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Autore: SherStiel    04/12/2012    0 recensioni
I fratelli Winchester si occupano di un caso di fantasmi assegnatoli da Bobby, che si rivela però essere diverso da un loro tipico caso.
"Promise... promise me you will not die anymore..."
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione, Sesta stagione
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Stavano spalando l’ennesima tomba, per uccidere l’ennesimo fantasma che disturbava la quiete pubblica. Era strano che si spingessero così lontano da casa, ma Bobby gli aveva chiesto un favore, quindi Sam e Dean non si potevano rifiutare, anche se questo voleva dire far prendere l’aereo a Dean.
Era una mite notte di agosto, la fioca e bianca luce della luna dava ai due fratelli un po’ di visibilità per scavare. Sam era nella buca, Dean faceva da vedetta; all’improvviso fu messo in allerta da un rumore, un’ombra si stava avvicinando a grandi passi verso di loro. Sam diede un’occhiata a Dean e uscì subito dalla fossa, brandendo un’asta in ferro puro per proteggersi da eventuali attacchi, infatti a quell’ora poteva essere solo una persona, anzi una cosa ad avvicinarsi: il fantasma che stavano cacciando. Il fratello minore fu il primo a notarlo, l’ombra aveva qualcosa in mano, di forma vagamente triangolare… dei fiori. Da quando i fantasmi girano armati di fiori? In un attimo realizzò tutto, quello che si stava avvicinando non era il fantasma, era un uomo, uno di quelli in carne e ossa; lo fece subito presente al fratello, prevenendo le sue possibili azioni avventate. L’uomo lasciò cadere i fiori a terra, si era accorto dei due intrusi; subito gli corse incontro, scagliandosi su Dean, che, non preparato all’attacco, cadde a terra. Sam rimase qualche istante a fissare i due, senza sapere bene cosa fare: uccidere l’uomo che stava picchiando il suo amato fratello? No, si era scontrato con esseri decisamente peggiori, poi quello che aveva davanti era un uomo innocente con valide ragioni, molto probabilmente, per scagliarsi contro loro due con quella violenza. Sam divise i due, cercando di placarli con la sua solita calma, ma appena rimesso in piedi, l’uomo cominciò a urlare.
- Cosa ci fate sulla sua tomba? Cosa volete dal mio migliore amico?
- Ehi ehi! Calmati, che ti prende? Eh ah! Grazie, Sam! Ancora un po’ non potevi aspettare? Mi stavo divertendo così tanto! –aggiunse sarcastico Dean.
Nel bel mezzo della discussione i tre udirono qualcosa in fondo all’appezzamento di terreno, poi subito notarono un’ombra di un altro uomo. Alto, veloce; si notava da metri di distanza anche al buio quanto era pallido.
I due fratelli si scambiarono intense occhiate, poi si girarono all’unisono verso l’uomo che avevano di fronte. I suoi occhi verdi erano sbarrati, increduli; quello che aveva appena visto era il suo amico? La somiglianza era impressionante, ma non poteva essere. Era morto. Lo aveva visto lui stesso, se ne era accertato, in preda alla disperazione. Non gli interessava quello che era meglio credere, quello che era razionale; cosa gli costava avvicinarsi? Rincorse subito l’ombra.
Sam e Dean lo inseguirono, preoccupati per la sua incolumità. Non poteva certamente sapere come si comportano i fantasmi, nemmeno come difendersi da loro. Solo i cacciatori lo sapevano.
I due fratelli si fermarono a una ventina di metri di distanza dall’uomo, era faccia a faccia con il fantasma del suo amico. Il primo pensiero di Dean andò alla causa: i fantasmi non sono umani e devono essere fermati, quindi si lanciò armato di sale e ferro contro di lui; almeno questo è quello che la sua mente aveva progettato in un istante di ragionamento, poiché fu subito fermato dal braccio del fratello minore.
- Guardalo, si vede dal lontano quanto gli manchi. Lasciali due minuti in pace, era il suo amico, Dean.
- Ma…
- So quanto sia orribile stare soli per tanto tempo, ora lasciali in pace.
Le ultime parole gli erano uscite dalla bocca rabbiose, avrebbe voluto trattenersi ma non ci riuscì; era ancora provato per la morte del fratello maggiore, sebbene fosse durata solo quattro mesi e Dean, davanti al suo fratellino così dannatamente amareggiato, non trovò nessuna parola per contraddirlo. Come poteva? Era stato spedito all’inferno da cerberi demoniaci ed era tornato dopo quattro mesi come nuovo e con un amichetto alato dei piani alti. Come potevano valere le normali leggi di vita e morte per lui?
I due tornarono alla lapide per finire di disotterrare la tomba e prepararsi a bruciare i resti umani del fantasma, dopo averli cosparsi di sale. Ci misero poco a finire, Sam era già a buon punto quando erano stati interrotti. Ruppero la cassa con un paio di colpi ben assestati da un piede di porco e una volta completamente aperta rimasero a bocca aperta. Era vuota.
Il vento muoveva i capelli di Sam, che alzò la testa per scorgere i due vicino ai cespugli, ma non trovò nessuno, i due amici erano scomparsi.
- Te l’avevo detto Sam! Dovevamo farlo fuori subito. Non è normale che un uomo giri con un piccolo Casper al fianco.
I due avevano cercato tracce dei due fuggitivi per vari isolati, partendo dal cimitero, ma nulla. L’uomo biondo con di cui avevano avuto il “piacere” di fare la conoscenza sapeva bene come nascondere le tracce.
- La bara era comunque vuota, cosa avremmo mai dovuto bruciare? –rispose di tutto punto il fratello minore.
-Io chiamo Bobby, voglio un suo parere su questa faccenda.
Disse l’altro, tuffandosi sul suo vecchio e sgangherato cellulare.
- Ok Bobby, ti riaggiorneremo, grazie. … Non ci crederai, Bobby ci pensa ancora dei bambini! Ha detto di accertarsi che il fantasma sia davvero morto. È ovvio che lo fosse, no?
- Insomma, i giornali parlano di suicidio, tra l’altro l’amico scomparso con lui ha assistito alla scena ed era certo della sua morte. Saprà distinguere almeno un morto da un vivo, no?
- Bene, escludiamo per un momento che si tratti di un fantasma; che altro può essere? Uno zombie? Un mutaforma? Un demone?
- Non c’erano tracce di magia nera, lo zombie si esclude. Anche il possesso demoniaco, infatti ce ne saremmo accorti se ci fossero state tracce di zolfo in giro, anche se sarebbe meglio controllare nella sua casa per maggior sicurezza. Rimane sono il mutaforma, ma che senso avrebbe? Non ti sembra strano? In più non c’erano segni di effrazione sulla bara, noi siamo stati gli unici ad aprirla…
Dormirono poco, un po’ per l’orario in cui erano arrivati al motel e un po’ per il caso, più strano di quanto avrebbero mai previsto. La mattina seguente si preparavano ad una giornata da passare a interrogare persone vicine alla vittima e ad appostarsi per trovare tracce dell’uomo scomparso con il loro caso. Dean perlustrò l’appartamento, lo preferiva sicuramente a cercare informazioni davanti ad un portatile e ad appostarsi, questo era un lavoro del fratellino intelligente e paziente.
Appena varcata la porta lo fu subito investito da un odore di decomposizione. Si aggirò per tutta casa alla ricerca della fonte, poi finalmente entrò in cucina e capì: lì nel frigo, accanto a quella che doveva essere l’insalata e sotto al latte erano conservati accuratamente divisi in contenitori di plastica trasparente bulbi oculari, sezioni di cervello e altri resti di dubbia provenienza.
- Trovato niente?
- Nulla. Sono appostato sotto casa del tizio scomparso da più di tre ore, ma di lui non c’è traccia, per di più non ho trovato nulla a parte gli articoli che già avevamo sulla fama dell’amico. Tu?
- Niente magia, niente zolfo e niente EMF*. Pulito. L’unica cosa strana sono i resti umani in decomposizione nel frigo. Accidenti Sammy, si diceva che era strano, ma non pensavo fino a questo punto! Comunque aspettami lì che arrivo ed entriamo anche in casa della nostra Elena*.
Dean salì su un taxi per arrivare dal fratello. Avrebbe tanto voluto poter essere a bordo della sua Impala del ’67, non erano negli States, l’auto non avrebbe potuto fare il viaggio in aereo con loro, quindi Dean si era visto costretto a lasciare la sua bimba nera e lucida a casa di Bobby.
Una volta ricongiunti, i due entrarono indisturbati nel monolocale del medico, ovvero l’uomo che avevano incontrato al cimitero, completamente diverso dall’appartamento visitato da Dean, che assomigliava più alla casa del loro sgangherato amico.
                  Anche qua nessun segno di magia nera o di qualche presenza demoniaca-spirituale. I due si avviarono verso al motel.
- Cosa facciamo? Dubito che sia un mutaforma, non avrebbe interesse a prendere le sembianze di un morto. –disse Sam.
- Come sarebbe a dire cosa facciamo? Ci armiamo e lo uccidiamo, qualsiasi cosa sia.
- E se Bobby avesse ragione? Se fosse umano?
- Prima lo troviamo, poi vediamo se è umano o no. Se non lo è mi spiace, ma se una cosa muore deve restare morta, lo sai che non accetto giustificazioni su questo punto.
- Ok, mettiamo che sia un fantasma, perché rapire il suo migliore amico? Da quello che si dice non era molto popolare, i suoi amici si contano sulle dita di una mano. Perché fare del male a quello più caro in assoluto?
-E se non volesse fargli del male? Se volesse portarlo con sé?
Un improvviso pensiero attraversò nello stesso istante le menti di Sam e Dean, che si guardarono negli occhi, capendo, forse, cosa stava succedendo.
Non c’era tempo di tornare al motel, dovevano recarsi al cimitero per evocare il fantasma immediatamente. Non potevano permettere di fargli uccidere un uomo innocente, dovevano trovare indizi per giungere al suo corpo, ma in assenza di testimoni potevano cominciare solo dal diretto interessato. Per fortuna si portavano sempre dietro, sotto consiglio di Bobby, il necessario per evocare fantasmi e demoni, insieme a qualche arma per i mostri, il coltello di Ruby, l’unica arma in loro possesso in grado di uccidere svariati demoni in brevissimo tempo, fucili, pistole e un buon numero di munizioni caricate a sale; nel bagagliaio della loro auto avevano un vero arsenale contro la maggior parte dei mostri che cacciavano, il tutto sigillato da segni dipinti sotto alla carrozzeria, per evitare che alcuni oggetti rari, com’era stato per la Colt, finissero in mani sbagliate. Purtroppo, però, erano in trasferta, quindi si dovevano accontentare di quello che avevano.
Sam cominciò a leggere la formula dal diario del padre, John, mentre Dean si teneva pronto e armato contro un possibile attacco da parte del fantasma. Il rito finì con la solita fiammata.
-Bene, ora dovrebbe arrivare –disse il fratello minore richiudendo il diario in pelle marrone con l’apposita cinghia.
Passarono alcuni minuti, ma non accadde nulla.
- Sicuro di non aver perso colpi. Sammy?
- Scherzi? Ho fatto tutto come al solito!
-Bene, quindi? Dov’è?
- Non lo so. … Aspetta un attimo, ti propongo nuovamente la domanda: e se Bobby avesse ragione? Se non fosse un fantasma perché non è morto?
- E cos…
- Non lo so. Torniamo al motel, ora è tardi. Domani ci rimetteremo sulle loro tracce.
La mattina seguente Dean si svegliò con l’odore dei panini ancora caldi portati da Sam per fare colazione. Era sempre stato Dean a dover proteggere il fratellino, da quando John intraprese la strada del cacciatore, ma come per un tacito accordo fra i due, era quasi sempre Sam a portare da mangiare; non che questo fosse l’unica cosa che facesse per il fratello, anzi. Il dover essere protetto a tutti i costi non gli piaceva molto, ormai non era più un bambino e l’aveva dimostrato, salvando il fratello più volte.
Appoggiò il sacchetto contenente i panini sul tavolino di fronte alla finestra, invitando con un cenno l’altro. Appena finito di mangiare cominciarono a prepararsi per una nuova giornata, sperando che potesse dare più risposte riguardo al caso che stavano seguendo della precedente.
- Se avesse fatto un patto con un demone degli incroci? –esordì Sam mentre erano in taxi per dirigersi alla stazione di polizia per avere più informazioni.
- Chi? Il biondino? Non credo, se fosse come hai detto perchè mostrarsi così scosso per la perdita dell’amico? Non ne avrebbe avuto alcun motivo. Tra l’altro, portare fiori sulla sua tomba in piena notte… A proposito, che ci faceva in un cimitero di notte?
- Lo metto sulla lista delle cose da chiedergli appena lo troveremo, a patt…
Sam si interruppe di colpo. Aveva gli occhi sbarrati. Fece cenno a Dean, di fianco a lui, di girarsi: il medico era dall’altra parte della strada, che s’incamminava in direzione del suo appartamento. Dissero al taxista di fermarsi subito e seguire l’uomo senza farsi notare, ma per essere più sicuri scesero poco dopo, proseguendo a piedi: non potevano farselo scappare di nuovo. Arrivarono fino alla sua abitazione, dove entrò, non prima di essersi guardato attorno per paura di essere seguito. Sam e Dean aspettarono per qualche minuto pensando di irrompere nell’appartamento, ma l’uomo li precedette, uscendo quasi subito da dove era entrato e avviandosi fuori città con un taxi.
- Seguiamolo –disse Dean in modo sbrigativo; era concentrato, non voleva farselo sfuggire di nuovo. Presero un altro taxi, dicendo all’autista di seguire quello davanti a loro, senza perderlo o far capire che lo stavano seguendo.
- Quindi non è stato rapito dal fantasma… ma che sta succedendo?
- Non lo so, ma spero che sia abbastanza stupido da condurci a una soluzione senza accorgersi di noi. – Rispose Dean.
Il taxi dell’uomo si fermò all’inizio della campagna locale, in mezzo al nulla assoluto; c’erano solo ampi campi verdissimi da un lato e un bosco dall’altro. Non uno di quei boschi tipici da film dell’orrore, come si sarebbero dovuti aspettare i due ragazzi; sembrava più il bosco di Winnie The Pooh, non troppo fitto né troppo diradato, una piacevole via di mezzo.
Una volta sceso dal taxi l’uomo aspettò di essere solo, almeno così credeva, per inoltrarsi nel bosco. Per fortuna c’era una curva cieca poco prima di dove si era fatto lasciare, così Sam e Dean erano riusciti a restare nascosti e non farsi notare. Anche loro scesero, ringraziando il taxista e prendendo la loro borsa verde mimetico saggiamente riempita con armi di ogni genere, dal sale al potente coltello di Ruby ai fucili e anche la loro spada degli arcangeli, non si poteva mai sapere con gli angeli che da qualche tempo giravano per la Terra.
Anche loro si inoltrarono nel bosco, seguendo il medico senza farsi notare. Questo gli riusciva bene, ad entrambi. Avevano imparato tutte le strategie di lotta e inseguimento nel corso degli anni e grazie ad esse erano sempre scampati alla polizia o ai federali che gli davano la caccia per colpa dei mutaforma, oppure da mostri, demoni e angeli; perfino cacciatori, a volte. Stessa cosa valeva per gli inseguimenti; sapevano seguire tracce di ogni sorta di mostro senza farsi mai, o quasi, sentire, fiutare né vedere. Tutto ciò che avevano appreso dal padre o dagli anni passati a cacciare gli tornava utile ogni volta, come in questo caso, anche se particolarmente facile, in cui dovevano inseguire un uomo, ma anche stare attenti a possibili attacchi di fantasmi o, peggio, demoni.
L’uomo li condusse fino ad una piccola radura, in mezzo alla quale c’era una fatiscente baracca in legno, forse utilizzata dai cacciatori, quelli di animali, locali e poi abbandonata nel corso degli anni. Subito Sam e Dean cominciarono a prepararsi. Il minore aprì la borsa che si era portato dietro fino a quel momento, lanciando il coltello di Ruby al fratello, seguito dopo poco da un fucile e qualche bossolo riempito di sale. Anche se i proiettili modificati non erano mortali per gli esseri umani, ma solo per i demoni, i due dovevano stare molto attenti a sparare, infatti Dean si era già beccato una scarica di sale grosso in pieno petto, mentre i due risolvevano un caso e non era certo stato piacevole. Non potevano rischiare di ferire un uomo per niente, e questo lo sapevano.
In poche decine di secondi i due fratelli erano già pronti, sia psicologicamente che fisicamente, a un’irruzione nella baracca. Di strategie non se ne potevano pensare molte, l’entrata era una sola e le finestre sarebbero servite a poco, semmai a farsi vedere.
Si avvicinarono silenziosamente alla porta di legno illuminata da un raggio di sole, fucili pronti a fare fuoco. Dean fece un cenno al fratellino, che annuì e, con un calcio ben assestato, spalancò la porta, facendo entrare l’altro. Lo seguì subito dopo.
In piedi c’era il medico, con una faccia alquanto sbalordita e di fianco, seduto su una sedia in legno, la preda dei due ragazzi. Subito puntarono occhi e armi su di lui, erano pronti a un qualsiasi attacco. L’uomo, capelli scuri e mossi, non fece una piega, benché avesse puntati due fucili contro. Si girò verso l’amico e, con chiaro sarcasmo, setenziò:
- Accidenti, mio caro, tu sì che sai come non farti seguire e nascondere le tracce!
La frase non addolcì i fratelli, ancora molto tesi. A fare la prima mossa fu Dean, che prese un’asta in ferro puro, sferrandola contro il braccio dell’uomo.
- Ah! –l’uomo lo guardò con un’aria interrogativa e stupita allo stesso tempo, non si sarebbe aspettato una cosa del genere, non l’aveva previsto.
Il ragazzo sfilò dalla fodera legata intorno alla caviglia un affilato coltello in argento, con cui si avvicinò velocemente all’altro. L’amico, però, se era rimasto in disparte a causa della sorpresa al primo attacco, non commise lo stesso errore e fece per scagliarsi contro Dean, ma Sam lo bloccò abbastanza facilmente, aiutato anche dalla palese differenza di statura.
Colui che da fantasma era velocemente passato ad essere considerato un mutaforma, però, era veloce, e Dean riuscì solo a fargli un graffio superficiale al braccio destro. Questo era bastato, però, a far arretrare il giovane. A quel punto Sam ripose il fucile, guardando Dean con gli occhi sbarrati, che rispose con la medesima espressione.
- È… un essere umano…? – sussurrò il fratello maggiore, disorientato.
- Così pare, o hai qualche altra idea?
- Ehm… demone…?
-No, non avrebbe senso, nemmeno per noi.
- Quindi… è umano?
- Già.
Il medico ebbe un leggero sussulto, che lo fece tornare alla realtà. Diede una veloce occhiata all’amico, illeso se non per il graffio fatto da Dean. Subito si voltò verso i due ragazzi, minaccioso.
- Cosa volete? Cosa ci facevate al cimitero e perché mi avete seguito? Chi siete?!
- Ehi calma, ok? Che ci crediate o no siamo i buoni, non vogliamo farvi nulla, non più almeno… -rispose Dean, con la sua solita spavalderia. – Il tuo amico dovrebbe essere morto – continuò-  si può sapere che sta succedendo? Sei stato ad un incrocio ultimamente? Hai magari incontrato qualcuno con gli occhi rossi che ti ha baciato?
Queste domande erano più che logiche per i due fratelli; i demoni hanno da sempre stretto patti agli incroci e loro lo sapevano fin troppo bene, ma chiunque non fosse coinvolto nella vita che conducevano non poteva che prenderli per pazzi.
- C-cosa? Incrocio? Occhi rossi? Bacio?! Ma ti sei fumato qualcosa?
- Sta facendo sul serio! - a parlare era stato l’uomo seduto, questa volta; aveva una strana espressione, come se sapesse che Dean diceva la verità, ma ne era rimasto allo stesso tempo sconcertato.
- Certo che faccio sul serio, che ti credi? È il mio lavoro!
- Lo so.
- Che significa “lo so”?
- È il mio lavoro.
- Ah già! Il pazzo psicotico della casa accanto. Mi ero scordato a che razza di tipo stavo dando la caccia.
- A questo proposito –intervenne il medico- credo che ci dobbiate spiegazioni e credo anche molto prima di quelle che, a quanto pare, vi dobbiamo noi.
 - Avete ragione e ci dispiace moltissimo per quello che abbiamo fatto – cominciò Sam, che a differenza del fratello sapeva come instaurare una conversazione il più possibile tranquilla- ma non possiamo dirvi cosa facciamo, possiamo solo assicurarvi che non vi daremo più fastidio, dato che lui –rivolto all’uomo, ancora seduto- non è quello che pensavamo che fosse.
- So cosa volete insinuare. Io stesso sono stato più che sorpreso, la scorsa notte; questo non toglie, però, che voi stavate disotterrando la sua tomba, il che mi sembra alquanto illegale. Pretendo una spiegazione… cosa pensavate fosse?
- Il tuo amico doveva essere morto, noi siamo stati mandati qui perché sembrava che alcune persone lo avessero visto. Ci occupiamo di questo. Non posso dirvi di più, mi spiace.
Sam si trovava sempre in difficoltà in questi casi. Non potevano rivelare troppi dettagli del loro lavoro, o almeno dovevano farlo il meno possibile, per evitare ogni sorta di guaio. I cacciatori avevano regole ben precise; in qualsiasi caso, comunque, in pochi avrebbero voluto sapere veramente tutto quello che i due ragazzi avevano passato nel corso degli anni.
- Beh, Sammy, credo che dobbiamo 50$ a Bobby, aveva ragione lui.
Il ragazzo non diede molto peso alle parole del fratello, prima di qualsiasi altra cosa voleva a tutti i costi sapere perchè, quell’uomo strano che non si era spaventato nemmeno con due fucili puntati contro ed era intervenuto nel dialogo che si era tenuto deciso come non mai, aveva nascosto al suo migliore amico il fatto che era vivo fino ad ora e anche per quale motivo aveva inscenato il proprio suicidio. La cosa che gli premeva di più sapere era, però, come aveva fatto un uomo a sopravvivere al proprio suicidio, ingannando molte persone e passando inosservato come se nulla fosse.
Stava per chiederglielo, quando avvertì una strana ma famigliare sensazione alle sue spalle. Si girò di scatto, trovando Castiel quasi attaccato al suo povero fratello che, per l’ennesima volta, gli chiedeva lo spazio personale. Appena si girò notò le espressioni dei due uomini; questa volta anche l’uomo seduto, che era rimasto calmo fino a quel momento, sembrava disorientato.
Del resto capitava di rado che un angelo sbucasse dal nulla, nel bel mezzo in un discorso. Solo Sam e Dean ci erano abituati, ormai, anche se pareva sempre strano vederlo comparire e scomparire all’improvviso. Un attimo, ma che ci faceva Castiel in quel luogo sperduto senza che nessuno lo avesse chiamato? Va bene essere legato a Dean, ma così era da maniaci. La risposta non aspettò nemmeno una domanda verbale di uno dei due fratelli.
- Siamo nei guai, dovete venire subito. –disse subito Cas.
- Ehi aspetta! –lo bloccò Sam- stiamo finendo un lavoro, non puoi irrompere così, almeno credo…
- Lo appoggio, siamo nel bel mezzo di un lavoro che ci ha affidato Bobby, faccelo finire. – intervenne Dean in sostegno del fratello - E mi sapresti dire come hai fatto a trovarci? Non ci avevi marchiato le costole con il tuo potere angelico da supremo chierichetto piumato?
- Ho chiesto a Bobby, il luogo esatto me lo sono cercato da solo. Ora andiamo, non abbiamo tempo.
Detto questo, l’angelo li toccò e scomparvero, tutti e tre, in un istante. Doveva essere stata una cosa importante se Castiel era stato così freddo e veloce, proprio lui, che da quando aveva trascinato Dean fuori dall’Inferno lasciandogli quel marchio indelebile, quell’impronta sul suo braccio, si era progressivamente adattato alla mentalità umana, a tutte le sue emozioni e a tutte le sue sfumature. Con i Winchester aveva imparato il sarcasmo, la rabbia, la pietà, la giustizia e, più di ogni altra, il libro arbitrio, la libertà. Certo, la teoria dello spazio personale non gli era ancora molto chiara, così come tutti i modi di dire e le battute, ma era divertente insegnargli piano piano tutto quello che c’era da sapere, pezzo per pezzo. Era un po’ come un bambino con i superpoteri. Comunque, se si era comportato così c’era una ragione, si poteva sperare solo che non riguardasse i suoi fratelli, sia dalla parte di Michele che dalla sua. Se molte persone avessero interpretato l’ascesa di un intero plotone di angeli sulla Terra come una manna dal cielo, nel vero senso della parola, per Sam e Dean si era complicato tutto. Basti pensare al collegamento che Sam aveva con Lucifero e Dean con Michele. Due soli arcangeli bastavano per disordinare, ancora una volta, la vita dei due poveri ragazzi; senza contare Lilith, i quattro cavalieri dell’Apocalisse e tutto quello che era arrivato insieme a loro.
Tutto questo, però, ai due uomini rimasti nella casetta in legno dalle cui finestre filtrava ancora un po’ di luce di quel mite pomeriggio di agosto, non importava. Passato un primo momento di sbigottimento si guardarono negli occhi e cominciarono a ridere. Uscirono dal bosco, ancora meno tetro ora che erano di nuovo insieme, diretti verso la strada, verso la città, verso casa.
- Promettimi – disse il medico, con la voce rotta dalla commozione – che non dovrò più esprimere un desiderio simile. Prometti… promettimi… che non morirai più, mai più, Sherlock.




*Dean si riferisce con sarcasmo al personaggio omerico


Ringrazio la mia amica Ilaria che mi ha aiutato a scrivere una prima parte del testo.
  
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