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Autore: Oceans_216    08/12/2012    5 recensioni
Blaine è gay ed è costretto a trasferirsi in una scuola pubblica, il Mc Kingley High School. Qui incontrerà nuovi amici e un possibile nuovo amore. Tra litigi, scommesse e fraintendimenti, Blaine e Kurt si conosceranno. Ma non tutto è come appare. Kurt è impegnato e gli Warblers dovranno intervenire per aiutare Blaine a conquistarlo.
Dal capitolo 5:
“E come si chiama?” mi chiese Sebastian, pensieroso.
“Beh in realtà... oddio. E’ lui” dissi, sbiancando.
“Lui chi?” mi chiesero tutti e sette in coro.
“Lui” dissi, fissando uno stand di crepes. Tutti i Warblers si girarono per guardarlo.
“Ahh però Blaine, punti in alto” mi disse Wes, sorridendo e annuendo contemporaneamente.
“Che figo!” disse Richard, guardandolo intensamente.
Ero così intento a fissarlo, che non notai lo sguardo di Sebastian passare da sorpreso a immensamente soddisfatto.
“50 dollari e ci vado a parlare, portandotelo qui” mi propose il ragazzo, porgendomi la mano.
“Te ne do anche 100 – risposi scettico, stringendogliela- ma non credo che si farà ammaliare dal tuo charme.”
“Oh, vedremo”
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao e tutti :)

Noi siamo Arianna e Chiara e questa è la nostra prima FF, ovviamente a quattro mani.

Poiché siamo due grandi gleeks, odiamo Ryan Murphy e la nostra mente è stata distrutta totalmente dalla 4x04, abbiamo deciso di scrivere una Klaine per risollevarci il morale e per sperare di risollevarlo anche ad altre klainers disperate quanto noi. Speriamo che vi piaccia e tutti i consigli o le critiche verranno apprezzate.

Per il momento, cercheremo di aggiornare ogni venerdì.

Enjoy ^^
 

WHERE HAVE YOU BEEN?

 

IT ‘S TIME 
 

Mc Kingley High School.

Questo recitavano le enormi lettere posizionate sull'entrata.

Dalla porta a vetri vidi i volti di quelli che sarebbero stati i miei nuovi compagni: ragazze che si scambiavano aneddoti sulle loro avventure estive, sproloquiando sui pettorali di quello o sugli addominali dell'altro; ragazzoni che si salutavano con sonore pacche sulle spalle; primini che correvano, chi spaventato e chi eccitato dalla nuova realtà che stavano per vivere…

Tutti avevano qualcosa da raccontare, tutti sorridevano, tutti erano in compagnia.

Tranne me.

Cosa avrei dovuto dire? Che, per colpa dei problemi economici che la mia famiglia stava affrontando, i miei genitori non potevano più permettersi l'esorbitante retta della Dalton? Che tutti i miei amici si trovavano dall'altra parte della città e che avrei trascorso il mio ultimo anno da solo, in una scuola sconosciuta? Che se avevo faticato a farmi accettare alla Dalton, una scuola privata, per colpa della mi omosessualità (anche se per i miei amici non era mai stato un problema), ero praticamente già condannato a ricevere insulti in faccia per tutto il resto dell'anno?

Se cominci a deprimerti adesso, Blaine, cosa farai fra due mesi? T’impicchi?!

"Zitta coscienza” sussurrai, ed un ragazzino accanto a me mi guardò in modo strano.

Perfetto Blaine, cominci anche a parlare da solo eh?! Non male come inizio, complimenti.

Alzai gli occhi al cielo, pensando che se mi fossi limitato a 'pensare con me stesso', anziché parlarci, forse avrei avuto qualche chance in più di farmi degli amici.

Ma chi volevo prendere in giro?

Avevo impiegato tre anni per farmi sei, dico SEI, amici! Certo, tutti i miei ex-compagni erano gentilissimi ed io, in compagnia di Jeff o Nick, sembravo la persona più allegra e socievole di tutta l'America. Ma in realtà ero timido e inizialmente era davvero difficile per me entrare in confidenza con qualcuno. Inoltre, il fatto che mi dovessi sempre preoccupare che dietro questo qualcuno si potesse celare un omofobo, di certo non aiutava.

Cosa speravo che mi sarebbe successo quell'anno?! Era più probabile che cadesse un meteorite e che io diventassi Superman, piuttosto che io facessi amicizia. Anche se, in realtà, avrei preferito Robin… magari con delle orecchie da gatto.

Sospirando, varcai la soglia.

Già ad un primo sguardo, capii che vigeva la classica regola della "piramide sociale": gli sportivi (giocatori di hockey, football o lacrosse, a differenza della scuola) e le cheerleader al vertice, i "normali", e infine gli sfigati. E i gay? Chissà dov'erano… preferii non pensarci.

Tirai fuori dalla tasca il mio orario e, sperando che la prima ora del mio primo giorno di scuola non fosse fisica, lo lessi. Letteratura.

Beh, poteva andarmi peggio. E poi, in fondo, aver studiato in una scuola privata per più di due anni mi dovrebbe aiutare, no?

Decisi di incamminarmi verso l'aula di letteratura, finché mi bloccai in mezzo al corridoio, vedendo con la coda dell'occhio qualcosa alla mia sinistra. Mi voltai lentamente, leggendo cioè che recitava lo striscione attaccato sulla fila di armadietti.

'Lasciate ogni speranza voi ch'entrate'.

Un brivido mi salì lungo la schiena. Non era certo quello che si poteva definire un incoraggiamento.

Pensai che in fondo ero solo a metà del corridoio e che la mia macchina era parcheggiata abbastanza vicino alle scalinate, così che se fossi uscito e scappato, nessuno mi avrebbe notato…

Blaine Anderson! Dov'è finito tutto il tuo coraggio? Lo stesso coraggio con cui sei andato al ballo con Ryan alla fine del tuo primo anno, nonostante sapessi che quella scuola brulicava di omofobi?

Ok, forse non era l'esempio giusto, se si pensa che tutto quello che ottenni da quell’evento furono molti lividi e qualche costola rotta.

Decisi che l'opzione "fuggi come Speedy Gonzales" non fosse contemplabile e ricominciai a camminare. Per la prima volta nella mia vita il mio senso dell'orientamento non mi tradì e riuscii a trovare la classe senza troppi problemi. Mi sedetti in un banco vuoto in terza fila e finalmente potei tirare un sospiro di sollievo: almeno ero arrivato incolume in classe.

Presi il cellulare e quasi mi caddero le braccia quando vidi ben 16 sms ricevuti. Potevo capire che mia madre fosse iperprotettiva e che si sentisse in colpa (a parer mio senza motivo) per il fatto che dovessi frequentare una scuola pubblica, ma questo! Quando però aprii la casella dei messaggi ricevuti, mi si illuminarono gli occhi. Di quei 16 messaggi, "solo" 10 erano di mia madre. Gli altri 6 erano dei miei migliori amici, delle persone che mi conoscevano come le loro tasche e che probabilmente sapevano esattamente quali emozioni stavo provando. Risposi a tutti e non potei fare a meno di sorridere alla consapevolezza di quanto fossi fortunato ad averli come amici.

Smessaggiando e ridendo per le tristissime battute di Jeff, non mi accorsi di quanto il tempo fosse trascorso velocemente, tanto che il suono della campanella, che annunciava ufficialmente l’inizio di quel nuovo capitolo della mia vita, mi sorprese. Continuai però a scambiare messaggi con quei pazzi, tanto che l’ora passò in un baleno. E di certo non ero pronto per quello: dire che fui costretto a seguire la massa era un eufemismo. Infatti, al suono della campanella, fui letteralmente trascinato dalla corrente da un corridoio all’altro e lì vidi di tutto: da quelli che pomiciavano contro agli armadietti ad uno strano tipo che intervistava le cheerleader. Poi notai una donna e la calca che si divideva come il Mar Rosso per far passare Mosè.

Un momento! Quella è Sue Sylvester? L’allenatrice pazza che parla al telegiornale? Oddio… Ma quella che ha in mano è una tanica di proteine bovine?

“Tu! Tu sei una faccia nuova! Vuoi rilasciare una dichiarazione?”

Sussultai quando sentii una voce squillante trapanarmi l’orecchio. Mi voltai e vidi lo strano ragazzo che intervistava tutti con in testa una quantità assurda di ricci. Un cespuglio.

Quelli sono davvero i suoi capelli? Sono peggio dei miei.

“Jacob, nessuna persona sana di mente leggerebbe il tuo ridicolo blog, né tantomeno rilascerebbe dichiarazioni”

Benedetto il mio salvatore!

Non feci in tempo a dire nulla, poiché il mio “salvatore” mi aveva afferrato un braccio e mi stava portando da qualche parte, senza che io avessi avuto la possibilità di dire nulla. Arrivammo in bagno e lì finalmente mi lasciò andare.

“Mi devi almeno 100 dollari amico! Jacob sa essere davvero,davvero stressante!” mi disse, voltandosi verso di me, permettendomi di osservarlo: aveva la pelle abbronzata, i capelli pettinati in una cresta e indossava un giubbotto di pelle nera.

“Anzi, no! Invece dei soldi, vieni al glee. Quella stronza di Lauren quest’anno ci ha dato buca e hanno dato la colpa a me, tanto per cambiare… così le devo trovare un sostituto. E tu sembri perfetto!” disse ghignando in modo molto inquietante.

“Ah, chiamami Puck”

“B-Blaine. Blaine Anderson”

“Sei nuovo vero? Sai cantare?”

“Beh, insomma… più o meno..” risposi, cercando di nascondere l’ansia che quel ragazzo mi stava provocando. Probabilmente senza successo.

“Non importa! Dobbiamo fare numero! Ti farò sapere l’ora e il giorno per la tua audizione. Dai, ti accompagno in classe. Che ora hai?”

“Hem...spagnolo” risposi, tirando fuori dalla tasca quel maledettissimo orario.

“Oh, il professor Schue! E’ quello che ci aiuta con il glee. E’ forte, e così puoi anche farti un’idea di com’è”

Sorrisi, capendo che in realtà quel ragazzone con l’aria da duro era molto gentile e che teneva davvero a quel club.

“Grazie mille”

Uscimmo dal bagno e ci incamminammo verso l’aula di spagnolo. O almeno così credevo.

Intanto Puck stava ancora parlando del glee e del loro dodicesimo posto dell’anno prima alle nazionali, per poi passare alle sue conquiste sentimentali e a una certa Quinn, quando si fermò di colpo, tanto che gli finii addosso.

“Hey, tutto bene?” chiesi un po’ allarmato.

“Eh?... Ah sì sì, solo che ho visto un amico e volevo salutarlo. Quella di spagnolo è l’ultima aula a destra. Adesso vado, ci becchiamo in giro!”

“Ok, grazie ancora!”

La curiosità però non mi permise di incamminarmi subito, ma seguii Puck con lo sguardo per scoprire chi fosse questo fantomatico amico.

“Finn, bello!”

Lo guardai dirigersi verso due ragazzi che si stavano abbracciando.

Wow, ma quanto è alto quel tipo?!

Il “gigante” si girò verso Puck e, riconoscendolo, sciolse l’abbraccio e gli andò incontro.

Dunque lui è Finn. Cacchio, vicino a lui sembrerei un nano da giardino...

Non vidi però il saluto fraterno che si scambiarono, poiché i miei occhi erano stati rapiti da una terza persona, colui che, giusto un minuto prima, stava abbracciando Finn.

Era di una bellezza sbalorditiva: indossava dei jeans stretti e una camicia, probabilmente di marca, con sopra una giacca.

Quello che però mi stupì maggiormente non furono i suoi vestiti costosi, ma gli occhi.

Maledetta miopia! Non riesco a capire di che colore sono i suoi occhi! Verdi? Azzurri? Resta comunque il fatto che sono bellissimi... anche un cieco ne resterebbe abbagliato.

Il ragazzo che nella mia mente definii “modello di Abercrombie&Fitch in incognito”, mise i libri nell’armadietto e lo chiuse.

Quel rumore mi svegliò: dunque mi ero incantato ancora una volta. Tipico.

Scossi la testa ed entrai nella classe di spagnolo, smettendo purtroppo di fissare il ragazzo, vedendo però che anche lui stava salutando Puck.

Forse questa scuola non è poi così male. Insomma, il modello stava abbracciando un altro ragazzo in mezzo ad un corridoio quasi deserto… è gay! Dio, ti prego fa che sia gay! Però probabilmente Finn è il suo ragazzo...

Feci una smorfia infelice. Peccato che fosse fidanzato, era così bello…

Hey, hey B! Frena! Non vorrai mica costruirti castelli in aria fin da subito! E' già tanto se riuscirai ad arrivare incolume alla fine di questa giornata, meglio non pensare alle storie d'amore con bellissimi ragazzi ipoteticamente gay. E fidanzati.

Entrai in classe e mi sedetti vicino ad una ragazza di colore, presentandomi. Lei mi sorrise di rimando e mi disse di chiamarsi Mercedes. Sembrava davvero gentile.

Tra modelli e ragazze sorridenti, forse quest’anno non sarà davvero così disastroso.

Dopotutto, è tempo di cominciare, giusto?

 

  
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