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Autore: Betti    05/12/2012    1 recensioni
E assieme a quella pioggia una miriade di ricordi riaffiorati in un soffio, le farfalle che si alzavano risvegliate dopo un letargo lunghissimo.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mine

Mine.

 
Do you remember, we were sittin’ there by the water.
You put your arm around me for the first time
You made a rebel of a careless man’s careful daughter
You are the best thing that’s ever been mine.

 

Mi era rimasta nella mente l’immagine dei suoi occhi azzurri: era come se non l’avessi mai davvero dimenticata. Solo quella visione mi faceva ancora sentire le farfalle nello stomaco: a me, che nell’amore ormai avevo deciso di non credere più.
Ma quelli erano i suoi occhi e un po’ più sotto a quegli occhi si trovava la sua bocca. La bocca che avevo assaggiato così tante volte e della quale mi veniva in mente ancora il sapore se mordevo il mio labbro inferiore come faceva lui. Quei ricordi erano vividi dentro di me, ma io non lo sapevo ancora.
Solo il fatto di rivederlo mi aveva risvegliato sensazioni che non sentivo da molto, troppo tempo.
Ero totalmente innamorata di lui; o meglio, lo ero stata. Quello sì, sicuramente.
Eravamo stati insieme a lungo, mi piaceva pensare che sarebbe durata per sempre. Poi la distanza ci aveva giocato contro ed avevamo scelto dei destini diversi che non potevano convivere.
Lui, medico affermato in neurochirurgia.
Io, attrice di teatro che era riuscita a nascere nell’ambiente grazie alle capacità che avevo sviluppato con gli anni.
Erano passati quasi ventitré anni dall’ultima volta che ci eravamo visti: era stata una delle cene dopo le superiori, quelle fatte in seguito alla maturità per riunire i diplomati e per salutare i professori che tante ne avevano sopportate.
Quarantun anni io, quarantun anni lui.
Ognuno aveva la sua vita, ognuno aveva i suoi affetti. Ognuno aveva sé stesso.
Era stato il mio primo amore in assoluto. Avevo fatto tutto per la prima volta con lui: l’avevo baciato, ci ero andata al cinema, l’avevo chiamato al telefono nel cuore della notte, ci avevo parlato di qualsiasi cosa mi fosse passata per la testa, l’avevo annusato, ci avevo litigato, ci avevo fatto l’amore. E ora, se mordevo il mio labbro inferiore, sentivo il suo sapore, sentivo il ricordo del suo sapore, come se il mio labbro fosse stata una parte più sensibile del corpo, sensibile come quando si tocca una cicatrice.
E poi, come una lunghissima parentesi durata ventitré anni dove io avevo avuto le mie storie e lui si era sposato e aveva divorziato, eccoci lì. Di nuovo sui blocchi di partenza, di nuovo uno di fronte all’altra, in un giorno di pioggia estiva, esattamente come quando ci eravamo conosciuti. E assieme a quella pioggia una miriade di ricordi riaffiorati in un soffio, le farfalle che si alzavano risvegliate dopo un letargo lunghissimo.
I suoi occhi.
I miei occhi nei suoi.
Le mie dita che si stringevano attorno alla borsa, le gambe colte da un tremolio nervoso, il sorriso riaffiorare sulle labbra.
Lui. Ancora.
Si trovava sotto la pioggia da non si sa bene quanto tempo, il soprabito bagnato, i capelli corti spettinati, l’aria da ragazzino, il suo sorriso e gli occhi che si erano illuminati quando mi aveva vista uscire dal teatro dove avevo appena finito una delle repliche del mio ultimo spettacolo.
- Ciao. -
- Ciao.- Il mio respiro che si era fatto affannoso e l’agitazione di quando eravamo usciti per la prima volta.
- Sei stata bravissima stasera.-
- Grazie.- Tutto era tornato vivido come se niente se ne fosse mai andato via.
- Ti va un caffè?-
Perché? Perché dopo così tanti anni, perché solo dopo una vita si era ripresentato ma soprattutto… perché si trovava di fronte a me?
- Si, volentieri. –
Mi aveva offerto il suo braccio, ci eravamo incamminati verso la sua auto, mi aveva portata in un piccolo bar del centro aperto fino a tardi.
Tutto il viaggio era trascorso in silenzio, il mio cuore pieno di domande, la testa in confusione, un sorriso stampato sulle labbra lucide di rossetto. Come se non fosse mai successo niente. Come ventitré anni prima. Come una normalissima coppia che ha passato ormai i giorni migliori.
- Come mai?-
- Che cosa “come mai”?-
- Come mai hai scelto proprio questa sera per offrirmi un caffè?-
- Perché mi sei mancata da morire. E perché sei bellissima.-
- Sai ancora come far cadere ai tuoi piedi le donne, evidentemente.-
- Diciamo che negli ultimi anni mi sono tenuto in allenamento.-
- Mi sei mancato.-
- Anche tu. Sei sempre stata la migliore cosa che io abbia mai avuto.-
Era mio. Lo era sempre stato.
Ed io ero stata una stupida a non rendermene conto.
Quando lui mi aveva giurato che un giorno ci saremmo rivisti gli avevo detto addio con le lacrime agli occhi. Mi aveva promesso che non mi avrebbe mai lasciata sola, e forse non lo aveva davvero fatto. Era solo tornato nel momento giusto, quando le strade che avevamo imboccato non potevano più essere ripercorse all’indietro.
Il tempismo era stata la sua arma vincente durante la nostra giovinezza e forse lo sarebbe stata anche questa volta.
Anche quella sera, durante quel viaggio in auto, avevo stretto forte il suo medaglione con l’incisione.

Io, per sempre tuo. Tu, per sempre mia.

 

 Beh, non lo so. Che ne dite??? A me piace, sinceramente.
L’ho scritta un po’ così di getto, ascoltando la canzone. E’ l’incontro dopo tanti anni di due amanti che sono stati giovani.
Mi piaceva pensare la situazione così, non chiedetemi perché.
Forse perché io credo nel destino, nelle cose che ritornano dopo tanto tempo per un motivo, nell’amore per sempre.
Chiamatemi stupida, può anche essere che lo sia.
Mi piace tantissimo la canzone, preferisco la versione di “Glee” cantata da Naya Rivera (voce favolosa a parer mio).
La dedico a qualcuno che spero non mi deluderà. A te, perché possa succedere qualcosa tra noi.
Ti voglio bene, a prescindere da qual che sarà. Te ne ho sempre voluto, a volte più a volte meno.
Spero di esserci quando avrai bisogno di me, spero ci sarai anche tu.
Altrimenti spero tu venga a prendermi davanti ad un teatro dopo una delle mie repliche.
S.
P.S.: scusate le dediche mielose e le note lunghe. Spero vi sia piaciuta.
Ascoltatevi la canzone e, se vi capita, lasciate un pensiero anche di due parole.
Grazie a tutti.

  
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