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Autore: __21century    02/12/2012    4 recensioni
--- SPOILERS SETTIMA STAGIONE ---
Castiel se ne va, se ne va per non tornare.
Cosa puo' fare Dean? A cosa puo' aggrapparsi?
L'unica cosa che gli è rimasta di Cas è il suo stupido trench.
--- PRESLASH ---
--- SPOILERS ---
--- DESTIEL ---
--- OOC ---
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Autore: __21century
Fandom: Supernatural
Avvertimenti: Slash, Spoilers per la settima stagione ed eventuale OOC
Coppie: Destiel (Dean Winchester/Castiel)
Desclaimer: Non scrivo a scopo di lucro. I personaggi non mi appartengono.
Note dell'autore: Okay, molto OOC presumo, anche perchè è Destiel e dubito che Dean faccia così, ma.. dettagli. Okay? lol
In più, tanti spoilers per chi non ha visto la settima stagione, perciò non è consigliata la lettura (In teoria non è consigliata a nessuno lol). 
Spero vi piaccia e che non faccia troppo schifo (pff.). Per chi volesse contattarmi sono sempre disponibile qui e su twitter (@__21century).
Buona lettura.





 

Un trench sporco di lacrime, terriccio e sangue.


 

Si svegliò, sudato, in mezzo alle lenzuola sfatte del letto dell'ennesimo schifosissimo motel.
Ogni sera andava a dormire, dopo qualche birra di troppo, sperando, con tutto se stesso, di non avere un attacco di panico.
Ogni notte di svegliava, la fronte bagnata e aveva davvero paura di non farcela.
Le mani si muovevano convulsivamente alla ricerca dell'unica cosa che poteva calmarlo, ma a volte neanche quello bastava.
Fitte, fitte sempre più dolorose al petto, il respiro mozzato, il lago di sudore. La fronte calda, la mancanza d'aria. La stanza buia, in cui tutte le sue paure sembravano scomparire, ma loro erano lì, le vedeva solo lui.
Strinse il pugno e trascinò il trench beige al viso, come sempre, e ci si immerse. Era un modo per sentirsi a casa, anche se una casa lui non l'aveva mai avuta.
Le lacrime non bastavano, le parole neanche. Aveva bisogno del suo angelo custode, aveva bisogno che vegliasse su di lui.
Sentiva la testa pesante, come se non potesse sollevarla. Era sempre peggio. Lo stomaco si contorceva.
"Perchè te ne sei andato?" urlò, contro il trench, cercando di soffocare le sue stesse parole, così che Sam non si sarebbe potuto svegliare per colpa sua.
Ogni volta, però, Sam sentiva il fratello urlare e si svegliava. Accendeva l'abat-jour, gli diceva l'ora e gli rivolgeva il più triste dei sorrisi.
"Sono le 2.43." disse malinconico.
Odiava vedere Dean ridotto così, ma sapeva cosa stava passando, era la stessa identica cosa che era successa a lui quando Jessica era morta. La vedeva ovunque, si aggrappava a qualsiasi cosa pur di continuare a credere che sarebbe tornata, anche se sapeva che non l'avrebbe fatto.
"Dean?" chiese, incerto.
"Cosa c'è?" rispose il ragazzo sulla difensiva, a fatica. Aveva difficoltà persino a parlare, come se le parole gli rimanessero tra la gola e la bocca e quasi lo strozzassero.
"Perché tieni ancora le sue cose? Un giorno dovrai superarlo tutto questo, tutta questa merda, e quel cappotto non ti aiuterà." disse Sam.
"Quando tornerà glielo ridarò. Non sarebbe lo stesso senza e so che a lui piace." fu la risposta.
Dean continuava a sudare, ma sapere che Sam era lì, sveglio, gli dava un po' di sicurezza in più.
"Sai che non tornerà.", ogni parola del fratello era una coltellata.
Sam era preoccupato, aveva paura che Dean non riuscisse ad ammettere a se stesso la realtà, che vivesse con false speranze, che piano piano l'avrebbero ucciso.
"No.", scosse la testa Dean.
“Non era una domanda.” Sam spense la luce.
“Sam, io ho bisogno di lui. Il tempo passa ma... peggiora e basta. Non migliora. Gli volevo bene, Sam. Era il mio angelo custode, mi voleva bene. Tornerà.” Sussurrò Dean, nel buio, mentre le lacrime scendevano silenziosamente, bagnando tutto il trench, già sporco di terriccio, sangue e chissà cos’altro.
Era nel pieno di un attacco di panico e l’unica cosa che riusciva a fare era stringere quel coso schifoso, aspettando che finisse. Aspettando che Castiel arrivasse, gli mettesse una mano sulla spalla e gli dicesse che sarebbe finito presto, tutto.
“Dove sei, stupido figlio di puttana? Dimmelo!”, continuava a mormorare mentre la sua richiesta rimbombava, oltre i muri, rimbombava ovunque.
Il dolore di Dean Winchester si sentiva, sempre più forte. Raggiungeva tutto e tutti, ricopriva di tristezza anche le cose più felici.
Lui credeva che sarebbe tornato, lui sapeva che l’avrebbe fatto. L’unica domanda che aleggiava nella sua mente era “Quando?”, non “Come?”, non “Perché?”.
Il suo angelo era lì, da qualche parte e stava aspettando lui.
 
 

“Fu in quel momento, quando Emanuel prese in mano il trench di Castiel,
che si rese conto di quanto lo aveva odiato, di quanto aveva voluto che tornasse,
di quanto lo amava e di quanto voleva averlo al suo fianco per tanto tempo ancora.”

  
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