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Autore: Jeck86    01/12/2012    2 recensioni
Jack Pepponi scopre il modo di comunicare con il passato.
Jack Pepponi scopre che la scienza è meno scientifica di quanto si creda.
Warning:Hard science fiction.Per gustarsi a pieno questa storia è meglio sapere cosa è un condensatore e cosa un acceleratore Van der Graaff.
La storia dovrebbe fare ridere.
Tutti i riferimenti a persone,cose,metodi di insegnamento e personaggi politici sono puramente casuali.
"Vede signor Pepponi.Dopo aver letto la sua tesi mi domando se lei non abbia fatto un errore scegliendo questa facoltà"
Il professor Giovanni Morton sospirava pesantemente nel dire queste parole.
Il tono della sua voce era petulante e querulo e le sue sopracciglia aggrottate comunicavano disappunto.
Con la bocca faceva labbruccio a mostrare quanto fosse rattristato.
"Vediamo se ho capito. Lei ha fatto un esperimento?"
"Si" Disse timidamente lo specializzando Jack Pepponi, cercando di farsi più piccolo che poteva e scomparendo quasi nel suo camice bianco.
"Male, ragazzo mio. Gli esperimenti sono roba da facchini. Noi siamo SCIENZIATI. Non ci sporchiamo le mani con codeste cose."
Genere: Comico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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"Vede signor Pepponi.Dopo aver letto la sua tesi mi domando se lei non abbia fatto un errore scegliendo questa facoltà"
Il professor Giovanni Morton sospirava pesantemente nel dire queste parole.
Il tono della sua voce era petulante e querulo e le sue sopracciglia aggrottate comunicavano disappunto.
Con la bocca faceva labbruccio a mostrare quanto fosse rattristato.
"Vediamo se ho capito. Lei ha fatto un esperimento?"
"Si" Disse timidamente lo specializzando Jack Pepponi, cercando di farsi più piccolo che poteva e scomparendo quasi nel suo camice bianco.
"Male, ragazzo mio. Gli esperimenti sono roba da facchini. Noi siamo SCIENZIATI. Non ci sporchiamo le mani con codeste cose.
Nessuna delle grandi scoperte scientifiche degli ultimi secoli ha mai avuto bisogno di esperimenti per essere provata.
Prendiamo il modello atomico proposto da Niels Bohr: un nucleo diviso in protoni di carica positiva e neutroni, circondati da elettroni che girano loro attorno a grande velocità.
Non è mai stato veramente provato. Infatti è un modello,ovverosia una ipotesi non provata da alcun esperimento.
Guardiamo adesso la natura ondulatoria di elettroni e fotoni.
Se stessimo a sentire ciò che dicono gli esperimenti potremmo, erroneamente, credere che la luce sia un'onda e che gli elettroni siano in realtà nubi estese con un a densità che varia da punto a punto.
Ma noi, invece, sappiamo che i fotoni sono sia onde che particelle.
Particelle prive di massa e con dimensioni indefinite.
E sappiamo che gli elettroni non sono nubi estese di materia e carica ma onde.
E lo sappiamo perché sono le equazioni che ce lo dicono.
Dove sono le sue equazioni?"
"Ma quali equazioni?" Disse stupito lo specializzando "Io ho semplicemente messo un tessuto della nuova lega polimerica tra le lamine di un condensatore e mi sono accorto che, quando andavo ad accendere l'interruttore, la luce si accendeva pochi istanti prima che io schiacciassi l'interruttore.
Ho ripetuto l'esperimento in diverse situazioni.
Ho provato a mettere la lampadina in un altra stanza, sorvegliata da un mio collega munito di telecamera e cronometro.
Ho provato a farlo eseguire da un calcolatore.
Ho provato ad accendere e spengere in successione.
Il risultato è sempre stato lo stesso: la lampadina si accendeva e si spegneva pochi istanti prima che io toccassi l'interruttore."
"Ancora quella sciocchezza dell'esperimento.
Glie lo ripeto, giovanotto: non è giocando che si fa scienza. Gli esperimenti non dimostrano niente. Gli esperimenti non sono reali, solo le equazioni sono reali.
Come pensa, lei ,di trovare prove dell'esistenza di particelle che pesano mille volte meno della minima misura che può fare uno strumento?
Sa come è stato dimostrato il Bosone di Higgs?"
"Si.
Lanciando fasci di protoni ad altissima energia all’interno degli acceleratori di particelle e facendoli scontrare. Dalle collisioni si generano molte particelle elementari (leptoni, quark, bosoni W e Z, ecc), con caratteristiche energetiche note. Lì in mezzo potrebbe formarsi anche l'Higgs. Nel marasma di dati che escono dagli acceleratori gli scienziati cercano quello non previsto: per esempio un numero troppo alto di collisioni in corrispondenza di un certo intervallo di energia compatibile con quelli previsti per l'elusiva particella."
"Sembra molto caotico,vero? Infatti lo è. Ma non è finita:
Essendo poco stabile, l'Higgs decade quasi immediatamente.
Cosa era stato trovato finora?
In corrispondenza del valore di 125 gigaelettronvolt c'erano più collisioni.
Allora hanno detto: questo è il Bosone.
Lo ripeto: hanno visto che, se le particelle venivano sparate le une contro le altre all'energia di 125 gigaelettronvolt, cozzavano di più."
"E questa sola è la prova che il Bosone esiste?"
"Questa non è niente: ne una prova ne altro. è solo un picco di segnale ad una data energia.
La prova sono le equazioni matematiche."
Il professore tirò una forte boccata di fumo con la pipa e la soffiò in faccia al giovane specializzando che tossì, ancora dubbioso.
"Non mi pare convinto. Le faccio un altro esempio:
nel 2012 diversi esperimenti sembrarono dimostrare che i neutrini erano più veloci della luce.
Si sparavano neutrini da un centro di ricerca ad un altro e si vedeva che arrivavano prima di quanto ci aspettavamo.
Inutile dire che la comunità scientifica ne fu scioccata.
Questo contraddiceva le equazioni di Einstein sulla relatività ristretta e quelle equazioni sono tanto...mmm...belle." Disse il professore in un mugolio di piacere,mentre con una mano accarezzava un libro di relativistica.
"E allora cosa accadde?"
"Niente. Si inventarono un guasto."
Jack spalancò la bocca così tanto che il professor Morton ebbe il timore che gli sarebbe caduta la mascella.
"L'intera comunità scientifica fece finta che l'esperimento non fosse accaduto?"
"Il mondo intero. Dopo aver detto che c'era stato un guasto, a nessuno importò più nulla dei neutrini.
Per questo, ragazzo mio, ascolti il mio consiglio. Getti nel fuoco questa spazzatura che ha scritto, e si dedichi all'agricoltura."
Il ragazzo era fuori di se.
"Ma mi sta dicendo che hanno falsificato un esperimento per farlo combaciare con delle equazioni?"
"Ma allora lei non mi ascolta. Non un esperimento. Tutti. è la prassi. Quando ho parlato del bosone di Higgs o dei fotoni, lei a cosa pensava? Però io non lo definirei falsificare. Sarebbe stata falsificazione se avessero scritto delle equazioni o un teorema prendendo in considerazione l'assurdo risultato dell'esperimento.
Ma lei l'ha letto il mio libro di astronomia?
Quello nel quale dico che la luna è fatta di formaggio.
Le equazioni lo dimostrano,la densità combacia.
Chi se ne importa se gli astronauti hanno riportato dalla luna sassi e sabbia e niente formaggio?"
Ciò detto, il professor Giovanni Morton si alzò dalla sua morbida poltrona ed aprì la porta del suo ufficio.
èra il suo modo di sottintendere che il colloquio era finito.
Ad attenderlo, fuori della porta, c'era un giovane ricercatore con i capelli rossi e la faccia piena di lentiggini.
"Ciao Jago. Proprio te cercavo." Disse Morton rivolto al nuovo arrivato. "Ho letto quello che hai scritto e ne sono rimasto entusiasta. Ho apprezzato particolarmente la parte in cui dimostri che 2 + 2 fa 5. é un colpo di genio. La dimostrazione è così inutilmente complicata che merita di essere pubblicata:
Dopo aver dato una serie di definizioni di cui non c'era nessun bisogno, passi ad esaminare il caso particolare.
- La superficie cruda a dimensione complessa è ortogonale ma l'ortogonalità è oggettiva in questo particolare sistema di riferimento.
L'oggettività è soggettiva ma non negli schemi percettivi razionali.
La percezione è irrazionale,implica imminenza.
Ma il giudizio di ogni imminenza o relazione prioritaria dei fenomeni esiste in ogni contraddizione razionale o metafisica o epistemologica per concetti astratti o empirici come esistere o essere o accadere nella cosa stessa o della cosa stessa -
Straordinario.
Questo merita di diventare un articolo scientifico e di essere pubblicato.
Ovviamente lo pubblicherò al più presto a MIO nome, ma ti menzionerò nei collaboratori o nei ringraziamenti finali..."
Ancora stordito, Jack si alzò meccanicamente dallo sgabello su cui era seduto e fece per uscire.
Per lui era finita.Non c'era processo di appello.
Giovanni Morton aveva la fama di essere irremovibile.
Tutti quegli anni buttati sui libri.
A sgobbare,a sudare sangue.
Sempre più fuoricorso.
Finalmente gli era rimasta da dare solo la tesi.
Era ad un passo dal suo traguardo, dalla laurea.
Tutto finito.
Appena fu fuori dalla stanza, gli venne in mente un ultima domanda da rivolgere al professore.
Si voltò, alzò la mano in attesa che il professore gli desse facoltà di parlare.
Appena il professore lo vide, si avvicinò alla porta e glie la chiuse in faccia.

"Questo posto è occupato?"disse Jack
"Prego."
La tizia che gli aveva risposto cacciò un gran rutto, poi aggiunse: "Accomodati!"
Quella eruttazione aveva fatto cambiare idea a Jeck che, adesso, si guardava attorno alla ricerca di un altro tavolo libero nella grande sala mensa.
Non ce n'erano.
Si mise a sedere ed iniziò a mangiare il suo pasto.
"Scusa, ma io ti conosco."disse il giovane seduto alla sua destra.
"Sei il tale che era da Morton l'altro giorno?"domandò Jack
"Si"
Era il ragazzo dai i capelli rossi ed il viso pieno di lentiggini che si trovava fuori dall'ufficio di Morton il giorno prima.
Era un ricercatore in matematica e rispondeva al nome di Jago.
"Il vecchio morton! Ho dato un esame con lui quando ero al primo anno." Intervenne la ragazza."Non pensavo fosse ancora vivo. Ormai avrà 300 anni." La ragazzà fischiò per sottolineare le sue parole.
"Come è andata la conversazione con l'orco?" domandò Jago
"Non benissimo."Rispose Jack
"Ah. Il vecchio ti ha fatto il sedere a strisce?"
"Scusa la mia fidanzata. Si chiama Rosanna e studia ingegneria nella nostra stessa università."
"Tu che hai dato un esame con lui, dammi qualche consiglio."domandò Jack alla ragazza.
"Indossa maglie scollate e minigonne vertiginose! Con me ha funzionato."
"Lascia perdere il vecchio."Disse Jago."Ormai è rincoglionito. Parlami dell'esperimento."
"Come fai a sapere del mio esperimento?"domandò Jack
"è molto semplice: ho origliato."

"Venite,venite. Vi faccio strada. In questa stanza con le pareti di piombo c'è il bersaglio: un blocco di piombo da 1 kg circa.
Il fascio sparato dall'acceleratore colpisce il bersaglio provocando una reazione nucleare.
La mia tesi doveva essere, originariamente, sul decadimento nucleare beta e doppio beta.
Appena il bersaglio è colpito dal fascio, una lampadina, nell'altra stanza, si accende per avvertirci. Si spegne solo quando schiacciamo l'interruttore ed il fascio non passa più.
Questo è l'acceleratore di cui vi ho parlato:
Un semplice Van der Graaff.
Quest'altra è la sala controllo.
Qui sta l'interruttore per accendere e spegnere l'apparecchiatura.
Lì c'è la lampadina.
La cosa più importante è questo condensatore.
Non ero soddisfatto dell'efficienza del condensatore, così ho posto fra le lamine un tessuto di una nuova lega polimerica che hanno scoperto alla facoltà di chimica.
Il rendimento non è aumentato di molto ma..."
"...ma in compenso la lampadina ha iniziato ad accendersi prima che tu schiacciassi l'interruttore?"
"Non molto prima. Circa un secondo."
"Fammi capire bene. Tu avvicinavi la mano all'interruttore e la lampadina si accendeva?"
"Si"
"Posso provare?" disse la ragazza
"Fai pure."
Effettivamente la ragazza vide la lampadina accendersi prima ancora di schiacciare l'interruttore, poi, fece per spegnerlo e di nuovo la lampadina la anticipò di poco.
"E che succede se, una volta vista la lampadina accendersi, ritrai la mano di scatto e non spingi l'interruttore?"
"Prova tu stesso."
Jago avvicinò la mano all'interruttore ma non successe niente. Fece un paio di finte ma la lampadina restava spenta. Arrivò fino a toccare l'interruttore ma senza premerlo e questo non si accese. Alla fine lo schiacciò seccamente e, ancora una volta, la lampadina lo prevenne accendendosi un secondo buono prima.
"Non ci riesco. Non ho riflessi abbastanza veloci."
"Lascia provare me." La ragazza avvicinò la mano al pulsante con tutta l'intenzione di schiacciarlo. Quando vide la luce accendersi tirò via la mano.
Proprio in quel momento le si strappò il cinturino dell'orologio cadendo sull'interruttore ed attivandolo.
"Che curiosa coincidenza: si è accesa la luce e mi si è strappato il cinturino dell'orologio."
All'improvviso la luce si spense e, un secondo esatto dopo, la corrente andò via in tutto il palazzo.
"Queste cose succedono continuamente"Disse Jack.
"Che la luce vada via?"Chiese la ragazza.
"Che la luce vada via,che si strappino i cinturini degli orologi,che un pipistrello entri dalla finestra e vada a sbattere contro l'interruttore. L'altro giorno avevo visto la luce accendersi e ritirai la mano dall'interruttore di scatto. Appena in tempo perché un pezzo di intonaco cadesse dal soffitto proprio sull'interruttore."
"Niente di strano. Siamo in una università pubblica. è già un miracolo che le pareti non ci crollino addosso ed i ratti non ci mangino vivi."Aggiunse Rosanna.
"Sembrerebbe proprio che la conseguenza preceda la causa." disse Jago.
"Voglio provare a battere la lampadina in velocità. Voglio provare a schiacciare l'interruttore prima che la lampadina si accenda."
"Fai attenzione. Io l'altro giorno ci ho provato e sono scivolato sbattendo nel muro ma senza riuscire a schiacciare l'interruttore"
"Pensi che dipenda dai neutrini? In fondo la lampadina rileva i prodotti di un decadimento nucleare beta. I neutrini sono uno dei prodotti di reazione dello scontro tra il fascio di particelle ed il blocco di piombo del bersaglio. Se i neutrini viaggiano più veloci della luce, per la relativistica, esiste un sistema di riferimento in cui viaggiano indietro nel tempo. Dovrei fare un po' di calcoli."
"Non so. Non era accaduto niente prima che mettessi una membrana di polimero speciale tra le lamine del condensatore. I Neutrini potrebbero non entrarci niente. Forse tutto dipende dal condensatore. In elettronica i condensatori sono come le batterie ricaricabili. Accumulano carica quando passa corrente e si scaricano quando l'interruttore è spento. Forse il polimero fa in modo che il condensatore si scarichi prima ancora di accumulare carica." Jack scosse la testa. "Ma sono solo ipotesi e potrebbero essere entrambe sbagliate."
"Hai fatto altri esperimenti?"
"Una infinità. La lampadina si accende e si spegne sempre 84 centesimi di secondo prima che qualcuno schiacci l'interruttore."
"Peccato! Se la lampadina si accendesse un ora o un giorno prima, si potrebbero mandare messaggi nel passato."
"Potremmo avvertire noi stessi in modo da evitare di fare delle sciocchezze?"Domandò l'ingegnera.
"No, non potremmo. Se non commettessimo quegli errori non li comunicheremo ai noi stessi del passato e se anche li comunicassimo non potremmo in alcun modo cambiare le cose."
"Ma potremmo suggerirci i numeri al lotto."aggiunse la ragazza.
I due ragazzi si guardarono in silenzio. La giovane ingegnera, di spirito più pratico dei colleghi, aveva subito trovato il modo di trarre profitto da quella invenzione ed aveva già qualche idea su come poter fare.

Avevano armeggiato su quel macchinario per un intero giorno ed una notte.
Solo una volta, Jago, il matematico, aveva provato a dare una mano ai due ragazzi.
Aveva bruciato tre fusibili e per poco non ci era rimasto secco.
Passò il resto delle riparazioni in silenzio a guardare i due amici che lavoravano.
Dopo 17 ore passate con le mani in mano, alla fine, salutò i due compari ed andò a casa.
"Menomale che se ne è andato!" Disse Rosanna mentre si asciugava la fronte. "Se ne stava ad osservarci come un avvoltoio."
"Poteva anche rimanere. Tanto abbiamo quasi finito."
"é meglio così. A volte ho paura che porti iella."
"Non sei molto gentile con il tuo fidanzato."
"Non è il mio fidanzato. Usciamo assieme ma niente anelli o promesse matrimoniali."
Mentre Jack rifletteva su quelle parole Rosanna diede un ultimo giro di chiave inglese; poi disse:
"Ecco fatto! Abbiamo sostituito l'acceleratore Van der Graaff con un circuito CockcroftWalton. Entrambi possono essere usati per creare una forza elettrostatica che accelera le particelle cariche.
La differenza è che mentre il Van der Graaff è una boccia metallica, il CockcroftWalton è un piccolo circuito pieno di diodi e condensatori. In tutti i condensatori, noi abbiamo provveduto a mettere il polimero speciale.
Ho pensato che se a mandare il segnale nel passato era il condensatore: un solo condensatore uguale un secondo di anticipo . Molti condensatori possono mandarlo di molti secondi nel passato."

"Pare che la tua idea stia funzionando."
Proprio mentre parlavano, infatti, la lampadina si era accesa ed era rimasta accesa per alcuni secondi, poi si era spenta.
"L'unica cosa da capire è quanto tempo nel futuro l'interruttore è stato schiacciato. Cioè tra quanto tempo dobbiamo tornare per premerlo? Dobbiamo restare qui per tutto il tempo? Se andiamo via, quando dobbiamo tornare per accendere l'interruttore?" Domandava l'ingegnera,più a se stessa che al suo interlocutore.
Jeck rifletté per qualche secondo. Poi la soluzione gli balzò chiara e lampante davanti agli occhi.
"Ricordi che cosa succedeva dopo un secondo che si accendeva la lampadina?"
"Qualcuno schiacciava l'interruttore."
"E se nessuno schiacciava l'interruttore?"
"C'era sempre qualcosa che lo premeva. Un calcinaccio,un pipistrello,qualcosa."
"Allora, anche se noi non saremo qui, qualcosa attiverà comunque l'interruttore."
"Abbiamo risposto ad una delle domande. Non dobbiamo restare qui per tutto il tempo. Possiamo tranquillamente andare a casa. Ma non alla seconda domanda. Come facciamo a sapere tra quanto tempo sarà acceso l'interruttore?"
"Lasceremo il computer in standby. Registrerà il momento esatto di accensione e spegnimento. Anzi, ora lo programmo perché mi spedisca una mail appena questo succede. Comunque sono quasi le 6 di mattina. Tra un paio d'ore arriveranno le donne delle pulizie. Sono pronto a scommettere che saranno proprio loro ad accenderlo involontariamente e a spegnerlo appena si saranno accorte di aver sbagliato interruttore."
"Speriamo, allora, che non combinino danni."
"Andiamo a casa a farci una dormita?"
"A casa mia c'è Jago e lui russa. Posso dormire da te?"
Jack restò paralizzato un attimo.
"O posso dormire con te, se preferisci."
Quelle parole non potevano essere in alcun modo fraintese ma comunque Rosanna aggiunse:"Anche se io non ho molto sonno. Ho più che altro voglia di festeggiare." E per spiegare meglio il concetto mise una mano sul sedere di Jack.

"...47, 48, 49." La luce non si riaccese per alcuni istanti.
"Il secondo numero è 49"
Attesero per qualche interminabile secondo.
Poi la luce cominciò, nuovamente, a lampeggiare
La luce si accese, poi si spense.
"1, "Dissero in coro i nostri eroi.
La luce si accese ancora poi si spense di nuovo: "2".
Stop.
Aspettarono ancora qualche secondo ma...niente.
"Chiamala subito!"
La mano tremante correva veloce sui tasti del telefonino. Poi schiacciò il tasto Vivavoce. "Pronto Rosanna?"
"Chi parla?"
"Sono Jago"
"Dimmi tesoro!"
Quel "tesoro" fu molto doloroso per Jack.
Rosanna era stata molto chiara con lui, quella notte.
"è stato bellissimo ma non intendo rifarlo. Tu sei molto carino, ma io amo Jago."
Ci era rimasto male
"Ma allora perché...?"
"Perché sei carino. Ed anche introverso. Lo trovo molto sexy in un uomo. Così mi sono tolta lo sfizio. Sei arrabbiato?"
"No."E invece si.
La prima volta che l'aveva vista l'aveva trovata rozza e neppure tanto attraente.
Ma Rosanna aveva un modo di fare molto confidenziale ed aperto.
Una ragazza di quel tipo può rubare il fidanzato persino ad una diva del cinema.
Una ragazza fredda o introversa, per quanto bella, non può competere.
Rosanna gli era entrata sotto pelle.
"Dove ti trovi?"
"Al tabacchi di via Garibaldi"
"Via Garibaldi numero 78?"
Quello era il segnale. Aveva dato il primo numero da giocare e lo aveva dato in codice. Non era probabile che la chiamata fosse intercettata, ma la prudenza non era mai troppa.
"Forse. Non ricordo esattamente. Sei nei paraggi?"
"Non sono vicinissimo. Arriverò tra 49 minuti"
Anche il secondo numero era stato dato.
"Hai visitato il nuovo appartamento? Che ti hanno detto? Quanto prendono di affitto."
"Due..."attese qualche secondo"...mila"
"Due?"
"Si"
"Ho capito. Ti devo lasciare. Smak"
Jago ripose il telefono poi chiese:"Che ci farai con i soldi?"
"Mi comprerò una laurea in una prestigiosa università privata. Per quello che serve la fisica, farei meglio a lasciar perdere. Ma i miei ci tengono tanto. E tu?"
Era una domanda retorica. A Jeck non importava un fico secco di cosa avrebbe fatto Jago. Per quanto lo riguardava poteva andare al diavolo.
"Ci pagherò i debiti."
Quella risposta colse Jack un po' alla sprovvista. "Il ricercatore in matematica è un impiego prestigioso ma non molto remunerativo." Jago aveva un sorriso avvilito. "E non è neppure un posto sicuro, a meno di non avere un professore che ti spalleggia."
Quellà affermazione cambiò il punto di vista di Jack.
Spiegava perché Jago fosse tanto interessato al guadagno che si poteva trarre dall'esperimento e perché il professor Morton aveva detto che averebbe pubblicato una ricerca di Jago a proprio nome.
Jack aveva odiato Jago fin dalla notte passata con Rosanna.
Forse ancora prima. Fin da quando in mensa aveva saputo che Jago era un matematico.
Jack odiava i matematici. Ne aveva conosciuti tanti ed aveva solo brutte esperienze legate a loro.
Adesso, per la prima volta, lo vedeva come una persona.
Non durò a lungo.
Quando Rosanna tornò, corse ad abbracciare Jago e si baciarono per 20 minuti buoni. Jack ricominciò a odiarlo quanto e più di prima.

"Lei è Jack Pepponi?"
"Si" disse Jack.
"La prego di seguirmi."
Il tizio che lo aveva chiamato era un uomo di mezz'età,caucasico,con due occhiali da sole molto scuri che attraevano molto l'attenzione.
Aveva una giacca nera,pantaloni neri,una cravatta grigia ed una camicia bianca.
Sembrava un agente dell'FBI o uno dei cattivi di Matrix.
Condusse Jack in un ufficio dove si trovavano già Rosanna e Jago seduti ad una scrivania.
All'altro capo della scrivania c'era un tizio identico a quello che stava facendo da anfitrione a Jeck.
Anche con la porta chiusa Jack poteva sentire il pianto isterico di Jago.
"Non sono stato io. Sono innocente. Sono stati loro. Glie lo giuro."
E giù in un pianto dirotto.
"E va bene, confesso tutto. Ma è stato solo un esperimento scientifico. è stato per il bene della scienza. Per il progresso dell'umanità. Vostro onore glie lo giuro."
"Non sono un giudice"
"Eminenza. Io nella mia vita ho fatto molte cose brutte. Il mese scorso ho rimorchiato una ragazza in un bar. L'ho portata a casa. Che Rosanna era via. E, quando, la mattina dopo, mi sono svegliato, la ragazza non c'era più e mi sono trovato con una cicatrice su un fianco ed un rene di meno."
"Mi avevi detto che ti aveva graffiato il gatto."
"Quando ero in terza elementare ho copiato l'esame di storia. Quando ero in quarta ho rubato il parrucchino di mio zio per fare barba nera alla recita della scuola. Quando ero in quinta ho buttato per le scale mia sorella Adelaide e poi ho dato la colpa al cane. Ma la cosa più cattiva è stato quando avevo 16 anni. Ho fatto una poltiglia che sembrava vero vomito e l'ho messa in una bottiglia. La sera sono andato al cinema ed ho nascosto la bottiglia nella giacca.
Sono salito in galleria e poi...poi...p...poi...ho cominciato a fare dei versi come se stessi per vomitare ed ho versato quella roba di sotto.
Allora è successo il finimondo. Tutti hanno cominciato a vomitare e si vomitavano addosso l'uno con l'altro. Non mi sono mai sentito tanto cattivo in tutta la vita."
"Questa non era una scena del film Goonies?" Domandò Rosanna al terzo uomo nella stanza.
"Mi scusi generale. Mi lasci andare. Farò la spia sui miei compari. Metteteci loro in prigione." E giù in un pianto dirotto.
In quel mentre entrò nella stanza Jack.
"Rosanna, il tuo uomo è un eroe. Mi domando perché non vi siete ancora sposati."
Jago non alzò neppure gli occhi ad incontrare lo sguardo.
Rosanna era più imbarazzata che arrabbiata.
"Mi scusi, signore. Ma posso sapere per quale ragione siamo stati portati qui."Chiese alla fine Rosanna.
"è per la vincita al lotto? O per l'esperimento con l'acceleratore di particelle? Di cosa siamo accusati"
Tre sguardi si appuntarono sull'uomo seduto dietro la scrivania.
"Vede signorina, questo è l'ufficio delle imposte. Ci risulta che, nei giorni scorsi, voi tre siete entrati in possesso di ingenti somme di denaro. è giusto?"
Annuirono.
"Ma queste vostre recenti entrate straordinarie non sono state dichiarate. Ora, a noi non interessa se li avete guadagnati con una rapina in banca, con il contrabbando, con una estrazione truccata al gioco del lotto o perché avete scoperto la macchina del tempo. Allo stato non importa come avete fatto i vostri soldi. Ma lo stato vuole la sua parte."

"Quanto ci è rimasto?"domandò Rosanna a Jago
"Dopo aver pagato l'affitto arretrato, aver disimpegnato i mobili al banco dei pegni ed aver pagato le tasse ci restano esattamente..." Jago restò un attimo a pensare "35 euro e 27 centesimi."
"Che sono miei!" Aggiunse Jeck.
"Perché mai?" Domandò Jago
"Perché io non dovevo pagare l'affitto arretrato e non avevo mobili da disimpegnare. Perché la macchina del tempo l'ho scoperta io. Perché mi va così. Scegliete pure la motivazione che preferite."
"Non c'è un mio ed un tuo. Siamo in società." Disse Rosanna con un sorriso.
"Molto comodo detto da una che si è impegnata anche i mobili."
"Scusaci se non siamo tutti figli di pappà. Non tutti abbiamo le famiglie a mantenerci agli studii. Di quanti anni è che sei fuori corso? 5? o 7?"
"Allora sciolgo la società. Quello che è mio è mio e quello che è vostro è vostro. Unirmi a voi in questa idea assurda è stato il più grande errore della mia vita."
"Non dicevi così l'altra notte." Sibilò Rosanna in preda alla rabbia.
Jeck si guardò attorno terrorizzato per vedere se Jago aveva sentito ma era misteriosamente sparito.

Jago era di umore nero mentre raggiungeva il suo ufficio.
Quando inserì la chiave magnetica nella fessura questa non si aprì.
Allora andò a chiedere spiegazioni a professor Morton.
Lo trovò piuttosto indaffarato.
Stava facendo i bagagli.
"Professore, ma che sta succedendo?"
"Sono stato trasferito. Da oggi mi occuperò di altri compiti." Infilava in uno scatolone i suoi libri, le sue penne, le sue matite, il computer di proprietà dell'università.
Poi spaccò un muro e cominciò a strappar via il filo di rame dalle pareti per portarsi via pure quello." Ovviamente conserverò lo stipendio da insegnante. Oltre quello del nuovo incarico."
Raccolse dalla scrivania una manciata di fogli e li mise in ordine. "Ero ad un passo dal formulare una nuova rivoluzionaria teoria scientifica. Ma probabilmente ormai non riuscirò più a completarla. Dai miei appunti, però, qualche mente illuminata potrebbe comunque arrivare alla soluzione." Li guardò per un istante poi li mise in un cestino metallico e gli diede fuoco. "Meglio distruggerli. Non vorrei che qualcuno si prendesse il merito delle mie ricerche."
"Ma, Professore, che ne sarà di me se lei se ne va? Dopotutto io sono stato assunto come suo assistente. Che ne sarà del mio lavoro?"
"Caro Jago. Tu, in tutta questa università, sei l'unico che potrebbe sostituirmi. L'unico abbastanza intelligente. L'unico che potrebbe, se gli fosse permesso, continuare là dove io ho lasciato. Non ti devi preoccupare del tuo lavoro." Gli mise una mano sulla spalla e aggiunse. "Ti ho fatto licenziare ieri."
Jago se ne stava andando mogio mogio.
"Ancora una cosa, Jago."
"Si professore."
"Buon natale!"

"Fermi. Fermi. Ma cosa diamine state facendo?" Gridò Jack in preda al panico.
Un ingegnere abbassò la mazza che teneva in mano e degnò Jack di una risposta: "Il professor Morton ha dato ordine di smantellare il tuo esperimento."
Poi riprese in mano la mazza e ricominciò a sfasciare ogni cosa.
"Ma mi è costato ore di lavoro. Non potete semplicemente smontarlo e metterlo in un ripostiglio?"
"Ha detto Morton che si tratta di attrezzatura radioattiva e che è troppo pericoloso metterlo in un ripostiglio."
"E allora lo sfasciate a colpi di mazza?"
"Mi piace scassare le cose con la mazza."disse un ingegnere.
"Me spacca. Spacca tutto." Grugnì un altro ingegnere.
"Che ne facciamo del cubo di piombo nell'altra stanza? Quella con i muri di piombo spessi un metro."
"Prendi un contatore geiger ed una mazza ferrata. Se è radioattivo. colpiscilo finché non l'avrai polverizzato."
"Non è radioattiva. Che peccato. Mi sarebbe piaciuto tanto usare la mazza ferrata."
"Posso tenerlo io?" Domandò Jack
"E che te ne fai?"
"Un ricordo di quando avevo qualche speranza di laurearmi."
"Il Prof si era raccomandato di sfasciare tutto..." Disse un ingegnere dubbioso.
"Ti preeeeeeego" Disse Jack facendo labbruccio e mostrando lacrimosi occhioni da cucciolo.
"E va bene. Adesso lasciaci in pace. Questa roba non si distruggerà da sola."
E gli ingegneri ricominciarono a dare mazzate all'apparecchiatura tra un grugnito e l'altro.

"Prendila così. Non possiamo farne un dramma..." cantava un disco di Battisti in filodiffusione.
Jago si tolse la schiuma di birra dai baffi, con il dorso della mano. "E coscì mi ha liscenziato. Quel BASCITARDO."
Qualche occhio, nel pub, si girò verso di lui ma la maggior parte della gente non ci fece caso.
"Cosa pensi di fare adesso?"
"Il guaiuo è che qui, in Itaglia, è tutto un magna magna. è tutto basciato sciugli appoggi e sciulle raccommandaz...raccomandaz...raccomandaz...é tutto basciato sciugli appoggi. Lo sciò io,lo sciò..."
"...che sei stato un raccomandato per anni."
"sssssssccccc. Io me ne vado" Disse Jago palesemente alticcio. E alzando la voce. "ME NE VADOOO! Vado in Inghilterra. Vado a cercar lavoro lì. Quelli hanno ancora rispetto per la scienza" E si picchiettò la fronte con un dito.
"E tu, invece, Rosanna, che piani hai?"
"I debiti li ho pagati." Rosanna bevve, in un solo sorso, tutta la sua birra grande. Poi cacciò un gran rutto e rispose "Ho quasi finito gli studi. Poi me ne andrò a lavorare in aziende private. Mi piacerebbe costruire robottoni giganti ma qualunque macchina andrebbe bene."
"Non seguirai il tuo fidanzato?"
"Mi ha lasciato. Per quella scitoria del rene."
"Non sono le corna che mi danno fastidio. Ma il mio uomo deve avere due reni quadrati, anzi cubici e tu Jago non ce li hai."
Adesso la birra aveva cominciato a fare effetto anche su Rosanna che si era accaldata e si era tolta il giacchetto, mostrando un tubino molto scollato.
"E tu, ragazzino, ce li hai i reni?" Disse rivolta a Jack.
Jago bisbigliò all'orecchio di Jack:"Disce reni ma intende dire palle?" Poi rise come una scolaretta "AH AH AH. Palle. Che parola buffa! Certe parole se le disci tante volte smettono di avere scignificato: palle, palle, palle palle pallepallepalle"
"Perché, invece di cercarci un lavoro in aziende private, non ci mettiamo in proprio?"
"E a coscia dovremmo lavorare."
"Un azienda privata deve fare ciò che sa fare bene."
"E noi coscia sciappiamo fare? I gelati? Mi piasciono i gelati"
"Noi sappiamo prevedere il futuro. Potremmo diventare una agenzia di informazioni. Basta leggere una notizia sul giornale e telegrafarle ai noi stessi del giorno prima."
"Non è andata a finire bene l'ultima volta. E tu lo sai."
"Questa volta sarà tutto legale. Con tanto di partita iva e contributi. Io ho degli amici a chimica che potrebbero procurarci il tessuto di polimero speciale."
"Ma allora è tutto risolto." Disse Rosanna sarcasticamente. "Ci mancano solo un acceleratore di particelle, una camera antiradiazioni foderata di piombo ed una quantità industriale di energia elettrica per far funzionare il tutto."
"Possiamo comprare tutto ciò di cui abbiamo bisogno."
"E con quali soldi? I tuoi genitori sono disposti a prestarci 100000 euri per cominciare?"
"I miei genitori non sono così ricchi..."
"E allora?"
"Ma io si!" E tirò fuori tre assegni da 30000 euri.
"Dove li hai presi? Hai rapinato una banca?"Disse Jago ormai completamente sobrio.  
Ci sono cose che possono far passare immediatamente la sbronza ad un uomo.
"Ho venduto il bersaglio dell'acceleratore ad un compraoro."
"Intendi il cubo di piombo? Lo hai truffato?"
"Di piombo ne era rimasto poco. Il grosso del piombo si era già trasformato il oro e platino."
"Cosa sei? Un alchimista? Come cazzo hai fatto a trasformare il piombo in oro? Ci vorrebbe una reazione nucleare per fare una cosa del genere." Disse Rosanna sconvolta.
"Tre decadimenti beta, per la precisione. Proprio il tipo di decadimento su cui stavo lavorando io."

Bisogna sapere che l'esperimento di Jeck consisteva nel decadimento nucleare beta+.
La prima volta che l'interruttore dell'acceleratore era stato attivato, una parte del piombo si era trasformata in tallio.
La seconda volta un'altra parte del piombo residuo si era trasformato in tallio mentre una parte del tallio, precedentemente prodotto, si trasformava in mercurio.
La terza volta un'altra parte del piombo si era trasformata in tallio, una parte del tallio si era trasformata in mercurio ed una parte del mercurio aveva reagito producendo oro.
La quarta volta una parte del tallio si era trasformata in mercurio, una parte del mercurio era trasformata in oro ed una parte dell'oro precedentemente prodotto si era trasformata in platino.
Ogni tanto si verificavano reazioni secondarie che producevano argento, rodio e palladio.
Alla fine, di piombo, era rimasto solamente un sottile guscio esterno.
Jeck aveva venduto il cubo ed era riuscito ad ottenere 90000 euri.

"Signorina vice-presidentessa, come sta andando l'agenzia di informazioni?" Disse Jack
"Molto bene signor presidente. Stiamo adesso trasmettendo la notizia di oggi:la vittoria del gruppo marxista nella repubblica di Maracas al nostro ufficio di ieri." Disse Rosanna con tono studiatamente professionale.
"I giornali, a cui abbiamo dato la notizia ieri, hanno pagato?"
"Tutti quanti."
"Ottimo!" Jack si voltò verso Jago alla sua sinistra. "Signor amministratore delegato. Come vanno le nostre fonderie di metalli preziosi?"
"A meraviglia. Per il momento, l'oro e l'argento non hanno risentito in alcun modo della nostra produzione incontrollata. Il platino, invece, sta cominciando a scendere di valore."
"Suggerimenti?"
"Acquistiamo alcune oreficerie, vendiamolo in forma lavorata, in lega con oro e altri metalli."
"Questo aumenterà la domanda?"Domandò Jack
Jago annuì
"Procedete!"
"Le nostre aziende vanno a gonfie vele!" Pensava Jack tra se e se, con un' espressione di orgoglio dipinta sul volto. "Solo una catastrofe naturale di proporzioni nazionali potrebbe metterci a terra."
Jack accese la televisione.

"Io, onorevole, senator, professor,lup. man., cavaliere della carretta, sublime gran maestro perfetto della loggia del tramonto d'Italia nonché uomo d'onore della famigghia di Ninetto Scutaru detto "u scannaporcu" ... No, aspettate, questo era meglio se non lo dichiaravo. Io, Giovanni Morton, dicevo, assumo oltre alla presidenza del consiglio dei ministri ed il ministero della pubblica istruzione anche il ministero dell'economia!"

In tv, la faccia pallida e magra di Morton scomparve, lasciando spazio ad uno dei mezzi busti della televisione con un sorriso tirato in faccia: "Abbiamo assistito all'insediamento del Professor Giovanni Morton alla presidenza del consiglio." Diceva costui. " Tu che ne pensi Clarissa Coscialunga? Non credi, come me, che i tempi duri, per questo nostro paese, siano finiti?"
"Certamente si,caro Gualtiero Maninpasta. Il professor Morton ha già dato prova di grande acume come luminare della scienza. Come dimenticare la sua dimostrazione che la luna è fatta di formaggio?"
A parlare, adesso, era una avvenente signorina con un seno a balconcino e due labbra grandi come canotti.
"Per non parlare del teorema matematico a cui ha dato il nome:il teorema di Morton che dimostra come 2+2 fa 5." Aggiunse Gualtiero Maninpasta.
"Non so te, caro Gualtiero, ma io mi sento molto rincuorata dal sapere che i nostri conti pubblici ed i bilanci dello stato sono tenuti da un uomo che è assurto a tali vette nella scienza e nella matematica."

Jack spense la televisione.
"...è proprio vero. Solo una catastrofe..." Bofonchiò Jack tra se e se,un po' preoccupato.
   
 
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