Capitolo 16.
“Non possiamo farne a meno. Facciamo finta di essere contenti con le nostre vite e quando vediamo coppie che si baciano in pubblico facciamo espressioni di disgusto, ma desideriamo l'amore, crediamo nell'amore. Stiamo seduti in cinema bui mentre guardiamo Insonnia d'amore o Un amore tutto suo mentre le lacrime ci bagnano le guance. Anche se sappiamo che sono tutti stronzi, cerchiamo comunque quello stronzo che ci salverà dalla solitudine.” -Jane Green
“Non
sapevo che ti piacesse così tanto Harry Potter!”
esclamo.
Jordi
beve un sorso d'acqua: “Sì, mi piace. E io non
sapevo che ti
addormentassi tanto facilmente.”.
Si
riferisce al fatto che abbiamo passato il pomeriggio a casa mia a
guardare film di Harry Potter stretti sotto al piumone e che io mi
sono addormentata durante la visione. Poi mia mamma è
tornata ed è
rimasta stupita nel rivedere Jordi in giro per casa e, dopo che ci ha
fatto circa trecento domande, siamo usciti a cena. Posso contare
sulle dita di una mano le volte in cui Jordi mi ha portato a cena in
un ristorante, insomma, siamo sinceri, non è nel suo stile.
Portarmi
da McDonald's è da Jordi, ordinare cibo cinese al take away
è da
Jordi, autoinvitarsi da Albert per una cena a quattro così
che lui
non debba cucinare è da Jordi, ma portarmi a cena in un
ristorante
non è proprio da lui.
Non
che non apprezzi questo suo gesto, è solo che non sono per
niente
abituata e la sorpresa è stata enorme. “Spiritoso,
ti ricordo che
io, al contrario tuo, ho una sottospecie di bambino in me!”
esclamo.
Ride
e poi si fa più serio, mi domanda: “Eva, quando
hai intenzione di
dirlo ai tuoi?”.
“Il
più tardi possibile.” rispondo prontamente.
Jordi
alza un sopracciglio: “Non potrai nasconderglielo per
sempre!”.
“Senti,
credo che per altri due mesetti la pancia non si noterà, poi
mi
munirò di magliette larghe. Voglio tenerglielo nascosto
almeno fino
a giugno, è il mio ultimo anno di scuola superiore e il
duecento per
cento di stress in più non è decisamente quello
di cui ho bisogno.
Tu lo vuoi dire ai tuoi?” gli domando.
Jordi
annuisce: “Capisco, hai ragione. Ehm, non so.
Cioè, veramente
nemmeno ti ho mai presentato i miei genitori.”.
Vero.
Jordi
ha sempre evitato questo incontro, non che io gli abbia mai chiesto e
non che io ci tenessi particolarmente, sapete che il pensiero di una
cosa seria mi soffoca alquanto, però mi è
capitato di pensare più
volte alla sua famiglia.
“Beh...
Non sentirti in obbligo, cioè, quando verrà il
momento giusto me li
presenterai, no?” dico, arrampicandomi sugli specchi.
Sorride:
“Sì. Ah, stavo pensando...”.
Lo
interrompo: “No, non dirmi che stavi pensando a dei nomi.
Nemmeno
sappiamo se è maschio o femmina e poi è presto,
mi sono appena
fatta una ragione della situazione, non iniziamo a fantasticare, se
no le cose ci sfuggono di mano, lo sai.”.
“Veramente
ti stavo per dire che stavo pensando di fare una festa per il mio
compleanno, tra due settimane.” mi informa.
“Ah.
Sì, certo. Cioè, mi stai invitando,
no?” gli domando, incerta.
Ride:
“Eva, sembriamo due dodicenni alle prese con la prima
cotta.”.
Rido
con lui: “Lo so, è solo che voglio che stavolta
vada tutto bene.
Non voglio decisioni avventate, non voglio le solite stupide
incomprensioni, voglio che vada tutto bene, capisci?”.
Accarezza
la mia mano, appoggiata al tavolo: “Sì,
però le cose non devono
essere forzate, cioè, rilassati e tutto andrà
come deve andare,
quindi bene.”.
Bene.
Per
quanto non sono nella situazione che avrei voluto, andrà
tutto bene.
Sorrido
e sto per dirgli grazie perchè, come al solito ultimamente,
è lui a
mostrarsi forte anche per me, quando due ragazzi si avvicinano al
nostro tavolo.
“Ciao.”
dice il riccio.
Jordi
sorride: “Ciao, volete una foto?”.
Annuiscono
entrambi, devono avere circa l'età di Jordi.
Uno
dei due ragazzi, quello con i capelli rossi, mi passa il suo
cellulare e scatto la foto, dopodichè il riccio mi dice:
“Posso
fare una foto con te?”.
“Certo.”
gli dico, poi decido di punzecchiare Jordi, che sta guardando il
ragazzo in modo poco amichevole: “Jordi, ce la fai tu la
foto?”.
“Certo.”
dice, acido.
Io
e il ragazzo ci mettiamo in posa e Jordi scatta, poi dice:
“E'
venuta un po' mossa, ma non è un problema mio. Ciao ragazzi,
piacere
di avervi conosciuto.”.
Restituisce
il cellulare ai ragazzi, che salutano e se ne vanno.
“Geloso?”
dico, maliziosamente.
“Sì.”
risponde, secco.
Sospiro:
“Calmati. Ha solo voluto fare una foto con me, cosa dovrei
dire io
di tutte le tue fan?”.
“Non
iniziamo a litigare, Eva. Se sono geloso è perchè
a te ci tengo e
lo stesso è per te, non credi?” mi fa notare.
Lo
odio quando ha ragione.
E
allo stesso tempo odio dargli ragione.
“Può
darsi. Va beh, dai, chiedi il conto e andiamo, che io domani devo
andare a scuola e ho matematica alle prime ore.” gli dico.
Si
alza e fa quello che gli ho detto.
“Beh,
buonanotte, Eva.” mi dice Jordi, mentre ci troviamo sul
marciapiede, di fronte all'entrata del condominio dove vivo.
Sospiro:
“Avevi ragione.”.
“Per
cosa?” domanda, innocentemente.
In
verità sa benissimo per cosa, solo che a lui piace sentirmi
dargli
ragione, credo che aumenti il suo già esorbitante ego.
“Per
la storia della gelosia. Hai ragione, è normale. Io ho paura
di
perdere te e tu hai paura di perdere me, perchè tu sei la
mia
certezza e io spero tanto di essere la tua e nell'aver bisogno di
certezze non c'è niente di male.”.
Sorride
soddisfatto: “Esatto. Comunque sì, lo
sei.”.
Gli
sorrido.
“No,
davvero. Sei probabilmente l'unica persona che si è mostrata
per
quello che è con me. A te non è mai interessato
Jordi Serrano il
numero nove che ha vinto il Pallone d'Oro, a te è sempre
piaciuto
Jordi, quel cretino che non ha controllato quanto benzina c'era nel
serbatoio la sera del nostro primo appuntamento.” dice
sorridendo.
Rido:
“Quando la macchina è rimasta a secco ti avrei
ucciso.”.
“L'avevo
capito dal tuo sguardo assassino!” esclama.
Sorrido:
“Però non sai quanto sono grata a
quell'imprevisto. Cioè,
insomma, ci ha avvicinato e poi, va beh, sappiamo tutti come sono
andate le cose.”.
Si
avvicina a me: “Sì.”.
“Cosa
sì?” chiedo, agitata.
Non
risponde e si avvicina di più.
“Jordi,
avevamo detto che non avremmo affrettato le cose!”.
Appoggia
il suo naso sul mio.
“Jordi.”.
“Perché
non ti rilassi e ti godi il momento?” sussurra Jordi.
Forse
è quello che devo fare.
È
solo un bacio, non è certo questo che affretterebbe e
rovinerebbe
tutto.
Poi
cioè, non è niente di male in confronto al fatto
che sono incinta e
lui è il padre.
Le
nostre labbra fanno solo in tempo a sfiorarsi, quando la porta alle
nostre spalle si apre.
Ci
stacchiamo velocemente e la signora del quinto piano con il carlino
al guinzaglio mi guarda con aria sospetta, prima di dirmi un
“Buonasera” di cortesia e allontanarsi.
“Doveva
portare fuori il cane proprio ora?” si lamenta Jordi,
frustrato.
Rido:
“Vuol dire che non era destino, sarà per un'altra
volta.
Buonanotte Jordi.”.
“Buonanotte
Eva. Domani ti chiamo.” mi dice, sorridendo.
“Ok.”
gli dico, entrando nella portineria.
Mentre
salgo le scale rifletto sul fatto che lo stavo per baciare, che lo
volevo baciare, che lo vorrei baciare. Però il momento non
è quello
giusto. È solo questione di aspettare, aspettare quel
maledetto
momento perfetto.
Apro
la porta di casa mia e trovo mio papà seduto sulla poltrona,
sta
leggendo.
Lo
saluto e lui mi dice: “Eva, c'è qualcosa che non
mi hai detto.”.
Come
fa a saperlo?
Non
è possibile.
No.
Non
può saperlo.
Cioè,
non ho lasciato 'prove', non può nemmeno immaginare che sono
incinta.
Sto
quasi per piangere: “Papà, scusa, volevo aspettare
il momento
giusto per dirtelo e...”.
Si
alza dalla poltrona: “Tesoro, non ti preoccupare. Me l'ha
detto la
mamma di David.”.
“Cosa?”
chiedo, confusa.
“Della
gita scolastica a Londra, ad Aprile.” risponde mio
papà.
Vi
giuro che non mi sono mai sentita tanto sollevata in vita mia.
Sorrido:
“Ah, sì. Ma sai, ci sono già stata, non
è che la prospettiva mi
esalti molto, preferisco stare a casa a studiare.”.
In
realtà preferisco stare a casa con Jordi, ma questi sono
dettagli.
“Invece
no! Ci andrai. Migliorare le conoscenze della lingua inglese
è
sempre una buona cosa!” dice, convinto, prima di aggiungere:
“Ora
vai a letto, buonanotte.”.
“Notte.”
gli rispondo, prima di sparire in camera.
Mio
padre deve sempre rovinare i miei piani.
Non
avrei dovuto avere quella reazione da panico appena ho sospettato che
sapesse che sono incinta.
Ora
magari sospetta che nascondo qualcosa.
Potrei
tenerli all'oscuro del fatto per altri quattro mesi circa.
La
cosa difficile sarà resistere psicologicamente.
Ma
poi mi ricordo che non sono sola.
Che
al mio fianco c'è il cretino che non ha controllato quanta
benzina
c'era nel serbatoio la sera del nostro primo appuntamento.
Buonasera
:3
scusate
il ritardo ma sono stata molto impegnata con la scuola D:
comunque
i nostri due protagonisti si stanno riavvicinando e asdfghjkl io
voglio un ragazzo come Jordi u.u *piange perchè si sente
forever
alone* comunque, ringrazio di cuore, come al solito, chi recensisce e
anche chi legge :')
alla
prossima *-*