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Autore: bacinaru    01/12/2012    5 recensioni
"Sam e Dean erano il motivo per cui un angelo era disteso sulle lenzuola di un letto qualsiasi di un motel qualsiasi con un fianco lacerato, il volto pallido e gli occhi stanchi.
E nonostante tutto, Sam ne era contento."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Who will be there to take my place?





Castiel aveva gli occhi rossi e stanchi. Ogni tanto chiudeva le palpebre, per poi riaprirle poco dopo con appena un sussulto e la colpa nel cuore per aver quasi ceduto al reclamo del sonno. Giaceva scomposto sulle lenzuola, seduto per metà con le spalle contro il muro, la testa leggermente reclinata all’indietro a toccare la ruvida parete. Sam aveva cercato di convincerlo a distendersi, perché Castiel aveva le vertigini e quella posizione, di certo, non stava aiutando, ma non vi era stato nulla da fare. Gli angeli non dormono, Castiel sembrava ripeterselo ogni qual volta gli capitasse di chiudere gli occhi. In vero, Castiel non voleva dormire, perché abbandonarsi a un piacere così invitante avrebbe significato distogliere gli occhi dal corpo di Dean, che giaceva privo di coscienza sul letto accanto. Sam se ne era accorto, anche perché l’angelo continuava a tenere la testa piegata di lato e non importa quanto dolore Sam potesse provocargli con del filo e un ago, Castiel non distoglieva gli occhi da suo fratello. Convincerlo, quindi, era al di fuori delle sue capacità. Non gli restava che adempire il proprio dovere e lasciare che la stanchezza facesse il suo corso: angelo o no, Castiel aveva bisogno di riposare.

Sam tornò a concentrarsi sulla ferita che aveva il compito di cucire. Per proteggere un Dean inconscio, Castiel era stato attaccato da un hellhound, i cui artigli avevano strappato la pelle del fianco destro, fino a lasciar trasparire il bianco delle ossa. Una ferita del genere avrebbe fatto impazzire di dolore chiunque, ma Castiel, anche se indebolito, era ancora un angelo e fino a quel momento non si era lasciato sfuggire nemmeno un gemito di protesta. A dire il vero, non aveva neanche voluto che Sam si occupasse della ferita, un po’ di riposo e sarebbe guarita da sola, aveva detto. Di quello, Sam se ne era infischiato. Ne dovevano succedere di cose prima che il ragazzo permettesse a qualcuno di dissanguarsi sul suo letto.
Distratto dai propri pensieri, Sam non aveva visto il corpo di Castiel inclinarsi appena verso il basso e, per la sorpresa, aveva tirato l’ago fuori dalla pelle un po’ troppo forte. L’angelo gemette piano, ma nel silenzio della camera il suono era inconfondibile. Sam non capiva, però, se il gemito fosse dovuto alla sua distrazione o al fatto che restare sveglio stava diventando un compito troppo difficile per l’angelo.
«Mi dispiace», disse comunque, non riuscendo a soffocare il piccolo senso di colpa che aveva preso posto nel suo stomaco.
Castiel non voltò la testa, ma Sam notò l’iride degli occhi spostarsi veloce nella sua direzione, prima di tornare su Dean.
«Sto bene».
Aveva la voce rauca, stanca e spezzata. Sam tornò a lavorare, muovendo le mani un po’ più delicatamente. Forse Castiel non soffriva tanto quanto loro, ma era comunque nel dolore e Sam voleva infierire il meno possibile.
«Sta bene?» La domanda non lo sorprese, perché era già la terza volta che Castiel gliela porgeva. Sam si era domandato se potesse avere una commozione celebrale, ma l’angelo sembrava abbastanza lucido: era solo preoccupato.
Il giovane Winchester lanciò uno sguardo veloce al fratello, che aveva iniziato anche a russare. Dean aveva preso una brutta botta alla testa, ma tutto sommato stava bene.
«Sì», rispose all’angelo con tono gentile e paziente. «E dovresti prepararti. Sarà arrabbiato con te quando si sveglia», continuò con un sorriso divertito sulle labbra.
Castiel aggrottò le sopracciglia, confuso.
«Non capisco, cosa ho fatto?».
Sam alzò le spalle, mettendo un altro punto prima di rispondere.
«Non gli piace quando qualcuno si fa male a causa sua».
«Non è colpa sua».
«Prova a spiegarglielo».
Quando Sam finì di cucire e bendare la ferita, Castiel si voltò a guardarlo. Il suo sguardo ricordò al giovane Winchester l’angelo di un tempo, l’angelo del Signore che voleva distruggere un’intera città perché questi erano stati i suoi ordini.
«Vegliare su di voi è mio dovere, Sam».
Sam lo guardò in silenzio, un po’ sconcertato dal fatto che anche lui fosse tra i pensieri dell’angelo. Poi chinò il capo, il senso di colpa che bruciava fastidioso nello stomaco.
«Non devi vegliare su di noi, Cass.»
«Mi hai frainteso. Sono io a non voler che vi facciate del male.»
Sam rimase in silenzio, gli occhi un po’ lucidi. Sentiva crescere il senso di colpa dentro di sé: Sam e Dean erano il motivo per cui un angelo era disteso sulle lenzuola di un letto qualsiasi di un motel qualsiasi con un fianco lacerato, il volto pallido e gli occhi stanchi.
E nonostante tutto, Sam ne era contento. Era contento di averlo lì, perché l’amore che Castiel provava per loro era caldo e soffice, era una coperta di piume che li avvolgeva nella tempesta, il velo che li nascondeva alla disperazione. Non era qualcosa cui Sam voleva rinunciare, per quanto questo, nella loro vita, fosse inevitabile.
Il giovane Winchester si alzò da terra e prese un bicchiere d’acqua. Ci nascose una piccola pillola.
«Tieni, ti farà bene.»
Castiel prese il bicchiere e con qualche difficoltà, sorseggiò l’acqua che gli era stata offerta. Poi Sam lo aiutò a berla tutta.
Ben presto il sonnifero iniziò a far effetto.
Castiel cominciò ad annuire, gli occhi che reclamavano finalmente un po’ di riposo.
Sam lo aiutò a distendersi: con una mano gentile gli sorresse la testa fino a quando questa non poggiò sul cuscino.
Castiel, con gli occhi quasi chiusi, socchiuse le labbra per dire qualcosa.
Sam non glielo permise.
«Dormi, Cass. Prenderò io il tuo posto, stasera.»
E finalmente Castiel chiuse gli occhi.
Sam prese una sedia e sedette tra i due letti. Con una coperta di piume sulle spalle, vegliò su di loro tutta la notte.

  
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