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Autore: Matarrais    08/12/2012    3 recensioni
L'acol non aiuta a dimenticare i brutti ricordi del passato, ma con l'affetto degli amici e la passione per la musica si riesce ad affrontare problemi coma la perdita di una persona cara...
Ma l'apparenza inganna:
"-Questa volta è diverso Jim. Michelle non c’è più capisci? Sono passati più di due mesi e io non mi rassegno al fatto che non posso più averla fra le mie braccia- quelle furono le ultime parole che fu in grado di pronunciare prima di scoppiare a piangere. Jimmy strinse il suo amico fra le braccia e lo coinvolse in un abbraccio forte e rassicurante..."
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattina come le altre ad Huntington Beach dove il sole splendeva e donava quella temperatura mite tipica della California, anche se dopo tutto si sentiva quella leggera brezza mattutina che comunque non dispiaceva. In ogni caso era l’atmosfera giusta per fare un po’ di sano sport  e  Michelle stava facendo il suo solito giro che, come ogni “sport addicted” sa, non c’è momento migliore per fare sport se non al mattino presto: biciletta da corridore professionista, casco, occhialini e tipica tuta da ciclista. Aveva quasi finito la sua corsa, e stanca più che mai bevve tutta l’acqua contenuta nella boccetta che era solita portarsi con se.  Percorse l’ultimo parte del suo tragitto, che l’avrebbe poi portata a casa. Era il viale che più le piaceva, c’erano solo grandi alberi verdi che facevano da sfondo ad una stradina di periferia avvolta dalla calma più totale che risultava avere un elevato potere rilassante. Quel boschetto la faceva sentire bene, come se ci fosse solo lei, padrona della foresta dove gli alberi erano i suoi protettori di cui sentiva di potersi fidare. È paradossale il mondo in cui si sentiva in quel  boschetto, a lei piaceva il verde, la calma dei boschi nonostante abitasse in una città dove il mare faceva da padrone. L’aria che si respirava in quel viale era pura l’ideale dopo aver corso 10 km in bicicletta. L’aria…non riusciva a respirare quell’aria…non riusciva a respirare. Ansimava sempre di più nel vago tentavo di tirare una boccata d’aria e intanto il suo affanno era sempre  più intenso, man mano perdeva il controllo del suo corpo non riusciva a capire cosa le stesse accadendo. Una sensazione orribile non riuscire a respirare non riuscire a controllare più i ritmi del tuo corpo. Tra la stanchezza e quella sensazione che la opprimeva sempre di più iniziava a farsi travolgere dall’ansia e si accasciò quasi priva di forze con gli occhi pesanti che non riusciva più a tenere aperti, e in quel poco che riusciva a vedere scorse  una macchina parcheggiata al bordo della strada e c’era qualcuno nell’abitacolo ma non ne era sicura; strano che ci fosse una macchina, quella zona era quasi sempre desolata, che ci faceva lì? In preda al panico cercò di chiedere aiuto gesticolando ma ormai aveva  perso completamente il controllo, e in quel tentativo di chiedere aiuto si sbilanciò e cadde dalla bicicletta urtando violentemente la testa  sulla strada asfaltata e di seguito a lei, la sua bicicletta le cadde addosso urtando col manubrio sull’addome spezzandole definitivamente il respiro. Michelle era  in quel boschetto  in cui non accadeva mai nulla e che a lei piaceva così tanto, dove ormai non riusciva più a respirare l’aria liberata dai quei maestosi alberi, e  giaceva lì inerme per qualcosa aveva messo la parola fine alla sua vita. Quella macchina che stranamente quel giorno si trovava lì, non si era per niente mossa difronte a quella tragica scena, quando poi  il motore si accese e quella sagoma indefinita che si trovava al volante, guidò la macchina oltre il corpo della ragazza, incurante di esso e di tutto quello che era successo a  Michelle che sembrava essere del tutto senza senso. Ma per quanto avesse potuto prendersi cura del corpo di quella donna ormai non c’era più niente da fare.
  
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