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Autore: Love Bites    05/12/2012    11 recensioni
One-Shot Nian che racconta di una situazione un po' particolare... :)
Ian sussulta alle mie parole, come se all'improvviso fosse stato attraversato da una forte scarica elettrica.
Ci guardiamo reciprocamente, sapendo che ogni cosa trama contro la piccola vita che porto dentro di me.
Sapendo che forse, per quanto crudele e difficile da metabolizzare, rinunciarci è la scelta più logica che potremmo prendere.
Lui mi lascia andare, e con lo sguardo perso nel vuoto mi rivolge la domanda più aspra e difficile di tutte:
- Vuoi...abortire? -.

Ogni commento, positivo o negativo che sia, è ben accetto :3
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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*Life unexpected*


 



Sposto il peso del corpo da un piede all'altro, nell'attesa che le parole giuste escano dalla mia bocca.
Mentre rifletto, so già come potrei evitare tutto questo: basterebbe prenotare l'intervento in una di quelle cliniche private che mantengono il segreto professionale e sistemare la questione senza che nessun'altro a parte me lo venga a sapere.
D'altra parte so anche che poi dovrei fare i conti con la mia coscienza e imparare a guardarlo negli occhi senza lasciar trasparire la minima traccia di rimorso o senso di colpa.
E' inutile, quindi, dire che sto per tirarmi la zappa sui piedi.
Inspiro e mi stringo le braccia al petto, mentre Ian mi fissa accigliato aspettando che mi decida a sputare il rospo.
Il mio però non è un approccio diretto: ovviamente, essendo in difficoltà, tendo a girarci intorno.
- Ricordi quando tua madre ci ha chiesto se in futuro avessimo in programma di mettere su famiglia? -, dico, cercando con non poco disagio il suo sguardo.
- Certo che sì. A Natale, quasi un anno fa. Abbiamo entrambi rischiato l'infarto -.
Se non fosse perché sono terrorizzata, riuscirei perfino a sorridere al pensiero di quel giorno.
- E ricordi quando due mesi prima c'è stato quel problema con il preservativo ed eravamo preoccupati che potessi rimanere incinta? -.
Negli occhi di Som inizio a scorgere un'ombra di sospetto.
Dio quanto vorrei che tutto questo fosse solo un brutto sogno.
- Sì, Nina, non ho l'Alzheimer. Dove vuoi arrivare? -, mi chiede, con una nota di stizza nella voce.
- Tu lo vorresti un figlio da me? -, chiedo di getto, smettendo subito di respirare.
Lui inclina appena il viso di lato e da questo capisco che il sospetto si sta trasformando in nervosismo.
Mi dondolo sui talloni in attesa della risposta che potrebbe cambiare tutto o niente. In attesa che la bomba venga sganciata.
- Sei incinta, vero? -, sentenzia, mantenendo un tono neutro.
Deglutisco, ma mi rendo conto che, se gli dicessi la verità, il suo responso ne verrebbe condizionato.
- No - mento - non sono incinta. Era solo curiosità... -.
Ian mi fissa un istante che sembra non dover finire mai. Mi sento a disagio e, malgrado faccia l'attrice per lavoro, non sono certa di essere riuscita a ingannarlo.
Ma proprio quando sto per distogliere lo sguardo e rovinare tutto, lui crede alla mia bugia, forse rassicurato dal fatto che prendo la pillola.
- Sai che ti amo, e sì, mi piacerebbe avere un figlio...ma non adesso. Ora come ora sarebbe un problema per entrambi -.
Ci metto ben poco ad assorbire il significato di quelle parole e dentro di me, com'era inevitabile, già inizia a prendere piede la consapevolezza che quello che mi aspetta è un futuro pieno di sofferenza.
Som non vuole un bambino.
Quello che porto nel mio ventre, quell'esserino a cui lui stesso ha contribuito a dare vita, è solo un problema.
E anche volendo non posso dargli torto.
- Quindi no -, sentenzio, tanto per rimarcare la cosa.
Lui contrae per un momento la mascella, poi si stacca dal muro e si avvicina. Sento le sue mani posarsi sulle mie spalle, scuotendomi appena.
- Che ti prende, Nina? Pensavo che diventare madre fosse l'ultimo dei tuoi pensieri...-.
- Infatti... -, sussurro.
 Ed è allora che Som capisce che c'è dell'altro: senza preavviso mi afferra il mento, facendomi alzare il viso verso il suo.
Quel gesto mi scombussola completamente. I suoi occhi - un immenso mare ghiacciato in cui rischio di affondare - scrutano i miei con attenzione.
- Perché mi hai mentito? -, domanda poco dopo, mollando la presa sul mio viso.
- Volevo sapere cosa pensavi davvero. Non avresti detto quello che hai detto se...-.
- Certo che no! - esclama, arrabbiato - questo cambia tutto -.
Non rispondo, sentendomi una bambina di fronte alla sua collera.
Ma forse è proprio così: lui è un uomo, io solo una ragazzina che ha appena incasinato le vite di entrambi.
- Com'è possibile, Nina? Mi avevi detto di aver iniziato a prendere la pillola...-.
- Ed è così. Devo...devo aver sbagliato qualcosa...-.
Silenzio. Ian mi dà le spalle, per poi appoggiarsi con le mani contro il muro principale della cucina.
Rimane così a lungo, con la testa china e il respiro pensante di chi sta tentando in ogni modo di mantenere il controllo.
- Se non eri sicura...- dice, facendo un brave pausa - ...se non eri sicura avresti dovuto dirmelo. Avrei preso anch'io precauzioni-.
Vorrei dirgli che in realtà non ho mai avuto dubbi sull'efficacia del contraccettivo, ma lascio perdere, convinta che contraddirlo peggiorerebbe solo la situazione.
- Mi sono fidato di te -, aggiunge, tornando sui suoi passi senza preavviso.
Il suo sguardo è carico di rimprovero e io mi sento morire.
E' vero, si è fidato di me. Dovevo solo ricordarmi di prendere una stupida pastiglietta tutti i giorni alla stessa ora. Come diamine ho fatto a trascinarlo in questo casino?
- Cosa vuoi che faccia? -, chiedo con un filo di voce.
Neanch'io voglio un bambino adesso, ma l'idea di rinunciarci mi mette i brividi.
Tuttavia, qualunque cosa lui mi chiederà di fare, io la farò. Non voglio essergli d'intralcio, non voglio complicargli l'esistenza con un figlio che per lui sarebbe solo un peso. E colpa mia, e tocca a me sistemare le cose.
Ian scuote la testa, per poi rispondere con un "Non lo so" che in realtà nasconde ben altro.
Alla fine sono io a prendere in mano la situazione.
Costringo le mie gambe a muoversi, aggirando il tavolo da pranzo e dirigendomi verso l'ingresso, dove so essere la mia borsa e le chiavi della macchina.
Per un momento sul parquet chiaro risuonano solo i miei passi, che si perdono in un silenzio pesante come un macigno.
Sono confusa, insicura e ho una paura disarmante per ciò che mi sento in dovere di fare, ma non mi fermo finché non è qualcun'altro ad arrestare la mia fuga.
Le mani di Som mi afferrano per i fianchi e mi inchiodano contro la porta d'ingresso, forse anche un po' troppo bruscamente.
- Dove credi di andare? -, mi domanda, fissandomi nel profondo dell'anima.
- Mi dispiace per tutto questo, Ian. Mi dispiace tanto -.
Cerco di sottrarmi alla sua presa e ovviamente lui non me lo permette.
- E' colpa mia - mormoro allora, senza smettere di lottare - ti ho deluso e devo sistemare questa faccenda -.
Ian mi ostacola, riuscendo finalmente a bloccarmi i polsi contro il petto. Mi viene da piangere, però mi trattengo. Non voglio sembrargli una bambina.
- Questa cosa l'abbiamo fatta insieme. Lo abbiamo fatto insieme. E fino a prova contraria spetta anche a me decidere -, ribatte, mantenendo un tono di voce fermo e abbastanza autoritario.
- Cosa c'è da decidere? Non possiamo permetterci di avere un bambino adesso, lo hai detto tu stesso. Abbiamo un lavoro che non possiamo lasciare, delle aspettative da mantenere...e io non voglio costringerti a mantenere un impegno che non puoi e non vuoi assumerti -.
Ian sussulta alle mie parole, come se all'improvviso fosse stato attraversato da una forte scarica elettrica.
Ci guardiamo reciprocamente, sapendo che ogni cosa trama contro la piccola vita che porto dentro di me. Sapendo che forse, per quanto crudele e difficile da metabolizzare, rinunciarci è la scelta più logica che potremmo prendere.
Lui mi lascia andare, e con lo sguardo perso nel vuoto mi rivolge la domanda più aspra e difficile di tutte:
- Vuoi...abortire? -.
Subito sono tentata da rispondergli "", ma poi mi rendo conto che il mio cuore sta urlando "no" con tutte le sue forze.
Così, non sapendo cosa dire, giro il quesito a mio favore.
- Tu vuoi che lo faccia? -.
Som abbandona lo stato confusionario per tornare a fissarmi. Il profilo della sua mascella è teso all'inverosimile e quasi mi sembra di sentire il battito del suo cuore aleggiare nel corridoio. E' frenetico. E' terrorizzato.
Ian ha paura di quello che potrebbe dirmi e di come ciò potrebbe ripercuotersi sul nostro rapporto.
Ed è così che capisco.
Lui non è pronto e, anche se fatico ad ammetterlo, neanch'io.
Noi non siamo pronti per tutto questo.
- Ti chiamo io -, dico soltanto, sentendo già un groppo di lacrime chiudermi la gola.
Som non può far altro che annuire.
- Ti amo - dice, un attimo prima che io esca dalla casa in cui tutto è iniziato - Ti amo, Nina. Non dimenticarlo -.
- Non lo farò -.
E mentre attraverso il portico, illuminato dalla fioca luce proveniente dalle finestre, sento il suo sguardo su di me.
So che questo potrebbe essere un addio e per un secondo sono tentata di tornare indietro.
Poi però inspiro, e l'ossigeno scaccia via un po' dell'angoscia che mi avvolge.
No, non finirà così.
Non stanotte.
Non senza prima averci riflettuto.


Spazio autrice:


Mmmh, non so che dire :3 probabilmente non recensirà nessuno e avrò speso ore a scrivere una schifezza, ma ho sentito il bisogno di pubblicarla.
Vi ricordo della One-Shot "Vanity Fair" che ho pubblicato ieri, se qualcuno volesse leggerla (è una rossa).
Un bacione a tutti,
Aly

   
 
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