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Autore: Soly_D    02/12/2012    5 recensioni
5^ classificata al contest "Un'immagine che..." di Nede
[Goku/Nuovo personaggio - What if?]

• Dal 1° capitolo:
«Pronta?».
La donna strinse i manici delle valigie e si accostò al saiyan. I biondi capelli arruffati le ricadevano ai lati del viso, ornato da una spruzzata di lentiggini sulla pelle diafana e da un paio di occhi smeraldini, sempre allegri e luminosi.
«Io sono nata pronta», rispose con un mezzo sorriso che Goku ricambiò al volo.


• Dal 2° capitolo:
Goku sgranò gli occhi quando vide sbucare da dietro la moglie la figura di una bambina in tuta arancione che gli ricordava tanto se stesso da bambino. Seguì con lo sguardo la forma dei capelli a palma – così simili ai suoi – e poi scese sul viso paffuto, soffermandosi sugli occhi verdi – come quelli della madre – e sulla bocca aperta in un ampio sorriso.
«Papà?», chiese la bambina titubante. Goku sorrise a sua volta e non ci fu bisogno di parole.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goku, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore (su Efp e Forum): Soly Dea
Titolo: Imperfettamente lei
Saiyan: Goku
Nuovo Personaggio: Nikita
Rating: giallo
Genere: sentimentale, romantico, slice of life
Avvertimenti: what if?, missing moment
Note: Questa storia partecipa al Contest Un'immagine che... di Nede. Qui, Goku non ha mai sposato Chichi per motivazioni che verranno spiegate nel corso della storia, ma sta con un’altra terrestre dal carattere forte e spericolato: Nikita. La fanfiction è ambientata nei tre anni precedenti all’arrivo dei cyborg annunciato da Mirai!Trunks e si divide in due parti, quella sottostante e quella che posterò a breve.


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Imperfettamente lei
(1^ parte)



Era di nuovo lì, su quel ring, ad aspettare che il suo avversario si facesse vivo.
Il pubblico era più rumoroso di come lo ricordasse, la giornata più grigia, la sua voglia di combattere dimezzata rispetto alla prima volta che si era inspiegabilmente ritrovato in quel luogo.
Continuava ad attendere in silenzio, ma non senza impazienza. Il suo cuore batteva forte, essendo già a conoscenza dell’esito di quell’incontro; le sue mani tremavano al solo pensiero di rivedere l’avversario avanzare verso di lui.
E come ogni volta in quegli ultimi dieci anni, il presentatore annunciava il tanto agognato arrivo del misterioso guerriero e, subito dopo, una figura scura e slanciata veniva fuori dal retro dello stadio e avanzava verso il ring, tenendo lo sguardo basso e i pugni stretti lungo i fianchi.
Goku fremeva dalla voglia di vedere il suo viso, ma non c’era verso di scoprirlo: l’avversario continuava a tenere la testa bassa e si lanciava a capofitto su di lui, senza nemmeno attendere che il presentatore desse l’avvio all’incontro.
La cosa che terrorizzava Goku era la completa perdita delle forze che avveniva nel momento in cui il guerriero lo colpiva con la prima mossa. Potenza, velocità e strategia si annullavano contemporaneamente e a lui non rimaneva altro da fare se non lasciarsi colpire fino allo sfinimento.
Il momento peggiore era la fine dell’incontro, quando l’avversario lo colpiva per l’ultima volta e alzava finalmente lo sguardo, rivelando il suo aspetto. Ma Goku non riusciva mai a scoprirlo, perché i suoi occhi si spalancavano all’improvviso e, al risveglio, c’era solo la parete spoglia della camera da letto ad accogliere il suo sguardo stravolto.
«Di nuovo quel sogno?».
Una mano, piccola e delicata, sfiorò il braccio di Goku. Il saiyan la strinse forte e respirò profondamente per riprendere fiato, poi rivolse lo sguardo alla donna distesa accanto a lui e un sorriso amaro si dipinse sul suo volto.
«Io non riesco proprio a capire...».
La donna si sistemò su di un fianco e baciò dolcemente il marito.
«Non c’è nulla da capire, lo sai. Per uno come te, fissato con il combattimento, è normale che il ritiro dell’avversario diventi un pensiero fisso».
Goku scosse la testa, passandosi le mani sul volto. «È un’ossessione, lo capisci? Sono più di dieci anni che rivivo quel torneo ogni singola notte!». Il suo respiro tornò irregolare, i suoi occhi si persero ancora nelle immagini del sogno e la donna non potè far altro che abbracciare Goku, confortandolo con tutto l’amore che provava per lui.
«Calmati», gli sussurrò all’orecchio. «Ci sono io, qui con te».
Il saiyan sorrise di nuovo, sentendosi più leggero.
«E potrei anche cambiare il corso dei tuoi pensieri», continuò la donna ammiccante, cominciando a tracciare linee immaginarie sul petto muscoloso e tonico del saiyan.
Goku si voltò e non fu difficile interpretare lo sguardo malizioso della moglie.
Un attimo dopo, la mente del saiyan fu svuotata da qualsiasi pensiero negativo.


«Pronta?».
La donna strinse i manici delle valigie e si accostò al saiyan. I biondi capelli arruffati le ricadevano ai lati del viso, ornato da una spruzzata di lentiggini sulla pelle diafana e da un paio di occhi smeraldini, sempre allegri e luminosi.
«Io sono nata pronta», rispose con un mezzo sorriso che Goku ricambiò al volo.
Erano ormai anni che si muovevano da un posto all’altro, cambiando continuamente casa e stile di vita: nessuno dei due era mai stato un tipo sedentario, entrambi avevano bisogno di vedere posti e persone nuove. Loro stessi si erano incontrati durante un viaggio, in un angolo del mondo in cui si erano riscoperti così simili da innamorarsi l’uno dell’altra. E così era iniziata la loro vita insieme: Goku e Nikita, Nikita e Goku. La gente si chiedeva perché non avessero figli: la verità era che riuscivano a malapena ad occuparsi di se stessi, senza mettersi nei guai, quindi sarebbe stato parecchio difficile per entrambi prendersi cura di un “marmocchietto petulante e frignone”, come diceva Nikita. E poi a loro andava bene così.
Goku mise due dita sulla fronte e in breve i due si ritrovarono esattamente sulla tavola apparecchiata della Kame House. Muten e Crilin sobbalzarono dalla sedia quando il loro amico di sempre comparve in mezzo ai piatti del pranzo.
«Ehm... scusate!», disse, grattandosi la testa con fare imbarazzato. «Devo ancora perfezionare la tecnica del teletrasporto...». Scese, poi, dalla tavola e poggiò la moglie per terra.
«Goku, che sorpresa!», esclamò Crilin raggiante.
«Sempre in ottima forma tu, eh Nikita?», aggiunse Muten allungando un braccio verso il fondoschiena della donna. Ma quest’ultima fu più veloce e, con una leggera pressione delle dita, bloccò la mano furtiva dell’eremita. «Anch’io ti trovo bene, vecchio pervertito!».
Muten arrossì e cancellò dalla mente qualsiasi pensiero sconcio, per non incorrere nella furia della moglie di Goku. Aveva dimenticato quanto fosse forte e orgogliosa.
«Perché non mangi con noi, Goku?», propose Crilin, indicando la tavola apparecchiata.
«In realtà, io e Nikita siamo solo di passaggio. Per questi tre anni, vivremo sui monti Paoz in modo che possa allenarmi per la venuta dei cyborg».
Crilin annuì. «Sei contento, vero?».
Goku guardò Nikita e si sorrisero a vicenda. «È sempre bello tornare qui, specialmente se è per attendere degli avversari fortissimi contro cui combattere».
«Non cambi mai, tu!», rispose Crilin, dando una pacca sulla spalla dell’amico.
Quest’ultimo fissava i piatti in tavola con l’acquolina in bocca.
«Sai che ti dico? Accetto volentieri il tuo invito».
Un momento dopo, Goku e Nikita erano lì che facevano a gara con i piatti ricolmi di cibo. Crilin e Muten li fissavano sbalorditi, nonostante fossero a conoscenza dell’insaziabile appetito dei due coniugi e della loro inesauribile voglia di fronteggiarsi l’un con l’altro a tavola.
In men che non si dica, tutti i piatti furono ripuliti. Goku fissava dispiaciuto la tavola spoglia, mentre Nikita rivolgeva occhiate furtive alla cucina.
«Non mi dite che avete ancora fame!», esclamò Crilin, esasperato.
La donna sorrise. «Potrei cucinare qualcos-».
«NO!», la interruppero all’unisono i due padroni di casa e lo stesso Goku.
«Ehm, tesoro... Devo ricordarti cosa è successo l’ultima volta che hai messo le mani tra i fornelli?». La donna fissò il marito con aria stralunata, poi ricordò tutto e accantonò immediatamente l’idea di preparare qualcosa da mangiare. Cucinare non era mai stato il suo forte: a dire la verità, era davvero negata sia in cucina che nella faccende domestiche. Lei preferiva l’avventura, il pericolo, il combattimento. Era proprio per questo che si era innamorata di Goku: non aveva mai trovato qualcuno così simile a lei.
«È ora di andare», annunciò il saiyan, alzandosi da tavola. «Ci si vede!».
Nikita si strinse al braccio del marito e, pochi secondi dopo, i due si ritrovarono in una rigogliosa valle dei monti Paoz compresa tra due grandi cascate e coperta da un cielo azzurrissimo.
Seduto nei pressi del fiume, un guerriero dalle sembianze aliene se ne stava concentrato al massimo nel suo allenamento mentale.
«Junior!».


«E così rimarrete qui fino all’arrivo dei cyborg, eh?».
Goku sorrise, elettrizzato. «Già, in questo modo potremmo allenarci insieme!».
«Però non vi dimenticate di me!», fu la voce di Nikita ad interrompere Junior e Goku.
Con un balzo, la donna si avvicinò ai due e sfoderò un sorrisetto sghembo.
«Cara, ne abbiamo già parlato: i cyborg sono troppo forti per te. Mentre io, Junior e gli altri li affronteremo, tu rimarrai a casa e farai tutto ciò che fanno le brave mogliettine».
Nikita mise le mani sui fianchi. «Sarebbe?».
«Pulire, lavare, stirare, cucire...», spiegò Goku, ridacchiando.
«Sai che divertimento!», rispose la donna, incrociando le braccia al petto e sbuffando. «Io voglio l’azione, voglio sentire l’adrenalina che mi scorre nelle vene!».
«Tesoro, non esagerare ora. Ti ho detto che sarebbe troppo pericoloso per te...».
Nikita non ebbe nemmeno il tempo di fingere il broncio, che Goku aveva salutato Junior e poi l’aveva presa in braccio, diretto in volo verso la loro casetta sui monti Paoz.


Quei tre anni volarono in un battibaleno. Goku e Junior si erano allenati duramente sotto lo sguardo vigile e severo di Nikita che non aveva perso nemmeno uno dei loro incontri. Più volte aveva chiesto a Goku di portarla con sé il giorno dell’arrivo dei cyborg, ma egli non voleva saperne di cambiare idea: non avrebbe mai messo a repentaglio la vita della donna che amava.
«Promettimi che domani farai attenzione».
Goku rivolse lo sguardo alla moglie e, per la prima volta in tutta la sua vita, notò un velo di tristezza e preoccupazione nei suoi occhi. «Te lo prometto».
«Non deludermi», aggiunse la donna, con un mezzo sorriso.
«Non lo farò», ripetè Goku, spostando gli occhi all’orizzonte.
I monti Paoz si estendevano davanti al loro sguardo, oscurando una parte del manto notturno puntinato di stelle. La luna si ergeva in cielo, immobile e osservatrice, illuminando il paesaggio sottostante e i volti dei due giovani seduti sull’altura che dava alla città.
«Hai un piano, vero?».
«Un piano? Ehm... certo che sì, tu non devi preoccuparti di niente».
Nikita poggiò la testa sulla spalla del marito e chiuse gli occhi, beandosi della sensazione di conforto che riusciva a donarle.
«Mi mancherai», sussurrò sospirando.
«Tornerò prima che tu te ne accorga», rispose lui, rassicurandola.
«Se tornerai sano e salvo, ti prometto che imparerò a cucinare».
Goku ridacchiò e avvolse la moglie fra le sue braccia. Non l’aveva mai vista così afflitta, così spenta: forse, era la prima volta che si sentiva davvero preoccupata nei suoi confronti.
Le sollevò il mento con due dita e le donò un tenero bacio a fior di labbra.
«C’è una cosa che devo dirti», sussurrò la donna, specchiandosi nella luminosa oscurità degli occhi di Goku. Il saiyan la fissò scettico e colse al volo la preoccupazione negli occhi della donna, una preoccupazione ben diversa da quella che provava verso l’esito dello scontro con i cyborg.
«Hai presente l’incubo che fai ogni notte?».
Goku annuì. «Ho pensato che la situazione avesse raggiunto il limite... E così, in questi tre anni, mi sono informata sull’identità del guerriero con cui avresti dovuto scontrarti quel giorno».
Gli occhi di Goku brillarono all’istante. «Urca! Di chi si trattava, allora?».
Nikita accennò un sorriso. «Una ragazza che pretendeva di diventare tua moglie, sostenendo che tu gliel’avessi promesso quando eravate bambini. Una certa Chichi...».
Goku rimase senza parole, non riuscendo a capacitarsi che il ritiro di quella ragazza dal torneo fosse diventato il tormento di tutte le sue notti. Chichi: quel nome gli era familiare, suonava anche bene. Sforzandosi, riuscì perfino ad associarlo ad una ragazzina dai capelli e gli occhi neri, vestita in modo strano e con il viso rosso dall’imbarazzo.
«Una vecchia amica di infanzia», rispose, facendo chiarezza tra i suoi ricordi. «Ma toglimi una curiosità: perché hai deciso di dirmelo solo ora?».
Nikita scrollò le spalle. «Avevo paura che potessi lasciarmi e andare a cercarla».
Goku ridacchiò e passò un braccio intorno alle spalle della moglie.
«Non lo farei mai, tu sei la mia famiglia».
Nikita sorrise e si accoccolò al petto del saiyan. «Nemmeno se lei sapesse cucinare bene?».
Goku fece finta di rifletterci. «Mmm... Su questo potrei farci un pensierino».
Osservò lo sguardo della moglie rabbuiarsi. «Sto scherzando!».
Gli occhi di Nikita tornarono luminosi.
«Ti amo, scimmione», mormorò, accarezzandogli il volto.
«Ti amo anche io, mia dolce mogliettina imperfetta».
In tutta risposta, ricevette una gomitata dalla donna, poi un altro bacio e un altro ancora.


Fu l’ultima notte che passarono insieme, prima dello scontro con i cyborg.
Nikita non sapeva, però, che Goku le aveva lasciato una parte di sé: quel figlio che non avrebbero mai creduto di poter avere in futuro, ma che li avrebbe resi una vera famiglia.


  
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