La sveglia suona un'altra volta, come ogni giorno. E io la spengo. Mi sveglio alle otto, è tardissimo, la campanella suonerà tra un quarto d'ora. Mi vesto e dopo cinque minuti sono già sull'auto. Il mio nome è Amber. La mia famiglia ha origini inglesi. I miei nonni abitvano ad Oxford, ma in seguito mia mamma mentre era in gita ha incontrato  Stefano, mio padre. Erano appena maggiorenni e tra loro è stato un amore a prima vista. Solo due mesi dopo era già incinta e sono nata io, la sua unica figlia, quando mia madre aveva solo diciannove anni. Allora è stata costretta ad abbandonare  la scuola e dopo essersi diplomata in ragioneria non ha mai lavorato. Doveva pensare a me. Si era trasferita a Roma. Era felicissima, aveva tutto quello che voleva. Amava mio padre. Le cose andavano bene, fino a due anni fa. Papà non lavorava più, aveva il vizio del gioco e tornava ogni sera ubriaco. Ancora  oggi la situazione è la stessa. La mamma non mi ha mai raccontato niente ma io sento tutto. Ogni sera è costretta a concedersi a mio padre. La sento gridare, soffre. Subisce una violenza incredibile, ma sta zitta, non ne parla con nessuno. Mio padre è molto possessivo. Con me non parla mai, è sempre assente. Io lo odio, è come se non esistesse, torna solo la sera e quando mi sveglio alle sette è già andato via.
Oggi mi accompagna mamma. Ha trentaquattro anni ed è la donna più dolce del mondo. Si chiama Emily ed è capace di darmi forza, sempre. Ha gli occhi lucidi, ma non le dico niente. Stiamo in silenzio.
Arrivata a scuola mi affretto ad andare in classe e ad occupare il solito banco. Vado all'alberghiero, al secondo anno. Vorrei diventare un'hostess, per avere la possibilità di viaggiare e magari di andare a vivere in America. Comunque odio andare a scuola, non perché non mi piaccia ma perché devo subire ogni  giorno le angherie dei miei compagni. Sono sola, non ho nessuna migliore amica e non parlo mai. Mi definiscono un'asociale ma non capiscono che sono timida. Preferisco starmene da sola ad ascoltare musica. Già, Justin è capace di non farmi mai sentire sola, mi fa sorridere, mi fa piangere. E' qualcosa di meraviglioso, è la persona migliore del mondo. Il silenzio non dura molto. Ci risiamo, mi riprendono in giro. -'Ehi, Amber, che brutta che sei! Non ti vorrà mai nessuno! Ma non mangi? Sei anoressica? Sembri un cadavere!'
Sono le parole che sono costretta a sentire ogni giorno, solo perchè sono un pò sottopeso. Ma non è vero che non mangio, loro non lo capiscono. Io comunque cerco di trattenere le lacrime mentre continuo ad ascoltare Fall. Chiudo gli occhi e sogno di trovarmi tra le braccia di Justin. Lui, il mio cavaliere, il mio eroe. Sono una Belieber da due anni, l'ho sempre amato e ci sono sempre stata, fin da quando aveva i capelli con la frangia. Mi ricordo la prima volta che vidi One time. Ero a casa di mia cugina e appena guardai il suo viso pensai: -'Cavolo, ha una voce meravigliosa, questo ragazzo è perfetto, è speciale'. Ed è meraviglioso esserci ancora oggi. Sono cresciuta con lui. Ancora non sono stata a nessun concerto. Ma non perdo le speranze per il ventitrè marzo, spero di trovare un biglietto, lo spero davvero.
Torno a casa e passo il pomeriggio su Twitter, almeno c'è qualcuno che mi capisce.  Cavolo, sono già le nove, domani di nuovo scuola, che palle. Mi sa che andrò a dormire. Metto l'album My world e mi addormento con la sua voce, sulle note di Common Denominator.