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Autore: JeckyCobain    01/12/2012    3 recensioni
Ed eccomi qui, sulla pedana di partenza. ”15, 14, 13...”. La voce annuncia il conto alla rovescia, ma il tempo sembra scorrere molto lentamente. Conoscendo le mie capacità, le probabilità di sopravvivenza in questa edizione degli Hunger Games, sono pari allo 0,1 per cento.
I sessantanovesimi Hunger Games, visti dal punto di vista di uno dei tributi.
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Solo un altro tributo'
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- Capitolo I -

I sessantanovesimi Hunger Games

 

Ed eccomi qui, sulla pedana di partenza. “15, 14, 13...”.

La voce annuncia il conto alla rovescia, ma il tempo sembra scorrere molto lentamente. Mi guardo intorno: oltre allo spiazzo d'erba in cui sono posizionate la cornucopia e le pedane, non ci sono altro che alberi, solo alberi.

Ad essere sincera mi immaginavo qualcosa di più interes­sante di un semplice bosco per questi sessantanovesimi Hunger Games.

'Se non altro ho molto posto dove nascondermi per scappa­re agli altri tributi'. Penso.

9, 8, 7...”. Il conto alla rovescia procede. Guardo la cornu­copia, alla ricerca di qualcosa da prendere: un'arma, qual­che provvista, una medicina che può tornare utile... sempre se arriverò lì prima che qualcuno mi uccida. Tutto intorno, fin dentro nella bocca, è pieno di zaini, provviste e armi. Chiaramente più ci si allontana dalla cornucopia, meno gli oggetti sono importanti. Metto gli occhi su uno zainetto giallo, piuttosto grande per essere così distante dalla bocca. Decido di prendere solo quello: è il più vicino e facile da agguantare. Poso i miei occhi sulle armi: c'è un arco splen­dente, con tanto di faretra piena di frecce argentee. Sta aspettando solo me, la migliore tiratrice del corso.

Vorrei tanto poterlo prendere, ma le armi sono tutte troppo distanti, e, conoscendo le mie capacità, le probabilità di sopravvivenza se tento di prenderne una sono pari allo 0,1 per cento. “3, 2, 1...”.

 

Non ho più tempo per pensare, perché suona il segnale d'i­nizio dei giochi.

Mi precipito verso lo zaino giallo, non badando a nessuno. Quando arrivo lì giro un secondo la testa per vedere come stanno andando le cose agli altri tributi, e, nel caso, se qualcuno ha già puntato a me. Come sospettavo i favoriti hanno già cominciato a uccidere gli altri tributi, e, fortunatamente, nessuno ha ancora pensato alla povera e in­genua ragazza del 9. Mi carico in spalla lo zaino giallo e con mio stupore noto che è stranamente pesante. Mi giro, terrorizzata all'idea che qualcuno mi stia inseguendo, e, proprio in quell'istante, un coltello va a conficcarsi nel corpo di un ragazzo vicino a me.

Accanto allo zaino che ho appena raccolto c'è il cadavere del ragazzino del'11, trafitto da un coltello, lanciato appena adesso dalla ragazza del suo stesso distretto. Il suo corpo è sopra uno zaino rosso che sfilo velocemente e che mi carico in spalla con altrettanta velocità. La ragazza del'11 sta correndo verso di me proprio in questo istante per cercare di rimpossessarsi dell'arma, ma io la sfilo dal costato del ragazzo e corro via come una saetta.

Corro, corro e corro, più che posso. Sono sfinita, ho il fiatone, ma non posso permettermi di fermarmi. L'agitazione sale, perché ho paura di quella ragazza che sicuramente mi sta ancora inseguendo. Mi giro, nella speranza di non vederla più.

E i miei desideri sono esauditi, perché lei non mi sta più seguendo. Deve essersi fermata una volta che sono entrata nel bosco. Avrà pensato che non vale la pena di seguire un tributo così facile da uccidere. Il che è vero, sicuramente morirò di fame, a meno che qualcun altro non mi trovi e uccida prima.

 

Sono abbastanza distante dalla cornucopia, dove probabil­mente si sta ancora consumando il bagno di sangue, ma per sicurezza decido di rifugiarmi su un albero. È abbastanza grande da poter mantenere il mio peso, non che io sia gras­sa comunque.

Trovo un ramo abbastanza largo da potermi sedere como­damente, e comincio ad esplorare il contenuto degli zaini: quello rosso, che ho rubato al ragazzino del'11, contiene una corda piuttosto resistente, una borraccia d'acqua (per mia fortuna piena), della frutta e della carne secca, e dell'al­tro cibo che però va consumato fresco. Nell'altro zaino, quello giallo, che avevo scelto fin dall'inizio, trovo con mia grande sorpresa un paio di roller blade.

'Cosa me ne faccio di un paio di pattini in una foresta?' penso, sorpresa e allo stesso tempo molto delusa.

Oltre ai pattini trovo una pezza bianca di spugna, che bagno con un po' di acqua e con cui pulisco la lama del coltello. Lascio lo zaino rosso appeso ad un ramo, e mi tengo solo quello giallo.

Mi rilasso per un po' distendendo le gambe, doloranti dopo quella corsa a perdifiato, e comincio a guardarmi intorno. Non vedo niente oltre a tanti alberi.

Decido di arrampicarmi in cima all'albero su cui sono sedu­ta, in modo da riuscire ad avere una visuale dall'alto dell'a­rena.

Niente. Anche arrivando ai rami più alti non vedo molto, solo una distesa immensa di alberi, e alberi, e alberi. Più in su non mi spingo, i rami sono troppo sottili e cederebbero al peso di una qualsiasi persona. A quel punto scendo, e co­mincio ad esplorare la foresta, in cerca di una sorgente d'ac­qua, perché la mia non durerà per sempre.

Trovo un albero pieno di nocciole, e ne faccio provvista per i giorni a venire. Trovo anche delle radici e della corteccia commestibili, e le ficco nello zaino. Quando ero al distretto ho imparato a riconoscere molte piante velenose, quindi so come cavarmela in un bosco.

Arriva il crepuscolo, con i suoi bellissimi colori, ma il bo­sco non sembra tanto diverso dal punto in cui si trovava la cornucopia, e anzi, mi sembra di girare intorno senza una meta. Ormai la sera sta avanzando, mi fermo e mangio una delle mele che c'erano nello zaino, insieme a due nocciole e un sorso d'acqua.

Per un momento mi sento davvero rilassata e in pace con il mondo, in quella radura incontaminata. Ma a riportarmi alla realtà sono gli spari di cannoni dei tributi caduti: ogni sparo un morto. Comincio a contare: 1, 2, 3... 12! Oggi sono ca­duti 12 tributi. La metà! E io ho avuto la fortuna di rimane­re viva? È incredibile quanto i favoriti si siano dati da fare solo dall'inizio dei giochi, ed è incredibile anche il fatto che io sia ancora viva.

Sono sempre stata una delle peggiori in educazione fisica a scuola: arrivavo ultima nella corsa, nel lancio del peso, e persino nel salto in lungo. L'unica cosa in cui andavo bene erano il tiro con l'arco e il nuoto, discipline extracurricolari a cui nessuno partecipava mai. Sono sempre stata una schiappa, non lo nego, però devo ammettere che nelle altre materie ero piuttosto brava, il cervello non mi è mai mancato.

Ma tanto non penso tornerò mai più a scuola, quindi non è che mi importi granché dei miei voti in un momento del ge­nere.

 

È appena passato anche il crepuscolo, e il cielo è ormai tin­to del colore della notte, contaminato da miliardi di stelle finte, quando sulla sua volta si proietta il simbolo di Capitol City accompagnato dall'inno di Panem.

Appaiono i volti dei tributi morti: ci sono il ragazzino del'11 e altri che per me non significano nulla.

Thomas, il ragazzo del mio distretto, è ancora vivo.

I favoriti quest'anno sembrano davvero tosti, oppure sono troppo ingenui per ricordarsi dei due ragazzi del distretto 9. Chissà come ha fatto Thomas a sopravvivere, non sembrava un tipo intelligente, e nemmeno troppo scaltro o veloce per fuggire al bagno di sangue. Non che io lo sia, comunque.

Un'altra volta il simbolo, e il cielo torna come prima. Deci­do di rifugiarmi su un albero per passare la notte, quando qualcosa mi ferma.

È un cigolio, come quello che fa una porta quando si apre o chiude su dei cardini troppo arrugginiti.


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Messaggio dall'autrice:
Eccomi qui, mi presento prima di tutto! Io sono Jecky, e questa è la prima FF che scrivo! Ho finito da un po' i libri di Hunger Games, e mi hanno preso talmente tanto che mi è dispiaciuto separarmene, così ho deciso di scrivere una storia dal mio punto di vista. Purtroppo non sono una tipa particolarmente costante, quindi non so quanto durerà tutta la storia, conoscendomi sicuramente non  molto, ma se vi piace potrò magari tirarla più a lungo XD
Ho voluto scrivere dal punto di vista di un personaggio inventato da me, perché mi sembrava troppo noioso farlo dal punto di vista di qualche personaggio già esistente, e perdevo interesse nell'inventarmi il carattere e la storia di quest'ultimo. 

In questo capitolo abbiamo un doppio banner, causa inizio nuova storia (quindi banner di "copertina") e poi banner del capitolo :3 Fanno schifo, ma vabbe' dai XD
Bene, grazie a chi ha letto fino a qui, al prossimo capitolo! :D
   
 
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