Crossover
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Autore: Jade MacGrath    25/06/2007    1 recensioni
[Crossover Battlestar Galactica/Stargate SG-1/Stargate Atlantis] [incompleta]Quando il capitano Kara Thrace si è diretta verso l'occhio di quella tempesta spaziale, aveva finalmente compreso che Leoben e l'oracolo avevano ragione: il suo destino l'attendeva dall'altra parte. Ma non aveva idea che includesse un anello di metallo chiamato Stargate, la città di Atlantis, e una guerra per la salvezza di due galassie...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Telefilm
Note: Cross-over, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Tre giorni più tardi, Beckett dichiarò i tre ospiti pronti per essere dimessi. O almeno Leoben e Boomer, che vennero trasferiti nel settore dov’era la prigione della città. Sarah era totalmente un altro paio di maniche. Era stata resa dipendente dall’enzima dei Wraith, che secondo il chirurgo era in parte responsabile anche del suo stato confusionale. Al momento era legata ad un letto, che urlava frasi sconnesse in lingua Coloniale e insulti in lingua Antica, e tentava di liberarsi. Sedarla era fuori questione, perché l’organismo doveva liberarsi della droga, ma gli dispiaceva non essere in grado di aiutarla di più. Quando aveva riguadagnato la lucidità per qualche minuto, era riuscito a scoprire che voleva essere chiamata dottoressa, perché era una scienziata. Per il resto, avrebbero dovuto basarsi su quanto Leoben e Boomer avrebbero detto. Non sentendosi pronta ad affrontare Leoben, Kara iniziò dalla donna una volta nota come tenente Sharon Valerii.

Appena la vide entrare, Boomer si alzò in piedi e si avvicinò al campo di forza.

“Boomer.”

“Starbuck.”

“Nessuno mi chiama più così. Il mio nuovo nome in codice è Nike, ora.”

“Dea della vittoria. Farai bella coppia con Athena. E come sta mia sorella?”

“Vorrei saperlo anch’io. La flotta non è qui. E non è nemmeno arrivata alla Terra.”

“E allora come…?”

“Non sono sempre stata considerata speciale, da voi tostapane? Beh, lo sono. Ho volato in mezzo ad una tempesta spaziale, e mi sono ritrovata sulla Terra senza neanche un graffio. Una dannata miracolata.”

“Quindi nessuno è arrivato sulla Terra o nelle sue vicinanze. Solo noi, e te.”

“Chiamare vicinanze della Terra questo posto non è una cosa che farei. Questo punto però non mi è chiaro. Voi potete essere arrivati solo con una Basestar. Che fine ha fatto?”

Boomer prese uno sguardo gelido, ma che Kara scoprì non rivolto a lei.

“Spero abbiano sofferto il triplo di quello che abbiamo passato noi, quei maledetti…”

“Sharon, che vuoi dire?”

“Eravamo una delle quattro Basestar che sono saltate in orbita, quella volta sul pianeta dell’Occhio di Giove. Quando però si è trattato di saltare via, prima che la supernova ci colpisse, i nostri motori hanno avuto un malfunzionamento. Sarah era il capo degli scienziati cylon, la nave era in suo comando… ha dato ordine di passare dai normali iperluce ai motori che aveva appena modificato. Le radiazioni ci avevano tagliato fuori dalla flotta, non sapevamo dove saltare. Ma abbiamo pensato che qualunque posto era meglio di quello…”

“E siete saltati nel mezzo del nulla.”

“Una parte di noi voleva esplorare la zona, ma altri volevano solo ricalcolare il salto e tentare di tornare indietro. Sarah ha deciso di autorità, e siamo partiti in esplorazione.”

“E avete incontrato i Wraith.”

“Non subito. Prima c’è stato un ammutinamento a bordo. Gli scienziati dalla parte di Sarah, lei stessa, me e Leoben siamo stati abbandonati in un pianeta. Cercando riparo, abbiamo trovato quello che poi Sarah ci ha detto essere un avamposto di una razza che chiamava Alterani.”

“Noi li chiamiamo Antichi.”

“Noi? Interessante. Ad ogni modo, appena entrati, qualcosa emerge dal muro e le cattura la testa. Alla fine… non so come possibile, ma sapeva tutto del posto. È stata lei a dirci di scappare appena viste entrare in atmosfera le navi Wraith. Lei ci ha detto chi erano i Wraith. L’avamposto aveva delle armi che lei dio solo sa come sapeva come usare. Il suo errore è stato apostrofarli in una lingua che non avevo mai sentito quando ci hanno preso. Questo li ha spinti a cercare di estrarre le sue nuove conoscenze dalla testa.”

“Neanch’io so cosa le è successo” mentì Kara. “Ma il dottor Beckett sta cercando di stabilizzarla. L’hanno resa dipendente da un loro enzima, i medici stanno cercando di farlo uscire dal suo sistema.”

“Perché tanto disturbo?”

“Perché quella conoscenza fa gola anche a noi, ecco perché. Ed è nell’interesse di tutti che Sarah ritorni sana di mente.”

Boomer si voltò dandole le spalle, scuotendo la testa piano.

“Sai, non avrei mai pensato di fare tutta questa strada per finire di nuovo in una cella” disse, voltandosi di nuovo “con un abitante delle colonie a interrogarmi. Ma se devo scegliere tra gli umani, e i Wraith… meglio gli umani.”

“Non esserne troppo sicura, hanno avuto dei trascorsi con delle macchine anche loro, e non sono molto felici del fatto che vi ho portato qui.”

“Non eri obbligata a portarci via. Suppongo di doverti ringraziare.”

“Vedremo. Non ti posso assicurare niente, Boomer.”

“Come ho detto, meglio voi che i Wraith.”

E fu anche l’ultima cosa che Boomer le disse, prima di tornare a sedersi e ignorarla.

Kara uscì subito dalla cella, e una volta fuori fece un paio di respiri profondi.

Ora toccava a Leoben.

 

Il Leoben che Kara incontrò però era solo un’ombra di quello che aveva conosciuto. La tortura e la malattia avevano trasformato il profeta in un martire che, le disse, pregava solo per la sua morte.

“Se non fosse un peccato agli occhi di Dio, porrei fine da solo alle mie sofferenze. Certi giorni, sono atroci. Ma se è una prova che Dio mi ha mandato, devo saperla affrontare.”

Kara si mise comoda sulla sua sedia dall’altro lato del campo di forza. Con qualche eccezione, sembrava il loro primo incontro. Eccetto per il secchio d’acqua in cui infilargli la testa. Dopo aver provato quella tortura, dubitava l’avrebbe mai più inferta a qualcun altro.

“Dio. Parli ancora di Dio. Vedo che certe cose non cambiano mai, eh, Leoben?”

“La mia fede è parte della mia anima.”

“Non ho ancora deciso se voi tostapane abbiate davvero un’anima.”

“Hai pregato per la mia. Lo so, l’ho visto. Grazie. Non te l’ho mai detto.”

“Sì, invece. Me lo hai detto appena mi hai incontrato su New Caprica.”

Come dimenticare quel momento? Aveva appena giurato ai suoi amici, fissando il cielo e i Raider cylon che sfrecciavano sopra di loro, che avrebbero combattuto i cylon finché avrebbero potuto, ovvero fino alla morte. Era tornata alla sua tenda per prendersi cura di suo marito, che una polmonite stava per uccidere perché non c’erano più i dannati antibiotici, e lo aveva trovato fuori dalla sua tenda.

Tutti erano nel panico, nessuno faceva caso a loro. Leoben l’aveva ringraziata per le preghiere per la sua anima, Kara l’aveva mandato a farsi fottere. Leoben aveva chiesto se poteva fare qualcosa per Sam, che stava delirando nella tenda con la febbre altissima. Kara aveva domandato che voleva in cambio, e il cylon le aveva risposto che sapeva benissimo cosa voleva in cambio. Le aveva detto che il suo destino non avrebbe riguardato la sua gente, ma solo lei, che doveva capirlo il prima possibile. Kara non lo ascoltava. Leoben aveva gli antibiotici per Anders, e voleva lei in cambio. Kara quel giorno si sentì come se stesse vendendo l’anima al demonio, ma per la vita di Sam ne valeva la pena. Lo aveva fatto soffrire con i suoi continui tradimenti, ma con quel gesto avrebbe rimesso le cose in pari…

Tre giorni dopo Leoben era ritornato con le medicine. Kara le aveva portate a Jean, dicendole di prendersi cura di Sam, e poi aveva camminato con Leoben verso l’appena costruito centro di detenzione, dove avrebbe passato i prossimi quattro mesi della sua vita come sua prigioniera, al limite della sanità mentale.

Leoben scosse la testa, dicendo che non ricordava quel momento.

“Questo virus ha corroso i miei centri di memoria. Alle volte ricordo tutto, altre dimentico. Non sono nemmeno certo che ricorderò questo nostro incontro.”

“Che ci facevi su un vascello scientifico? E prima ancora… i cylon hanno vascelli scientifici?”

“Anche noi abbiamo sete di conoscenza che non può essere spenta dalla fede religiosa. Dopo che tu mi hai ucciso per la sesta e ultima volta, è stata la nave di Sarah a raccogliere il mio download. Sono rimasto lì da allora.”

“Chi è Sarah, esattamente?”

“Sarah è una scienziata cylon. Gli FTL delle Basestar sono opera sua. Ma uno scienziato cylon copre più o meno tutti i campi… lei ha scelto di dedicarsi all’ingegneria e all’astrofisica, ma è molto brava anche nelle materie biologiche. O forse dovrei dire era.”

“Se sarà possibile, la rimetteremo in piedi.”

“La sua conoscenza deve interessarvi molto. Questo posto assomiglia per certi versi a quell’avamposto dove siamo stati abbandonati… immagino che se riusciate a estrarre quelle informazioni, possiate ottenere enormi vantaggi.”

“Non abbiamo interesse a farle del male.”

“Quello che Roslin mi aveva detto, prima di buttarmi fuori a morire nello spazio.”

“Non eri neanche lontanamente dello stesso valore di Sarah.”

“Le garantirà di sopravvivere?”

“Con ogni probabilità, sì. Da Kobol sono stati rinvenuti cadaveri di Centurion e cylon… hanno già soddisfatto le loro curiosità sulla vostra fisiologia. Con ogni probabilità stanno anche studiando armi contro di voi.”

“Kobol. Non avrei mai pensato di sentire di nuovo quel nome. I terrestri lo hanno trovato?”

“Hanno trovato molto più di quello che cercavano. E non dirò altro sull’argomento.”

“Allora ritornerò al precedente. Se la loro curiosità è placata come dici, almeno non saremo sezionati come animali. Questo implica che io e Sharon saremo tenuti qui in eterno?”

“Andiamo, Leoben… sai benissimo che devo riferire ogni parola ai miei superiori, e loro decideranno. Il mio nuovo addestramento, stranamente, si è rivelato migliore del vecchio.”

“Te lo avevo detto che il tuo destino non coincideva con quello della Flotta. Sono felice tu lo abbia capito.”

“Il mio destino me lo costruisco io.”

“Non questa volta. Sei chiamata a fare grandi cose, Kara Thrace. E io giocherò la mia parte in tutto questo fino in fondo, come tutti gli altri. Non opporti alla corrente, Kara. Lascia che ti porti dove realmente sei destinata ad arrivare.”

“La tua ‘corrente’, Leoben, mi ha portato qui” disse Kara alzandosi e facendo per uscire. “E nessuna forza nell’universo mi porterà via.”

“Mi piacerebbe sapere dov’è, ‘qui’.”

“Continua a chiedertelo” disse Kara chiudendo la porta alle sue spalle

 

Alla fine, quando raggiunse Sheppard e il resto della sua squadra, fu più che grata quando l’uomo le mise in mano una Guinness gelata.

“Un pensiero del generale O’Neil per tutto il contingente militare, che non poteva arrivare in un momento migliore” disse John, facendo tintinnare il collo della sua bottiglia con quella di Kara. La donna si sedette tra lui e Teyla, e mandò giù una bella sorsata.

“Com’è andata?”

“Uno spasso… Boomer ci ritiene il male minore, e Leoben ha ricominciato a parlare del mio supposto ‘destino’” disse Kara facendo il gesto di fare virgolette in aria. “Sarah?”

“Ha smesso di urlare. Grazie a Dio” disse Rodney. “Stava diventando insopportabile. Per non parlare, o così dice Weir, del suo vocabolario di insulti in Antico. Li facevo una razza più superiore.”

“Sta soffrendo le pene dell’inferno, Rodney” disse Teyla. “Tu per primo sai come sono le crisi di astinenza da quella droga.”

“Ma non urlavo così tanto e non ero nemmeno lontanamente tanto sgradevole!”

Gli sguardi eloquenti di tutti i presenti però gli fecero capire il contrario. McKay tornò subito a dedicarsi alla sua birra per darsi un contegno.

“Non sembrano come i Replicanti” commentò Ronon.

“Sono sempre macchine” disse John.

“Io non ho mai conosciuto di persona i Replicanti, ma da quel che ho visto… ci sono differenze” disse Kara, attirando l’attenzione di tutti su di sé.

“I Replicanti sono formati da naniti, giusto? Robot di dimensioni infinitesimali che si sono aggregati fino a costruire forme di vita complesse, che si sono modellate poi su modello degli Antichi, anche se non hanno nessun desiderio di assomigliare o essere come noi. L’arma disgregante di Carter basta a distruggerli. I cylon…”

“Conosco i rapporti sull’autopsia, li ho letti sulla Terra. Ho anche visto anche i filmati” disse McKay.

“Un mio amico è sposato con una di loro, ne ho combattuti e uccisi una discreta parte e sono stata loro prigioniera un paio di volte, McKay. Credo di sapere qualche dettaglio in più di te.”  

“Beh, la loro fisiologia l’abbiamo studiata a fondo, e permettimi di dire una cosa, Kara, all’Area 51 avevamo molti ma molti più mezzi di voi nella vostra… flotta.”

“Non hai tutti i torti. Avanti, parla.”

Finalmente al centro dell’attenzione, Rodney snocciolò alla velocità della luce tutto quello che avevano scoperto sui cylon e i Centurion. Molte cose Kara le sapeva già ma non interruppe mai McKay mentre era intento a dimostrare di essere il massimo esperto pure su quello, cosa che non importava visto che ormai conosceva il dottore e sapeva quanto in fondo fosse davvero geniale.

“… e poi i tessuti che reagiscono sono ad una speciale gamma di radiazioni e solo se bruciati rivelano la componente sintetica… non sono per niente come i Replicanti. La loro fisiologia è molto avanzata, e gli organi interni… studiarli, e studiare la clonazione in laboratorio sia degli organi che dei tessuti potrebbe portare avanti la tecnologia dei trapianti di decenni!”

“Non avevo mai considerato questa opzione” disse Kara.

“Ovviamente, sei un soldato, tu li ammazzi.”

“Sai com’è, hanno raso al suolo con le atomiche il mio pianeta...”

“Perché vi hanno attaccati?” chiese Ronon. “Che avete fatto?”

“Questo è il punto, Ronon. Niente. Dopo l’armistizio alla fine della Prima Guerra, se ne sono andati e nessuno li ha più visti per quarant’anni. Abbiamo scoperto che due anni prima dell’attacco avevano iniziato a infiltrare le colonie attraverso la rete dei narcotrafficanti, questo vuol dire che c’è stata una lunga pianificazione dietro. I Cylon non avevano forma umana all’inizio, assomigliavano parecchio a dei tostapane, per questo nessuno si è accorto di niente. Il Galactica il giorno dell’attacco doveva essere messa in pensione e diventare un museo, invece si è trovata ad essere l’unica nave da guerra rimasta a combattere la guerra e difendere i superstiti.”

“Gesù… mi stai dicendo che la salvezza di quarantamila persone è affidata da quasi cinque anni ad una vecchia carretta?” esclamò incredulo McKay.

“La vecchia carretta” rispose Kara, incorciando le braccia al petto e fulminandolo con lo sguardo in un improvviso moto di orgoglio “non ha neanche un computer messo in rete. È questo che l’ha salvata. I cylon avevano infiltrato i sistemi delle altre navi più moderne e li avevano spenti, rendendole indifese agli attacchi. In un giorno, ci hanno praticamente sterminati, McKay, ma la vecchia carretta non solo è sopravvissuta, ma è una dannata spina nel loro dannato fianco fin dall’inizio del conflitto!”

Rodney alzò le mani in alto in segno di resa “Ok, ok, ritira gli artigli, ho capito!”

“Secondo i calcoli di Carter sarebbero dovuti arrivare quest’anno. Quest’anno però sta finendo” disse Kara, bevendo un sorso della sua birra.

“Arriveranno, Kara” disse Ronon. “Ne hanno passate troppe per non avere successo.”

“È quanto spero, ma la pazienza non è una delle mie virtù. E la volete sapere la cosa assurda? Guardo quei tre… e sento una nostalgia folle della mia gente. Ma immagino parlare di come procede il campionato di Piramide o sapere l'ennesima cavolata fatta da HotDog sia fuori discussione.

“Un giorno o l’altro dovrai spiegarmi cos’è questo sport.”

“Vedi, John… tu stai al football universitario come io sto a Piramide. È un incrocio tra football e basket, ed era… è lo sport nazionale delle Colonie. Il mio ex marito è un campione di quello sport. Stavo per entrare nel circuito professionista anni fa, però mi sono fottuta il ginocchio destro… fortunatamente te ne basta uno in salute per volare, e visto che avevo già vinto una borsa di studio per l’Accademia della Flotta Coloniale mi sono detta ‘perché no?’”

“ E per fottuta intendi…”

“Il medico che mi ha visitato dopo l’incontro ha detto che perfino un melone lanciato a terra dal quindicesimo piano di un palazzo sarebbe stato più integro del mio ginocchio.”

“Ah.”

“Vi state divertendo, qui?” disse Weir avvicinandosi al tavolo. Prese una delle birre dal tavolo, la aprì e ne bevve un sorso, senza sedersi.

“Stavo giusto per invitarti, Elizabeth.”

“Sì, come no” disse Weir, alzando un sopracciglio rivolta a John. “Se Caldwell non mi avesse gentilmente diretto qui... Di che stavate parlando?”

“Kara ci stava spiegando come si gioca a Piramide.”

“Ah… a proposito, Kara… credo tu mi debba la rivincita.”

“Sicura, Elizabeth? Col tuo ginocchio…”

“Ma senti chi parla.”

“Guarda che è pericoloso darmi corda sullo sport.”

“Credo sia pericoloso darti corda sempre e comunque.”

“Ok” disse John, guardando le due donne perplesso. “Mi sono perso qualcosa?”

Per tutta risposta Elizabeth sorrise, disse che aveva da fare, e se ne andò via bevendo la sua birra.

John tentò di far parlare Kara, ma d’improvviso Kara sentì l’impulso di commentare il bel tempo che si vedeva dalla finestra. Aveva promesso di tenere i workout con Elizabeth segreti, e così avrebbe fatto. Una sera l’aveva trovata che usciva dall’infermeria con una boccetta piena di antidolorifici per il mal di schiena e il torcicollo che ormai aveva in pianta stabile, e le aveva detto che, forse, poteva staccare la spina per un po’ e venire a correre con lei per rilassarsi. Elizabeth per poco non le aveva riso in faccia, ma alla fine Kara l’aveva convinta e si era adeguata ai suoi livelli da principiante. Ed Elizabeth aveva capito che se una sera a settimana staccava la spina e correva mezzora con Kara (lontano da sguardi indiscreti… dopotutto era pur sempre il capo), Atlantis non sarebbe sprofondata.

 

***

 

Sarah spalancò gli occhi, svegliandosi di colpo. Non capiva ancora bene dove fosse, ma una cosa la sapeva, non era nella nave di quei maledetti alieni. Questo era bene… ma l’essere legata al letto no. Approfittando di quel momento di pensiero coerente, che sapeva sarebbe durato poco, cercò di lasciar perdere la comunicazione e osservare il più possibile quello che la circondava. E si sorprese di trovare molte cose familiari. L’architettura, alcune macchine mediche che vedeva, perfino il suono delle porte quando si aprivano e chiudevano. Un nome si materializzò nella sua testa, strappandole un sorriso.

Atlantis.

Quella era Atlantis.

Città roccaforte degli Antichi, nave spaziale, unico punto della Galassia di Pegaso da cui fosse possibile raggiungere la Terra. Sprofondata nell’oceano per sopravvivere all’assedio posto dai Wraith. Evacuata, se non sbagliava, diecimila anni prima.

Le informazioni si accavallavano nella sua testa, ma avevano un loro ordine. E poi le preferiva alla confusione che i Wraith le avevano messo dentro, cercando di farle rivelare il suo segreto. Ma lei sapeva chi erano, sapeva quel che avevano fatto. Gli Antichi stessi glielo avevano rivelato attraverso le loro conoscenze.

Guardò il medico che si era occupato di lei in quei giorni. Aveva capelli neri e occhi blu, parlava una lingua che capiva solo in parte, ma aveva un sorriso e modi rassicuranti. Era bello essere nelle mani di un uomo di scienza che non l’avrebbe torturata.

Carson si avvicinò a Sarah, e vedendola calma e sveglia le sorrise e approfittò del momento per parlarle.

“Ti senti meglio?”

Sarah voleva rispondere, ma come al solito dovette concentrarsi per riuscire a far coincidere quel che voleva il suo cervello con quello che la sua bocca doveva fare.

“M-Meglio. Stan… Stanca.”

Carson le scostò i capelli dalla fronte, spiegandole che era l’astinenza dalla droga Wraith.

“Il recupero sarà lento, ma una volta che sarà completamente uscita dal sangue potremo cercare di farti stare meglio. Solo che non sappiamo come il tuo corpo reagisce a questa droga. Insomma, tu sei…”

“Macch… Macchina?”

“Stavo per dire aliena. O Cylon. Tesoro, la tua fisiologia è troppo complessa per definirti semplicemente macchina. I Replicanti sono macchine. Voi siete l’anello mancante tra noi e loro.”

“Re-Replicanti. Asura. Armi contro i Wr-Wraith. Nemici c-che non possono ferire.”

“Era vero fino a poco fa. Ora possono ferirci eccome.”

Sarah chiuse gli occhi e sospirò per lo sforzo di mantenere la concentrazione.

“Ques-Questa è Atlantis, vero?”

“Sì, siamo ad Atlantis.”

Sarah sentì il controllo venirle meno, e cercò di concentrarsi di più ma inutilmente. Rispondere a Carson e spiegare come faceva a sapere, era veramente troppo. Il controllo le stava scivolando di mano, non riusciva più a dire quel che voleva dire. Lanciò uno sguardo dispiaciuto a Carson, e ritornò nel suo personale inferno.

Carson notò subito la differenza. Sarah iniziò a muoversi irrequieta contro le restrizioni, e la sua voce ritornò sicura e senza incertezze.

“Atlantis è piena di fantasmi, loro credono che non li veda, ma so che ci sono…  sanno quello che hanno fatto, e quello che dovevano fare e non hanno fatto…”

“Sì, Sarah” disse il dottor Beckett preparandole un’iniezione di sedativo.

“La testa mi uccide” si lamentò. “Antichi, ordine. Wraith, confusione. Luce, ombra… Cadrai dall’oscurità, debole e sconfitto, nell’oscurità…”

Il medico iniettò la medicina nella flebo che le entrava nel braccio.

“Questo ti terrà calma.”

“Loro volevano farmi parlare, ma io non ho detto niente” disse sorridendo orgogliosa.

“Sei stata molto brava.”

“La velocità subluce di una classe Aurora è di 0.9 la velocità della luce. Il tylium è inadeguato, bisogna trovare una nuova fonte di energia, la basestar non può reggere la potenza dei nuovi iperluce, bisogna fare delle modifiche… un modulo punto zero sarebbe la scelta migliore, ma la difficoltà a reperirli dovrebbe farci orientare verso generatori alimentati a naquadria, dopo aver arricchito il minerale artificialmente… il professore prende sempre il caffè nel suo studio, Jack, glielo porto io, non ti preoccupare…”

Sarah chiuse gli occhi, e ritornò nell’incoscienza. Carson la fissò per qualche istante, poi andò ad aggiornare la sua cartella. Si era appena seduto, che sopraggiunse Elizabeth.

“Allora, Carson, come procede?”

“È a tratti lucida, poi inizia a straparlare… il minimo comune denominatore in queste crisi è che fa sempre riferimento agli Antichi e alla tecnologia, della sua razza e loro. I Wraith credevano che drogandola l’avrebbero resa più malleabile…”

“…mentre avrebbero dovuto smettere di somministrarle l’enzima per un po’ e stare a guardare.”

“Forse l’hanno fatto ma era ancora troppo presto per vedere degli effetti, chi lo sa.  Ad ogni modo, è come se le conoscenze degli Antichi stessero cercando di prendere il sopravvento… forse inconsciamente ci si appoggia per non perdersi del tutto.“

“Di cosa parla?”

“Ha detto che i subluce delle navi da guerra di classe Aurora vanno a quasi la velocità della luce. Che i motori della sua nave andavano modificati, che la fonte di energia era inadeguata. Parlava di modificare i generatori al naquadria per renderli più potenti e sostituire uno zpm.”

“Puoi portar via la scienziata dalla scienza…”

“Ma non puoi portar via la scienza dalla scienziata. Con il tuo permesso ora voglio andare a visitare l’uomo, Leoben. Quel virus è qualcosa che non ho mai visto prima per aggressività e resistenza. Vorrei studiarlo.”

“Sta attento, Leoben è un gran manipolatore. Kara mi ha detto molte cose di lui, e nessuna piacevole.”

“In questo momento non può fare del male a nessuno. Sta morendo, per questo non posso fare niente, ma credo che in fondo, sotto la sua natura ascetica, voglia farla pagare ai Wraith almeno quanto noi. E per riuscirci, deve lasciarmi fare il mio lavoro.”

 

 

***

 

Piccola nota... 'Cadrai dall’oscurità, debole e sconfitto, nell’oscurità' vorrebbe essere una traduzione alla buona di 'From the darkness you must fall, failed and weak, to darkness all'. Kara cita il verso in 'Final Cut', nella seconda stagione di BSG.

 

 

  
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