«Cato e Clove, i tributi del Distretto 2 per i settantaquattresimi Hunger games! Stringetevi la mano cari…»

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Adoro combattere, adoro vedere il sangue, adoro vedere la vita abbandonare gli occhi delle mie vittime. Ed è per questo che sono su un treno che mi porterà dritta a Capitol city per partecipare agli Hunger games. Questa è la mia occasione: potrò dimostrare di non essere una ragazzina, farò vedere a tutti che Clove è una ragazza spietata, sadica se vuole.
«Ehi ragazzina…» ci mancava solo lui, il più grande pallone gonfiato di tutta Panem: Cato.
«NON.CHIAMARMI.RAGAZZINA.IDIOTA!» afferro un coltello. Glielo avrei tirato addosso se il nostro mentore, Brutus, non mi avesse bloccato la mano sostenendo di volerci far arrivare interi nella capitale. «E va bene, ma nell’arena sarai il primo che ucciderò!» dico con aria di sfida. Cato mi guarda e sghignazza: si crede davvero così forte?

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Odio vestirmi come mi dicono gli altri, ma per la parata dei tributi dovrò fare un’eccezione. Per fortuna l’abito è abbastanza comodo, anche se a vederlo non si direbbe. Mi oppongo quando dicono di volermi mettere dei tacchi, così dopo varie discussioni riesco ad ottenere delle ballerine, basse e comode. Io e Cato saremo i migliori, lo capisco appena vedo gli altri tributi. Gli stilisti ci sistemano sul carro appena in tempo perché comincia subito a muoversi. Tutta Capitol city guarda solo noi, finché non arriva un altro carro a rubarci la scena: sono i tributi del 12. Si tengono per mano, sorridono e hanno degli abiti in “fiamme”. Anche Cato deve averli visti, perché all’improvviso prova a prendermi la mano come per imitarli. Io la ritiro immediatamente: «Non ci provare, non sono una bambinetta!»
«Oh avanti, quelli del 12 ci stanno rubando tutti gli sponsor!»
«Scordatelo! Io non mi mostro debole davanti a tutta Panem…» lui non ribatte perché ormai il nostro carro è fermo.

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Prendo un coltello e mi metto al centro dei bersagli. Lo tiro con tutta la mia forza immaginando che quel bersaglio sia Glimmer l’oca che civetta attorno a Cato da quando abbiamo iniziano ad allenarci. Aspetta, perché mi importa così tanto? Lui è solo… Cato! Il più grande idiota dell’universo! Eppure ora se potessi farei fuori Glimmer. Cato si gira, io mi accorgo solo ora di fissarli. Devo avere una faccia che esprime gelosia perché lo vedo sorridere soddisfatto. Scuoto la testa e ritorno alla realtà. Riprendo i coltelli e ricomincio a tirare verso i bersagli/Glimmer.
«Gelosa?» non l’ho sentito avvicinarsi. Dev’essere pazzo a far spaventare una ragazza con dei coltelli in mano.
«Il mondo non gira intorno a te Cato» fa finta di credermi e si dirige verso le spade. Quello scemo mi farà impazzire.

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«Come sono gli altri Favoriti?» chiede Brutus mentre ceniamo la sera prima delle interviste.
«Simpatici… a Clove piace molto Glimmer» dice Cato reprimendo una risata.
«E’ un’oca» sbotto io. «Non è vero Cato? Passate molto tempo insieme, dovresti conoscerla benino ormai»
«E’ molto simpatica secondo me, e davvero tanto carina» quasi mi va di traverso l’acqua quando dice “carina” facendo bene attenzione a marcare la parola. Lo fa a posta, stronzo! Brutus si alza dal tavolo, rimaniamo solo io e Cato. «Gelosa, Clove?» lo richiede. Ma insiste?!
«No, Cato. Non sono gelosa… d’accordo?» lui scuote la testa.
«Hai ragione, non sei gelosa, sei gelosissima»
«Ma smettila!» faccio una risata ironica. Sono stufa di queste conversazioni, mi alzo e vado nella mia stanza. Cato rimane lì seduto come se aspettasse una benedizione.

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 Mentre Glimmer parla con Caesar, Cato non fa altro che fissarla. Brutto pezzo di… scemo. Ogni tanto si gira verso di me, giusto per controllare se sto morendo di gelosia. Va bene, d’accordo, sono gelosa dell’oca bionda, lo ammetto. Assorta nei miei pensieri, non mi accorgo neanche che tocca a me. Mi siedo vicino a Caesar che comincia a fare domande.
«Allora Clove, gira voce che tua sia davvero la migliore con i coltelli. Giusto?» annuisco fiera.
«Giustissimo. Se adesso avessi un coltello con me potrei fare fuori chiunque non mi vada a genio» rido. Ogni riferimento a Glimmer l’oca è puramente casuale. Sento Cato sghignazzare ma lo ignoro. Caesar va avanti con altre domande, finché i tre minuti non finiscono. Ora tocca al pallone gonfiato. Non ascolto per niente la sua intervista, sono troppo concentrata a escogitare vari modi per fare fuori Glimmer nell’arena. Finisce anche Cato e dopo di lui anche gli altri tributi fanno velocemente. Arriva il ragazzo del 12 che ammette di essere innamorato della ragazza del 12, Katniss, mi pare. Magnifico, ci mancava solo questo che per loro significa più sponsor! Cato deve aver pensato la stessa cosa perché vedo che inizia a serrare i pugni.

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«Si prenderanno tutti gli sponsor!» sbraita Cato appena usciamo dall’ascensore ed entriamo nel nostro “alloggio”. «Potevo dirle io quelle cose, se solo Caesar mi avesse fatto quelle domande!»
«Sì, davvero commuovente dire in diretta nazionale di essere innamorato di Glimmer, fantastico» mi giro verso Cato e noto che anche lui mi guarda. I suoi occhi, terribilmente celesti, mi fanno squagliare letteralmente.
«Oh ma io non avrei parlato di Glimmer!» rimango un attimo a fissarlo, poi lui riprende: «Avrei parlato di te, e sappi che avrei detto tutta la verità»
«Quale verità?» si avvicina creando una distanza tra noi di meno di venti centimetri.
Lui si limita a ripetere la frase del ragazzo del 12: «Perché lei è venuta qui con me»
«Avresti detto una bugia, Cato» lui scuote la testa e si avvicina ancora un po’.
«No, questa è la verità» mi fermo nuovamente a fissarlo, lui continua ad avvicinarsi. Poi mi alza il viso e… mi bacia. Delicatamente, poggiando appena le labbra sulle mie e poi mi stringe a se.

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Voglio riposarmi, voglio essere in forze per l’arena domani, ma il sonno proprio non ne vuole sapere di arrivare. Mi alzo e mi dirigo nel salotto, sedendomi sul divano, quando all’improvviso dei passi mi fanno sussultare. Mi giro.  «Cato, mi hai fatto spaventare!»
Lui scrolla le spalle. «Non riuscivi a dormire?»
«No. Tu?»
«Ero venuto a prendere un bicchiere d’acqua» mi si mette davanti e mi prende la mano facendomi segno di andare con lui. Entriamo nella sua stanza e ci stendiamo. Mi mette un braccio dietro la schiena iniziando ad accarezzarmi i capelli. Assaporo quel momento, sapendo che da quando entreremo nell’arena non ne vivrò più di momenti così. Lentamente mi addormento tra le braccia forti di Cato, del mio Cato.

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«Cato! Cato!» sento una voce urlare. E’ lei, è Clove. Inizio a correre nel bosco più veloce che posso, ma quando arrivo lì capisco che è troppo tardi. Le prendo la mano e mi inginocchio accanto a lei. Respira ancora, probabilmente le rimane ancora qualche minuto. La bacio, è da quella notte al centro d’addestramento che non poso le mie labbra sulle sue. «Cato… ricordati… che ti amo» sussurra con gli ultimi respiri che le rimangono. «Anche io…» rispondo sicuro che abbia sentito perché le sue labbra si piegano in un sorriso. «Ti vendicherò Clove, dovesse essere l’ultima cosa che faccio»



 

*SPAZIO AUTRICE*
Eccomi qui, con la mia ennesima storiella scritta di getto.
Come ho detto anche nell'introduzione, è la mia prima Clato e posso solo sperare che vi sia piaciuta almeno quanto a me è piaciuto scriverla :)  Probabilmente a volte i personaggi vi sembreranno OOC, ma ricordate che tutti trovano la persona che riesce a farle cambiare totalmente ;) E tanto per citare il mio amato Tiziano Ferro "Esistono solo persone buone, quelle cattiva sono solamente sole" ed è quello che io ho sempre pensato dei favoriti :) Ah, nell'ultima parte parla Cato perché mi sembrava... strano far parlare Clove mentre stava morendo :) Detto questo, se volete, RECENSITE :3