, tenerissime.
 - Buonanotte, fratellino mio.

Com'ero quando ho scritto questa storiella? Depressa, impossibilitata a staccarmi dal computer, un po' fuori...Si è notato vero? Vabbè, l'ho scritta quest'estate, ma non mi decidevo a pubblicarla...Spero che non sia così pessima. Hasta la vista!
Ro =)
  
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