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Autore: __21century    08/12/2012    8 recensioni
Abbie ha diciassette anni e tanta voglia di fuggire.
Abbie ha diciotto anni e fugge.
Bela ha ventun'anni e decide di salutare il passato per l'ultima volta.
Bela Talbot, lungo gli anni.
--possibile ooc--
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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Tremava.  In bocca aveva il sapore del sangue, colpa del vizio di mangiucchiarsi il labbro. Le lacrime salate scendevano sul viso e lei le acchiappava una dopo l’altra, con la lingua. Erano buone. Le piaceva sentire quanto fossero buone.
Era da sola, nella stanza. Era seduta sul letto, le mani congiunte come in preghiera. Un fiocco le teneva i capelli raccolti sulla nuca. Era questione di minuti e la sarebbero venuta a chiamare per la messa serale.
Avrebbero bussato alla porta, educatamente, e le avrebbero chiesto di essere nella piccola cappella entro dieci minuti, con le altre ragazze.
Abbie non credeva in Dio. O, meglio, ci credeva, ma lo odiava. Provava un odio forte, radicato verso di lui. Sapeva che c’era, da qualche parte, e sapeva che se ne fregava. Altrimenti non sarebbe stata lì. Sarebbe stata con la sua stupenda famiglia in cui tutti si volevano bene, lontano. Magari in Europa, le piaceva l’Europa.
Abbassò lo sguardo, vide la divisa che indossava, tutta spiegazzata. Odiava anche quella. Mancava un anno, un anno soltanto, e avrebbe potuto bruciarla. O venderla. E scappare.
Se ne sarebbe andata. Non importava né come né perché.
“Abbie, è quasi ora della messa serale. Per favore, sii puntuale, se no dovrai essere punita.” sentì una suora parlare dall’altra parte della porta e andarsene.
Si alzò meccanicamente e andò verso l’armadio, lo aprì. Era vuoto, se non del tutto, quasi. Non aveva mai avuto tante cose a cui tenesse o che comunque potessero essere ammesse in quell’istituto.
Richiuse l’armadio e raggiunse la finestra, guardava fuori, la neve che cadeva sul terreno.
“Quando scapperò non ci dovrà essere neve.”, pensò. Nella neve le impronte sono troppo visibili.
Appoggiò la fronte al vetro, sentì i brividi lungo la schiena. Si pulì le lacrime con i dorsi delle mani e sistemò la gonna.
Uscì dalla stanza e scese le scale che portavano nel cortile dove c’era la cappella.
“Abbie, hei, Abbie!”, una ragazza le correva incontro, incespicando nella neve fresca.
Indossava anche lei la divisa, i capelli biondi svolazzavano e si riempivano di fiocchi bianchi.
“Pensavo non scendessi più.” disse.
“Fosse per me.” rispose Abbie, alzando le spalle.
Alice era la sua unica amica lì e le voleva davvero bene. Era alta e bella, sorrideva sempre. Aveva una grande fede. I suoi genitori l’avevano lasciata lì pochi mesi dopo la sua nascita e lei non ne aveva mai saputo nulla, ma Abbie era certa che il suo sorriso fosse uguale a quello della madre naturale.
Alice era gentile con tutti e davvero intelligente. Lei ed Abbie erano amiche da poco tempo, in quanto quest’ultima era nell’istituto da soli due anni, ma erano inseparabili. Ad unirle era stato il loro essere entrambe davvero sole e il non essere mia riuscite a far amicizia con qualcun altro. Era come se una vedesse se stessa nell’altra.
Le due ragazze presero a camminare verso la chiesa, con calma.
“Alice?”
“Dimmi, Abbie.”
“Quando scapperò tu verrai con me, vero?”
“Sai che non posso.”
“Sì, puoi.”
Alice sapeva che Abbie voleva andarsene e che lo avrebbe fatto, ma non voleva andare con lei, casa sua era lì.


Alice e Abbie si abbracciarono, per l’ultima volta. Nessuna delle due amava gli abbracci, ma quella volta sapevano che non si sarebbero riviste, mai più.
Era passato un anno da quando Abbie aveva chiesto ad Alice di scappare con lei e ora stava finalmente scappando. Da qualche mese aveva iniziato i preparativi, ma sembrava il giorno prima quando era arrivata all’istituto, quando era diventata orfana.
“Abbie, promettimi che non ti dimenticherai di questo posto e che non farai cose stupide.” le sussurrò Alice con la voce spezzata dal pianto.
“Starò attenta. E’ tutto pronto, non mi prenderanno. Sicura di non voler venire? Non è troppo tardi.” le promise Abbie, sciogliendo l’abbraccio e guardandola fisso negli occhi.
“Voglio restare qui. Un giorno ci rincontreremo. Sarò felice qui.” la bionda sorrise, malinconica.
Abbie si girò e cominciò a camminare, nella neve. Si era ripromessa di non scappare con la neve, ma non aveva scelta, quel disagio avrebbe rallentato le ricerche. Era nel cortile che circondava la scuola, che era circondato da una recinzione. Lei ed Alice avevano ci avevano fatto un buco un mese prima, con delle cesoie rubate dal cassetto della Madre Superiora.
Il vento soffiava contro di lei, si sentiva il naso gelare, come un ghiacciolo. Si girò indietro e vide l’amica, ancora lì, immobile, che la fissava.
Sorrise perché, a dirla tutta, era felice. Non voleva rimanere in quel posto, voleva essere libera.
Sulla schiena aveva uno zainetto mal ridotto, dentro il quale aveva qualche pezzo di pane rubato nella mensa, qualche barattolo di cibo in scatola rubato anch’esso, i soldi che le spettavano di eredità sottratti dalla cassaforte dell’istituto. Aveva qualche vecchio vestito e qualche vestito di Alice, un cellulare e anche delle caramelle. Sarebbe stato un lungo viaggio.
Dopo cinque minuti di camminata incessante si ritrovò davanti alla recinzione, bucata. Si abbassò e fece passare lo zaino dall’altra parte, poi passò anche lei, a quattro zampe, un po’ strisciando un po’ spingendosi. Era completamente zuppa d’acqua, ma aveva addosso un sacco di maglioni uno sopra l’altro, perciò non importava. Raccolse lo zaino e si fermò a guardare la strada davanti a lei, deserta. Ai lati della strada c’era la neve, candida.
Riprese a camminare, spedita, sperando di raggiungere una distanza decente entro la sera.
Quello era il suo traguardo, scappare, e aveva sudato per arrivarci. Si era bruciata le dita per non far riconoscere le impronte digitali, si era preparata identità false trasforma dosi in “Bela Talbot”  e una volta raggiunta la meta si sarebbe procurata dei nuovi documenti. Non aveva idea di quello che avrebbe fatto per sopravvivere, si sarebbe inventata qualcosa. Nessuno le avrebbe più influenzato la vita, come i suoi genitori, che l’avevano resa una debole. Aveva dovuto sbarazzarsi di loro e non se n’era mai pentita, non una sola volta. Le si era presentata l’occasione e l’aveva accettata, aveva stretto un patto con un demone, e allora? Aveva perso la sua anima per sempre, e allora? Sarebbe bruciata all’inferno, ma non le interessava per niente.
Pur di liberarsi degli abusi del padre e del silenzio della madre l’avrebbe rifatto mille volte ancora.
Aveva ancora sette anni, prima di morire, non aveva paura.
 

“Buongiorno, istituto Sant’Ambrogio, desidera?”
“Vorrei avere delle notizie su una ragazza. Non credo alloggi ancora da voi.”
Bela era nervosa. Erano passati tre anni da quando aveva lasciato l’istituto. Si ricordava ancora le inchieste per la sparizione, il dolore e il dover iniziare da capo. Si ricordava le sue promesse.
“Deve dirmi il nome della studentessa e il grado di parentela, signora.”
“Il nome è Alice Williams, sono sua sorella, Irene Williams.”

Bela sapeva che la sua amica aveva una sorella più grande che era stata adottata all’età di sette anni, fingersi lei sarebbe stata una passeggiata.
“Aspetti in linea un attimo.”
Bela era seduta al tavolo di una tavola calda, in America, molto lontana dalle sue vere origini.
Alla fine un modo per sopravvivere l’aveva trovato: era una ladra, ma non solo una ladra, una grande ladra.
Procurava oggetti unici per una clientela selezionata, era scaltra, talvolta stronza, e otteneva tutto ciò che voleva. Era particolarmente conosciuta nel mondo dei ‘cacciatori’ e in quello del soprannaturale e tutti le portavano rispetto.
In quel momento aveva in piedi un affare con Bobby Singer, che voleva aiutare un certo John Winchester a far chissà che cosa, e aveva bisogno delle armi contro i vampiri. Che cosa banale.
“Signora, è ancora in linea?”
“Certo.”
“Alice Williams si è diplomata qui e poi ha abbandonato l’istituto. Attualmente risiede a Duluth, negli Stati Uniti, Minnesota per essere precisi. Spero di esserle stata di aiuto.”
“Lo è stata, sì. Buona giornata.”
Bela chiuse la chiamata e uscì dal locale, dopo aver lasciato una lauta mancia sul tavolo.
Era sempre stata ricca, ma da qualche anno lo era ancora di più.
Voleva andare da Alice, non era neanche tanto lontana, ma sentiva che sarebbe stata un impiccio nella sua vita. Decise che ci sarebbe andata lo stesso, mettendosi in viaggio quel pomeriggio stesso.
Salì sulla sua macchina con foga, mise in moto e si diresse verso Duluth.
Guidò per ore e finalmente arrivò. Per tutta la sua vita era stata una fuggiasca e ora stava andando dalla persona che per lei era sempre stata casa.
Andò in comune e chiese della signorina Williams, facendosi dare l’indirizzo. Guidò ancora e arrivò alla sua casa. Si appoggiò al fianco della macchina, una volta scesa, e fissò la casa.
Si accese una sigaretta. Non fumava regolarmente, solo quando era estremamente nervosa.
Quando la sigaretta fu finita si spinse a camminare fino alla casa e a suonare il campanello.
Le rispose una ragazza bionda, coi capelli corti, gli occhi azzurri, il sorriso sulle labbra.
Come la vide, una lacrima le scese dal viso.
“Abbie?” chiese, con voce tremolante.
“Abbie.” rispose Bela e si sporse verso di lei, per abbracciarla.
Rimasero intrecciate per qualche minuto, poi Alice la invitò ad entrare.
Parlarono per ore di loro, delle loro vite, di come Abbie se l’era cavata dopo la fuga, del suo lavoro di ladra, di come Alice si era diplomata ed aveva preso il primo volo per Duluth.
Dopo anni si volevano ancora bene, erano ancora migliori amiche.
Erano rinate, entrambe, lontano dall’istituto, e si sentivano bene.
Bela era una ladra e Alice era una commessa in un piccolo negozio.
Quella era davvero l’ultima volta che si sarebbero potute vedere.
Era tempo di chiudere la porta del passato, ed aprire quella del futuro, una volta per tutte.



Note finali.
Buongiooorno! Ed ecco qui una one shot sulla bellissima Bela Talbot.
Io, personalmente, la adoro. Quindi ecco qua. Spero non sia troppo OOC.
Bela è una stronza, okay, ma ha anche lei dei sentimenti èwè
La mia ladra preferita♥
Spero vi sia piaciuta. Lasciate una recensione per qualsiasi consiglio, critica o quant'altro :)
Se volete farmi un appunto ma non avete un account su EFP, mi trovate su Twitter, account @__21century :)
Alla prossima.
  
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