Gli Angeli vestiti da Demoni.

Mi è capitato più volte di rimanere affascinata dalle creature che passavano al mio fianco. Rimango ad osservarle con il mio blocco dei disegni in mano, cercando di viaggiare osservando i loro occhi e immedesimandomi nel loro mondo.
Sono certa che le creature più affascinanti che abbia mai avuto il piacere d'incontrare sono le ultime che ho ammirato nel mio cammino.
Mi ricordo ancora molto bene. Ero in piedi a contemplare la mia strada, a cercare come sempre la mia via. Mi fermavo a osservare le creature che mi passavano di fianco andando però contromano, si direbbe oggi, camminando nella direzione opposta a loro.
In quel momento la strada era piena di luce e splendeva un bel sole caldo e abbagliante, ma non passava un'anima viva, così continuavo a camminare.
All'improvviso, lontano, sulla linea dell'orizzonte, ecco apparire una piccola macchia nera che via via che mi avvicinavo diveniva sempre più dettagliata.
Eccoli, di fronte a me, creature meravigliose e austere che camminavano piano guardandosi tra di loro e mormorando litanie e parole guidate da un capo come ogni gruppo (o come ogni gregge) che si rispetti.
Gli osservai uno ad uno. Demoni con vesti pregiati dipinte di ipocrisia, con cappelli ricoperti di piume e falsità. Dalle loro labbra sporche rotolavano parole, a volte sussurrate a volte gridate, tutte uguali per ciascuno di loro. Nei loro occhi c'era un barlume di verità, come se fossero Angeli convinti di esser vestiti da poveri straccioni. Una sporca e falsa verità che veniva tessuta con tanta passione dal loro capo branco. Un uomo, o forse una donna, non ero riuscita a capirlo da tutti quegli abiti che ricoprivano anche il suo volto, rendendolo quasi il frutto di un illusione, un burattino nelle mani di qualcosa di più grande che allo stesso tempo si dilettava nell'arte del burattinaio con il suo fedele corteo di burattini. Vidi nei loro modi di fare come una voglia disumana di vivere, ma allo stesso tempo notavo comparire tante catene che gli teneva legati a quella verità che proclamava quel capobranco che macchiava il loro essere nella lenta trasformazione da Angelo a burattino. Vidi qualche sguardo lancinante soffermarsi su di me, e qualche parola dolce protendersi nei miei confronti cercando di rendermi parte di quel corte di creature che si avviavano verso un telone scuro, che proclamavano tutti come "il grande palcoscenico", come l'apice dei loro sogni. Cechi però di quella verità non vedevano l'enorme ghigliottina pronta a spezzarli uno ad uno senza avere pietà. Per un attimo fui abbagliata da quel sole nero e cupo che emanavano, ne ero attratta come una falena è attratta dalla luce. Stavo per indossare anche io quegli abiti di ipocrisia e imbrattarmi di quelle parole ma mi fermai subito, notando qualcosa che stonava tra me e loro. Il mio spiccato rifiuto delle regole, la ribellione che mi ha sempre dominato dalla punta dei miei piedi fino all'ultima ciocca dei miei capelli stonava con il loro essere schiavi di parole. Mi allontanai in silenzio da loro. Qualcuno si fermò, e si spogliò da quegli abiti, correndo e gridando dalla parte opposta di quel branco di falsi straccioni. Sorrisi.. avevo aperto gli occhi in tempo. Salutai con un sorriso quei demoni che ripresero le loro litanie seguendo la voce possente del loro burattinaio.
Ripresi il mio cammino portandimi nella testa l'immagine di tanti Angeli vestiti da Demoni, incatenati come tanti burattini, che aspiravano al successo ma che si avviavano alla loro stessa rovina.