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Autore: Basma_    06/12/2012    1 recensioni
Due ragazzi, un maschio e una femmina, dopo una notte di semplice sesso, si rincontrano dopo alcuni anni. Un loro sguardo li fa rinnamorare, facendogli riscoprire quell'emozioni che già li avevano uniti una volta. Si conoscono, si, ma nessuno di due fa capire di aver riconosciuto l'altro. Un amore destinato a esserci ma anche a scomparire, come quella notte di tre anni prima.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lei lo sapeva benissimo: sarebbe stata una notte di sesso e basta, una notte da ‘botta e via’. Lui era troppo famosa per lei; lei troppo cameriera di uno stupido albergo per lui.

Era una notte di sesso, nient’altro.

Lui uscente da un matrimonio terminato con delle corna; lei vogliosa di brividi, vogliosa di uscire da quella solita vita schematica. Entrambi non cercavano altro che uno sfogo, un divertimento, una notte da ‘film-porno’. Quello fu: si sbatterono in ogni punto di quella camera d’albergo; ogni spazio accessibile di quella stanza era stato sporcato dal loro sudore, riempito dai loro gemiti; il letto, utilizzato per lo più per dormire, era sporco del seme di lui, venuto poco prima di crollare in un profondo sonno.

Il giorno dopo era tutto al suo posto, la camera era perfettamente pulita e in ordine: dei due insieme nessuna traccia più, ognuno tornato alla sua solita vita.

Doveva essere solo sesso: quello era stato.

 

Erano passati ormai tre anni da quella notte: lui continuava ad essere un famoso calciatore, continuava ad essere sempre il solito Alexandre, ricco, bello e famoso; lei, bhe, in quanto a lei le cose era leggermente cambiate. Quell’albergo ora era suo, ne era proprietaria e direttrice. Era giovane, forse fin troppo, ma era riuscita a sfruttare ogni conoscenza che quel lavoro da cameriera le aveva offerto, ogni occasione buona lei l’aveva colta al volo. Ora era lì, direttrice e proprietaria di uno dei più grandi e importanti alberghi di Milano.

 

-Non si preoccupi amministratore, qui è tutto pronto per il vostro arrivo-.

Non riusciva a non pensarci, fremeva dalla voglia che la sera arrivasse: quella squadra di calcio sarebbe stata nel suo albergo. Alexandre sarebbe stato di nuovo lì.

Lei non lo aveva mai dimenticato: e lui, la ricordava?

Forse si o forse no, erano passati ormai diversi anni: loro ora erano altre persone.

 

Tremava: non solo per la vista di quel ragazzo che non solo era cresciuto in età ma anche in bellezza; tremava perché aveva davanti a sé la squadra della sua vita, l’ amore della sua vita. Sarebbe voluta svenire, ma preferì godersi il momento: tutti i giocatori si giravano a guardarla, tutti si domandavano come una ragazza così giovane potesse essere così importante. La verità era un’altra però: gli sguardi che le riservavano non era solo per quella domanda che si ponevano, guardare quella donna era puro spettacolo per gli occhi; ogni curva era al posto giusto; aveva un dolce viso che però nascondeva una forte aggressività; poi presentava un sorriso che avrebbe sciolto anche il cuore più duro in assoluto. Anche Alexandre l’aveva notata: le piaceva, anche tanto, ma non ricordava di averla già fatta sua, di averla già vissuta.

Si sentì strano nel salutarla.

Lei era stata bravissima, non aveva fatto trapelare nessun’emozione al momento dei saluti: lui era un perfetto ‘sconosciuto’ come tutti gli altri.

 

Era sul palco ora, a ringraziare la società per aver onorato quel albergo della loro presenza: il mormorio dei ragazzi non placava, sarebbe stato un bel bocconcino per tutti, anche per gli sposati e i fidanzati. Iniziava a notare anche lei i numerosi apprezzamenti che le persone si passavano in suo riguardo: le faceva piacere, si, ma iniziava anche ad essere imbarazzante.

-Non sarebbe più bello ballare con noi? In fondo anche tu sei una ragazzina..-.

Lei conosceva bene quella voce, non l’aveva mai dimenticata. Era lui, per forza.

Lo guardò prima stupita di averlo lì –Oh, si, forse hai ragione, ma non vorrei alzare altre voci- rise.

Quel sorriso stava sciogliendo Alexandre, che si sentiva morire. Ne accennò uno anche lui, forse in risposta al suo, o forse pensando a quella sua frase ‘non vorrei fare alzare altre voci’ interpretata in modo diverso, in modo più malizioso.

Non capiva cosa gli stesse prendendo: non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, non voleva lasciarla andare via. Impazziva per ogni suo minimo dettaglio, la voleva sua. Gli sembrava di aver già sognato quel momento, di averla già avuta. Ignorava che ora tutto vero, che era già stata sua, o forse lo sapeva, ma non lo ammetteva.

Sapeva solo che se lei le avesse chiesto il mondo, lui gliel’avrebbe porto su di un piatto d’oro.

-Cos’è anche tu vuoi sapere la mia età come tutti gli altri?- rise ancora una volta.

Nuova fitta al cuore per lui, forse era davvero morto.

-Eh? No, figurati.- mentiva. Avrebbe voluto sapere tutto di lei, ogni minima cosa, anche la più insignificante.

Continuava a guardarla negli occhi, cercando le risposte alle sue domande.

Lei ricambiava tutto: avrebbe voluto baciarlo ancora, ancora, ancora mille volte.

-Piuttosto, come ti chiami?- continuò a guardare i suoi occhi, quasi ipnotizzato.

Quella meravigliosa atmosfera creatasi fra i due fu interrotta  bruscamente dall’arrivo della fidanzata di lui: bella, bionda, la più potente di tutte.

Si avvicinò con aria minacciosa, di chi ha capito di dover stare attento.

Le due ragazze si limitarono a guardarsi, sorridendo l’una all’altra.

-Vi lascio soli, siediti pure-.

Mentre la bionda si sedeva, lei si avvicinò piano ad Alexandre –Stella e 22- sussurrò dolcemente al suo orecchio, rischiando di farlo svenire.

Lo lasciò lì solo con la sua ragazza, impregnandolo prima del suo delicato profumo.

Lui voleva andare con lei, ma era bloccato.

 

Riusciva a respirare solo quando la bionda lo lasciava ‘vivere’. Ora era lì con alcuni suoi compagni, ma continuava a mantenere l’attenzione focalizzata sempre su di lei: la vedeva sorridere, gesticolare, abbandonare solo a tratti quella super formalità che doveva mantenere pur essendo così ‘piccola’; le vedeva vicine, bionda e bruna, ma continuava a morire sempre per una sola.

 

Volle morire quando lei si allontanò con un altro: non seppe che fare, la saguì.

 

-La tua stanza è quella lì in fondo- la sua gentilezza l’esprimeva sempre con tutti.

-Mi va benissimo anche questa qui-.

La ragazza non capì subito cosa stesse insinuando l’uomo davanti a sé fin quando quello non la sbatté contro la porta e iniziò a baciarla in ogni punto accessibile.

-No- cercò di contrastare la sua forza, troppa per lei –Sta fermo, porco!-.

Alexandre era lì, stava vedendo tutto: non riuscì a stare fermo, non poteva.

-Oh ma che cazzo fai, lasciala coglione!- si scaglio contro lo svedese, senza aver timore della sua grandezza.

-Oh, è arrivato il principino azzurro, ma stai zitto cretino- si rifiondò sulla ragazza senza badare alla presenza di Alex.

Lui lo scostò pesantemente –Vattene va!-.

Orlando li guardò per qualche istante, poi, senza farselo ripetere, cambiò aria: era solo lì, senza moglie, andò a cercare qualche altra preda.

Stella aveva ancora il volto terrorizzato, ma allo stesso tempo sollevato –Non so come ringraziarti!-.

Lui la guardò intenerito, compiaciuto: l’aveva fatta stare bene, l’aveva salvata, ne era contento.

-Vieni con me- la prese per mano e la portò in camera sua –Non pensare male, hai bisogno di una sciacquata, poi toniamo di sotto.-

Lei la riconobbe subito: quella era quella stanza, la ‘loro’ stanza.

-Ehm, grazie..-.

Avrebbe voluto gridargli tutto in faccia, dirgli ogni sua emozioni, ma tacque.

Lui l’aspettò pazientemente seduto sul letto, scattando in piedi quando lei ricomparve ai suoi occhi.

-Va meglio?-.

Lei accennò un piccolo ‘si’ con la testa.

In quel momento i due si ritrovarono pericolosamente vicino, a pochi centimetri l’uno dall’altra, vogliosi entrambi di cancellare le distanze. Si desideravano troppo per potersi fermare.

Finalmente lui la sentì sua. Senti crollare il mondo sotto i suoi piedi, si sent’ volare grazie a lei.

Lei si sentì di nuovo parte di lui. Sentiva le sue mani percorrerle la schiena, provocargli forti emozioni.

Avevano aspettato quel momento e non si sarebbero fermati proprio ora.

Scomparvero da tutto e tutti, erano solo loro due, volevano essere solo loro due.

Quella stanza era di nuovo palcoscenico del loro amore, del loro strano amore.

Quel letto accompagnava di nuova quella loro focosa notte.

Quella volta però non fu ‘solo sesso’, fu prima di tutto amore.

 

I due ricomparvero la mattina seguente insieme ma separati, come se si fossero incontrati per caso in ascensore.

-Mamma, mamma- un bambino saltò in braccio a Stella. Un bambino piccolo di circa due anni. La scena carpì lo stupore di Alexandre.

Lei si girò a guardarlo, ridendo sotto i baffi –Si, ho anche un figlio, Luca-.

Ale guardò attentamente quel bambino, gli piaceva da morire. Lo toccò piano, per paura di spaventarlo o fargli male.

Tornò a guardare Stella, in modo strano però –E il padre?-.

Lei si stupì di quella domanda, non era comunque con domanda, ma rispose senza problemi –Lui è mio figlio, basta- accarezzò dolcemente la fronte del bambino.

Alexandre fu chiamato a raggiungere la squadra per la colazione.

-Arrivederci- senza farsi vedere lasciò un dolce bacio sulla guancia di Stella, salutò il piccolo e se ne andò, di nuovo.

I due furono raggiunti dalla tata, che da lontano osservò Alexandre.

-Gli hai detto qualcosa?-.

-Non voglio che sappia di essere il padre, va bene così-.

 

-Ale?-.

-Oi Robi, dimmi..-.

-Allora è lei?-.

-No, sono loro..- la guardò da lontano per un ultima volta; guardò da lontano suo figlio per l’ultima volta.

 

Erano una famiglia quei tre, ma, forse, non lo sarebbero mai stati per davvero.

  
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