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Autore: MissysP    08/12/2012    4 recensioni
Tony è sicuro di sé e non sospetterebbe mai che la sua fidanzata possa tradirlo, soprattutto con Steve. 
Dalla storia:
«Tony, cos’è quello? Perché quell'aggeggio di ferro si muove? E viene verso di me. Tony!»
«Non avere paura, Steve, il figlio di Odino non permetterà alla creatura d’acciaio di far male a nessuno!» 
«Thor, no! Lascia stare Ferro Vecchio»
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pepper Potts, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tell me The truth

Da un po’ di tempo Tony aveva notato che Steve frequentava troppo spesso casa sua.
Si presentava puntualmente pomeriggio presto e s’impossessava  del divano, aspettando. E Tony prontamente si rifugiava nel suo laboratorio, fingendosi troppo occupato col suo lavoro e delegando a Pepper di sbarazzarsi dell’indesiderato e sgradito ospite.
E aveva anche notato che da un po’ di tempo Pepper usciva di pomeriggio presto per poi tornare la sera tardi. E, casualmente, queste uscite coincidevano con le visite di Steve. Tony non ci fece molto caso le prime volte, Pepper era sempre occupata con il suo lavoro. D’altra parte era lei che mandava avanti le sue industrie ed era normale che stesse fuori per lavoro.
Tony non se n’era accorto subito, ma lui era un uomo impegnato.
Un giorno aveva preso la decisione di passare un pomeriggio in compagnia  della sua fidanzata. Trovava assurdo solamente il pensiero che Rogers ci stesse provando con lei e che lui si sentisse geloso di ciò.
Era totalmente, completamente e pazzescamente assurdo.
E a Pepper non interessavano uomini più vecchi di lei!
Capitan Padella, però, aveva pensato a tutto.
«Oh, Stark! Ti stavo aspettando,  Fury vorrebbe il rap-»
«Stop, fermo, Capitan Padella! Casa mia, regole mie e sono in vacanza!» lo stoppò ancor prima ancora di lasciarlo finire. Steve corrugò la fronte, irritato da quel soprannome, e strinse i denti. Distolse lo sguardo e proprio in quel momento entrò Pepper con un bicchiere in mano e lo porse al capitano, con un sorriso dolce.
Tony alzò il sopracciglio contrariato da quel gesto e fece per protestare, ma fu bloccato dalla donna.
«Andiamo Steve?» domandò gentilmente lei, afferrando la borsa e la giacca.
«Un momento dove andate? Steve?» chiese Tony alzandosi contemporaneamente al diretto interessato.
«Già,» rispose con un ghigno di soddisfazione Rogers.
«Non ti preoccupare Tony, sarò di ritorno prima di cena,» rispose la donna avvicinandosi a lui e gli schioccò un bacio a fior di labbra prima di dirigersi verso la porta insieme al suo accompagnatore. Steve le cedette il passo e Pepper arrossì, imbarazzata e lo ringraziò uscendo dalla porta. Rogers si voltò verso Tony e con un cenno della testa lo salutò.
«Buona giornata, Stark,» lo salutò ironicamente.
Tony rimase lì, fermo dove si trovava e guardava la porta di casa sua chiudersi, lasciandolo del silenzio più assoluto. Si diresse in cucina e si versò un drink, molto forte.
 
Da allora Tony se ne stava intanato tutto il giorno in laboratorio, evitando di rispondere al telefono e rifiutandosi di parlare con chiunque.
«Tony dovresti riposare in un letto vero,» esclamò Pepper, entrando nel laboratorio con una tazza di caffè. Il volume assordante della canzone degli AC/DC si arrestò con il suo ingresso, ma Tony continuò a lavorare su uno stivale dell’armatura.
«Jarvis!» esclamò l’uomo e il computer riaccese la musica, mentre Pepper si avvicinò a lui. Gli porse la tazza ma lui non si voltò e così, con uno sbuffo, poggiò la tazza sulla scrivania.
«Tony…» lo rimproverò, ma non aggiunse altro. Fu sicura anche che non l’avesse sentita.
«Jarvis, la musica per favore,» ordinò all’A.I, che eseguì. La musica si stoppò nuovamente e la donna sospirò sollevata.
«Smettila di abbassare il volume, sto lavorando!» si lamentò l’uomo, appoggiandosi allo schienale della sedia. Alzò lo sguardo, dietro quei occhialoni neri, sulla fidanzata e mise un broncio da bambino offeso.
«Cosa c’è che non va?» domandò gentilmente Pepper, poggiandogli una mano sul braccio. Tony si tolse gli occhiali da lavoro e li buttò malamente sul tavolo, sbuffando.
«Non dovresti uscire con il tuo nuovo amichetto?» domandò acidamente lui. Pepper aprì la bocca, per dire qualcosa, ma rimase senza parole. La richiuse e sorrise sorpresa da quella scoperta.
«Sei geloso?» chiese, spalancando gli occhi cerulei.
Tony li fissò per un momento, gli occhi della donna non mostravano senso di colpa, di ansia o di qualsiasi altro sentimento che la facesse sentire in colpa per le sue continue scappatelle con Capitan Bella Addormentata.
«Dovrei?» rispose sarcasticamente, evitando la domanda come di consueto. Pepper ridacchiò divertita da quella scoperta stupefacente.
«Non sono geloso, Pepper. E Phil?» chiese ironicamente, alzando gli occhi al soffitto grigio del laboratorio. Lei le diede un affettuoso bacio sulla guancia ispida e scompigliandogli i capelli. «Non gli dispiace che tieni occupato il suo paladino preferito per tutto il giorno?»
«Non ti preoccupare, non sto tentando di portar via a Phil il suo amato capitano,» ridacchiò la donna.
Tony camuffò un sorriso dietro una smorfia e la guardò sollevato. Sì, era assurdo che Pepper potesse provare interesse per un uomo più vecchio di lei, di almeno 70 anni anagraficamente parlando, che era ancora rimasto bloccato nella sua epoca.
«Già, sono troppo sexy e perfetto!» si elogiò da solo. Pepper scosse la testa, sollevata nel vedere che non ci avesse dato molta importanza.
«Ho trovato il mio uomo perfetto,» lo assecondò divertita e sorridendogli. Si alzò dalla sedia e fece per andarsene, ma Tony la bloccò per un polso attirandola a sé e circondandole la vita con le braccia.
«Dove pensi di andare?» le chiese con un tono malizioso e baciandole il collo, provocandole il solletico con la barba.
«A lavorare? Qualcuno deve pur farlo…» mormorò stringendosi nel suo abbraccio. Le sue parole discordavano con i suoi pensieri e con i suoi gesti. Si voltò, circondandogli il collo con le braccia e incominciò a baciarlo con passione.
«Signorina Potts mi risulta che lei non si sia presa mai una giornata di vacanze. Ne ha molte arretrate…» le ricordò sibillino. Pepper sorrise e si staccò per guardarlo in viso.
«Io mi prenderò una vacanza quando lei, signor Stark, riuscirà a lavorare per mantenere le sue industrie senza il bisogno di una tata,» rispose prontamente la donna, districandosi da quell’abbraccio e ricomponendosi.
«Andiamo Pepper, nella vita bisogna divertirsi. Cosa che tu non fai, dolcezza,»  la sgridò amorevolmente.
«E tu, tesoro, ti diverti troppo!» lo rispose prontamente, portandosi le mani sui fianchi e guardandolo con rimprovero. L’uomo sbuffò, ma si limitò a sorridere. Prese la tazza di caffè che gli aveva portato e la bevve in un sorso. Poi si infilò gli occhiali da lavoro e ritornò a lavorare. Pepper scosse la testa, rassegnata, e uscì dal laboratorio, mentre fu accompagnata dalla musica assordante che tanto piaceva a lui.
 
Il laboratorio era immerso nella consueta confusione a cui Tony era abituato.
«Signore, ci sono  Capitan America e Thor alla porta che chiedono di lei,» annunciò all’improvviso Jarvis, sovrastando il rumore. Tony tuttavia non rispose e continuò a lavorare.
«Insistono, signore,» continuò l’A.I.
«Ci penserà Pepper,» liquidò la discussione.
«La signorina Potts al momento non è in casa,» riferì. Tony si bloccò per una frazione di secondo, ma scosse la testa.
«Signore Thor ha sfondato la porta dell’ingresso,» informò il maggiordomo.
«Muto,» esclamò il miliardario. Fu sollevato di sentire solamente la sua canzone preferita a rimbombargli nelle orecchie. Aveva trovato quella pace tanto desiderata che nell’ultimo periodo non aveva trovato.
«Stark!» la voce ovattata e sgradevole di Rogers gli giunse anche al di sopra della musica. Tony alzò lo sguardo verso di lui, trovandolo all’ingresso del laboratorio che picchiava un pugno contro il vetro. Tony sorrise divertito da quella scena esilarante. Thor dietro di lui si era appiccicato al vetro del laboratorio e guardava l’interno con una faccia sbalordita, sorpreso di veder tanto aggeggi di ferro lucente a lui sconosciuti.
Steve lo chiamò un’altra volta, ordinandogli di aprirgli la porta oppure di uscire lui. Tony gli rivolse un ghigno di superiorità, ma quel ghigno non durò per molto. Steve lo guardò con astio e digitò una combinazione numerica sulla tastiera che era comparsa affianco.
«Chi ti ha dato il codice per entrare?» domandò irritato il miliardario, alzandosi dalla sedia con uno sbuffo. Per quel giorno aveva finito di lavorare e con Rogers, in casa, non ci sarebbe riuscito comunque.
«E’ stata Virginia,» rispose con indifferenza. Tony alzò un sopracciglio, contrariato da quel gesto della fidanzata. Sembrava volerlo punire per chissà quale torto, che a prescindere non avrebbe ricordato.
«Virginia?» chiese, indispettito perfino che lui usasse il nome di battesimo della donna.
«Sì, proprio lei. La tua fidanzata, ricordi?» rispose seccatamente il biondo alzando gli occhi al soffitto. Incominciava a pentirsi della decisione di esser andato a casa sua.
Nel frattempo Thor, incurante della discussione che i suoi due compagni erano impegnati a portare a fine, si aggirava pericolosamente per il laboratorio; esplorò ogni angolo di quella stanza, completamente stranito ed intimorito dall’utilizzo di così tanto macchinari.
«Thor smettila!» esclamò Tony, accorgendosi che il dio celtico si fosse avvicinato con pericolosa curiosità alla scrivania dov’erano riportati i progetti della sua prossima armatura.
Il dio si voltò verso di lui con una chiara espressione di delusione. Era curioso, Midgard e i suoi abitanti erano una fonte di continuo stupore nei suoi confronti.
«Che cosa sono tutti questi cosi, uomo di ferro?» domandò Thor, avvicinandosi al collega.
«Sono macchine, robot, Thor. Mi servono per il lavoro,» spiegò pazientemente il genio miliardario con uno sbuffo.
«Tony, cos’è quello? Perché quell’aggeggio di ferro si muove? E viene verso di me. Tony!» esclamò Steve ritrovandosi davanti Ferro Vecchio che gli andava incontro. Steve incominciò a  rabbrividire e divenne di colpo pallido ed incominciò ad arretrare, nella speranza che quell’aggeggio di ferro lo lasciasse stare.
Odiava la tecnologia di quel tempo e soprattutto odiava il fatto che Stark ne producesse a quantità industriali, solo per facilitargli il lavoro. Entrare in quel dannato laboratorio era stata una pessima idea.
«Non avere paura, Steve, il figlio di Odino non permetterà alla creatura d’acciaio di far male a nessuno!» esclamò il dio gonfiando il petto dall’orgoglio e impugnando il suo fedele martello, momentaneamente abbandonato sulla sua cintura.
Tony, che si stava godendo quella fantastica scena, rabbrividì nell’udire quelle parole. Si voltò verso Thor e quando lo vide avvicinarsi a Ferro Vecchio minacciandolo con la sua arma.
«Thor, no! Lascia stare Ferro Vecchio,» gli urlò, correndogli dietro, nel disperato tentativo di fermarlo, prima che distruggesse o provocasse danni seri al povero robottino.
 
Pepper scese le scale, convinta di trovare Tony ancora intento a scarabocchiare su quei fogli per chissà quale nuovo e assurdo progetto. Fra le braccia stringeva plichi di fogli che Stark non avrebbe gradito ricevere. Era rimasta perplessa, quando era ritornata a casa, nel vedere la porta fatta a pezzi e sparsa per tutta la sala. Ma non ci fece molto caso, Tony era un uomo stravagante.
I pezzi di legno si propagavano fino alla sala e lei si guardò attorno, aspettandosi di vedere anche il resto della casa distrutta, ma si sentì sollevata nel costatare di avere ancora un tetto sulla testa. L’albero di Natale, addobbato come un faro pronto ad abbagliare in piena notte, era ancora al suo posto e come le altre decorazioni natalizie. Enormi pacchetti erano già predisposti sotto di essi e per la donna fu naturale guardare la propria borsa. Da essa sporgeva una busta gialla con su il scritto il nome di Tony.
Il suo cuore prese a battere forte e veloce, rischiando di uscirle dal petto. Non riusciva ad immaginare la reazione di Tony quando sarebbe venuto a conoscenza di quel piccolo fatto. Fatto taciuto appositamente per ben due mesi. Pepper sorrise, sentendosi un’adolescente che aveva a che fare con la sua prima cotta.
Con attenzione scese le scale, traballando sule nuove scarpe che da poco aveva comprato. Quando alzò lo sguardo per osservare la stanza da dietro il vetro, rimase scioccata dallo spettacolo che si parò davanti a lei.
Steve stava scappando da Ferro Vecchio, che a sua volta era inseguito da Thor, che brandiva pericolosamente il suo Mjolnir, e Tony, con tanto di armatura, tentava di fermare il dio celtico.
Con un sospiro la donna ritornò al piano di sopra, conscia che non sarebbe riuscita a fermare quella disputa nata, ci scommetteva, per motivi futili. Si risparmiò un mal di testa che l’avrebbe perseguitata per una settimana intera e rinunciando di finire il lavoro almeno per quel giorno. A volte essere la fidanzata di uno degli Avengers era davvero estenuante.
 
«Ahi!»
«Stai fermo, Tony! Smettila di dimenarti come se fossi un bambino!»
«Sii più delicata Pepper. Quel martello fa male e non ti coniglio di provarlo su di te,» si lamentò nuovamente l’uomo.
«Smettila di lamentarti come un bambino, Stark!» sibilò Rogers, mentre lo guardava diritto negli occhi con il chiaro intento di trasmettergli tutto il suo astio nei suoi confronti che in quel momento provava. Thor, seduto al fianco del capitano, era intento e rigirarsi fra le mani l’ennesimo oggetto sconosciuto di cui non comprendeva l’utilizzo. L’oggetto aveva tanti e piccolissimi bottoncini che schiacciava a caso, producendo in questo modo un click sospetto.
«Prode compagno – e Pepper si voltò verso il dio, sorpresa dalle sue parole, - la tua casa è piena di oggetti sinistri e pericolosi. Mi offro volontario per liberarti da queste diavolerie oscure,» proferì Thor, mentre Pepper si mordeva il labbro inferiore per evitare di ridergli in faccia. Tony sbuffò esasperato dall’ignoranza del compagno e promettendosi di rimediare. Steve, da parte sua, sembrava abbastanza soddisfatto di vedere che Tony incominciava a perdere la pazienza.
«Thor è un telefono e sta’ tranquillo, non è stato creato per uccidere le persone,» rispose il miliardario. «Ho trovato il regalo perfetto per vuoi due per questo Natale! Lezioni private, con il sottoscritto, per introdurvi nell’epoca moderna,» disse con gli occhi che si illuminarono dall’entusiasmo.
Rogers sgranò gli occhi e deglutì a fatica, rabbrividendo all’idea di passare più tempo del necessario con quell’individuo; Thor al contrario fece spallucce. Pepper ridacchiò divertita da quella simpatica scenetta, faticava a credere che quei tre potessero costituire una squadra pronta a difendere la Terra.
«Perché proprio con te?» domandò Rogers che, in fondo, non disprezzava qualche dritta per sopravvivere in quell’epoca presieduta da folli come Stark.
«Perché sono un esperto in questo campo, ovvio. Chi vorresti altrimenti? Pepper?» sbuffò.
«Sarebbe meglio!» asserì convinto Steve, incrociando le braccia al petto. Tony, invece, non gradì quella risposta; ancora non si era scordato delle uscite insieme di quei due.
«Perché siete venuti?» si inserì la donna, cambiando argomento, prima che quei due incominciassero nuovamente a litigare. Tony aveva il suo caratteraccio, ma anche il capitano non si tirava indietro quando si trattava di discutere, soprattutto con Tony.
«Perché Fury vuole…»
«Ma per favore! Ormai ci credi anche tu alla tua patetica scusa,» lo interruppe Tony alzando gli occhi al cielo. Al capitano incominciò a pulsare un nervo sulla tempia in modo preoccupante e Thor era ancora intento ad esplorare quel mondo tecnologico e nuovo.
«Che cosa vorresti insinuare?» chiese il soldato.
«Lo so perfettamente per quale motivo ogni santo giorno ti presenti a casa mia» disse, lanciando una veloce occhiata alla fidanzata. Steve rimase interdetto, ma non capì esattamente di che cosa stesse parlando, che cosa stesse insinuando.
«Stark, hai bevuto per caso?» domandò seriamente preoccupato.
«Per favore, Rogers! Finiscila di fare finta di nulla!»
«Di che cavolo stai parlando? Anzi, non dirmelo!» esclamò alzando le mani in segno di resa. Si ripromise di non fare più favori per conto del direttore Fury e si alzò dal divano.
«Andiamo Thor, altrimenti finirò per uccidere qualcuno,» borbottò il capitano e tolse di mano il giocattolo che Thor stava esplorando con tanto interesse.
«Certo scappa pure Rogers,» lo derise il miliardario. L’altro rimase in silenzio stringendo le mani a pugno e faticando per non voltarsi e dare libero sfogo alla sua frustrazione. Insieme al compagno si diressero verso la porta, seguiti da Pepper.
«Mi dispiace, Steve,» si limitò a dire Pepper, con un sorriso di rassegnazione.
«Lascia stare Pepper, sappiamo come è fatto,» la rassicurò. Lei annuì e lo salutò con un abbraccio.
«A presto Lady Virginia,» disse Thor, prendendole una mano e chinandosi. Posò con delicatezza le proprie labbra sul palmo della donna. Pepper arrossì per quel gesto così inconsueto, ma gli sorrise.
«Sei sempre così galante Thor,» borbottò impacciata la donna e poi rimase sulla soglia della porta a guardare i due eroi mentre salivano su una macchina nera e lucida.
Ritornò in sala, dove c’era Tony. Lo trovò in piedi davanti all’albero di natale con la testa china. Gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla.
«Che cosa c’è Tony?» domandò la donna, sporgendosi verso di lui. Tony guardava una busta, che teneva fra le mani. Pepper la riconobbe subito e vi lesse il nome del compagno.
«Da Pepper. Per Tony,» lesse ad alta voce. Pepper trattenne il respiro e lo fissò negli occhi.
«Che cos’è?» domandò l’uomo alzando lo sguardo verso di lei. Agitò la busta, come se si aspettasse che dentro ci fosse un oggetto fragile oppure una bomba.
«Tony- esclamò la donna mentre gli sfilava la busta dalle mani- questo lo devi aprire a Natale!» completò. Tony corrugò la fronte e si riprese la busta.
«Pep lo sai che sono curioso per natura! E poi c’è scritto il mio nome, quindi è mio,» rispose prontamente incominciando ad aprire la busta. Pepper incollò il proprio sguardo sui suoi gesti, mordendosi il labbro inferiore. Era nervosa e anche molto
«Non era così che m’immaginavo che tu lo scoprissi,» mormorò la donna, ma non così a bassa voce da non farsi sentire. Tony si bloccò, ma scosse immediatamente la testa.
«Qualcosa non va?» domandò incerta lei.
«Niente, niente,» s’affrettò a rispondere e poi con uno trappo veloce tirò fuori il contenuto della busta. Rimase perplesso davanti a quei fogli bianchi e per un attimo temette il momento in cui li avrebbe voltati. Non sapeva che cosa aspettarsi e aveva timore di scoprirlo.
«Tony?» lo richiamò Pepper.
«Sì, sì…» borbottò.
Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. Li riaprì e voltò i fogli, ma rimase perplesso nel vedere foto troppo scure, con macchie chiare qua e là, per capire di che cosa si trattasse. Il sollievo, però, lo invase anche se non comprendeva il motivo.
Lui era l’uomo perfetto.
«Che cosa sono?» domandò lui, guardandola.
«Foto»
«Lo vedo che sono foto, ma sono davvero pessime. Che cosa dovrebbero rappresentare?»
«Un bambino,» fu la risposta di Pepper. Tony annuì, ancora perplesso e osservando ancora quelle foto.
«Pepper lo sai che non colleziono foto di bambini, ma di donne sì. Quelle le avrei accettate molto volentieri, soprattutto se fossero state foto tue»
«Sono foto di un bambino, più precisamente foto di un’ecografia,» specificò con esitazione. Attese che Tony capì le parole appena dette. Anche se era un genio, su certe cose doveva ragionarci un po’ su. E quella era una di quelle volte.
«Ecograf…» ripeté, ma si bloccò alzando lo sguardo sulla fidanzata. Aveva gli occhi sgranati, sorpresi da quella rivelazione. Non credeva alle proprie orecchie.
«Davvero?» le domandò, lasciando cadere i fogli e poggiando le mani sulle spalle della donna. Pepper sorrise ed annuì, incapace di parlare. Il suo sguardo si era inumidito e a malapena riusciva a trattenere i singhiozzi.
«Da quanto…?»
«Due mesi e mezzo, quasi»
«Aspetta un momento, era per questo che ogni pomeriggio ti facevi accompagnare da Capitan Ghiacciolo? Perché non me lo hai detto subito? Quando lo hai scoperto?»
Pepper scoppiò a ridere, singhiozzando felice e sollevata. Ed era felice che non avesse perso il suo senso di gelosia.
«Te l’ho già detto che sei adorabile quando diventi geloso?» sussurrò avvicinandosi al suo viso.
«Non sono geloso,» ripeté per l’ennesima volta e sorrise. Annullò le distanze fra loro e avvolgendole un braccio attorno alla vita e poi la prese in braccio, baciandola con passione.
«E comunque Steve e le sue visite non hanno nulla a che fare con me. Era qui davvero per conto di Fury,» disse prima che Tony la portò in camera loro e si chiuse la porta alle spalle.
 






Angolo autrice
Okay non ho la più palida idea di che cosa io abbia scritto, ma mi sembrava un'idea carina. Mi sono sempre immaginata un Tony fantasticamente adorabile quando diventa geloso e ho sempre adorato anche Thor, perché è troppo ingenuo quel sempliciotto di dio
. Per quanto riguarda Steve l'ho inserito solamente perché era presente nel promt che ho utilizzato per questa storia. :)
Spero che questo obrobio possa piacere a qualcuno ^^
Ora specifico giusto qualcosina: quando Pepper dichiara a Tony di aver trovato "l'uomo perfetto" mi sono liberamente ispirata alla storia Kiss me all night di _Maria_. Tony lo dice a Steve durante una missione e da quel momento questa frase non fa altro che ronzarmi per la testa. Consiglio a tutti di leggere questa storia fantastica ^^ Beh credo di aver detto tutto e non aver dimenticato niente (come al solito). Per quanto riguardail titolo l'ho deciso così perché è un po' il tema di tutta questa storia. Mi è uscito spontaneo.
Allora auguro una buonanotte a tutti quanti e alla prossima!
Bacioni,
MissysP
  
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