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Autore: KatnissClaire_Somerhalder    08/12/2012    1 recensioni
Si rivedono dopo tanto tempo: sono sempre stati legati, sin da bambini, ma lei non avrebbe mai immaginato di poter cominciare a provare qualcosa per lui, così come lui non avrebbe mai immaginato di poter amare ancora. C'è solo un problema: sono cugini.
Dal capitolo 1.
"Sento le farfalle nello stomaco in quel momento, camminare e allontanarmi verso casa mi è piuttosto complicato. Volto l’angolo e quando giungo al fienile mi fermo. Cerco di capire che cosa abbia il mio cervello in quell’istante, ma l’unica cosa a cui riesco a pensare sono gli occhi penetranti di Noah che mi scrutano e che per un attimo mi hanno impedito di parlare. "
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Il destino suole appostarsi dietro l’angolo, come un borsaiolo, una prostituta o un venditore di biglietti della lotteria, le sue incarnazioni più frequenti.Ma non fa mai visita a domicilio. Bisogna andare a cercarlo.»
Carlos Ruiz Zafòn - L'Ombra del Vento



 

Scendo dall’auto euforica, contenta di percorrere nuovamente dopo tanti anni quella stradicciola sterrata, circondata da aiuole e piante in crescita. Prendo il mio borsone dal baule e mi dirigo verso l’ampio cancello della casa di campagna della sorella di mio padre, seguita da mia sorella Annabelle e da mia madre. L’ultima volta che ho varcato quella soglia è stato nove anni fa, all’età di otto anni, quando ancora mio padre era sposato con mia madre  e non ci aveva lasciate in balia di noi stesse.
Arrivata davanti al portone suono il campanello e quando sento “click” entro; salgo le scale, dopo aver attraversato il corridoio che porta alla cantina, e mi dirigo con impazienza verso la porta che segna il vero inizio dell’abitazione. So già chi ci sarà dietro di essa ad aspettarmi: Noah. Ventenne fra qualche settimana, capelli neri corvini, occhi d’oceano e una personalità spumeggiante: è il cugino più perfetto che possa avere, perché, d’altronde, è anche l’unico. Ma mi basta, perché in tutte le volte che siamo stati insieme lui non ha mai perso un’occasione per farmi sorridere o per volermi bene.
Appena sono in soggiorno noto mia zia Clarissa ai fornelli, che appena mi vede mi corre incontro dandomi un bacio su ogni guancia e dicendomi di posare la mia roba nella camera che mi ha riservato. Percorro il lungo corridoio e arrivo nella mia stanza, sorprendentemente bianca e perfettamente ordinata: mia zia è sempre stata una maniaca del controllo. Poso la borsa sulla sedia e mi affaccio alla finestra che dà sul lago del paese. D’improvviso due braccia forti mi cingono alla vita e un’ondata di tabacco mi invade le narici: mi volto di scatto e gli butto le braccia al collo, sprofondando con il viso nel suo petto.
«Finalmente ti rivedo, dopo così tanti anni passati a parlare al telefono mi fa piacere poter godere della tua presenza in carne ed ossa!» mi guarda con il suo sorriso ironico a trentadue denti.
«Quanto sei spiritoso! Sarei venuta a trovarti prima, ma tra gli impegni scolastici che mi hanno sempre sovrastata e le ore di macchina che ci separano non ho potuto. Però ora sono qui; sono felice di vederti.»
«Mi sei mancata, Claire.»
Finisco tra le sue braccia un’ultima volta e avendo gli occhi volti verso la porta d’ingresso riesco a scorgere mia sorella entrare e ricevere seduta stante le moine di mia zia.
Annabelle, colei a cui è stata donata la grazia, è sempre stata la donna di casa: più grande di me di quattro anni, capelli biondissimi simili al grano e grandi occhi celesti con ciglia lunghissime. Sembra una bambola, la bambola preferita rispetto a me sia da mia zia sia da chiunque altro la veda; non sembriamo neanche sorelle, dato che la somiglianza non si nota affatto. Con i miei occhi neri riesco ogni volta ad allontanare gente indesiderata e i miei capelli castani si confondono tra la folla. Tuttavia non riesce del tutto ad oscurarmi, infatti Noah sostiene che io sia l’unica cugina per lui e che lei non sia neanche degna di essere chiamata tale. A dire la verità quei due non sono mai andati molto d’accordo, si sono sempre fatti una vita di dispetti con l’andare del tempo.

«Dov’è la mia camera? Claire, và di sotto, prendi lo zaino e portalo in cucina» mi dice Annabelle con tono arrogante.

«Ciao anche a te, strega» le risponde ironico Noah. Alzo gli occhi al cielo e mi dirigo al piano inferiore senza farmi troppi problemi. Quando torno di sopra mia zia ci informa che il pranzo è pronto, così ci dirigiamo tutti in sala da pranzo a mangiare. Sono molto affamata, tant’è che mi riempio il piatto di carne per due persone e assaggio le carote, verdura che ho sempre detestato fin da piccola.

Più tardi scendo in giardino con Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen, in mano e mi siedo sull’erba. Incomincio a sfogliare le pagine impaziente di poter leggere anche quelle successive, fino a poter rileggere e finire, di nuovo, quell’incantevole manoscritto che tengo tra le mani.

«Ma non l’hai già letto?»

«Un mucchio di volte, guastafeste» rivolgo a Noah un sorriso e lui si posa sul prato di fianco a me.

«Per il tuo compleanno prometto che ti regalerò la prima edizione.»

«Non potresti mai, costa un mucchio di soldi!»

«E se vendessi tua sorella? Dici che mi darebbero abbastanza compenso in cambio?» scoppio in una risata fragorosa insieme a lui e poggio la testa sulla sua spalla. Di risposta, lui mi mette le braccia intorno alla vita, afferra la mia mano destra e mi tira su con leggerezza.

«Ehi, che fai?»

«Ballo insieme a te.»

«Senza musica?»

«Non ti va?»

«Non ho detto questo, infatti La danza è il vero nutrimento dell'amore persino se il cavaliere è appena passabile

«Non facciamo tanto le spiritose signorina, eh! Potresti poi pentirtene da un momento all’altro.»

«Uh, che paura che mi fai! Se non faresti male ad una mosca!»

«Ne farei solo a chi provasse a ferirti.»

In una frazione di secondo i suoi occhi azzurri incontrano i miei, scuri e freddi, e un rossore improvviso mi invade le guance. Lui mi sorride, probabilmente imbarazzato, ma non si accorge che l’unica che sta andando a fuoco sono io: nessuno mi ha mai detto una frase del genere, nessuno mi ha mai parlato con l’intensità che lui ha appena utilizzato.

Non mi accorgo di avere due piedi in quel momento, così, con la mia goffaggine inciampo con un piede sopra l’altro, perdendo l’equilibrio e finendo per terra come un sacco di patate. Maledico all’istante l’essere maldestra.

«Tutto bene? Aspetta, che ti do una mano a rialzarti.»

«No, no, faccio da sola, non preoccuparti. Ehm, adesso vado in camera mia a riposare, il viaggio mi ha distrutta.»

Lo lascio lì impalato e nemmeno lo saluto. Cosa mi è preso? Sento le farfalle nello stomaco in quel momento, camminare e allontanarmi verso casa mi è piuttosto complicato. Volto l’angolo e quando giungo al fienile mi fermo. Cerco di capire che cosa abbia il mio cervello  in quell’istante, ma l’unica cosa a cui riesco a pensare sono gli occhi penetranti di Noah che mi scrutano e che per un attimo mi hanno impedito di parlare. È da molto tempo che non lo vedo, probabilmente è solo nostalgia e contentezza per essere di nuovo insieme a lui; certo, peccato che questa mia versione dei fatti non riesca a convincere nemmeno me. Ho  sentito qualcosa in quel momento, ho percepito una scintilla nascere nel mio corpo e prendere vita.

“Ma… lui è mio cugino. È tuo cugino, quindi smettila, Claire, non puoi pensare a lui in modo diverso, è un tuo parente.”

Quel pensiero mi attraversa il cervello con brutalità e mi fa male, tant’è che sono costretta a cacciarlo via e a non rimuginarci più su. Entro nel fienile e sprofondo nella paglia, chiudo gli occhi e mi dimentico di riaprirli.

Angolo autrice: 
non so che scrivere qui, non posso dire altro e non buona lettura. Se vi garba un commernto sarebbe gradito, grazie. :3
I miei prestavolto sono: 
Troian Bellisario as Claire, and Ian Somerhalder as Noah.

  
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