So close and still so far.
- I kinda wanna be more than friends.
Nella frizzante aria di ottobre, Jeff Sterling scese dall'auto a fatica, portandosi dietro un'enorme valigia scura. La prima vista che ebbe della sua futura casa fu grandiosa: un edificio splendido, stile liberty con dettagli originali e un grande parco verde intorno. Una composizione ariosa e leggera, ma solida; una struttura resistente e adatta a contenere quegli angeli (con la reputazione di demoni) degli studenti, e sì che lui di architettura, e di collegi maschili, se ne intendeva. Insomma, se sua madre doveva rinchiuderlo in una gabbia, tanto valeva tenerlo in una dorata insieme a tanti altri figli di papà.
Sospirò e mosse qualche passo verso il portone, scoraggiato da quella che già si prospettava un'impresa immane: imparare a conoscere la Dalton e non rimanere mimetizzato con le pareti per tutto il periodo di permanenza. Non che gli anni scorsi ci fosse riuscito, ma i buoni propositi di Capodanno erano l'unica cosa positiva dell'inverno precedente, e aveva intenzione, se non di riuscire, almeno di provarci.
Uno stormo di ragazzi gli volteggiava intorno, perfettamente coordinati con le loro uniformi blu notte con i bordini rosso scuro, e riuscivano solo a farlo sentire ancora più estraneo. Non aveva il blazer né la cravatta di ordinanza, non esibiva gelatina in quella criniera bionda; non era uno di loro, semplice. Cominciava a presagire che sarebbe stato impossibile mescolarsi a loro, almeno finché una mano si posò leggera sulla sua spalla.
“Jennifer Stella?”
“Sterling” puntualizzò il biondo piccato. Ma almeno qualcuno lo conosceva, e non era sicuro che fosse una cosa positiva. Il tipo strano che lo aveva fermato era del tutto in linea con le regole della Dalton; tutto in lui gridava 'guardami, sono la perfezione', ed era sicuro di non essersi immaginato un certo qual ghigno supponente sul volto del ragazzo. Se non era il caso partire con il piede sbagliato, era sempre meglio di rimanere a casa, pensò Jeff, considerando che forse sarebbe stato meglio trattare con più gentilezza il suo 'nuovo amico', o qualsiasi cosa fosse.
Dopo
qualche secondo di imbarazzante silenzio di decise a parlare. Gli
tese la mano con un sorriso vagamente forzato e disse
“piacere,
sono Jeff Sterling”. L'altro fece un cenno di assenso con il
capo
“certo, ti avevo riconosciuto per via di quel cespuglio
giallo che
ti ostini a scarrozzare in giro attaccato al tuo cuoio
capelluto”
Il
biondo rimase pietrificato per un istante. Che cosa voleva da lui
quel damerino che lo aveva abbordato per strada per poi insultare i
suoi meravigliosi capelli dorati?
“con
chi ho l'onore di parlare?” chiese gelido, mentre di
soppiatto si
guardava intorno per controllare se anche altri ritenevano i suoi
capelli ridicoli. Ma, strano a dirsi, si era formata come una bolla
d'aria attorno a loro. Sperava che la causa non fossero le sue
ascelle, almeno...
“Sebastian
Smythe, Seb per gli amici, ma tu puoi benissimo chiamarmi Sebastian,
o Smythe, o signor Smythe, o comunque te lo permetta il tuo cervello
infestato dalle radici delle spighe che hai in testa”
suggerì
l'altro ricambiando il saluto.
Jeff
rimase scioccato da quella risposta tagliente. Lo conosceva da
così
poco e già si era reso odioso alla 'queen bee' della Dalton,
a
giudicare da come lo guardavano gli altri. “Allora,
Seb” disse
calcando con forza sul nomignolo “cos'hai contro di
me?”
“Personalmente
ancora nulla, ma ho la vaga impressione che il preside mi odi per
avergli corretto un congiuntivo durante il suo solito pallosissimo
discorso inaugurale di settembre, e che questa sia la sua
vendetta”
sospirò annoiato il ragazzo e fece un gesto ampio con la
mano “fin
quando non scoprirò che sei ossessionato dal buio e hai
bisogno
della lucina per dormire, o magari che hai paura dell'acqua e ti
ritrovi a puzzare più di un cavernicolo, non posso dire di
odiarti”
“Quindi
tu saresti il mio... Compagno di stanza?” chiese Jeff
stentando
ancora a credere alle proprie orecchie.
Il
ragazzo alto sbuffò, visibilmente contrariato dalla lentezza
delle
reazioni dell'altro ,“Ovviamente, testa di grano, cos'altro
ti
aspettavi? Una balia, per caso?”
Il
biondo ammutolì; se quello era la persona con cui avrebbe
condiviso
ogni singolo momento dell'anno venturo, tanto valeva abituarsi alla
sua poco ortodossa educazione. “Spilungone, allora, hai
intenzione
di accompagnarmi oppure devo fiutare la tua costosissima English
Lavander fino alla batcaverna?”
Sebastian
lo scrutò, impressionato dal repentino cambiamento nel
compagno, poi
accennò un sorriso sghembo e indicò il viale
davanti a loro.
“Dubito che come segugio saresti anche solo passabile. Puoi
seguirmi, ma solo se ti porti appresso il tuo armadio privato. Essere
il tuo facchino personale non è esattamente una mia
priorità”.
Jeff
ricambiò la smorfia e prese il gigantesco trolley in mano;
lo
avrebbe seguito dappertutto e, nonostante credesse fermamente che
l'altro avesse scelto apposta la via con più scale per
rendergli la
vita ancora più ardua, non gli avrebbe mai dato la
soddisfazione di
chiedere una pausa, per nulla al mondo. La dignità prima di
tutto,
anche a costo di una milza nuova.
Nick
si sistemò il nodo della cravatta e indossò il
blazer, guardandosi
lo specchio, anche se con la mente era da tutt'altra parte. Era un
junior, quindi questo sarebbe stato l'ultimo anno di 'spensieratezza'
prima del diploma, e aveva intenzione di viverlo il più
possibile.
Avrebbe
tanto voluto un ragazzo anche lui, perché vedeva tutti
quanti
intorno a lui trovare "il loro pezzo di puzzle mancante" -
come avrebbe detto Blaine citando LA canzone - mentre il suo puzzle
non era ancora completo.
Era
stato fidanzato solo una volta ma, nonostante non fosse andata a
finire tanto bene, continuava a credere nell'anima gemella,
nell'amore vero.
Fu
Thad, il suo compagno di stanza, a riportarlo alla realtà.
“Nick,
muoviti, o rischiamo di arrivare in ritardo a lezione. E tu sai
quanto mrs. Stark odi i ritardatari” disse, avviandosi verso
la
porta.
Nick,
senza dire nulla, seguì il suo compagno, che intanto si era
diretto
verso la scalinata che portava alle aule.
Mentre
scendevano al piano inferiore, sentirono Sebastian parlare e dei
tonfi, come se qualcuno stesse trascinando un peso per i gradini.
“E
quindi, biondina, di dove sei esattamente?”
Nick
si chiese con chi Sebastian stesse parlando, visto che l'unico
Warbler biondo era Logan - il cui sorriso terrificava anche Smythe,
che non si sarebbe quindi permesso di affibbiargli un sopranome
simile -, quando se lo ritrovò davanti: alto, biondo e dal
fisico
asciutto. No, non gli pareva di aver visto qualcuno del genere prima.
Per un attimo Nick aveva creduto di aver avuto un miraggio
perché,
santo cielo, quel ragazzo era davvero stupendo. Quando i loro guardi
si incrociarono il moro sentì le ginocchia cedere: il
ragazzo nuovo
aveva degli occhi verdi così profondi ed intensi che gli
avevano
fatto venire le farfalle allo stomaco. Avrebbe potuto guardarli per
ore, ma il biondo continuò a salire le scale, voltandosi
verso
Sebastian.
Probabilmente
gli altri si saranno detti qualcosa del tipo "ciao" o cose
simili, ma Nick non li aveva sentiti. Era come in una specie di coma,
come se tutto intorno a lui fosse improvvisamente vuoto, riempito
solo dai suoi pensieri - alquanto confusi, al momento - e dai battiti
del suo cuore, che erano accelerati. Forse avrebbe completato il suo
puzzle.
“Senti, Seb, per quanto io adori la tua meravigliosa compagnia e creda fermamente che l'intera Dalton ruoti attorno ai tuoi capelli perfetti e pieni di gel, non è che c'è qualcun altro in questa scuola?” chiese il biondo, sfiancato dalle infinite rampe di scale dell'edificio, sedendosi in equilibrio precario sulla valigia nera, appena trascinata a fatica in camera.
L'altro lo guardò con un'espressione di vaga compassione, come se non avesse ancora capito che era la terra a ruotare attorno al sole e non il contrario, e si avvicinò alla finestra socchiusa. “Dipende se intendi con compagnia persone che vale la pena di conoscere o persone buone per farsi una canna insieme, e comunque lo intendessi, non ce ne sono molte, in ogni caso”
“Poche
quante?” replicò scoraggiato Jeff. Ammesso che gli
standard del
moro fossero alti (e non aveva particolari problemi a crederlo),
quella scuola era così grande che avrebbe sicuramente fatto
amicizia, o almeno lo sperava. Per ora nei primi trenta minuti di
soggiorno era riuscito a: farsi insultare davanti a tutti, essere
ridicolizzato per i suoi capelli NON tinti, salito l'altezza
equivalente di un grattacielo con 50 kili di cose varie. Non era
niente male, dopotutto.
Sebastian
lo fissò; accidenti, quel ragazzo nuovo non si arrendeva
ancora. E
pensare che aveva provato la sua strategia almeno un milione di
volte: doveva andare tutto alla perfezione, non avrebbe passato certo
un altro anno scolastico con un qualsiasi sconosciuto raccomandato
che non aveva il minimo senso dell'umorismo. Tutti gli anni
precedenti aveva funzionato, non si era mai neanche posto il problema
che qualcosa potesse andare storto. E ora rischiava seriamente di
rimanere intrappolato con la biondina, ma non doveva essere
così
pessima, dato che era già passata un mezz'oretta e non aveva
ancora
tentato di picchiarlo... Forse non sarebbe stato tanto tragico.
forse.
“Bene,
dunque fra le persone degne di considerazione trovi me, Sebastian, il
signor Smythe e Seb” disse contando sulla punta delle dita
aristocratiche dita con un leggero ghigno di divertimento.
“Estremamente
divertente” sospirò il biondo, poi
tornò alla carica: “chi
erano quei due dietro di noi, sulle scale?”
“A-ha”
annuì l'altro “era Thad. Tra gli altri
è quasi il più
sopportabile, poi è anche nei Warblers. E questo
è un punto a suo
favore”
“Dietro
di lui c'era un altro ragazzo, con un sorriso che illuminava tutta la
stanza. Ne sai qualcosa?” chiese Jeff ancora più
insistente.
“Davvero,
ho notato a malapena lui, cosa pensi mi interessi del suo inutile
compagno di stanza che lo segue dappertutto come un cagnolino fedele?
Comunque credo si chiami Nick e manchi del tutto di una
personalità,
anche se ha una voce non indecente. In ogni caso frena il tuo
entusiasmo, biondina, che ho sentito dire che è appena
uscito da una
storia e bla, bla, bla, cazzate varie”
“Se
non ti conoscessi da mezzora, direi che sei geloso” lo
punzecchiò
Jeff, ma ancora insicuro fin quando potesse spingersi senza irritare
troppo il nuovo ''amico''
“Senti,
Barbie, non ho la minima idea di chi ti creda di essere per potermi
fare il profilo psicologico dopo così poco tempo, ma faresti
meglio
a tenere quella fogna chiusa, se non desideri ardentemente passare un
anno scolastico i cui migliori momenti saranno assimilabili
all'inferno' sorrise in maniera inquietante Sebastian. Quel bizzarro
ragazzino stava rigirando impunemente il coltello nella piaga;
zittirlo con qualche minaccia infondata sarebbe stato certo
più
semplice che rivelargli una verità scomoda.
Perché alla fine non
aveva rimorsi, solo rimpianti.
“Certo
che potevi evitare di fare quella faccia da pesce lesso, prima. Il
ragazzo nuovo ti avrà preso per guardone... O mentecatto,
almeno”
Nick sapeva di essere rimasto un po' (un BEL po') a guardare quel
ragazzo biondo, ma non pensava che fosse stato così evidente.
“Quale
faccia? Intendi quella che fai tu ogni volta che vedi
Smythe?”
Colpito e affondato. Sapeva della cotta che aveva Thad per il
solista, e ogni volta che glielo faceva presente l'altro cominciare a
balbettare e arrossiva. Come stava succedendo in quel momento.
“M-ma
no, che dici? I-io una cotta per Sebastian? Tu stai proprio
fuori!”
disse, voltandosi verso la scrivania per nascondere il rossore sulle
sue guance.
“Si,
fuori come un balcone, proprio! Dai, Thad, ammettilo...”
disse Nick
sbeffeggiandolo scherzosamente.
“Cosa
cambierebbe? Nulla. Sebastian non è un tipo da relazioni.
Fine”.
Fece una pausa, per evitare di esplodere, e si voltò
nuovamente
verso il suo compagno di stanza. “Comunque
credo che dovresti parlarci. Con il ragazzo nuovo, intendo. Magari
poi scopri che anche lui gioca nella nostra stessa squadra...”
“No,
no, non se ne parla! Io dico. Lo hai visto?? Sembra uno di quei
modelli della Hollister, avrà sicuramente file di
pretendenti,
quindi perché dovrebbe parlare proprio con me?? No, no, non
ce la
posso fare!” disse Nick arrossendo e gesticolando ad ogni
parola,
come faceva quando era in imbarazzo. “E poi sono uscito da
poco da
una storia disastrosa...Non credo di essere pronto...”
Thad
sorrise tra sé e sé. Aveva appena avuto un'idea
geniale per far
superare la rottura (che era avvenuta circa tre settimane fa) al suo
amico. Ora avrebbe solo dovuto parlarne con la mente più
diabolica e
perversa della scuola: Sebastian Smythe.
-
Seb,
dobbiamo vederci. Ho avuto un'idea geniale
-
sebbene
dubiti oltremodo della tua capacità di giudizio sulla
definizione di
geniale, sono aperto ad ogni possibilità
Sebastian
fece un sorrisetto compiaciuto e infilò il cellulare in
tasca. Se
anche conosceva solo poco Thad, aveva il netto presentimento che
sarebbero andati meravigliosamente d'accordo.
Thad
sorrise leggendo il messaggio, prima di riporre il cellulare nella
tasca del blazer. La stronzaggine di Sebastian era una delle cose che
più amava del ragazzo, perché lo rendeva ancora
più proibito... ed
eccitante. E lui amava le cose proibite, visto che i genitori non gli
lasciavano mai fare quello che voleva. Quando aveva fatto coming out
avevano cominciato a trattarlo come se fosse uno sbaglio, un errore,
e fare "il ribelle" gli sembrava l'unico modo per farsi
notare da loro, per ricordargli che il loro AMATO Thad era ancora
lì.
Si
sistemò un'ultima volta il blazer - ci teneva ad essere
sempre
perfettamente in ordine - e scese in aula magna, dove avrebbe attuato
il suo piano insieme a Smythe.
Sebastian
ticchettava nervoso il piede sul pavimento di marmo del corridoio.
Era arrivato con qualche minuto di anticipo, fatto insolito dato che
per lui il tempo scorreva con diversa velocità che il resto
della
gente.
Thad
non accennava ad arrivare, e questo lo metteva in una lieve ansia.
Per una volta che cercava di fare le cose come si deve, allora
l'universo si metteva inevitabilmente contro di lui in una sorta di
malefico complotto cosmico. Poco male, ormai era abituato ad
aspettarsi il peggio, e il ritardo di Thad non poteva - e non doveva
- diventare una sua priorità.
Thad
si precipitò giù dalle scale, dirigendosi verso
il luogo di
incontro con Smythe. Non voleva farlo aspettare troppo e - non lo
avrebbe mai ammesso davanti a Duvall - aveva una voglia matta di
rivederlo. Entrò nell'aula e lo vide appoggiato al muro,
stupendo
come sempre.
“Allora,
Harwood, hai fatto con abbastanza comodo? Posso smettere di aspettare
che muova il tuo” stupendo, ma non lo avrebbe mai ammesso
“culo?
E dire che il tono del messaggio sembrava anche abbastanza
ragionevole per uno come te” lo stuzzicò.
Sebastian, ignorando con
prepotenza quel senso di sollievo che si stava spandendo dentro di
lui. Si sollevò dalla parete fredda e si avvicinò
al compagno a
passi misurati, ma veloci. “Dunque, Thadduccio,
c'è qualcosa di
cui desideri parlarmi?”
Thad
prese un attimo fiato, perché no, non poteva pensare a
quanto
sarebbe stato bello essere sbattuto sul quel muro da Sebastian
proprio in quel momento, non ora che gli si stava avvicinando con il
suo solito ghigno sul volto. Doveva darsi una calmata, o rischiava di
avere una crisi isterica. “Già, si. Ho avuto
un'idea per far
uscire Nick dalla sua depressione post-separazione”
“Come
se mi importasse del tuo Fido personale” sbuffò
l'altro ragazzo,
non abbastanza vicino a Thad per i suoi gusti. “Comunque ci
sto,
anche se non ho la minima idea di cosa tu stia parlando.
Principalmente perché mi si prospetta un anno noioso qui
alla
Dalton, nonostante abbia Barbie come compagna di stanza. Ho il
bisogno fisiologico di creare casini”
'Eh già, considerando quanti casini stai creando in me, creare casini è la tua specialità' pensò subito Thad, fingendosi pensieroso per un attimo. “Aspetta, il biondino sta in stanza con te?”
Pensa che culo, quel biondo avrebbe potuto vedere Sebastian sempre: appena sveglio, con i capelli in disordine, appena uscito dalla doccia... Scosse la testa, cercando di togliersi quei pensieri inappropriati dalla mente. Ancora non riusciva a convivere con l'effetto che Sebastian gli faceva, ma non poteva evitarlo: lo stravolgeva completamente, riducendolo ad una fangirl con gli occhi a cuoricino ogni volta che lo salutava o gli parlava. In effetti gli sembrava ancora impossibile che ci fosse diventato amico senza impazzire.
“Oh,
certamente. Ti ha appena rubato il posto di mio BFF forever and ever.
Che ne dici di iniziare ad essere geloso?”
continuò imperterrito
Sebastian. Come voleva che fosse davvero geloso, non riusciva neanche
a capitarsene.
“Si,
io ti voglio tutto per me” disse, senza neanche accorgersene.
“Ehm.. Come, amico, ovviamente!” aggiunse poi,
cercando di
rimediare al danno. Non voleva che Sebastian capisse quello che
realmente provava per lui, sennò lo avrebbe preso in giro a
vita.
Se non gli venne subito un infarto condito con colpo apoplettico, Sebastian lo doveva certo al suo ferreo autocontrollo. Ma non aveva potuto evitare che per un momento la sua espressione meticolosamente costruita tremasse sotto il peso di sentimenti così imbarazzanti che stentava ad ammettere persino a se stesso, nascondendosi dietro ad un'armatura di sarcasmo. “Dunque, cos'è tutta questa considerazione per parucca-gialla?” si riprese dopo qualche istante, mentre tornava il solito, rassicurante stronzo di sempre.
“A
Nick piace, quindi avevo pensato ad un modo per farli conoscere,
visto che da solo non si farebbe mai avanti... Anche se non so se
è
gay o no, ma visti i capelli ovviamente tinti direi di
sì” disse
sedendosi sul divanetto di pelle nera e invitando Sebastian a fare
altrettanto.
L'altro
si sedette a pochi centimetri di distanza da Thad, appoggiando il
braccio dietro il sedile. “Suppongo proprio che abiti anche
lui nel
nostro magico mondo degli unicorni, Thadduccio, dato che da quando ha
visto Fido non ha smesso un attimo di blaterare quanto bella
è la
sua dentiera” disse con un sorrisetto cinico sulle labbra
beffarde.
“Bene
allora” disse. “Per attuare il mio piano ci serve
il cellulare
del biondino”
“Quello
non è assolutamente un problema, posso procurarmelo mentre
fa il suo
riposino di bellezza quotidiano” rispose Sebastian, quasi
infastidito dalla facilità di quel compito.
“Oh,
bene. Poi scriviamo un messaggio anonimo a Nick dal suo telefono e
glielo inviamo... Ed è qui che servi tu: deve essere un
messaggio
abbastanza spinto, in modo che attragga l'attenzione di Nick”
disse
sorridendo, soddisfatto dal suo piano geniale.
“Il
sexting è un'arte che padroneggio alla perfezione”
sogghignò
soddisfatto, ammiccando involontariamente gli occhi color mare verso
il ragazzo seduto accanto a lui.
“È
per questo che ho chiesto a te... Io non saprei neanche da dove
cominciare”
“Giovane
verginello, farò finta di crederti” rise
Sebastian. Dai, su, non
era verosimile che un ragazzo come Thad non avesse ricevuto nessuna
avance. “Quindi il piano è: derubo Barbie del suo
gingillo
telefonico, mando un messaggio sconcio a Fido, fingendomi la
biondina, e aspettiamo che succeda qualcosa fra le due teste di
rapa”
ricapitolò il Warblers, poi si rivolse all'amico:
“scusami, mi è
sfuggita la tua parte nel diabolico piano. Cosa fai tu? Ti limiti a
giostrarci come marionette per tuo divertimento?”
“Punto
uno: non sono vergine” disse Thad, per vedere che faccia
avrebbe
fatto l'amico “Punto due: il mio contributo lo vedrai in
seguito, e
poi già aver attuato il piano mi sembra abbastanza. Punto
tre: so
divertirmi in altri modi, non ho bisogno delle marionette”
“Sei
nervosetto, tesoro, ti serve per caso un buscofen?” lo
stuzzicò
ancora Sebastian mentre tentava di non ascoltare il fatto che Thad
non fosse vergine. Beh, lo aveva intuito da tempo, ma non aveva mai
voluto chiederlo per non sentire l'ovvia risposta. “Allora
aspetterò che la principessina sul pisello si degni di farmi
sapere
cose ha in riserbo per noi comuni mortali” terminò
il ragazzo,
nonostante desiderasse con tutte le forze conoscere la
'sorpresa'.
Thad
non era nervoso, era solo la presenza di Sebastian così
vicina alla
sua a confonderlo e mettergli agitazione: poteva sentire il profumo
del suo dopobarba per quanto era vicino e ciò lo mandava in
iperventilazione.
“Non
riusciresti mai a strapparmi nulla di bocca. Una sorpresa è
una
sorpresa. Lo sarà per te come lo sarà per
loro” disse,
sorridendogli a mò di scherno.
“Come
preferisci, Harwood. Lungi da me costringerti a fare qualcosa che non
vuoi fare” concluse Sebastian. Era tardi, le lezioni dovevano
cominciare e il tempo passato con Thad non era mai abbastanza.
Sospirò lievemente e si alzò dal divano su cui
era rimasta la forma
del suo corpo. “Allora devo andare, letteratura europea alla
prima
ora. Tu?”
“Storia.
È l'aula accanto alla tua, quindi possiamo andare insieme,
se ti va”
chiese, leggermente imbarazzato, poiché non sapeva come
comportarsi
senza sembrare un emerito idiota. Era Smythe a fargli quell'effetto
e, Sebastian non lo sapeva e non lo avrebbe mai saputo, c'erano tante
cose che gli faceva venire voglia di fare ma non avrebbe mai fatto,
semplicemente perché non sarebbe mai riuscito a dichiararsi.
Non
poteva rischiare di perdere quello che aveva con Sebastian - se
poteva essere definito un qualcosa - solo perché voleva
essere il
suo ragazzo. Seb non era un tipo da relazioni, e questo lo sapeva fin
troppo bene. Non vedeva come lui, che in confronto a tutti i ragazzi
con cui era stato l'altro non era nulla, avrebbe potuto cambiare la
situazione.
“Se
proprio insisti, Harwood” acconsentì Sebastian
sentendosi suo
malgrado talmente felice da rasentare la stupidità. Gli
tenne la
porta aperta, con lo scrupolo di averlo trattato troppo freddamente,
aspettando che anche lui si alzasse dal divano e lo
raggiungesse.
Thad
sorrise, perché non si sarebbe mai aspettato una reazione
del genere
da Sebastian, e lo raggiunse accanto alla porta.
Purtroppo
il tragitto dall'aula magna a quella di storia fu troppo breve, e
prima di quanto Thad avrebbe voluto, dovette andare a
lezione.
“Allora,
ci vediamo dopo in camera tua, d'accordo?” disse esitando
sulla
porta.
“Sì”
disse semplicemente l'altro, toccandogli la spalla solo
perché aveva
bisogno di un contatto. Con un sorriso ebete entrò nella
classe
successiva, canticchiando qualche stupida canzone d'amore. Aveva la
netta impressione che la giornata sarebbe trascorsa inspiegabilmente
veloce.
Thad
entrò in classe con la testa fra le nuvole, pensando
già alla fine
della lezione, quando avrebbe rivisto Sebastian.
Le
lezioni non sembravano finire più, ma, dopo ore ed ore
passate a
fantasticare sul suo amico, finalmente fu libero e, senza celare il
suo entusiasmo, si diresse verso la camera di Sebastian, sperando di
trovarlo li.
Sebastian
stava osservando la figura di Jeff semi-scoperta fra le lenzuola;
povero ciccino, dopo un viaggio aveva pure diritto al riposo. Peccato
che poi si sarebbe ritrovato un messaggio da Fido e una marea di
spiegazioni scomode. Tanto peggio per lui; rimorchiare appena
arrivato non solo era discutibile, ma era addirittura una prerogativa
di Sebastian, mica del primo venuto con una faccia carina e i capelli
tinti. Un sommesso bussare alla porta lo svegliò dai
propositi
omicidi nei confronti della bambolina che aveva già preso
possesso
dell'armadio, occupando ben più del quarto che gli aveva
generosamente concesso.
Thad
bussò piano alla porta, per evitare di svegliare il ragazzo
nuovo
che - molto probabilmente - stava dormendo. Quando Sebastian gli
aprì
la porta la prima cosa che avrebbe voluto fare era abbracciarlo,
perché cavolo, gli era mancato da morire nonostante si
fossero visti
quella mattina, invece si limitò ad entrare nella stanza.
“Prendiamo
il telefono e usciamo di qui, sennò rischiamo di
svegliarlo” disse
sottovoce.
“Come
comandi” sbuffò insofferente Sebastian, sollevando
con attenzione
il cellulare dal comodino di Jeff per non fare rumore. Sotto lo
sguardo del compagno si avvicinò al biondo, sfiorandogli
quasi le
orecchie con le labbra e sussurrò piano “Sogni
d'oro, principessa
delle fate”. Con un ultimo ghigno, si richiuse la porta
dietro; ora
il corridoio era deserto, a parte lui e Thad.
Thad
si sentì ribollire dalla gelosia quando Sebastian si era
avvicinato
così tanto al ragazzo nuovo, perché avrebbe
voluto anche lui
sentirlo così vicino. Ma quando Sebastian lo prese per un
braccio e
lo trascinò per il corridoio si dimenticò di
tutto il resto:
c'erano solo loro due in quel corridoio, niente Nick, niente Jeff,
niente scuola, loro e basta.
Tornarono
nuovamente in aula magna e si sedettero sullo stesso divanetto
(Sebastian sembrava essere ossessionato da quella stanza, anche se
lui non ne sapeva il perché), prima di prendere il cellulare
di Jeff
e aprire un nuovo messaggio.
“Allora,
piattola, immagino che saprai a memoria il numero del tuo fedel
cavalier servente, non è vero?”
“Certo,
da' qua!” disse, prima di prendere il telefono, digitare a
memoria
il numero e ridarlo a Sebastian, che lo guardava con un ghigno sul
volto. “Che c'è?” chiese poi Thad a
metà fra il curioso e
l'imbarazzato.
“Ovviamente,
come potrebbe essere, dato che è il centro del tuo
mondo?” disse
con una punta di rammarico nella voce. No, Thad non lo avrebbe
scoperto tanto facilmente. “Hai qualche indicazione sul
livello di
porno dentro il messaggio?”
“Non
è il centro del mio mondo!” sei tu, avrebbe voluto
aggiungere, ma
non poteva farsi sgamare così. “Beh, direi di non
andarci troppo
pesanti, sennò si capisce subito che sei tu” disse
con un
sorriso.
“Posso
essere gentile, quando, ma soprattutto SE voglio”
dichiarò
Sebastian, poi aggiunse “quindi qualcosa di soft e classico,
sul
genere di ''toccami'' o ''voglio sentirti dentro di me'' andrebbe
bene?”. Disse quelle parole con un certo tono di distacco,
non
poteva mica farsi travolgere da quel fiume in piena di emozioni, non
di fronte a lui.
Thad
tremò nel sentire quelle parole. Non tanto per le parole in
sé, ma
perché a dirle era stato Sebastian. Immaginava come sarebbe
stato
bello sentirgliele dire in un altro contesto, rivolte solo ed
unicamente a lui, magari mentre stavano facendo l'am-
Scosse
la testa, cercando di pensare a quello che Sebastian gli aveva
chiesto.
“D-direi
che 'Toccami' sarà più che sufficiente”
disse esitando un po',
sperando di non aver lasciato vedere troppo il suo imbarazzo.
“Come
preferisci, che ''toccami'' sia” concluse l'altro componendo
il
messaggio e allungando le gambe sul tavolino di fronte al divano
scuro che scricchiolò pericolosamente. “Non ci
rimane che tornare
in camera, rimetterlo al suo posto e aspettare che il pesce cada
nella rete” disse soddisfatto il ragazzo.
“Già”
disse Thad, poggiando anche lui i piedi sul tavolino e accoccolandosi
istintivamente su Sebastian. Quando si rese conto di quello che aveva
fatto sbarrò gli occhi e si alzò in piedi,
terribilmente
imbarazzato. “Oddio, scusa, non so che mi è preso!
È solo che
stanotte non sono riuscito a dormire troppo bene e ora sto crollando
dal sonno. Andiamo a sistemare quel telefono, che è
meglio”
“Non
vorrai metterti anche a fare le fusa” rise Sebastian.
“Su andiamo
che fra poco la bella addormentata nel bosco si sveglia”.
Cosa
stava dicendo? L'unica cosa che voleva era rimanere lì per
sempre.
Che si fottesse la scuola, che si fottesse Nick, che si fottesse
Jeff; ad ognuno i suoi problemi. A giocare a Cupido, le conseguenze
potrebbero essere disastrose.
“Okay,
andiamo!” disse, prima di seguire Sebastian che si era
già avviato
per il corridoio.
Inviato
il messaggio e riposto il telefono al suo posto, non dovevano far
altro che aspettare che la freccia venisse scoccata.
Piccolo rifugio delle disadattate sociali (le autrici):
Siamo due pulzelle (?): youmoveme e sebanana_abrams con un account comune dato che questa è solo la prima delle innumerevoli -ci dispiace per voi- ff che abbiamo in programma di fare (a breve una OS rating rosso-arancione scuro Huntastian perché sono il sesso *Q*, so stay tuned). Da long Niff a mini long Niff/Thaddastian in qualche minuto è tanto anche per questi livelli di pazzia.
Blah, blah, blah, blah, chiacchere a parte, aggiornamento ONCE (a Warblers, always a Warbler) a week per ben cinque settimane, a giorno variabile. Dobbiamo ringraziare what'sapp perché sennò sarebbe costata un patrimonio (?)
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la prima dolce fanciulla (see, du vorte, a cì) di solito scrive di quel aafhkadjfhasf di Sebastian e del suo compare biondino Jeff, ha evidenti problemi psicologici e odia essere puntuale nelle sue scadenze. Ah, probabilmente le parti cattive e demenziali sono scritte da lei perché si diverte così (compatiamola). Probabilmente vi abbiamo attirato in questa trappola mortale con strategie di marketing particolarmente funzionanti, oppure con le minacce (molto più utili). Detto ciò, non odiatemi ♥
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la seconda (realmente più dolce) si occupa di quel pasticcino di Thad e Nick, ovvero la cucciolosità fatta persona.
Disclaimer: purtroppo né Seb, né Thad, né Nick, né Jeff, né Glee, né le canzoni (in pratica nulla) ci appartengono, ma i personaggi nuovi sì, muahahahahahah *finta risata malefica, ma poi si strozza da sola*