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Autore: ButterflyOfTheWords    05/12/2012    1 recensioni
Eppure che colpa potevo avere io, se ero stata dotata di una fertile immaginazione e di scarso coraggio? Al mondo c’erano molte persone, alcune del tutto incapaci di “sognare qualsiasi cosa”, così razionali da trovare la bellezza solo nella fredda matematica, altre del tutto incapaci di sottostare a schemi, perennemente inserite nel loro mondo di fantasie, infine qualcuno aveva avuto la fortuna di poter fare entrambe le cose. Non era il mio caso.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Giulia!
Ammutolii, lasciando il mio respiro farsi ancora più affannoso. Ero arrivata fin lì per quello e non avevo nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia? Mi girai e me lo trovai davanti.
- Dove scappi?
Scossi il capo, incapace di proferir parola.
- Cosa ci fai qui? Non..dovevi vedermi così.
La verità era che non sapevo più cosa stessi cercando.
- Non ne potevo più di aspettare qualcosa che non arrivava. – ammisi, a voce bassa. Fu quasi un sussurro, che lo fece avvicinare per ascoltarmi meglio.
- Non volevo che tu sapessi questo..
- Questo cosa, Marco?! – esclamai, ritrovando la forza di parlare.
- Io, che lavoro. Che faccio vari lavori. Sono quasi uno schiavo, vivo solo per metter da parte dei soldi che sembrano essere sempre troppo pochi. Non ho mai un istante per me.
Pensava, questo era chiaro, che mi sarei vergognata di lui, della condizione in cui si trovava. In cui lui stesso si era infilato, senza spiegarmi perché. Non capivo. Così come lui non capiva che io non avrei potuto far altro che amarlo, qualunque scelta avesse potuto fare, qualunque strada volesse percorrere. Purché io fossi considerata.
- Devo fare parte della tua vita. Non capisci? Non me ne frega se per sopravvivere fai lo spazzino, il barista, lo scienziato, il medico, ..potresti essere anche il guardiano di uno zoo. Ti amo come sei e ti avrei appoggiato. Tuttavia non me ne hai parlato. Sei sparito, hai lasciato vaghe tracce.
Lui rimase per un istante in silenzio, colto sul vivo. Non aveva veramente capito nulla di me, pensai.
- Giulia..ti meriti più di tutto questo. Ti avrei fatta soffrire, non avrei avuto tempo per occuparmi di te! Non adesso! Forse non era tempo per noi, mettiamola così!
La prima lacrima rigò il mio volto appena prima che pronunciasse l’ultima sillaba di una frase insensata.
- Lo pensi davvero? Credi che non dovremmo stare insieme?
- Credo che non dovresti soffrire più. Non per me.
Parole vuote, prime di un nesso logico. Parole che solo una persona cieca poteva pronunciare.
- Mi stai lasciando?
- Non lo so..ho sbagliato a non farlo prima. Pensavo che quel poco che ti ho scritto sarebbe bastato a tenerti buona, fino al mio ritorno. Perché sei venuta a cercarmi?
Un forte tono accusatorio prevaleva nelle sue affermazioni. Non riuscivo a capire cosa volesse dire.
- Non lo so più. Pensavo di trovare una persona disponibile, che fosse felice di vedermi. Invece, Marco, ho scoperto che le tue erano solo tante belle bugie. Evidentemente, per parlare in questo modo, non mi hai mai amata così tanto. Tenermi buona. Se mi avessi conosciuta veramente, avresti saputo che dopo il tuo abbandono non avrei saputo darmi pace. Che avrei sofferto più così, lasciata senza una parola, che per un addio ufficiale. Non avevo più niente, solo la speranza che saresti tornato. Per me.
Marco scuoteva il capo, contrariato.
- Certo che ti ho amata! E ti amo ancora! Per questo dico che non dovresti soffrire per me! Nella mia vita non ho fatto altro che farti del male..sarei tornato, comunque. A fine estate sarei venuto io da te, avremmo trovato una soluzione. Come hai scoperto..questo posto?
- L’ho sognato, pensa! Ti amo così tanto da sognare il luogo in cui sei, scoprire di esserci già stata e venirci, da un giorno all’altro. All’hotel ci sono finita quasi per caso..il destino mi ha voluta qui, adesso. A te, però, che cosa importa del destino. Tutta questa smania di proteggermi dal dolore, quando mi hai imposto la sofferenza più grande di tutte. Quando mi guardi, non mi sfiori, non mi abbracci. Sembriamo due estranei.
Le lacrime scendevano copiose, finendomi tra le labbra, impedendomi di concludere le parole. Mi sembrava di affogare nel mio stesso dolore.
Marco fece un passo verso di me, indeciso sull’azione successiva. Stava male anche lui, ma doveva essere così. Per l’ennesima volta non aveva saputo volermi bene nel modo giusto: forse ci aveva provato, lo riconobbi mentalmente, ma non ce l’aveva fatta.
- Giulia..io ti amo. Tanto. Tuttavia quando hai scoperto quei lividi sul mio corpo..ho avuto paura. Nessuno doveva sapere! All’epoca stavo già progettando questa “fuga”: sapevo che paradossalmente la mia sparizione era l’unico modo per uscire da quella casa e salvare anche mia madre. Papà è diventato più violento, non picchia solo lei, picchiava anche me. Lo sai, l’hai visto. Dovevo portarla via da lì. Come, però, senza un soldo in tasca? Ho cercato un lavoro, in un posto lontano e che non avesse legami col mio passato. Sono venuto qui in autostop, avendo cura di viaggiare con camionisti stranieri, che non avrebbero fatto ritorno sulla stessa tratta. L’autostop era l’unica soluzione. Sono arrivato e ho iniziato a mettere da parte tutto. Solo una volta mi sono arrischiato a tornare, per lasciarti quel pacco. Tuo nonno mi sembrava l’unica persona fidata e vedo che ha funzionato. Mi sei mancata ogni singolo istante, ma dovevo portare a termine tutto questo. Metterti al corrente del mio nascondiglio avrebbe messo in pericolo anche te.
Smise di parlare e io singhiozzai, stringendomi il corpo con le braccia. Parlava come se raccontasse la vita di qualcun altro, come se fosse spento. Come potevo credere che mi amasse se, nel dirmelo, non mi guardava nemmeno negli occhi? “Io ti amo”. L’aveva detto in modo freddo, quasi schifato. Come se quei sentimenti appartenessero a qualcuno di diverso.
Mi sentivo in colpa a pensare solo a quello, al mio interesse personale, quando mi stava confessando ciò che avevo sempre saputo e il motivo della sua fuga. Perché non riuscivo ad essere obbiettiva?
- Forse ho sofferto troppo, nella mia vita, tanto da non saper amare nessuno. Da non saperlo dimostrare.
- Forse. – concordai, stringendomi nelle spalle. Le lacrime continuavano il loro silenzioso percorso e io pensavo a come esternare quell’intrico di sentimenti diversi che mi turbava.
- Anche io ho sofferto, per te. Quasi sempre sei stato tu il problema. E adesso, che sono venuta fin qui, che avevo pensato a un bel discorso da farti, per darti il mio appoggio..nella mia testa c’è solo il vuoto. E c’è l’immenso dubbio che tu non sappia chi sono, non sappia che ti avrei aiutato, che ti avrei amato comunque.
- Mi avresti..? – mi interruppe, con la voce rotta, in un apparente impeto di vita. Sembrava quasi umano.
- Sì. Adesso vedo solo te, davanti a me. Sento la tua voce fredda dirmi parole che non capisco. Mi sembri tanto distante da essere su di un altro pianeta. Ho paura, Marco. Se tu non fossi sparito, se mi avessi lasciata..me ne sarei fatta una ragione. Se mi avessi conosciuta, invece, almeno un po’, avresti saputo che io non mi sarei mai arresa e ti avrei trovato.
Mi voltai, dandogli le spalle.
- Non mi ami più, Giulia?
- Non lo so. Vederti mi ha fatto capire quanto abbia perso me stessa per amare qualcuno che non sa nulla di me.
- Non è vero..questo no. Ci sono stati dei problemi più grandi..possibile che tu non capisca?
- Dovevamo affrontarli insieme, Marco! Insieme! Lo conosci il significato di questo termine? Sei stato coraggioso, ma a me non importava essere protetta. Mi importava essere felice, il che spesso implica rischiare! Tu non puoi anestetizzare i tuoi sentimenti, metterli da parte e chiudermi in un cassetto! Ci sono, sono viva, reale, tangibile. E ti ho trovato! Sono l’unica che ti ha trovato! L’unica che ha consolato tua madre, l’unica che ha pianto per te così tanto da non respirare.
Io non piangevo più, urlavo e basta, mentre scendeva il crepuscolo e l’aria fredda mi gelava le guance umide. Avrei voluto trasformarmi in ghiaccio, così da non sentire più nulla.
Si stava risvegliando, pensai, trionfante. Le mie parole stavano aprendo un varco nel suo muro di distacco. “Torna alla vita, Marco” pensai.
- Io non lo so..non volevo coinvolgerti..
- Ecco, l’hai ammesso! Quel giorno in cui sono rimasta a casa tua, però, quando ti ho portato via da lì, mi hai coinvolta! E’ stato l’inizio e dopo non avresti più dovuto tornare indietro! C’ero dentro quanto te, soffrivo con te e volevo soffrire con te.
- Avevi già i tuoi problemi e la maturità..
- L’ho affrontata benissimo infatti! Avresti dovuto vedermi..un cadavere.. – cercai di scherzare. Mi uscì un tono quasi scocciato, al limite dello strafottente.
- Mi dispiace, Giulia. Ok? E’ questo che vuoi? Sentirti chiedere scusa? Io ho solo cercato di tenerti al sicuro da un dolore che non era e non doveva essere il tuo. Non avevo il diritto di tirarti a fondo con me, di rovinarti la vita. L’avevo già fatto a sufficienza. Se non capisci questo, non importa. Se non capisci che il mio modo di amare è diverso da quello degli altri, non importa. Sei qui, adesso. Lo sai. Sai tutto e devi ascoltarmi. Devi sentire tutto quello che non ti ho detto prima d’ora, che non sono riuscito a farti capire.
Mi passai una mano sul viso, cercando di restare calma. Forse avevo esagerato.
- Sei stata la prima a sapere dei miei, questo già te l’avevo detto. Mi sono fidato veramente soltanto di te e sei stata l’unica che abbia avuto il coraggio di restare. Allo stesso modo, hai avuto piena fiducia in me, anche quando non me la sarei meritata. Io so tutto questo. Quando mio padre, però, ha iniziato a picchiare anche me, il mio primo pensiero è stato: “Se scopre che Giulia sa, farà qualcosa di male anche a lei”. Così non te l’ho detto. Nel frattempo ho iniziato a preparare una via di fuga. Quando hai capito e con l’inganno, non negarlo, mi hai smascherato, ho avuto paura. Paura che andassi alla polizia, che m’impedissi di salvare la mamma, che..ti immischiassi e mio padre ti facesse veramente del male. Sparire era la sola soluzione. Lasciarti era troppo, persino per me. Oggi ti ho vista lì e per prima cosa ho sentito il cuore battere. Lo so, sembro freddo, lontano. E’ che per tanto tempo ho solo lavorato, senza dormire abbastanza, senza mangiare a sufficienza. E’ che non riesco ancora a credere che tu sia qui e la tua presenza, la facilità con cui mi hai smascherato, mi ha fatto pensare che tutti i miei sforzi siano stati vani: chiunque potrebbe trovarmi. Ora so che non è così, che solo tu, perché mi ami profondamente e completamente, hai capito dove cercarmi. Giulia, ti prego, guardami negli occhi. Ti amo ancora, ti amerò sempre e non ho mai smesso di farlo.
Lo guardai, forse per la prima volta da quando mi aveva costretta a fermarmi, vedevo davanti a me il vero Marco. Era lui, quello che ricordavo, senza maschere e sotterfugi. Era il mio ragazzo ed ero di nuovo sicura del perché fossi lì, del perché l’amassi tanto.
E anche lui, finalmente, aveva imparato ad amare.

Spazio all'autrice :) 
Ciao a tutti! Ecco l'ultimo capitolo. Seguirà a questo soltanto un epilogo conclusivo. 
Eccoci, quindi, alla fine di questo racconto. Il capitolo è prettamente basato sul dialogo, perché mi sembrava l'unico modo per lasciare che i due personaggi si esprimessero al meglio e si chiarissero. Spero apprezzerete tutto quando e scusate in anticipo per eventuali errori di battitura: ho scritto di getto e non ho il tempo materiale di fermarmi a rileggere, dopo 8 ore infinite in università.
Grazie a chi continua a leggere! 
Un bacio

  
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