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Autore: Mr_EchoMist    04/12/2012    1 recensioni
Un finale alternativo, un barlume di speranza per il Mondo Emerso. Tutto ciò che il bene ed il male hanno generato unendosi è stata la forma più pura e primordiale della natura, ed è solo uno il testimone e voce narrante della storia. Un Odi et Amo assai particolare, un amore sbocciato fra l'ultimo Marvash e l'ultima Sheireen. E quando "sbocciato" è l'unico termine in grado di spiegare gli avvenimenti ci si accorge che infine, è la natura che è madre ed assassino d'ogni cosa, seppur sia l'omicida più dolce e materno mai esistito.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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 - Non me ne andrò da solo.


La gigantesca palla di luce ormai aveva inghiottito metà città, e l'unica speranza era quella di scappare. Scappare via, lontano, afferrare i bambini per mano e tenerli stretti al petto nella speranza di correre più veloce della luce stessa. Gente d'ogni razza e fattezza s'agitava fra le vie di Nuova Enawar urlando e piangendo: gote rosse, urla infantili, l'odore metallico e dolciastro del sangue, antico sangue, sangue che ormai non smetteva di correre da secoli.
L'ultima Sheireen, ecco come l'avevano definita, e loro due, i Marvash. No, non loro due, il suo Amhal non era un Marvash e non lo era mai stato, soggiogato da un dannatissimo medaglione, privato della sua volontà e delle sue emozioni, radicato al suo cuore in maniera così profonda da costringerlo fra le sue spire metalliche quasi totalmente. Eppure, nemmeno quello era bastato a fermarla, lei avrebbe dato la vita per salvare quella carne, quegli occhi, quelle labbra. Non avrebbe dovuto scegliere, ormai aveva deciso, il primo sarebbe stato lui, poi tutto il resto. Che ora qualcuno morisse non le importava, e senza indugio infilò il pugnale di Phenor sotto la base del medaglione, ancora ed ancora, fino a sfiorare la carne.
Sentiva le spine radicarsi nella sua carne e prosciugare la sua linfa vitale, doveva resistere, non poteva arrendersi ad un passo dal traguardo, nonostante le forze fossero quasi del tutto esaurite. Un ultimo sforzo, uno solo, e con un orrendo rumore quel talismano si sciolse dal cuore del suo biondo fantasma, esplodendo in centinaia di frammenti purpurei e bollenti, come l'animo che aveva cercato invano di placare per così tanto tempo: quello di Amhal. Sapeva che il giovane era ancora vivo. Percepiva il suono del suo flebile respiro, il battito del suo stanco cuore, il calore di quelle labbra livide.
Lasciò cadere il pugnale in terra, le spine si erano ritirate, ma le ferite sanguinavano. Il suo braccio rosso di sangue, ma sembrava quasi non fare parte del suo stesso corpo, quasi come se non lo sentisse minimamente. Si lasciò cadere sul suo petto, i capelli scuri, con quelle ciocche ormai sbiadite e stinte, di sparsero sul corpetto dell'altro, mentre calde lacrime scendevano dai suoi occhi. Ce l'aveva fatta, incredibile ma vero. Continuò a piangere su quel corpo inerme per secondi che sembrarono durare all'infinito, ma sapeva di non potersi trattenere a lungo, non poteva lasciare che Nuova Enawar fosse distrutta, che tutti morissero, che Amina morisse. Fu proprio nel momento in cui il suo capo si staccò dal cuoio che li notò, i suoi vividi occhi azzurri, pieni come non mai e vivi come mai prima erano stati.

- A-Amhal.. Tu.. - le parole le si strozzarono in gola, e le sue braccia doloranti si avvinghiarono al corpo del giovane.
- Corri, salva di nuovo questo mondo. Lasciami.. Ti prego. - La voce del giovane era disperata, sincera, a stento tratteneva le lacrime.
- Sono venuta fino qui per te, non ti lascerò andare! - il suo tono di voce si alzò, e senza che potesse rispondere se lo caricò in spalla.
- Testarda. Proprio come in quel prato. - furono le sue uniche parole, si lasciò trasportare fuori.

La devastazione ed il caos che regnavano in quel posto mettevano i brividi, ma ormai non le faceva paura più nulla. La luce di quella tremenda esplosione lì investì con una violenza tale da costringere entrambi a serrare gli occhi. La sfera luminosa si era estesa ancora, e dal porticato di quel gigantesco tempio era fin troppo visibile e spaventosa. Anche la figura di San, luminosa come non mai e tremenda, poggiato sulla sommità di quel tetto. Sul suo volto una risata che ormai aveva perso qualsiasi cosa di umano, uno sguardo ormai già proiettato alla luna. Adhara si accasciò a terra per lasciar scivolare il debole corpo del guerriero senz'anima sul pavimento ed impugnò nuovamente il pugnale. Ora o mai più, aspettare avrebbe significato la vittoria del Marvash.
Agire non avrebbe decretato quella della Sheireen, ma avrebbe posto per sempre fine a quel ciclo che da secoli insanguinava il Mondo Emerso. Puntò la lama verso l'orrenda figura del mezzelfo e lasciò che anche le ultime gocce di magia potessero scivolare via da quei fori, ed infatti il pugnale prese a brillare di una luce scarlatta, più sanguigna che mai. Prima di percepire le mani intorno alle sue, ne sentì il calore. Tanto strinse intorno alla lama che le nocche delle sue dita divennero bianche insieme alle sue: Amhal era seduto accanto a lei ed avvolgeva le gemelle intorno alle sue ed alle rose, che cominciarono a percorrergli il braccio, fino ad insediarcisi e cominciare a risucchiare via l’energia magica. Fu in quel momento che le videro un altro paio di mani afferrare la lama ed illuminarsi improvvisamente: erano scheletriche e macchiate di sangue, eppure emanavano ancora un energia magica tale da scaraventare entrambi via. Mentre ruzzolava via riuscì ad osservare in un fuggente istante il volto del terzo, o meglio della terza.
Theana, ormai ridotta ad un vecchio corpo rinsecchito teneva in mano il pugnale e le sorrideva, e tutto fu luce. Una luce calda e suadente, una luce che li fece sprofondare verso il basso. Non sapeva cosa stesse succedendo ora o se fosse ancora viva, eppure le sue dita erano intrecciate con quelle di Amhal. E solo quello importava. Il resto fu semplicemente luce, un bagliore accecante, caldo e leggero.
Ciò che avvenne quel giorno e’ leggenda, tramandato nei cantari, raccontato ogni giorno dal misterioso bardo che girovaga per tutto il Mondo emerso. Le storie narrano di un albero, il più grande che sia mai esistito, le cui fronde sono per la metà nere come la pece e per il resto dorate come le monete più scintillanti. Il suo tronco è grigiastro, e la sua linfa.. semplice e pura acqua. Si dice che quello, nato da un semplice seme, sia il frutto dell’amore dell’ultima prescelta e dell’ultimo distruttore. Altri dicono che fu piantato da un mago. Alcuni narrano della magia assorbita dal terreno. In realtà la verità è conosciuta unicamente dal misterioso cantastorie incappucciato che passeggia di città in città, il suo nome è Amina, ultima testimone dell’Odi et Amo di questa storia. Prima ed unica ad essere investita dell’importante e valoroso incarico. Vessillo della Sheireen, voce del Marvash.
Semplicemente voce e memoria della realizzazione del Mondo Emerso.
  
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