Sette fermate
{ everything has come to this }
How can I love when I’m afraid to fall?
La vita a Storybrooke
era stata sporgersi da un treno in corsa e non poter toccare nessuna delle
persone immobili sulla banchina. Alla resa dei conti, oggi, suonava come un paradosso – quel posto era così letteralmente
dimenticato da tutti – eppure, fin da quando era arrivata, Emma non era ancora
riuscita a tendere le mani abbastanza da sfiorare una qualunque di quelle che,
ciascuna con la propria motivazione, le mostravano i palmi aperti. Non quella
di Mary Margaret. Non quella di Graham. Anche delle dita di Henry non aveva
ancora sentito che qualche tocco fugace. Ma di certo allora non si sarebbe mai aspettata che a guardarla da quella
banchina indistinta potesse esserci anche un uomo come Gold.
«Diciamo solo che mi dovrà un favore.»
Quel giorno si era
limitata a fissarlo, pochi passi di distanza e un universo di cose non dette.
Si era chiesta quale fosse la sua
motivazione. Si era risposta che non voleva davvero saperlo. Non aveva la
minima intenzione di sporgersi a toccare proprio lui, comunque. Non l’avrebbe fatto.
«Ci sto.»
Gold aveva sorriso e
lei gli aveva voltato le spalle.
Non lo sapeva ancora,
ma era il punto zero di una corsa diversa.
But watching you stand alone,
all of my doubt suddenly goes away somehow.
Quel viaggio forsennato prevedeva – forse
da sempre – sette fermate.
La prima era stata
quando Gold aveva abbassato gli occhi
sussurrando qualcosa a proposito dei bambini, qualcosa sul fatto che, prima che
tu possa accorgertene, loro se ne sono andati e tu li hai persi; e anche se le parole si erano fermate lì, alla
superficie di una quieta comprensione e condivisione, oggi Emma sapeva, capiva perfettamente che è così che nasce
un’anima disperata.
La seconda era stata quando
il prezzo di un nome si era rivelato essere un perdono che non avrebbe mai
creduto di barattare così facilmente. Sul momento non se n’era resa conto;
soltanto uscendo da lì – tornando a
respirare – aveva capito che avrebbe
potuto chiederle qualunque cosa e non l’aveva fatto. Gli era bastata la tolleranza del solo sorrisetto che lei
gli aveva concesso.
La terza fermata era
stata quando Gold aveva abbassato una pistola e le aveva confessato – ironico,
amareggiato, arrabbiato – di essere un
uomo difficile da amare. Allora non avrebbe saputo dire il perché, ma la
sua prima naturale reazione era stata un brivido che ci aveva messo molto tempo
per spegnersi. Forse non si era spento mai.
La quarta era stata il
chiedergli aiuto.
La quinta, il suo
strano sorriso quando le aveva promesso di fare
una magia – e qualche ora dopo lei si era ritrovata di nuovo a casa con
Mary Margaret, sollevata come se al mondo non esistesse niente di brutto ma
incredula di fronte al tempismo di quell’uomo che non sapeva più come vedere,
se come un nemico o un alleato o una spia o più semplicemente un fottuto
bastardo opportunista.
La sesta, il suo
sguardo spento, improvvisamente inerme,
quando lei gli aveva sputato in faccia una bugia che solo la forza
dell’orgoglio avrebbe potuto mascherare da verità – «molto più di quanto mi fidi di lei» – e non l’aveva detto a
nessuno, neanche a se stessa aveva osato confessarlo, ma quella notte era stato
il pensiero di quello sguardo a toglierle il sonno fino all’alba.
La settima era stata
scoprire il suo nome e rendersi conto di non aver mai capito niente e odiarsi perché per un attimo gli era stata grata di tutto anche se era tutta colpa sua.
Sette fermate per
riflettere, per realizzare a poco a poco che forse, dopotutto, in mezzo alla
confusione della corsa la mano di Gold era stata la prima ad avvicinarsi
abbastanza da toccare la sua, da farle pensare che un tratto di strada l’avevano
percorso insieme e che in realtà, probabilmente, il viaggio di entrambi era cominciato
altrove, un mondo prima, una vita prima.
(
one step closer )
Oggi
è il punto di arrivo, ed Emma Swan è nel negozio dei
pegni posticcio di un uomo che non esiste ma che è riuscito comunque a
salvarla, a renderla speciale, a ingannarla e poi a salvarla di nuovo. E questo
la fa infuriare.
«Forse non ho bisogno
di risposte, ma solo di spaccarle la faccia.»
Il signor Gold, Rumpelstiltskin,
ridacchia. «Ma davvero, cara?»
Nei suoi occhi c’è
come una fiamma, una sorta di furioso orgoglio: Emma può quasi sentire il
calore irradiarsi dal suo corpo fino a lei e avvincerla e farla sua – lei è sua, è sempre stata sua. È successo
altre volte – a ciascuna di quelle sette fermate – ma mai come in questo
momento, mai come oggi il mondo
intorno a loro sembra svanire; tutti gli appigli sono strappati via dal fuoco
della consapevolezza – lei è sempre stata
sua. Lui sapeva, fin dall’inizio, fin da quando il bambino ha avuto in mano il
libro, come tutto sarebbe andato a finire, e sapendo è rimasto in un canto,
nell’ombra, soltanto illuminandole la strada perché lei riuscisse a ritrovare e
raccattare tutti i pezzetti del suo cuore; e adesso che è tutto finito, negli
occhi di Gold c’è quella sorta di furioso orgoglio ed Emma sa di essere sempre stata sua.
Non ha bisogno di ascoltarlo, lo vede.
E ha ragione,
dannazione, certo che ha ragione, lui ha sempre
ragione; Henry è sopravvissuto e probabilmente non è mai stato davvero in
pericolo e la fottuta maledizione è rotta e qui,
in questo mondo, in questa vita, alle sue spalle ci sono i suoi genitori, che
sono Biancaneve e il Principe Azzurro proprio come Henry le ha sempre detto. Lui ha ragione e lei non vuole sentirgli
dire più niente. Non lo ammetterà mai, mai,
ma mentre fuori il mondo crolla è un sollievo sapere di dover uscire da lì e
distogliere gli occhi dal trionfo di Rumpelstiltskin.
«Noi due non abbiamo
ancora finito» gli ricorda e ricorda a se
stessa.
«Oh, lo so... Lei mi
deve ancora un favore.»
Sogghigna, sogghigna per ingannarsi, raggiunge
quelli che sono sua madre e suo padre – glieli
ha fatti ritrovare lui in fondo, magari se lo merita davvero un grazie – ed
esce da una porta che fino a ieri credeva familiare senza guardarsi indietro.
Ma poi succede.
Time
stands still;
beauty in all she is...
Si volta, senza premeditarlo e senza volerlo,
quando è già in strada, lontana – e
nella penombra del negozio dei pegni vede comparire una donna. Giovane e
bellissima. Sta guardando l’uomo che ancora fissa la porta dalla quale è uscita
lei, Emma, e la sua espressione è troppo distante e confusa per essere
decifrata, ma stupidamente la prima cosa che le viene da pensare è che ormai in
tutta questa pazzia quei due potrebbero benissimo essere la bella e la Bestia e
– il tempo di pensarlo e tutto raggela.
Emma resta immobile
per un attimo infinito, circondata da una maledizione nuova che viene a
distruggere ciò che la prima si è limitata a imprigionare, e la sua realtà è di
nuovo una folle corsa in treno mentre si rende conto che due rotaie, per quanto ostinate nel corrersi accanto, non potranno mai
toccarsi.
Poi David – no, il
Principe, suo padre – è al suo fianco. «Emma, dobbiamo andare.»
Si scuote. Non c’è
altro da fare. Il viaggio è ricominciato, ma adesso segue una direzione
diversa.
Si lascia
definitivamente indietro quello che in un’altra vita era il negozio dei
pegni del signor Gold, un posto con un profumo buono, un posto silenzioso e
sicuro, e non si accorge che da quella stessa porta ora esce qualcun altro e
che dagli occhi di Rumpelstiltskin il trionfo è
sparito, fin da quando lei è andata
via.
Every breath, every hour has come to this.
{Due donne diverse hanno varcato la
stessa soglia, due donne che un uomo migliore di lui avrebbe saputo amare.
Da bravo codardo, Rumpelstiltskin
non ha il coraggio di chiedersi quale delle due, andandosene, gli abbia fatto più
male.}
I have died everyday waiting for you
[...]
And all along I believed I would find you.
Spazio dell’autrice
Questa storia vegetava nel mio pc da mesi e penso che i motivi siano
evidenti.
Mia moglia aka Ray08 mi aveva gentilmente fornito due prompt bellissimi, A thousand years di Christina Perri e una citazione che urla Golden Swan
da ogni sillaba (La strana intimità di
quelle due rotaie. La certezza di non incontrarsi mai. L’ostinazione con cui
continuano a corrersi di fianco. – A. Baricco), e io avevo pensato di fonderli
in una stessa shot che ripercorresse le interazioni
Gold/Emma attraverso tutta la prima stagione per poi concentrarsi sull’episodio
pilota della seconda... Ma ecco che mi sono accorta di star finendo su una roba
troppo introspettiva, troppo prolissa, troppo poco convincente. E ho provato a
sistemare le cose, ma non sono affatto sicura di aver dato il meglio che
potevo, anzi. A mia discolpa posso
dire che i prompt sono così immensi e raccontano così
tante cose da sé che sarebbe stato
comunque impossibile trasporli in una storia che ne fosse all’altezza u////ù
Anyway, passiamo alle spiegazioni ‘interne’. Il primo brano
riguarda l’Emma della 1x04, che ancora non si è resa conto di essersi
affezionata a persone come Graham o Mary Margaret, ma che ha appena stipulato
un patto con Gold per aiutare una ragazza che per lei non rappresenta nulla
(tempo di farsi qualche domanda, miss Swan). Gli
episodi cui faccio riferimento citando le ‘sette fermate’ sono l’1x08, 1x09,
1x12, 1x16, 1x18, 1x19 e 1x22, tutti forieri di dinamiche importanti tra Emma e
Gold. In seguito l’ambientazione si regolarizza su quel breve confronto nella
2x01, appena prima che Emma esca insieme a Snow e Charming per andare a salvare Regina della creatura evocata
da Rumpelstiltskin e che questi abbia il suo primo contrasto
con Belle.
Un appunto importante sul finale: non sono
tanto irrecuperabile da asserire che in termini di canon
il Gold/Emma soverchi il Rumpel/Belle o forse sì?
e non mi sarei mai sognata di eliminare definitivamente Belle dalle scene; quel
‘fin da quando lei è andata via’ è a
vostra libera interpretazione, così come la frase in chiusura dal punto di
vista di Rumpel. [In altre parole potete benissimo
considerarla una one-sided da parte di Emma, che si
rende conto di ‘amarlo’ (termine esagerato, lo ammetto io per prima, ma
scomodiamolo pure per una volta) nell’istante in cui si rende anche conto di
averlo ‘perso’ in partenza.] D’altronde Rumpel ha
tanti ma tanti problemi con l’amore e, per quanto io prediliga dichiaratamente
il Golden Swan al Rumbelle,
sono del tutto conscia che le stesse difficoltà che ha con Belle ce le avrebbe
con Emma, se non di più – ergo non sparatemi addosso, please
♥
Concludo
confessando che le apparenti incongruenze strutturali, sia grafiche sia
temporali, sono assolutamente volute. In qualche modo ho voluto staccare,
mettere in risalto la consapevolezza tutta nuova di Emma raccontandola al
presente, sebbene il precedente trapassato richiedesse un passato remoto, e
allo stesso modo la lyric che accompagna il testo è
disposta a destra quando si riferisce solo a Emma ma al centro quando può
rispecchiare il punto di vista di entrambi i personaggi. Come vedete, a
dispetto di tutta la mia autocritica ci ho lavorato parecchio ^^’
Bon,
spero che pur nella sua scarsezza di fatti questa cosetta possa piacere a
qualcuno. E già che ci siete andate a leggervi le storie di mia moglia che a far interagire questi due è molto ma molto più
brava di me. ♥
Aya ~