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Autore: thinias    05/12/2012    4 recensioni
Dopo aver scritto una versione wincest di questa fanfic, mi sono resa conto che erano molte di più le cose che volevo dire riguardo allo show, che non riguardo un rapporto di tipo amoroso tra i fratelli. La base di partenza è la stessa dal punto di vista temporale e spaziale, ma ho lasciato correre l’angst che sta vivendo in questo momento il rapporto tra di loro all'interno dello show, eliminando la componente wincest e realizzando di fatto una fanfic diversa.
Dean è scomparso e Sam è rimasto solo. Sono stati separati per un anno prima di riuscire a ritrovarsi. Un anno in Purgatorio per Dean ed un anno lontano dalla caccia per Sam, quel tempo li ha feriti e cambiati, tanto da far sì che ora non siano quasi più in grado di capirsi. Entrambi hanno sofferto ed entrambi hanno represso i loro sentimenti, fa male vederli così distanti e fa male vedere quanto sia difficile per loro comunicare. Sam ora sa di Benny, ma deve affrontare i suoi demoni personali, la fuga dal dolore e la sua storia con Amelia, mentre Dean cerca di superare le sue paure e le cicatrici che il Purgatorio ha lasciato su di lui.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Ottava stagione
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cover

Titolo one shot
:  Unspoken words between two brothers
Autore: Thinias
Pairings: nessuno

Rating: R
Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Warning: angst, introspettivo
Conteggio parole: 6.169
Timeline: inizio ottava stagione dopo la 8.05
Spoiler: 8 stagione
Beta: Ele106 (mo sono azzi tuoi amò)
Disclaimer: I personaggi di Supernatural non mi appartengono. Scrivo senza alcuno scopo di lucro e non intendo violare alcun copyright.
Trama: Dean è scomparso e Sam è rimasto solo. Sono stati separati per un anno prima di riuscire a ritrovarsi. Un anno in Purgatorio per Dean ed un anno lontano dalla caccia per Sam, quel tempo li ha feriti e cambiati, tanto da far sì che ora non siano quasi più in grado di capirsi. Entrambi hanno sofferto ed entrambi hanno represso i loro sentimenti, fa male vederli così distanti e fa male vedere quanto sia difficile per loro comunicare. La scoperta dell’esistenza di Benny da parte di Sam, è la goccia che fa traboccare il vaso e che manda all’aria il loro precario equilibrio.
Note: dopo aver scritto una versione wincest di questa fanfic, mi sono resa conto che erano molte di più le cose che volevo dire riguardo allo show, che non riguardo un rapporto di tipo amoroso tra i due fratelli. La base di partenza era comunque la stessa dal punto di vista temporale e spaziale, per cui ho rimaneggiato la fanfic eliminando tutte le parti wincest e lasciando correre l’angst che sta vivendo in questo momento il rapporto reale tra i due fratelli (reale per quello che riguarda lo show ovviamente). Credevo sarebbe venuta più corta della wincest ed invece mi ritrovo con una one-shot ben più corposa, il che la dice lunga su quanto sia stata modificata e integrata. Per amore di coerenza, dato che in effetti a tratti è la stessa fanfic (resta circa il 40% della wincest), ho mantenuto lo stesso titolo, cambiando solo il sottotitolo. Questa volta non ho nessuno a cui dare la colpa, qui ho fatto davvero tutto da sola :P.
Spero che abbiate voglia di leggere anche questa versione e se non avete letto l’altra la potete trovare qui. Ringrazio la mia Beta, che si è sacrificata e ha acconsentito a lavorare anche su questa versione. Ele106 tesoro, grazie infinite.

Qui potete trovare la versione wincest: Unspoken words - Wincest



 

L’atmosfera era talmente tesa che un solo soffio d’aria avrebbe potuto farla esplodere.
Dean si era chiuso dietro ad un ostinato silenzio e lui stesso non stava messo meglio.
Da quando avevano lasciato quel maledetto molo, Sam non aveva fatto che tempestarlo di domande, cercando di farsi dire chi e cosa fosse quell’essere.
Dopo avergli detto che il tipo si chiamava Benny ed era un vampiro, Dean aveva semplicemente eretto un muro.
Non aveva più risposto, era salito in macchina, aspettando che anche lui lo imitasse, e aveva cominciato a guidare.
 
Sam era furioso.
Ci aveva provato per diversi minuti, aveva insistito cercando di far parlare il fratello, ma era stato tutto inutile.
Come aveva potuto nascondergli una cosa del genere?
Aveva fatto uscire un vampiro dal Purgatorio, lo aveva lasciato libero di vagare in mezzo alla gente e tutto perché? Perché credeva nella buona fede di Benny?
‘Dannazione! Cosa diavolo ha in testa? È un vampiro! Un fottutissimo vampiro, come può pensare che tenga fede alle sua parola e non uccida qualcuno, giusto perché una sera si è svegliato più assetato del solito?’
 
Fletté le dita, aprendo e chiudendo i pugni per cercare di ricacciare indietro il senso di delusione che provava e l’ipocrisia che il gesto di suo fratello si portava dietro.
Non poteva non pensare a quello che era successo solo un anno prima con Amy.
In quell’occasione, Dean non ci aveva pensato due volte a fare fuori la sua amica e ora se la faceva con un vampiro.
Fece una smorfia, ripensando a Kate, la ragazza trasformata in licantropo che avevano lasciato andare solo alcune settimane prima.
Era per quello che le aveva permesso di scappare? Perché sapeva che prima o poi la questione di Benny sarebbe venuta a galla?
Sam rivolse lo sguardo alla strada che sfrecciava al loro fianco, rifiutandosi di guardare suo fratello. La mascella tesa e le spalle in tensione, solo i pugni continuavano ad aprirsi e chiudersi, ora flettendo ora serrando le dita, segno visibile di quello che ribolliva dentro di lui.
 
Sam non sapeva spiegarsi perché provava tutta quella rabbia, perché stava incanalando il suo astio verso Benny e verso quello che Dean provava per lui.
‘Si è messo davanti al vampiro come se volesse proteggerlo da me, possibile che non si renda conto di quanto tutto questo sia sbagliato?’
Chiuse gli occhi, rivivendo il momento in cui si era reso conto che c’era qualcosa che non andava, stringeva la mano del vampiro e il suo primo istinto era stato quello di prendere il coltello. Dean lo aveva guardato e aveva scosso la testa fermando il suo gesto. L’aveva guardato incredulo, poi il modo in cui Benny si era congedato da suo fratello, era stato sufficiente per fargli capire che i due si conoscevano bene.  Dean gli aveva detto che era in caccia con un amico.
Un amico.
La rabbia era esplosa in lui fomentata dalle menzogne del fratello.
Ora dopo ore di silenzio cercava ancora di reprimere quello che provava, per non scoppiare e sbattere inesorabilmente contro il muro che Dean aveva eretto intorno a sé.
Sapeva come funzionava, più insisteva, più Dean si chiudeva in sé stesso e sembrava che quella sua caratteristica non fosse cambiata, nemmeno dopo un anno trascorso in Purgatorio.
 
Sam si sentiva ferito come non avrebbe mai creduto.
Aveva sofferto così tanto quando Dean era scomparso… aveva sperato in un suo ritorno e alla fine aveva dovuto soffocare quella speranza, perché più il tempo passava più il ricordo di Dean si faceva doloroso. Eppure nonostante questo, ora che era tornato gli sembrava tutto diverso, sbagliato.
Tra loro si era creata una distanza incolmabile, satura di incomprensioni, rabbia e dolore, che rendeva ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo, difficili, quasi forzati, innaturali e freddi, come se fossero estranei.
Si tenevano a distanza, incapaci di condividere quello che avevano vissuto in quell’anno in cui Sam credeva che suo fratello fosse morto, e Dean cercava si salvarsi la vita e scappare dal Purgatorio.
Nonostante questo, una cosa gli era stata immediatamente chiara: appena aveva percepito il pericolo, appena aveva sentito che Dean poteva essere nei guai, non ci aveva pensato due volte ed era corso da lui.
L’unico pensiero che aveva avuto, chiaro come il sole, era che doveva andare da su fratello, perché non poteva perderlo, non di nuovo. Non dopo tutto quello che aveva passato, non dopo che il suo mondo era crollato, lasciandolo quasi sepolto sotto le macerie.
Sentì l’eco di quel dolore spingere contro il suo cuore e rischiare di venire a galla, ributtandolo in quel baratro da cui era uscito a malapena nei mesi precedenti.
Quello che aveva trovato ad attenderlo però, quando era arrivato su quel molo, era qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
Senza nemmeno rendersene conto, usò la rabbia che provava in quel momento, per ricacciare indietro il dolore e la paura che altrimenti lo avrebbero di nuovo sopraffatto.
 
****
 
Dean si ostinava a guardare la strada, trincerato dietro il muro che aveva eretto, dopo che Sam aveva cominciato ad interrogarlo su Benny.
Non capiva. Dean non capiva dove fosse finito suo fratello, o almeno il fratello che aveva lasciato un anno prima, quando era stato trascinato in Purgatorio.
Dove diavolo era finito il fratellino che aveva dato una seconda possibilità ad ogni mostro che avevano incontrato, se solo quest’ultimo si dimostrava in qualche modo pentito?
Guardava la strada concentrato sulla guida, stringeva il volante in modo talmente convulso, che le nocche della mano erano sbiancate e le articolazioni, tenute in tensione per così tanto tempo, avevano cominciato a dolere.
 
Si sentiva giudicato per aver riportato Benny sulla Terra, ma non era in grado di spiegare a Sam cosa avesse significato per lui la presenza del vampiro in Purgatorio, quanto lo avesse aiutato.
L’aveva tenuto in vita, lo avevano fatto a vicenda. Ma più di tutto, lo aveva capito. Non lo aveva giudicato, avevano fatto quello che andava fatto e basta e, nonostante tutte le sue rimostranze iniziali, aveva salvato anche Cass.
Salvare Castiel… indurì lo sguardo e serrò ulteriormente la mascella, cercando di scacciare il senso di sconfitta che lo accompagnava fin da quando era tornato sulla Terra, da solo.
Era stata una delle sue priorità, ci aveva creduto, aveva cercato l’angelo ovunque e quando finalmente lo aveva trovato, aveva fatto tutto quello che aveva potuto per riportarlo a casa.
Si era trovato di fronte un bambino sperduto in un mondo ostile, gli era sembrato spaventato e indifeso di fronte alla schiera di mostri che lo circondavano, ancora provato dal crollo mentale ed emotivo che aveva subito, dopo che aveva preso dentro di sé le allucinazioni di Sam. Lui aveva cercato di sostenerlo, di convincerlo che lo avrebbe riportato a casa, lo avrebbe salvato, li avrebbe salvati entrambi.
Ci aveva provato, fino alla fine, ma non ci era riuscito.
Fece una smorfia, ricordando l’immagine di Cass che ricadeva all’indietro, scivolando lungo il crinale e di sé stesso, che non riusciva a tenerlo e veniva risucchiato dal portale. Si lasciò sopraffare da quel ricordo, ma fu solo un attimo, poi spinse tutto nel profondo, seppellendolo dentro di sé, come era solito fare.
 
Per molto tempo mentre era laggiù, da solo, prima di incontrare Benny e ritrovare Cass, aveva creduto di non farcela, aveva pensato che non sarebbe mai uscito da quell’inferno, che si sarebbe perso, che avrebbe perso sé stesso tra quelle bestie affamate.
E forse era successo, forse una parte di lui era rimasta laggiù.
Per tutto il tempo, il suo pensiero fisso era stato quello di tornare sulla Terra, di scappare dal Purgatorio,ma sopra tutto il resto, di riabbracciare suo fratello.
Era stato così difficile.
Aggrapparsi a quell’unico obbiettivo, ‘tornare da Sam’, aveva finito per essere la sola cosa ad impedirgli di impazzire completamente. Ricordava i momenti in cui tutto sembrava insormontabile ed era stato colto dallo sconforto.
Il dubbio si era insinuato nella sua mente e gli aveva fatto pensare che suo fratello fosse in pericolo, che i leviatani lo avessero assalito dopo che lui e Cass erano scomparsi, che avesse bisogno di aiuto e lui non era in grado di darglielo.
La necessità di assicurarsi che Sam stesse bene, lo aveva spinto a continuare a lottare. Ad uccidere e squartare e smembrare ogni creatura che gli si parasse davanti, pur di sopravvivere e trovare un modo per uscire da lì.
Ma la sopravvivenza aveva richiesto un prezzo da pagare.
Era cambiato e lo sapeva, non era più lo stesso uomo, non possedeva più la stessa umanità, eppure l’unica cosa che non era mai cambiata in lui, era il suo bisogno di ritornare da Sam e di saperlo al sicuro.
 
Ci era voluto un anno e, per riuscirci, si era dovuto aprire la strada attraverso il sangue di tutte le creature che aveva incontrato e avevano cercato di ucciderlo.
Quando aveva saputo del portale, aveva avuto la certezza che ce l’avrebbe fatta, che in un modo o nell’altro avrebbe riabbracciato suo fratello. Si era aggrappato a quella flebile speranza con tutto sé stesso. Si era cullato nell’idea che Sam lo stesse cercando, che stesse provando disperatamente a trovarlo e a salvarlo. Perché quello era quello che facevano sempre. Perché a dispetto di tutto, la famiglia era sempre stata la cosa più importante per loro, erano tutto l’uno per l’altro.
La sua bocca si piegò in un sorriso amaro.
‘Ma non è così evidentemente. Chiaramente ho smesso di essere importante per lui. Non tanto quanto lui lo è ancora per me… La famiglia, l’amore che ci legava, qualunque cosa fosse, è sparita. Non c’è più nulla.’
 
La sua mente vagava tra pensieri incoerenti, in cui si rivedeva in Purgatorio e sentiva il sangue e l’adrenalina scorrere nelle vene, mentre lottava per sopravvivere e per tornare a casa, da qualcuno che però non lo stava aspettando, non lo stava cercando. E ora, Sam sindacava anche sul fatto che lui avesse salvato Benny, senza rendersi conto che era stato proprio il vampiro a salvarlo, a differenza di quanto non aveva fatto lo stesso Sam.
 
La rabbia che aveva provato, quando gli aveva detto che si era ritirato dalla caccia e che non lo aveva cercato, si era trasformata in dolore.
Era stata una delusione così cocente, così amara.  Aveva realizzato quanto si fosse illuso per tutto quel tempo, quanto tutti i suoi sforzi non fossero valsi a nulla, perché la persona che per lui era la più importante al mondo, tutto ciò che restava della sua famiglia, lo aveva -di fatto- abbandonato al suo destino, senza provare a fare nulla per salvarlo.
Faceva male. Era una realtà che faceva maledettamente male, per tutto quello che si portava dietro.
Di fronte a quella verità, l’unica cosa che era riuscito a fare, così come aveva fatto in Purgatorio, era stato isolarsi, chiudersi in sé stesso e buttarsi nella caccia, l’unica dimensione in cui si sentiva davvero completo, anche se questo voleva dire avere a che fare con i suoi demoni personali.
Il senso di euforia che aveva provato durante la caccia mentre era laggiù, sembrava essere stato in grado di fargli scordare tutto il resto. E più mostri uccideva, più dimenticava il dolore e la solitudine.
Ora sperava che, dedicandosi completamente al lavoro, sarebbe tornato a provare quella sorta di esaltazione che era in grado di cancellare tutto il resto. Si illudeva che quell’isolamento auto inflitto, fosse in grado di smettere di farlo soffrire.
 
****
 
La rabbia era cresciuta proporzionalmente alle ore di silenzio in cui non si erano scambiati nemmeno una parola. Quel viaggio era sembrato interminabile, l’Impala era diventata sempre più piccola, soffocante, sotto il peso delle cose non dette.
Quando finalmente si fermarono, uscire dalla macchina era sembrato quasi come uscire da una prigione.
Le portiere furono aperte e chiuse, il cigolio che le contraddistingueva sembrò sottolineare ancora di più il silenzio tra i due fratelli.
Presero le loro cose senza nemmeno guardarsi in faccia.
 
Dean entrò nella stanza del motel precedendo suo fratello e gettando la sacca sul letto più vicino. Si tolse la giacca e la buttò su una sedia. I suoi movimenti erano bruschi e sbrigativi, non ci voleva un sensitivo per capire che era incazzato e questo, se possibile, faceva infuriare Sam ancora di più.
Sam rimase sulla porta, con ancora la borsa agganciata alla spalla, guardando il maggiore e cercando di trattenere rabbia e frustrazione.
Dean si bloccò, come se si fosse reso conto che qualcosa non andava. Gli dava le spalle, aveva le mani dentro la sua sacca, in cerca di non sapeva cosa e si era fermato a metà del movimento, ma non aveva alzato lo sguardo su di lui, aveva continuato ostinatamente a guardare vero il basso, nella borsa.
"Pensi di stare lì impalato tutto il giorno?" gli chiese.

Erano le prime parole che gli diceva da quando erano saliti in macchina, ore prima. Sam aveva una risposta bruciante che premeva per uscirgli dalla bocca, ma la mandò giù, insieme a tutte le altre emozioni che rischiavano di farlo esplodere da un momento all'altro. 
Era stufo perché non riusciva a comunicare con Dean, stufo perché suo fratello non gli diceva cosa gli era davvero successo in Purgatorio e si sentiva ferito perché non gli aveva detto di Benny. Ma più di tutto, si sentiva dolorosamente distante da lui. 
Era confuso, non riusciva nemmeno a capire perché fosse così difficile.
"Fai quello che vuoi!" Disse Dean brusco, riportandolo alla realtà. Aveva finalmente pescato dalla borsa quello che gli serviva e, senza degnarlo di uno sguardo, si era infilato nel bagno chiudendosi la porta alle spalle. 

Sam si era mosso come un automa, sentendo il vuoto che aveva dentro diventare ancora più profondo e la distanza tra di loro, ancora più incolmabile.
Lasciò cadere la sua borsa sull'altro letto e si sedette, prendendosi la testa tra le mani e chiudendo gli occhi, lasciandosi il tempo di calmare il tumulto di emozioni che aveva dentro.
Non potevano andare avanti così, ma non riusciva a lasciarsi andare tutto alle spalle.
Non riusciva a lasciare che i sentimenti per suo fratello, che aveva represso per così tanto tempo, scorressero liberi. Non poteva, perché se li avesse lasciati andare, lo avrebbero ferito nuovamente e lui non avrebbe potuto sopportarlo, non ce la faceva.
Non poteva lasciare che l’affetto che provava per Dean lo trascinasse via, perché se lo avesse permesso e lo avesse perso di nuovo, questa volta non sarebbe sopravvissuto.
 
Era quasi morto… o meglio, si era quasi lasciato morire quando Dean era scomparso.
Il suo mondo era imploso e con esso il suo cuore. Tutto quella che restava della sua famiglia dopo la perdita dei suoi genitori e di Bobby, era scomparso, tutto quello che di più importante aveva al mondo era stato spazzato via.
La sua anima si era lacerata e contorta sotto il peso di quel dolore, perché Dean era tutto quello che gli era rimasto, la persona che più amava al mondo, l’unico che gli era sempre stato al fianco, l’unico che non lo avrebbe mai lasciato. E quando lo aveva perso… una parte di lui era stata strappata via, estirpata con violenza dal suo essere, lasciandolo indifeso e incompleto.
Era quasi impazzito di dolore e, alla fine… era scappato.
Era scappato e aveva represso tutto, per non soccombere a quella perdita così assoluta.
Per smettere di soffrire. Per sopravvivere.
 
****
 
Quando si era chiuso in bagno, Dean aveva appoggiato le mani tremanti sul bordo di ceramica del lavabo e aveva chiuso gli occhi, cercando di calmarsi.
Si stava comportando come uno stronzo, lo sapeva, ma non riusciva a far sopire la delusione che provava.
Per tutto il tempo in cui era stato esiliato, aveva desiderato con tutte le sue forze di scappare e di tornare di nuovo da Sam, dalla sua famiglia, ma quel desiderio ingenuo si era infranto contro la verità delle azioni di suo fratello.
Non lo aveva nemmeno cercato. Non c’era altro da aggiungere.
Quel dubbio che lo accompagnava da sempre e che rodeva la sua anima, era tornato ad assalirlo in tutta la sua crudeltà.
Sam non aveva bisogno di lui.
La sua famiglia non aveva bisogno di lui.
Le dita avevano artigliato la superficie dura e fredda, mentre un’ondata di nausea lo colpiva.
Alla fine era giusto. Non era stato in grado di proteggerli… Bobby, Cass, tutti i loro amici che erano morti in quella lotta infinita, non era stato in grado di salvarli. Non ci era riuscito.
 
Ci fu un rumore proveniente dall’esterno, lo stridore di pneumatici sull’asfalto e lui scattò immediatamente, volgendosi in quella direzione, attento, con i muscoli tesi, come un animale il cui istinto lo mette in allerta di fronte al pericolo.
Fece un respiro, lasciando andare l’aria che aveva trattenuto inconsapevolmente nei polmoni e cercò di rilassare le dita che ancora stringevano la ceramica del lavandino, mentre si costringeva a ritrovare la calma.
Alzò lo sguardo verso la sua immagine riflessa e per un momento ne rimase sorpreso, non ancora abituato a rivedere il suo volto, da quando era tornato dal Purgatorio.
I segni erano lì da vedere, le prove che aveva affrontato laggiù avevano lasciato traccia sui suoi lineamenti, che ora sembravano più duri e invecchiati. I suoi occhi erano quasi privi di quell’umanità che riflettevano prima che tutto quello avesse inizio.
 
Ancora non dormiva… non ci riusciva.
Era sempre all’erta, ogni minimo rumore lo faceva scattare, come se i suoi sensi si fossero abituati al pericolo che lo circondava in quell’inferno e ora non fosse più in grado di lasciarsi tutto alle spalle. Era come se ancora si sentisse costantemente in pericolo.
Aveva sperato che, una volta scappato dal Purgatorio e una volta ritrovato Sam, tutto sarebbe tornato come prima, che, con suo fratello vicino, avrebbe potuto essere di nuovo la persona che ricordava, ma non era stato così. Perché nemmeno Sam era quello di prima.
Aveva sperato che l’affetto che provavano uno per l’altro, gli avrebbe restituito un po’ della sua umanità, ma forse nemmeno quell’amore c’era più.
Sam non aveva bisogno di lui.
Quella consapevolezza gli era risalita lungo la spina dorsale, lasciando mille aghi al suo passaggio. Provò un’altra fitta dolorosa, si sentiva solo più che mai e non poteva fare nulla per cambiare quella situazione.
 
Si sciacquò il viso e lasciò che l’acqua scivolasse sulla pelle, portando un po’ di refrigerio, sperando che portasse via con sé anche parte di quello che provava in quel momento.
Si sentiva perso come non lo era mai stato, nemmeno in Purgatorio.
Ripensò di nuovo a quello che aveva vissuto mentre si trovava laggiù.
Si era trasformato da preda a cacciatore, si era tuffato nella caccia per trovare Cass, anzi… ci si era rifugiato, mettendo tutto sé stesso nella furia che aveva contraddistinto i suoi attacchi e che lo aveva aiutato a sopravvivere. Aveva tenuto fuori tutto il resto, a malapena consapevole di quanto stava sacrificando, in ogni affondo, in ogni gola tagliata… solo, consumato nell’esaltazione della caccia, Dean aveva perso gradualmente pezzi della sua anima. Doveva pensare solo a sé stesso e alla sua incolumità e per questo si era sentito incredibilmente libero.
Forse era meglio così, forse non gli serviva altro.
Guardò negli occhi riflessi dallo specchio e fece quello che aveva fatto durante tutto l’anno precedente: li indurì e scacciò quelle emozioni dal suo cuore, per non sentire più nulla.
 
****
 
Sam cercò di rimettere ordine nei suoi pensieri. Si era alzato ed era andato alla finestra, guardando fuori, verso il parcheggio.
Dean era cambiato. Sam aveva visto tutti i segni che il Purgatorio aveva lasciato su di lui, perfino nel modo di muoversi, nel modo in cui reagiva ai rumori, era evidente soprattutto da come cambiava quando era in caccia. Era spietato, efficiente, letale.
Sotto tutto questo però, Sam aveva visto anche la fragilità che Dean nascondeva, l’insicurezza di essere tornato in un mondo che a stento riconosceva, che stava cercando di comprendere nuovamente.  Si era accorto che non riusciva a dormire, eppure… non era stato in grado di capirlo davvero e di aiutarlo.
Gli era stato vicino, ma non abbastanza da permettere al fratello di superare le barriere che lui stesso aveva eretto intorno al suo cuore.
 
Quando Dean era scomparso, lui aveva smesso di lottare, non ce l’aveva fatta, aveva mollato la caccia, il soprannaturale, angeli, demoni, tutto. Era scappato da quella vita che gli aveva portato via così tanto, incapace di sopportare il dolore che quella perdita, assieme a quella di Bobby e di tutte le altre persone che avevano avuto vicino, gli aveva lasciato dentro.
Era fuggito senza più guardarsi indietro, cercando di non pensare, imponendosi di non vedere, allontanandosi da tutto e lasciandoselo alle spalle. Era l’unica cosa che era stato in grado di fare.
Era scappato, continuando a muoversi senza una meta, senza sapere cosa fare della sua vita, bisognoso solo di continuare a spostarsi, come se in quel modo, fosse in grado di scappare dal dolore che provava.
 
Quando aveva investito Riot stava ancora fuggendo… ed era stato solo a causa del cane, se alla fine si era fermato.
Non aveva appigli, nessun luogo, nessun legame che lo aspettava, ma quel cane lo aveva costretto a interrompere la sua fuga e aveva fatto sì che Amelia entrasse nella sua vita.
Erano due anime spezzate, entrambi incapaci di affrontare le proprie ferite, bisognosi solo di scappare, da tutto e da tutti.
Era stato il dolore ad avvicinarli e il fatto che si comprendessero, che capissero il bisogno dell’altro di allontanarsi dal dolore provato.
Era stato fin troppo facile lasciarsi andare al sentimento che era nato da quell’incontro, per lui era stato come trovare quella normalità che cercava fin da quando, poco più di un ragazzino, ed era andato a Stanford.
 
Ci aveva creduto, aveva creduto di aver trovato un po’ di pace, ma non era stato così. Quando il marito di Amelia, che si pensava morto in Afghanistan, aveva fatto la sua ricomparsa, Sam aveva sentito il suo mondo crollare di nuovo.
Anche quell’isola in cui si era rifugiato, era divenuta un luogo inospitale, dove la realtà lo aveva raggiunto di nuovo e gli aveva sbattuto in faccia tutta la sua crudezza.
Era stato straziante lasciarla, abbandonare la casa che avevano condiviso, la normalità che aveva sognato. Sofferenza si era aggiunta a sofferenza, ma lui doveva andarsene, aveva dovuto farlo per non costringerla a fare una scelta. Si era trovato di nuovo a dover gestire quel senso di perdita da cui aveva cercato di fuggire e l’unica cosa che aveva potuto fare, era tornare al capanno di Rufus, per cercare un punto da cui ripartire.
 
Il rumore di una porta che si apriva lo riportò al presente, allontanando il pensiero di Amelia, si voltò e quando vide Dean uscire dal bagno, percepì che era ancora più distante, quasi scostante.
Lo vide prendere il portatile e sedersi sul letto. Non avrebbe dormito nemmeno quella notte, così come aveva non aveva fatto nei giorni precedenti, fin da quando si erano ritrovati.
Sam sentì la rabbia che provava verso suo fratello incrinarsi e la preoccupazione per lui, farsi strada prepotentemente tra tutti gli altri sentimenti.
Avrebbe solo voluto avvicinarsi di nuovo a lui, ritrovare il rapporto che avevano prima, ma non ci riusciva.
Chiuse gli occhi.
Non era riuscito a fare quel passo in più, quello che sapeva avrebbe fatto entrare Dean di nuovo nel suo cuore, quello che avrebbe mandato in frantumi tutto il lavoro che aveva fatto su sé stesso negli ultimi mesi. C’era voluto così tanto per lasciare fuori il pensiero di suo fratello, per venire a patti col dolore insopportabile che aveva provato quando lo aveva perso.
 
“Dovresti cercare di dormire un po’, Dean.”Sam  lo disse senza pensarci, spinto solo dall’istinto.
Forse… era giunto il momento di fare quel passo.
Riaprì gli occhi e guardò il maggiore, ma l’altro non aveva nemmeno alzato lo sguardo.
“Sto bene!” Fu la risposta brusca.
“Dico solo che dovresti cercare di riposarti un po’.”
Dean lo guardò perplesso. “Adesso sei interessato alla mia salute?” Chiese, in modo sarcastico.
Sam contrasse la mascella, cercando di mantenere la calma, mentre la rabbia tornava a crescere. “Perché devi fare lo stronzo?”
Il maggiore si alzò dal letto e si mise di fronte a lui. “Non lo so! Forse perché lo sono? O forse è perché ho ragione e a te non frega un cazzo di me?”
“Sai che non è così! Ma dopotutto, tu non ti fidi abbastanza di me da dirmi cosa ti è successo davvero in Purgatorio! Non ti fidi abbastanza da parlarmi dell’esistenza del tuo amichetto con le zanne…” Sam non riuscì a trattenere né le parole, né il risentimento per quello che era successo con Benny, come se, incanalare i suoi sentimenti in quell’emozione, lo allontanasse da quello che provava in realtà, la paura di soffrire.
 
“Oh andiamo Sam, smettila! Cosa vuoi che ti dica? Benny è la ragione per cui sono tornato dal Purgatorio! È grazie a lui se ora sono qui, questo dovrebbe bastarti!”
Dean aveva mantenuto il tono di voce basso, ma si leggeva la rabbia repressa in ogni singola parola.
“Gli manderò una lettera di ringraziamento allora…” disse Sam esasperato, sapendo che era una frecciata rivolta a lui. “Questo non spiega perché ancora respira e perché lo hai lasciato andare in giro, libero di sbranare chi gli pare.”
“Perché non lo farà e perché è un mio amico.”
“E tu ti fidi di lui? Credi che manterrà la parola? Ma andiamo Dean, è un vampiro e ha già bevuto sangue! Come puoi dire di conoscerlo davvero?!”
Sam aveva alzato la voce, era in piedi in mezzo alla stanza.
“Ti fidi così tanto di lui da averlo riportato qui e non ti fidi abbastanza di me da dirmi quello che hai fatto laggiù, da dirmi come hai fatto a tornare? Cosa è successo davvero a Cass?
Sei sicuro di non avermene parlato, solo perché in realtà sapevi che stavi facendo una stronzata?!”
“Tu non lo conosci!” Dean ormai tratteneva la rabbia a stento, il suo tono era pericolosamente controllato, anche se a malapena trattenuto. Si era avvicinato ancora di più e fronteggiava il fratello direttamente. “Lui mi ha salvato la vita, Sam! Ma dopotutto… forse hai ragione! Non lo conosco davvero. Forse non sono in grado di giudicare nessuno. Ho giudicato male anche te, evidentemente… ma almeno lui non mi ha abbandonato, non mi ha lasciato a morire in quel posto dimenticato da Dio, come invece hai fatto tu!”
Dean non si trattenne più, in un gioco al massacro in cui vinceva chi faceva più male.
Quelle parole arrivarono a Sam come un pugno in faccia. “Non sapevo dove fossi! Credevo che fossi morto! Ero solo, completamente solo.”
Il suo senso di colpa esplose prepotente, facendolo indietreggiare, impotente di fronte alla verità di quelle parole: era vero, non lo aveva cercato, non lo aveva salvato. Era scappato.
 
La rabbia di Dean prese il sopravvento, d’innanzi a quelle che lesse come mere scuse. “Mi hai lasciato a marcire in Purgatorio, Sam! Non hai nemmeno provato a cercarmi.”
Reagì senza riflettere e gli tirò un pugno direttamente in faccia, poi si tirò indietro, come cercando di riprendere il controllo.
Nonostante la furia con cui aveva agito, non riuscì a nascondere il dolore che provava. Si mosse d’impulso, sulla scia emotiva che lo stava velocemente travolgendo, e aggredì nuovamente suo fratello, spingendolo contro il muro e riversando su di lui tutto quel dolore, bloccandolo con un avambraccio premuto contro il petto. “Credevo che ti importasse di me! Che quello che ci legava fosse importante per te, tanto quanto lo era per me!” Urlò, facendo uscire tutto quello che aveva dentro e che aveva trattenuto fino a quel momento.
La diga era crollata.
Lo colpì di nuovo al volto, scaricando in quel gesto la sua rabbia incontrollata.
“Credevo che ti importasse, Sam!” Ripeté, mentre la voce si incrinava e gli occhi si velavano di lacrime che si rifiutarono di cadere. Si tirò indietro e mise a segno un altro pugno, colpendo l’altro sulla bocca. “Era l’unico pensiero che mi ha fatto andare avanti in Purgatorio! Hanno cercato di uccidermi, di farmi a pezzi, ma ho resistito, perché quello che volevo era scappare e ritornare da mio fratello.” Spinse di nuovo il minore contro il muro. “Ma mi sbagliavo! Dio quanto mi sbagliavo… a te non te ne fregava un cazzo di me! Tu non hai bisogno di me!”
 
Sam aveva incassato le parole e i colpi, quasi sentendo di meritarseli. Il sapore del sangue gli invase la bocca, ma quelle ultime parole lo fecero reagire. L’avevano ferito più di quanto non avessero fatto i pugni che aveva preso, perché Dean non capiva quanto fosse lontano dalla verità, quanto lui avesse sofferto, quanto avesse bisogno di suo fratello.
Lo spinse indietro, premendo sul petto, sfruttando la sua altezza e la perdita di controllo del maggiore, e gli restituì il pugno. “Tu eri scomparso! Eri sparito senza lasciare tracce.”
Dean accusò il colpo e barcollò all’indietro, poi Sam lo spinse contro il muro opposto e fu la sua volta di far cedere la diga.
 
“Ero solo, senza di te! Non sapevo dove fossi, se fossi vivo o morto. Non avevo tracce da seguire, nulla che mi potesse portare da te o che potesse riportarti da me!” Gli urlò contro quelle parole e tutto il dolore che aveva soffocato tornò a galla, travolgendolo. “Mi hai lasciato solo! Non c’eri più… la persona più importante della mia vita, quello che è sempre stato al mio fianco non c’era più e io… ero impotente! Il mio mondo si è frantumato in mille pezzi… ” Lo teneva fermo, una mano appoggiata sul petto e l’altra a puntargli in faccia quella che era la sua verità. “Mi sentivo schiacciato dal dolore di averti perso. Il mio cuore è scoppiato e avrei solo voluto morire… per sperare, almeno in quel modo, di raggiungerti.” Sam aveva cominciato a balbettare, lacrime di rabbia e frustrazione scesero libere sulle sue guance. “Non riuscivo quasi a respirare… tanto era terrificante la sensazione di vuoto che ho provato, tutto quello che restava della mia famiglia non c’era più, dovevo allontanarmi, dovevo andare via.”
 
Ansimava, cercando di prendere fiato. Ormai non era più in grado di trattenere nulla di quello che provava. “Era troppo, troppo da poter sopportare…” la sua voce si spense in sussurro. Reclinò la testa in avanti, chiudendo gli occhi. “Non ce l’ho fatta Dean… non sono stato abbastanza forte!”
Si tirò indietro, ammettendo quella colpa a suo fratello, ma soprattutto a sé stesso.
“Sono scappato da quel dolore, sono scappato da tutto, dal nostro mondo, dalla caccia. Era l’unico modo. Ho dovuto tenere il tuo ricordo lontano da me per smettere di soffrire!” Le sue spalle tremavano, si sedette sul letto più vicino. “Dovevo tenerti lontano… non ce la facevo…” Quelle ultime parole furono come ferro fuso colato sulla sua anima “Mi dispiace Dean… non avrei mai voluto lasciarti in quell’inferno! Mi dispiace così tanto…” 
 
La rabbia di Dean si sgretolò sotto il peso della sofferenza di Sam. Ad ogni parola, la comprensione di quello che il fratello aveva provato, divenne sempre più chiara. Appoggiato contro il muro si lasciò scivolare a terra.
Non aveva realizzato quanto suo fratello avesse patito, non si era reso conto di cosa avesse voluto dire per lui vivere l’anno in cui lo aveva creduto morto. Per Sam era stata un’ulteriore perdita da aggiungere a tutte le altre che avevano subito, ma per Dean, la delusione di sapere che aveva abbandonato la caccia e che non lo aveva cercato, aveva cancellato tutto il resto, lo aveva reso cieco.
“Va tutto bene Sam…” la sua voce era poco più di un sussurro. “…ho capito.”
Non sapeva se davvero sarebbe andato tutto bene, non sapeva se sarebbero riusciti a riavere quello che avevano perso, dovevano ritrovare il loro equilibrio e Dean sperò in cuor suo di essere in grado di farlo.
 
“Avevo bisogno della normalità che ho trovato solo quando mi sono allontanato da questa vita… ” continuò Sam. “Ma poi anche quella normalità si è dissolta nel nulla e tutto è crollato di nuovo. Ora ho capito che non posso più scappare, perché la realtà prima o poi ti raggiunge. Le cose vanno affrontate per quello che sono.”
Smise di parlare e si rivolse a suo fratello. Dean guardava il pavimento e Sam poté intravedere di nuovo la fragilità che nascondeva.
“Tu sei ricomparso e io non so cosa ti è successo davvero mentre eri in Purgatorio. Sei cambiato. Sei più duro, più spietato, ma c’è qualcosa che non va. Perché non mi dici cosa c’è?”
 
Il silenzio si protrasse per parecchi secondi, Dean si morse il labbro, guardandosi le mani. “Era come essere in guerra… ” disse, dopo un attimo. “Una lotta continua per la sopravvivenza. Sempre in fuga, sempre allerta e quando Benny mi ha trovato… mi ha detto che avrei potuto uscirne e che mi avrebbe aiutato se io lo avessi portato con me.” Sollevò lo sguardo su suo fratello. “… E lo ha fatto. Abbiamo combattuto fianco a fianco, mi ha salvato la vita e l’ha salvata anche a Cass. Ma, sopra ogni altra cosa, si è guadagnato la mia fiducia sul campo. Gli devo molto.”
Sam pensò di capire quello che suo fratello provava, ora poteva immaginare in che modo il vampiro fosse diventato importante per l’altro. 
“Ho lottato così tanto…” Dean si guardò di nuovo le mani. “C’era sangue dappertutto, sui vestiti, sul mio volto, tra i capelli e ad un certo punto, ha cominciato a piacermi Sammy… la caccia aveva qualcosa di puro laggiù, di giusto.”
Si interruppe di nuovo, poi proseguì. “Ho paura di aver perso la mia umanità… di essere diventato uno di quei mostri ” Piegò la testa all’indietro e poggiò la nuca contro la parete.
 
“Non è così Dean!” Sam comprese la verità, capì quale fosse la reale paura di suo fratello. “Sei come un soldato tornato dal fronte… hai fatto quello che dovevi, ora devi solo riadattarti alla vita normale.”
Si alzò e gli mise una mano sulla spalla. “Non hai perso la tua umanità Dean, devi solo concederti un po’ di tempo.”
Il maggiore fece una smorfia, piegando le labbra in un sorriso amaro e annuendo.
“Mi dispiace per quello che è successo, Sam.” Disse.
“Anche a me. Per tutto.”
Dean annuì di nuovo e Sam seppe che in qualche modo avrebbero superato anche quelle incomprensioni e che avrebbero trovato il modo di andare avanti. Ci avrebbero almeno provato.
 
Suo fratello non gli aveva detto tutto, ma Sam decise di non spingerlo ulteriormente. Non in quel momento.
“Perché non provi a dormire?” Chiese invece.
“Non è così semplice Sam. Non ci riesco… ”
Dean aveva usato un tono leggero, ma il più giovane poté sentire un velo di tristezza e forse anche di paura. Seppe per istinto che l’altro stava giudicando sé stesso.
“Fai un tentativo! Io devo fare una ricerca e starò sveglio ancora per un po’.”
Sapevano entrambi quale fosse il sottinteso di quelle parole e Dean non poté fare a meno di sorridere.
“Va bene mammina!” accettò l’aiuto di Sam e afferrò la mano che gli offriva per alzarsi dal pavimento. Ancora vestito, si sdraiò sul letto, guardando il soffitto per un po’, prima di chiudere gli occhi.
Il minore si sedette al tavolo e aprì il portatile, ogni tanto guardava suo fratello, cercando di tenere a bada la preoccupazione e rielaborare tutto quello che si erano detti.
 
Quando Dean chiuse gli occhi i suoi sensi si allertarono subito, vigili e attenti ad ogni rumore, pronti a farlo scattare se necessario.
Aveva vissuto in costante pericolo per tutto l’anno passato in Purgatorio e anche ora che era tornato, non era riuscito a sopire quell’istinto di sopravvivenza estremizzato, che non gli permetteva di riposare. Cercò di non pensare ai rumori che lo circondavano, cosciente del fatto che Sam era con lui.
Come aveva detto però, non era una cosa così semplice, non poteva semplicemente spegnere quell’istinto, non ne era capace.
Mentre questi pensieri gli occupavano la mente, si rese conto che un rumore sembrava coprire gli altri, catturando la sua attenzione, ma invece che metterlo allerta, sembrava in grado di rilassarlo.
Prestò attenzione a quel suono e si rese conto che proveniva da Sam.
 
Il minore batteva sui tasti del portatile, intento nella sua ricerca. Dean si concentrò sulla famigliarità di quel ticchettio, che lo aveva accompagnato durante innumerevoli notti, in centinaia di camere di motel.
Quel suono, il ritmico battere delle dita sulla tastiera lo fece sentire stranamente bene, al sicuro, tanto da permettergli di perdersi in esso.
Sembrò passare un’eternità, ma alla fine Dean si rilassò e Sam riuscì a percepire il momento in cui, alcuni minuti dopo, finalmente si addormentò.
Il minore si rilassò a sua volta, conscio del fatto che quella era una dimostrazione di fiducia ritrovata, avevano ancora molte da cose da risolvere, entrambi con i rispettivi demoni da affrontare, ma almeno era un inizio.
 
 
N.d.A.
 
Fine anche di questa one-shot. Nella mia testa questa è una sorta di conclusione delle altre due shot che ho scritto sul periodo in cui Sam e Dean erano separati (‘Insinct’ per Dean e ‘Losing everyting’ per Sam). Devo dire che mi sono trovata molto a mio agio in questa storia, più di quanto non fossi nella wincest. Chissà com’è, finisce sempre che sguazzo nell’angst che la storia dei nostri due fratellini mi suscita. Non serve dire che al momento, nello show, quello che più mi è mancato è proprio uno scontro vero e proprio tra i fratelli (e non con Dean posseduto), dove si urlino in faccia le proprie verità. Questa shot copre quel momento. Grazie a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggerla, spero che vi sia piaciuta! Lasciate un commento se vi va, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Ciao a tutti e alla prossima ;)
 
Twitter: @simogiuli
   
 
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