Tre porte in faccia.
Clelia ne aveva abbastanza.
Il portoncino di ferro
battuto della palazzina era la terza porta che le chiudevano
davanti alla faccia. Se l’era promesso a se stessa, se
fosse capitato una terza volta avrebbe urlato con tutto il fiato che le era
rimasto in gola dalla precedente serata.
Clelia era una ragazza
che manteneva sempre le promesse.
Urlò.
Qualcosa di estremamente caldo le scivolò sotto la maglia di cotone,
scendendo ustionante lungo la schiena.
“Oh benedetto!
Signorina! Sta bene?”le arrivò indistinta alle
orecchie una voce maschile, mentre lei si agitava cercando di scrollarsi di
dosso quel liquido bollente. Due mani si serrarono sulle sue
poco esili spalle, tentando di fermarla.
“Calmati. Calmati!”
Come poteva calmarsi,
quando litri di quella che sembrava lava liquida le stavano corrodendo la
schiena, pensò infuriata Clelia.
“Brucia, brucia, brucia!” urlò incontrando due occhi verdi colmi
d’apprensione.
“Togliti la maglia.”
Il mondo sembrò
rallentare mentre al contrario, le sinapsi di Clelia
iniziavano a collegarsi molto più velocemente dopo quelle tre parole.
“Come? Chi? Mi lasci
subito!”
“Ascolti, signorina. La
maglia.”dissero con voce rassicurante i due magnetici occhi verdi.
Clelia li fissava
sbalordita dimentica per un istante del dolore bruciante alla schiena, della
pressione delle mani sulle sue spalle e di quella frase.
“Deve toglierla. L’acqua
era bollente.”
“Davvero? Non l’avevo
notato.”
“Per favore, mi ascolti,
lo dico per il suo bene. Si tolga la maglia.”
La mente di Clelia finì
di collegare le varie informazioni e fece scattare quello che gli era parso il
sistema di difesa più immediato: la sua mano aperta si stampò velocemente sulla guancia sotto quei magnifici occhi.
“Tu. Lei è un maniaco!
Si stacchi da me!”
Le mani mollarono la
presa dalle spalle della ragazza, per porsi in difesa del volto dell’uomo a cui
appartenevano.
“Ecco! Nessuna cattiva
intenzione, giuro! La maglia.”
“Ancora!” disse
puntandogli un dito davanti al setto nasale. “Brutto porco, vuole solo
approfittarne per farmi spogliare davanti a tutti!”
“No! No. Cioè. Non è come crede!” si agitarono le mani “Non ho alcun
desiderio di vederla senza maglia.”
Di nuovo il cervello
inviò l’impulso al braccio di Clelia che rispose alacremente, facendo
incontrare nuovamente il palmo con la guancia dell’uomo.
“Tu! Grandissimo
stronzo! Oltre il danno la beffa? Sparisci
immediatamente!”
La mano dell’uomo andò a
massaggiarsi la guancia ripetutamente offesa.
“Senta giuro che non intendevo in quel senso! Voglio solo accertarmi delle
condizioni della sua schiena maledizione!”
Clelia incrociò le
braccia. “Ah,ah. Ha appena ammesso di esser un maniaco
che si diverte ad osservare le schiene delle ragazze! Ora se ne vada o mi metto ad urlare!”
L’uomo alzò le braccia
al cielo, spaventando la ragazza.
“E
va bene! Ci rinuncio! Cos?” mormorò spaventato, vedendo Clelia chinarsi a
terra. “Vede che sta male!”
“E
per colpa di chi sentiamo?” la voce piena di sarcasmo di Clelia non fece altro
che aumentare l’espressione preoccupata dell’uomo, che tornò a posarle,
gentilmente, le mani sulle spalle.
“Si fidi per favore. Si
fidi anche se avrebbe mille motivi per non farlo. Voglio solo controllare come
sta.”
Clelia lo avrebbe
mandato a quel paese solamente per diecimila buoni motivi, ma la schiena
bruciava, così con una smorfia rivolse nuovamente la
parola all’uomo.
“Le
schiena brucia da morire, uno sconosciuto mi ha ripetuto per tre volte
di togliermi la maglia in una strada affollata e stamattina mi sono svegliata
con il piede sbagliato, come vuole che mi senta?”
L’uomo dai magnifici
occhi verdi sorrise.
Magnifico anche il
sorriso pensò Clelia.
“D’accordo, decisamente abbiamo iniziato male. Che
ne dice se le offro un caffè al bar qui dietro, così possiamo controllare le
condizioni della sua schiena senza dar spettacolo, ed io possa in tal modo
scusarmi per avergliela ustionata?”
“Si potrebbe fare.”
Gastone osservava di
sottecchi la ragazza in piedi al suo fianco, attendendo pazientemente il
segnale verde per poter continuare il loro breve tragitto.
Non
troppo alta, dal fisico tipicamente botticelliano, con capelli biondo scuro,
trattenuti a stento da un fermaglio. Il suo sguardo si posò
sulle mani che la ragazza continuava ad asciugarsi sull’orlo dei
jeans. Belle e pericolose pensò Gastone,
tornando a massaggiarsi la guancia arrossata dagli schiaffi.