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Autore: c l a u d i a    06/12/2012    4 recensioni
Elena non ha più voglia di vivere dopo la morte dei suoi genitori. E' più che distrutta e crede che l'unico modo per non soffrire più sia morire. Lei era pronta a morire su quel ponte, qualcuno l'ha salvata e adesso qualcun'altro la sta salvando di nuovo. Il primo l'aveva salvata dall'incidente, ma il secondo la sta salvando da se stessa. Si tratta di Damon. Sarà cupo e solitario ma conoscendo Elena si accorgerà di non aver salvato solo lei, ma anche se stesso.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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You saved me - capitolo 1. Help me, please


 

Ho bisogno d’aiuto. Lo faccio, continuo a farlo. Chiedo al nulla di starmi accanto, abbracciarmi, ma il nulla è inesistente, appunto.
Mi sento sola, piccola, come un colibrì. Continuo a sentire i sentimenti annebbiarmi l’anima, e fa schifo. Provare tutto questo dolore mi fa schifo, e non lo sopporto.
Mamma, dovresti essere qui adesso. Dovresti essere sotto le coperte accanto a me mentre mi accarezzi la fronte e dici che andrà tutto bene. Ma la verità è cattiva. La verità fa schifo. Fa schifo che tu e papà non siete più qui con me. Quella notte mi fa schifo, come quel maledetto ponte. Se solo potessi, se solo non avessi Jeremy e la zia tra i piedi, sarei già scivolata giù da quel ponte.
Ci ho provato, sai? E ci sto provando ancora, in tutti i modi possibili. Tutto quello che voglio è di nuovo averti vicino, stare accanto a te. Essere tua figlia.
Mamma, ti prego aiutami. A chiunque ci sia la fuori, fuori da questa bolla di vetro, ho bisogno d’aiuto.
 
 
“Elena?” Jenna entra timorosa nella mia stanza facendomi sussultare. Mi controlla, e lo fa spesso in questi giorni. Ha paura che ci proverò di nuovo.
“Cosa c’è?” rispondo secca, alzando appena la testa dal cuscino.
“Devi alzarti.. devi tornare a scuola oggi.”
La scuola. Sul serio?
La scuola è l’ultimo dei miei pensieri. E sapevo già cosa mi aspettava. Un ripetersi continuo di mi dispiace anche da parte di gente che non conosco nemmeno. Ma d’altronde è sempre così.
La gente si accorge di te solo dopo che è successo a qualcosa di tanto grave. E’ quel qualcosa nel mio caso è la morte dei miei genitori.
“Oh.. si..”  dico con aria non convinta. Mi alzo dal letto contro voglia e cerco distrattamente qualcosa nell’armadio.
Un jeans e una maglietta andranno bene.
Afferro il primo paio che mi capita tra le mani e lo indosso. Mi va largo e le mie gambe sembrano quelle di una donna ormai troppo vecchie e troppo fragile.
Decido di rimediare con una cintura che poi coprirò con una maglia abbastanza lunga da non farla vedere.
Non voglio che la gente cominci a dire “guarda come è dimagrita, chissà come sta.. poverina..
Tanto non gliene frega niente a nessuno, o almeno a quasi nessuno.
Lego i capelli in una coda davvero pessima e metto un po’ di blush sulle guancie per nascondere la luce inesistente della mia pelle.
Scendo le scale di corsa e dopo aver inserito alcuni libri nello zaino e aver salutato Jenna e Jeremy esco fuori aspettando l’arrivo di Bonnie.
Non tarda ad arrivare, infatti dopo qualche minuto la vedo all’angolo della strada.
Scende dalla macchina e mi viene incontro abbracciandomi.
Sono appena uscita di casa e ho già voglia di piangere, ma devo trattenermi. Devo essere forte.
“Ehi..” accenno un sorriso, dopotutto sono contenta di vederla anche se sono stata con lei tutta l’estate – o meglio, lei è stata con me, ed è diverso -.
“Come stai?” mi chiede preoccupata.
“Mi sto riprendendo, le crisi diventano sempre di meno.” Mento. Non riesco a dirgli che dopo tre mesi la situazione non è cambiata per niente, o è addirittura peggiorata.
 Mi rivolge un sorriso e con lo sguardo mi invita a salire in macchina.
 
“Mi stanno guardando tutti.” Mi sento a disagio e decido di confessarlo a Bonnie.
Gli occhi di tutti sono su di me. Qualcuno bisbiglia, qualcun altro mi indica con lo sguardo, qualcuno sembra triste per me. Non li sopporto.
Un ragazzo in particolare si ferma davanti a me e mi fissa mettendomi in soggezione e facendomi irritare.
“Che hai da guardare?!” gli urlo contro e imbarazzato se ne va via.
“Stai tranquilla, Elena..” mi posa una mano sul braccio e cerca di rassicurarmi.
“ELENA!” una chioma bionda sbuca tra la folla. Impossibile non riconoscerla: Caroline.
Mi corre incontro spingendo chiunque gli capiti davanti e mi abbraccia. E’ già il secondo della giornata.
“Dio.. finalmente..” mi stringe quasi strangolandomi.
“Voglio scusarmi per questa estate. Io non intendevo dire quella cosa.”
Si riferiva a quello che era successo tra me, lei e Matt questa estate. Era stata una cosa da nulla, una cosa stupida. Ricordo che ero particolarmente nervosa dopo la morte dei miei genitori e rispondevo male a chiunque.
 
Agosto, un sabato sera (flashback)
 
E’ da più di mezz’ora che Matt e Caroline parlavano e scherzavano senza dare l’impressione di smetterla.
“E così gli ho detto: ma ti sei visto?”
E bla bla bla. I due ridono allegramente e sembrano quasi scordarsi che ci sono io accanto.
“Avete rotto le scatole. La prossima volta ditemelo chiaro e tondo che volete uscire da soli!”
Ero al limite della sopportazione.
“Elena come sei nervosa.. che c’è? Ti è morto il gatto?” Le tirai uno schiaffo. Non so perché l’ho fatto, ma il modo in cui si era espressa mi aveva dato fastidio.
“Io… scusami, Elena.. non volevo..”
 
Presente, Mystic Falls High School (fine flashback)
 
“Va tutto bene, Caroline.. anzi, dovrei essere io a scusarmi..” sorrido e lei ricambia.
“No, figurati.. avevi tutte le motivazioni per arrabbiarti.. scusa..”
 
“Buongiorno a tutti, io sono il nuovo professore di storia. Mi chiamo Alaric Saltzman e spero che tra di noi si instauri un bel rapporto scolastico e perché no.. anche da amici!”
Il nuovo professore sembra molto giovane. E’ simpatico dopotutto, sempre meglio del vecchio professore! Ma tuttavia non presto molta attenzione a quello che dice.
Mi volto verso la finestra e ciò che vedo mi fa provare qualcosa di strano.
C’è un uomo, un ragazzo, che passeggia per il cortile della scuola. Non è molto alto ma il fatto che sia completamente vestito di nero lo fa sembrare parecchio slanciato. Non riesco a vederlo in faccia poiché è girato eppure mi sembra di averlo già visto, di conoscerlo.
Adesso è di profilo e si siede sui talloni per prendere qualcosa a terra. Un pezzo di carta.
Un altro maniaco del pulito – penso.
Riesco a vedere i capelli neri spettinati eppure così perfetti. Il profilo scolpito e gli occhi chiusi.
Non so come e perché ma comincio a desiderare di vedere il colore dei suoi occhi.
E quindi nell’anno 1917 cosa è accaduto? Signorina.. Gilbert?”
Mi volto di scatto imbarazzata. Il professore mi ha appena fatto una domanda e io non so quale sia.
“Ehm…” comincio a torturarmi le mani preoccupata. Siamo al primo giorno di scuola e rischio di prendermi un bell’impreparato.
La Russia si ritira dalla guerra e gli Stati Uniti hanno il controllo sul mare.
Sento una voce, ma ho l’impressione che sia stata solo la mia immaginazione perché in classe sono tutti distratti e dietro di me non c’è nessuno che può suggerirmi.
“Ehm.. ecco.. la Russia esce dalla guerra e.. intervengono gli Stati Uniti..”
L’ho detto. Ma perché?
E se fosse stato solo uno stupido scherzo di qualcuno?
“Esatto..” il professore non sembra convinto infatti mi guarda con aria confusa ma in realtà io sono più confusa di lui.
“Scusi.. posso andare al bagno?” mi sento soffocare da quella strana situazione. Mr. Saltzman annuisce. Esco dall’aula  e mi chiudo la porta alle spalle.
Ho una direzione: il cortile. Sento che quell’uomo c’entra qualcosa con quello che è successo.
Esco di nascosto e mi appoggio ad una colonna dell’edificio. L’uomo non c’è più e non si sente alcun rumore. Mi guardo intorno ma niente.
Che stupida. – come ho potuto pensare che quell’uomo avrebbe potuto dirmi qualcosa con il pensiero?
Faccio per rientrare in classe ma un corvo mi passa davanti agli occhi.
Mi gira un po’ attorno e poi si accomoda sulla mia spalla.
Sono un po’ spaventata e quell’uccello sembra che faccia di tutto per spaventarmi. Resto immobile e tendo un braccio davanti a me sperando che scappi, ma non lo fa. Percorre il mio braccio e si posiziona sulla mia mano. Mi guarda attentamente gracchiando ogni tanto.
Non mi fa più paura. La mia mano libera si sposta verso di lui e incerta comincio ad accarezzarlo.
Che cosa sto facendo?! – mi sembro una psicopatica.
Quello che sta succedendo mi sembra quasi romantico. Mi scordo perfino che devo tornare in classe perché in quel momento ho occhi solo per quell’uccellino.
“Ti va di giocare con il mio uccellino?!” L’atmosfera romantica viene interrotta da quel sbruffone di Tyler Lockwood. Il corvo è sparito forse spaventato.
Guardo Tyler infastidita.  Lui alza le mani in segno di resa.
“Scusa..”
“Non fa niente..” rientro nell’edificio e mi dirigo verso la classe.
“Alla buon’ora!” il professore sorride divertito ma non sembra arrabbiato.
“Scusi.. mi sentivo poco bene..”

Spazio autrice

Ciao a tutti :) E' la prima longfic che pubblicò su efp con questo mio nuovo account. Prima ero ClaDelenaddicted e avevo in corso alcune storie come Cosa c'è di sbagliato nell'amare? Purtroppo ho avuto problemi con il pc e ho perso tutto quello che avevo scritto, così ho deciso di creare un altro account. Questa storia parte dalla prima stagione, dopo la morte dei genitori di Elena. Elena però non ha cercato di essere forte, infatti in questa storia è molto più triste ed ha spesso cercato di suicidarsi. 
La mia storia è quindi un mio nuovo modo di vedere la trama del telefilm. Spero che vi sia piaciuto come primo capitolo e fatemi sapere se vale la pena continuare ;)

c l a u d i a

  
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