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Autore: Medea00    03/12/2012    11 recensioni
Il primo incontro tra Hunter e Sebastian.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sebastian Smythe
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Promptami'
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Titolo: Il cacciatore e la sua preda
Autore: Vorrei dire di non averla scritta io...
Parole: >1100
Rating: Giallo
Prompt: Di Rachele: Hunterastian, il loro primo incontro.
Note: Ovviamente mi sembra inutile dire che Hunter vuol dire cacciatore in inglese...
Avvertenze: La ship. Davvero. La. Ship. (xD)

 


 
 
Il cacciatore e la sua preda

 
 


Sebastian non aveva dubbi.
L’anno precedente aveva tentato in tutti i modi di conquistarsi il cuore di Blaine Anderson; poi, vedendo che la cosa non era fattibile, si era limitato a conquistarlo e basta. Il suo piano stava andando a gonfie vele fino a quando non avvenne un minuscolo imprevisto che lo costrinse a cambiare rotta.
Un minuscolo imprevisto chiamato Kurt faccia-da-checca Hummel. Ma dettagli.
Ormai era al suo ultimo anno, era ancora uno splendido ballerino, cantante e, insomma, era splendido in generale. Doveva soltanto entrare in quella sala comune e tutti i Warblers sarebbero caduti ai suoi piedi.
O quasi.
Perchè nel momento in cui aprì le porte con un sorriso trionfale, metà dei ragazzi erano tutti intenti a parlare e ammirare quello che sembrava essere un tizio nuovo: la sua giacca aveva ancora quell’odore di naftalina tipico delle divise nuove e i suoi mocassini apparivano innaturalmente lisci e lucidati.
Oh, che bello, una matricola.
“Lascia che mi presenti.” Con un tono basso e soltanto vagamente sensuale – sapeva che bastasse poco per mandare su di giri i suoi coetanei -, fece due passi in avanti, la schiena dritta e il portamento che risaltò il suo fisico snello, ma allenato. Porse la mano a quello che squadrò subito come un sette più e sfoggiò uno dei suoi sorrisetti migliori.
Il ragazzo apparve confuso, guardandosi intorno come un bimbo sperduto e cercando supporto dai suoi nuovi compagni.
Fase uno completata.
“Sebastian Smythe. Leader degli Warbler nonchè tuo futuro compagno di letto.”
Di solito, a quel punto, il diretto interessato arrossiva fino alla punta dei capelli: i suoi erano biondi, non di certo il suo genere preferito, ma quello passava il convento. E poi, il tizio aveva un fisico niente male. Aspettò pazientemente quella reazione tanto agognata, perchè adorava sciogliere i nuovi arrivati con quelle frecciatine disarmanti, per poi vederli supplicare di sgattaiolare via da quella sala prove sfruttando la camera del dormitorio con le sue lenzuola nuove.
Non pensò nemmeno per un attimo che le sue avance potessero venire rifiutate; insomma, quel ragazzo urlava gay da ogni poro della sua pelle perfettamente curato tramite creme costose e artificiali. Ma passavano i secondi, e lui continuava a fissarlo immobile. Ancora, nessuna risposta. Magari era uno lento di comprendonio, e quel pensiero lo demoralizzò appena, perchè l’esperienza insegnava che i lenti di comprendonio fossero lenti anche in altre situazioni.
Beh, come diceva sempre: più lunga l’attesa, migliore la resa.
“Non ho ben capito come ti chiami”, mormorò dopo aver aspettato pazientemente qualche altro secondo.
“Non l’ho detto infatti.” La voce del ragazzo uscì calma, profonda, incredibilmente eccitante. Forse non era una matricola così ingenua come pensava.
“Mi chiamo Hunter.”
“Hunter. Bene.” Commentò, con un ghigno malizioso dipinto sulle labbra.  Un nome che calzava a pennello. Mica a lui, no, chi se ne importava di lui: calzava per la sua futura frase d’approccio.
“Se vuoi, sarò la tua preda.”
Ma ci fu una pausa molto, troppo lunga. E Sebastian capì di aver commesso un altro, piccolo, errore di valutazione. Avrebbe potuto farci l’abitudine, vista la frequenza con cui capitava; invece, si ritrovò a contrarre la mascella ascoltando inerme la frase di quello stranissimo novellino.
“Ma questa frase ha mai funzionato, almeno, con qualche gay?”
Il suo corpo trasalì all’istante.
“Ringrazio la tua gentile e poco velata offerta, ma sai, sono più interessato a altri generi di persone. Persone con delle tette, non so se mi spiego.”
“... Tu?” Sbottò, assolutamente incredulo. “Tu saresti etero?”
“Certamente.”
“Etero etero?”
“Non vedo perchè no.”
“E sei venuto in una scuola di soli maschi?”
“... Sono venuto per il vostro Glee-Club”, affermò, dopo una lieve esitazione. Sebastian stava già per cantare vittoria, quando la sua espressione mutò in una perplessa e accigliata.
“Puoi ripetere?”
Aveva detto sette più? Era un sette meno. Un sette meno meno. Un sei in evoluzione.
“Sono il vostro nuovo capitano.” In quel momento, giurò di vedere il suo petto gonfiarsi come quello di una rana. Ci mancava soltanto la corona in testa ed era il perfetto rompicazzo che si credeva Dio. Anzi, no, il cazzo non lo rompeva, visto che si era dichiarato etero.
“Aha. Certo. E io sono la fata madrina.”
Hunter inarcò un sopracciglio, fingendosi impressionato: “Ti dona questo taglio.”
Oh, adesso si metteva anche a prenderlo in giro? Nessuno prende in giro Sebastian Smythe.
“Sebastian”, tentò di intervenire Nick, che fino in quel momento era rimasto in disparte assieme a tutti gli altri. Era un po’ come assistere allo scontro tra titani; il vecchio e il nuovo, il protagonista e la sua ombra, il bene e il male. Anche se, in effetti, per l’ultimo punto era piuttosto difficile capire chi rappresentasse cosa.
“Hunter ha detto la verità”, sussurrò, “Il suo coro militare è arrivato primo a livello nazionale. Ci aiuterà con le Provinciali.”
Ma stavano seriamente scherzando?
Per un attimo Sebastian fu colto dall’impulso distruttivo e irrefrenabile di prendere a pugni qualcuno fino a quando non si fosse svegliato nel suo letto ricominciando daccapo tutto quell’orribile primo giorno. Chi diavolo era questo finto gay che arrivava lì e dettava legge? Non avevano bisogno di lui. Avrebbero vinto comunque, e quei ragazzi erano davvero degli idioti nell’affidarsi completamente a uno sconosciuto.
Ma poi, proprio nel momento in cui aprì la bocca per parlare, fu come il reflusso del mare che lo spingeva lontano dalla riva: non poteva partire con il piede sbagliato.
Purtroppo per lui – e davvero, non si era pentito mai così tanto di aver fatto una promessa simile a se stesso -, erano bandite granite, ricatti o minacce di ogni sorta.
Quindi, semplicemente, avrebbe dovuto spodestare quel ragazzo con pazienza e dedizione.
Era quasi sicuro di avere già due palle quadrate.
“Bene.” Disse trai denti, guadagnandosi uno sguardo soddisfatto da parte del leader. Leader un corno, pensò lui.
“E mi dica, vossignoria, ha già in mente la canzone adatta per le provinciali?”
Hunter si schiarì un poco la voce, concedendosi qualche secondo di suspance prima di dire: “Faremo una canzone straniera e quella nuova dei Florida.”
“Whistle?”
Non riuscì proprio a trattenersi dal ridere. Va bene essere bravi ragazzi, ma lui gli offriva certe occasioni su un piatto d’argento.
“Scusami, esattamente, quale ipotetica parte etero del tuo cervello ha deciso di fare una canzone su un pompino?”
 
 
   
 
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