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Autore: dontblinkcas    08/12/2012    3 recensioni
[City of Ashes/ È la notte in cui Luke è stato attaccato dai demoni e Magnus ha dovuto curare sia lui che Maia]
L'alto ragazzo era seduto su una poltrona nel salotto di Luke, aveva gli occhi chiusi e si massaggiava le tempie. [...] il dolore martellante che gli bucava il cervello non era stato causato dalla situazione assurda in cui era stato trascinato, ma da una persona.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Whatya You Want From Me




L'alto ragazzo era seduto su una poltrona nel salotto di Luke, aveva gli occhi chiusi e si massaggiava le tempie. Dopo aver curato i due lupi, aveva detto a tutti di voler rimanere per assicurarsi che guarissero. Ma lo stregone non dubitava delle sue capacità, in realtà era esausto e aveva un gran mal di testa, anche se il dolore martellante che gli bucava il cervello non era stato causato dalla situazione assurda in cui era stato trascinato, ma da una persona.

Un fruscio fuori dalla casa, sulla veranda, lo mise in allerta. Aprì le palpebre, ma subito se ne pentì perché la luce intensa del salone ferì i suoi occhi da gatto, accecandolo; con un lamento schioccò le dita e la stanza piombò nella semi oscurità. Magnus guardò fuori dalla finestra e vide un ombra passare, troppo veloce per poter essere distinta. 
Lo stregone si alzò senza far rumore e si accostò al muro dell'ingresso; Clary e Maia erano al piano superiore addormentate, mentre Jace era sgattaiolato via circa mezz'ora prima. Magnus l'aveva sentito muoversi silenziosamente, ma non l'aveva fermato: era stanco e quel ragazzo a volte lo irritava talmente tanto che controllarsi dal trasformarlo in una scatola di fiammiferi risultava molto difficile; perciò lo aveva lasciato fare promettendo a sé stesso che il giorno seguente si sarebbe vendicato. 
L'ombra passò di nuovo e lo stregone fece apparire delle scintille blu dalla mano destra mentre con la sinistra apriva lentamente la porta, pronto ad attaccare l'eventuale demone o Nascosto.
Ma non si ritrovò davanti nessun mostro o creatura sovrannaturale, bensì la causa del suo mal di testa.

«Alec!» esclamò lo stregone dissolvendo le scintille, mentre la figura emerse dall'oscurità, illuminata dalla tenue luce che filtrava da oltre la porta.
«Ciao» mormorò il cacciatore, il suo sguardo fissava le assi in legno della veranda.
«Credevo fossi tornato all'Istituto»dopo un sollievo iniziale, la voce di Magnus era diventata fredda e distaccata.
«Infatti. Stavo tornando a casa, ma poi ho sbagliato strada e mi sono ritrovato di nuovo qui» la voce era un sussurro e la bugia era talmente evidente che non convinse nemmeno Alec.
Magnus alzò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto continuando con la voce sempre più tagliente.
«Se vuoi vedere Jace, sei arrivato...» ma non gli disse mai che era arrivato tardi perché in quel momento Alec si voltò e andò a sedersi sugli scalini che sopraelevavano la casa.
Gli occhi felini dello stregone seguirono il ragazzo e dopo qualche istante il suo corpo si era già mosso verso di lui e si era seduto vicino al cacciatore.

Alec alzò per la prima volta lo sguardo verso Magnus, come se lo vedesse davvero per la prima volta. 
La luce che proveniva dalla strada illuminava il volto dello stregone in un gioco di luce e ombre che evidenziavano gli zigomi alti e facevano brillare i suoi occhi felini come fanali.
«Magnus... Cosa vuoi da me?» chiese infine Alec, la voce seria e ferma nonostante fosse soltanto un sussurro.
Il silenzio calò.
Magnus non rispose immediatamente, ma sembrò pensarci un attimo mentre fissava il volto di Alec, cercando di imprimerselo nella memoria. 
Alla fine rispose.
«Mi sembra abbastanza ovvio cosa voglio...te».
Di nuovo silenzio.
Ora era la volta di Alec riflettere sulla risposta.
«Tu mi piaci, ma...» ma Alec non finì la frase perché in quel momento l'altro ragazzo avvicinò il suo viso a quello di Alec, accarezzandogli una guancia per portarlo a sé.
Le loro labbra si toccarono, il cacciatore non si oppose, ma rimase immobile fino a che lo stregone, con lingua esperta, riuscì a dischiudere la bocca per avventurarsi dentro di lui. A quel punto Alec si mosse, fu un gesto rapido e repentino che sorprese Magnus: si buttò sullo stregone facendolo finire contro il muretto delle scale mentre le sue mani passavano dal collo ai capelli pieni di gel e glitter.
Quel momento sembrò durare un'eternità; quando si staccarono entrambi avevano il respiro affannato e Alec aveva le guance in fiamme.
Si guardarono negli occhi: la tensione era densissima, gli occhi rivelavano parole che nessuno aveva mai detto e l'aria attorno a loro sembrava carica. Alec si allontanò un poco, come se avesse paura di ricevere una violenta scarica elettrica se si fossero solamente sfiorati.
«Magnus» biascicò il Nephilim, mentre l'altro pensava quanto dolce poteva essere il suo nome pronunciato da quel ragazzo.

Alec prese un respiro profondo e parlò piano, ma con voce ferma, soppesando ogni parola. 
«Tu mi piaci, ma lo sai come è la situazione. Non posso mentire a me stesso, io amo Jace».
«Ho capito. Preferisci rincorrere qualcuno che non potrai mai avere che accontentarti di me» rispose Magnus, la sua voce era dura e Alec sentì che ogni parola era una pugnalata nel cuore dello stregone.
«Io non mi voglio accontentare di te. Tu sei stupendo e non c'è nulla che non vada in te, sono io che sono incasinato. Secondo te non preferirei essere innamorato di qualcuno che mi vuole invece che di qualcuno che non potrò mai avere? Ma non posso farci nulla, non posso decidere di chi innamorarmi», Alec cercò di sistemare le cose, ma le peggiorò soltanto.
A quel punto Magnus si alzò e strinse i pugni lungo i fianchi, il mal di testa era molto più forte di prima; gli occhi felini brillavano ed erano taglienti come due lame, la sua voce fu glaciale, più fredda di tutti i ghiacci del polo nord.
«Bene. Se questo è tutto quello che hai da dirmi, posso anche andarmene a curare i tuoi amici. Dopotutto è per questo che mi avete chiamato. Dirò a Jace la modalità in cui vorrò essere pagato per i miei servigi».
Detto questo superò Alec e, senza degnarlo di uno sguardo, sparì oltre la porta, che richiuse con delicatezza per il rispetto delle persone addormentate nella casa e non perché non fosse arrabbiato. 

Alec guardò la porta scura e per un attimo pensò di seguirlo, ma alla fine appoggiò la schiena al muretto, dove poco prima c'era Magnus.
Aveva un gran mal di testa e pensò che chiudere gli occhi avrebbe placato quel dolore.
Era stato stupido, ma lui non ci sapeva fare con le parole, non era bravo quanto Jace a controllare sempre la situazione e ad assumere un comportamento di indifferenza.
Aveva sempre avuto la consapevolezza che Jace non sarebbe mai stato suo, soprattutto dopo l'arrivo di Clary, tuttavia non riusciva a sconfiggere il sentimento che provava nei suoi confronti.
Pensò a Magnus, alla prima volta che lo aveva visto, alla festa, sembravano passati secoli e non pochi giorni. 
Pensò al modo in cui lo aveva guardato, al modo di comportarsi con lui e la prima volta che si erano baciati. Un brivido colpì il lungo corpo di Alec, ma non erano brividi di freddo.
Quell'alto ragazzo pieno di glitter era stato un raggio di sole che aveva penetrato la sua nube di disperazione, e lui lo aveva cacciato via, troppo testardo per ammettere che Magnus lo stava salvando.
Improvvisamente il cacciatore si sentì estremamente stanco, non dormiva bene da giorni e quella situazione e quei pensieri lo stavano prosciugando del tutto.
«Ti prego non arrenderti» si sentì dire Alec, ma la sua voce risuonò lontana mentre la sua mente scivolava nell'oblio del sonno.
 
  
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