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Autore: Dokuro95    03/12/2012    1 recensioni
"Tempo fa esisteva una roulotte, era adobbata da strani e stupendi oggetti. Era rossa e ferma in un enorme prato davanti alla nostra vecchia casa, dove avevamo progettato il sogno di una vita. In quella roulotte giurammo amore eterno. "
Salve, questa è la mia prima 'fan fiction' o storia, non so come chiamarla. Spero di non sbagliare nulla e di attirare la vostra attenzione. Questo è un capitolo di una storia che scrivo da sola (che non pubblicherò, perciò non metto altri capitoli), sperando sia capibile. Arrivederci e grazie!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tempo fa esisteva una roulotte, era adobbata da strani e stupendi oggetti. Era rossa e ferma in un enorme prato davanti alla nostra vecchia casa, dove avevamo progettato il sogno di una vita. In quella roulotte giurammo amore eterno. Ma il tempo non mantiene sempre le promesse d'amore fatte. Ah, il tempo! Amico e nemico, capace di congelare il desiderio di amare, di allontanare due cuori quasi inseparabili.
Quell'amore, mio e di Andrea, non esisteva più. O credevo che fosse così? Come si può essere sicuri di poter amare se poi quell'amore ti viene portato via? Non era nei miei piani perderlo, non era nei miei piani amarlo. Eppure è successo, prima era un amore unico e speciale e dopo un fiume di lacrime. Non so cos'era successo di preciso, ricordo solo che ci separammo. Era per una sciocchezza, uno sbaglio. Una scelta sbagliata che però ha portato gravi conseguenze.

Mi trovai seduta a un tavolino di un bar qualsiasi del centro. Ordinai un caffè e una pasta, ma non riuscii a far colazione. Niente aveva più sapore, sentivo un vuoto dentro senza lui.
Pagai il conto e tornai sui miei passi, camminando per i marciapiedi a vuoto e senza una meta per poi trovarmi in un parco. C'erano tante coppiette sedute sulle panchine a scambiarsi gesti d'affetto, bambini che giocavano cullati dalle risate e coppie di anziani che passeggiavano. Sorrisi per un istante e decisi di fare una visita alla roulotte.
Ci misi molto ad arrivare, poiché la casa era lontana dal centro. Non passò molto tempo da quando ci lasciammo, eppure sembrava una casa abbandonata da centinaia di anni. Il giardino era poco curato e la roulotte era quasi spoglia dei suoi ricordi. Entrando sentii quei ricordi rimbombare nella mente. Ricordo ancora le risate e i baci datosi in quel letto. Quel letto che aveva ancora le coperte, ora un po' sporche e rovinate. La polvere sembrava viverci lì dentro, quindi decisi di andare a prendere nel negozio vicino qualcosa per pulire e mettere tutto apposto.
Tornando alla roulotte, cominciai a prendere i fogli e gli oggetti rotti da buttar via. Ritrovai le nostre lettere e i nostri finti contratti di finto matrimonio. Non ci sposammo, ma giocammo come bambini a fare gli sposini nonostante i nostri 25 anni superati. Mi sedetti in un angolo e cominciai a leggere quei fogli scritti e pieni del nostro vecchio amore. Una lacrima scese per poi sentire dei passi avvicinarsi. Spaventata, presi la mazza da baseball che tenevamo nel caso ci fossero i ladri, poiché dormivamo molte volte lì. Una figura entrò nella roulotte e mi stupii non appena vidi chi fosse.
Mar: Tu?
x: Mar? Che ci fai tu qua?
Mar: A-Andre, che ci fai tu.. -venni interrotta-
Andre: Mi annoiavo e avevo voglia di venire qua. Ogni tanto ci passo ma oggi ho avuto il coraggio di entrare.
Mar: Capisco.
Andrea: E tu? Stai pulendo?
Mar: Ho avuto il coraggio di entrare come te ed eccomi qua. Era tutto abbandonato, tutto distrutto.. come il nostro amore.
Andrea: Non ne riparliamo, ormai è andata. Tu per la tua strada, io per la mia. Non voglio tornare indietro.
Mar: Va bene.
Andrea: Anche se mi manchi, è meglio andare avanti.
Mar: Mi manchi anche tu.

Mi misi in ginocchio sul pavimento ancora un po' coperto dalla polvere, lui fece lo stesso. Non parlammo, ci limitammo a tenere lo sguardo abbassato.
Così com'era iniziata doveva finire. Ci guardammo e ci demmo un ultimo bacio. L'ultimo bacio amaro e di condanna, sotto quel bel sole di Los Angeles.
  
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