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Autore: LaU_U    01/12/2012    1 recensioni
«Che hai da guardare? C’è qualche problema?»
Certo, ora punti gli occhi sul bancone e fai finta di niente, ma prima mi fissavi senza farti troppe domande. Non sono abbastanza normale per te? Cosa bisogna fare per essere lasciati in pace a bere una birra senza che tutto il locale ti scruti come se fossi l’ottava meraviglia del mondo?

Quando essere mutante ti fa covare un'enorme rabbia verso i normali...
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL MUTANTE

 
 
«Che hai da guardare? C’è qualche problema?»
Certo, ora punti gli occhi sul bancone e fai finta di niente, ma prima mi fissavi senza farti troppe domande. Non sono abbastanza normale per te? Cosa bisogna fare per essere lasciati in pace a bere una birra senza che tutto il locale ti scruti come se fossi l’ottava meraviglia del mondo? Si deve essere perfettini come i tuoi amici? Chioma leccata, cardigan della nonna, scarpe lucidate a specchio, orologio da cazzomila dollari? Per voi le persone devono essere un esercito di soldatini tutti uguali: impettiti, educati, belli, ben vestiti. Tutti con un buon lavoro, una bella macchina, una moglie trofeo, un labrador profumato nel giardinetto sul retro. Una schiera di marionette mosse dallo stesso burattinaio. “Sì, padrone”. “Certo, capo”. “Agli ordini, sua eminenza”. Non avete neanche le palle di essere voi stessi. Siete solo delle cazzo di ombre una uguale all’altra.
 
«Ehi, dico a te!»
Mi alzo. Mi devi guardare quando ti sto parlando. Ora non sono più degno di nota? È passato il mio momento? Sappi che non sei né il primo né l’ultimo che mi tratta come un fenomeno da baraccone. “Venite ragazzi, è arrivato il mostro”. È un freak che volete? E un freak vi ho dato. Qualche piercing e i capelli tinti di verde vi rendono sicuramente più facile borbottare alle mie spalle come dei borghesotti sconcertati. “Mamma, guarda quel ragazzo”. “Stai lontana da lui”. “Oddio, ma sei vero?” No, sono una merda di peluche. Tu che dici?
La mia vita è un circo. Entra in scena il leone e all’inizio siete terrorizzati dall’idea che potrebbe saltarvi addosso e mangiarvi. Poi vi accorgete che è stato addestrato e vi offrite per vederlo da vicino e andare ad accarezzarlo. Beh, brutte notizie. Questo leone non l’hanno ammaestrato a dovere.
 
«Credi di avermi radiografato abbastanza adesso? Sei soddisfatto?»
Hai idea di quanti test e quante analisi mi hanno già fatto quelli come te? “Sarebbe meglio fare un’altra lastra”. “Tranquillo, è solo un po’ di liquido di contrasto”. “Dall’esame non risulta niente di anomalo, è solo che…” È solo che suo figlio è un dannato mostro. Mi spiace, deve tenerselo così com’è. “Vorrebbe darci il permesso di mostrare il bambino ad un convegno di medici? Studieremmo meglio il suo caso”. Brava, mamma. Ti ringrazio per aver accettato. Ora sì che il mio problema è – come puoi notare – risolto. Mi fissi come se la colpa sia mia, ma non sono stato io a chiedere di nascere così. I geni sono i tuoi, mamma. Tuoi e di quello stronzo del tuo ex marito che – grazie a Dio – ha avuto il buongusto di levarsi dalle palle invece di storcere il naso ogni volta che posava gli occhi su di me.
 
«C’è qualcosa che vorresti dirmi?»
Mi avvicino.
«Senti, lascia stare».
«Lascia stare cosa?»
Non risponde.
«Il gatto ti ha mangiato la lingua?»
Ha un brivido, riesco a vederlo. Non ha apprezzato l’ironia della mia domanda.
«Sono qui per bere qualcosa coi miei amici. Non voglio problemi».
«Forse avresti dovuto pensarci prima».
Lo afferro per il colletto della camicia e lo faccio alzare con la forza. I suoi amici scattano in piedi, ma poi restano immobili, non appena gli mostro meglio il dono che mi ha fatto Madre Natura. Per fortuna siamo ancora nella fase dello spettacolo in cui il leone spaventa il pubblico. Il tizio mi fissa senza far nulla. Ti fa paura vedere la mia mutazione così da vicino, eh? Non ti senti più tanto migliore, adesso. Tiro indietro il braccio, pronto a sfasciare la faccia di questo bellimbusto.
 
«Gordon».
Gliela faccio vedere io se può prendersi gioco di me in questo modo.
«Gordon, fermati».
Il mio nome. Chi è che s’intromette, adesso?
«E tu che cazzo vu-?»
Mi giro senza mollare la presa, ma non c’è nessuno accanto a me. Chi mi ha parlato?
«Non serve che tu faccia questo».
Sono tutti lì a fissarmi inebetiti, ma non capisco di chi sia quella voce calma.
Poi vedo una strana coppia. Sono nella penombra davanti alla porta d’ingresso. Un pelato sulla sedia a rotelle che mi guarda come se dovesse leggermi nell’anima e un uomo alto dall’aria minacciosa, con la barba e una strana pettinatura.
Che importa. Si fottano. Questo frocetto irrispettoso lo devo sistemare. Ricarico il pugno.
«Gordon, basta così».
È impossibile che la voce venga da quel vecchio là in fondo, sembra essere così vicina. Lo guardo un’altra volta.
«Lascia stare quell’uomo. Non è lui il tuo problema».
Eppure non ho dubbi, è il tizio sulla sedia a rotelle a parlarmi, ma la sua bocca non si muove di un millimetro. Non smette di fissarmi, senza un accenno di emozione. Le sue parole mi risuonano direttamente nel cervello.
La sedia a rotelle si gira e il vecchio esce. L’uomo dall’aspetto ferino mi dà un’altra occhiata e poi si appoggia allo stipite della porta. Credo che vogliano parlarmi. È evidente che c’è qualcosa di strano.
«Ti-ti prego. Lasciami stare. Non-non…»
Il tipo mi supplica. Puah, chissenefrega. Mi sono già stufato di questo qui. Mollo la presa e me ne vado. Mi sistemo la giacca e la folla mi osserva senza dir nulla.
 
Arrivo davanti all’omone peloso che mi fissa dall’alto mentre lo supero.
«Bei baffi, cocco».
«Hai qualche problema con le vibrisse, uomo lupo?»
Questo tizio vuol fare il duro, ma non mi convince.
Fa niente. Per ora sentiamo che ha da dire il vecchio. Poi vedrò che fare.
Eccolo lì, che mi aspetta sotto il cono di luce di un lampione.
«Allora? Cosa volete da me?»








 

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La mia prima storia in questo fandom :)
Era un sacco di tempo che avevo in mente di scrivere qualcosa del genere e ora mi son decisa a farlo. Ovviamente il risultato finale è diverso da quanto mi prospettassi, ma non importa...
L’idea era quella di tracciare il profilo di un giovane mutante così pieno di rabbia per la sua condizione che i suoi pensieri sono offuscati e non riescono a seguire un filo logico se non quello del “’Cazzo guardi? Vuoi botte?” E il tutto per una mutazione non fra le peggiori, ma 
non per questo meno dolorosa.
Perché ve lo scrivo se avete già letto la storia? Beh, ho sempre il dubbio che dal testo non si capisca quello che voglio dire :/

Spero che la shot vi sia piaciuta (e che la mutazione di Gordon si sia capita).
Grazie a chi leggerà. Ben accetti i commenti ;)
Ciao!

   
 
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