Film > Le 5 Leggende
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Autore: EvgeniaPsyche Rox    09/12/2012    9 recensioni
Jamie Nilsen ormai è un ragazzo maturo, ma, nonostante ciò, continua a credere in Jack Frost, la causa principale delle sue angosce interiori.
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«Jack», questa volta fu lui a chiamarlo, e utilizzò un tono così sicuro e risoluto che lo Spirito del gelo sussultò leggermente. «cosa sono io per te? Rispondimi sinceramente, ti prego.»
«Perché mi stai facendo tutte queste domande?»
«Voglio solo che tu mi risponda e basta.»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jack Frost, Jamie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Like a child.

 

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«Ehi, aspetta un attimo. Di solito smetti di credere alla luna quando sorge il sole?»
«No...»
«Okay, e che fai, smetti di credere al sole quando le nuvole lo coprono?»

Il bambino soffocò a stento una risatina. «No.»
 
«Noi ci saremo sempre, Jamie.»

Noi ci saremo sempre, Jamie.
Sempre.

 

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Quelle parole continuarono a trapanargli il cervello per mesi e mesi, per anni e anni; non gli diedero mai tregua, neanche per un secondo soltanto.
Erano fisse, inchiodate nella sua mente, impigliate tra i rami intricati dei suoi pensieri, disperatamente aggrappate. Non sarebbero mai cadute. Non erano come le foglie d'autunno, che prima o poi erano costrette ad adagiarsi dolcemente al suolo, spinte dal vento.
No, le sue parole non volevano andarsene proprio via. Vento, bufera, gelo, qualsiasi cosa; in ogni caso loro erano sempre lì, a fargli compagnia nei momenti di solitudine, sempre e comunque.
Sapeva che era impossibile per lui spezzare quella piccola promessa; per lui, anzi, per loro, il ''per sempre'' esisteva davvero. Certo, erano i Guardiani: erano immortali.
Li aveva scelti la Luna, e sarebbero stati sempre lì, a girovagare sulla Terra, per sempre, fino alla fine dei tempi.
Chissà quante generazioni avevano visto nascere, crescere, invecchiare e morire. Tante, tantissime, infinite.
Forse lui non era così speciale come pensava.
Ecco, era quello il suo pensiero assassino, la causa dei suoi malumori, dei suoi pianti notturni, delle sue lacrime amare, del suo volto scavato dall'angoscia.
E se lo considerasse come tutti gli altri?
Insomma, chi era lui? Jamie Nilsen, ecco tutto. Un nome ed un cognome banale, come tutti gli altri. Chissà quanti altri Jamie aveva incontrato nel corso della sua lunga esistenza; chissà quanti Nilsen, chissà quanti altri bambini e bambine, chissà, chissà.
Lui non aveva nulla di particolare, era quello il problema.
Jamie strinse con forza il cuscino e soffocò un singhiozzo, quando, immerso nel buio della propria stanza, un forte brivido si impossessò del suo corpo.
Il primo brivido di freddo dell'anno.
Il suo brivido preferito.
Si alzò immediatamente, facendo scivolare sbadatamente sul pavimento le coperte e il cuscino, avviandosi verso la finestra leggermente spalancata; appoggiò il palmo della mano sul vetro appannato e notò che la città stava iniziando a tingersi di un bianco soave e candido.
Era arrivato.
I suoi occhi marroni si illuminarono di fronte a quella vista e sentì un calore ormai familiare avvolgergli dolcemente il cuore, in contrasto con il freddo che arieggiava nella stanza, e, soprattutto, fuori, in mezzo alla citt
à.
«Jack...», bisbigliò tra sé e sé il ragazzo dai capelli castani, indietreggiando di qualche passo non appena si accorse che la finestra si stava spalancando del tutto, permettendo così di far entrare un' esile figura.
«Jack!», questa volta il suo richiamo si fece più intenso e la sua voce si spezzò, mentre nella sua anima erano in corso battaglie ed esplosioni.
Il diretto interessato fece roteare ripetutamente il bastone tra le mani, com' era di sua consuetudine fare; fece qualche passo sul davanzale e con un piccolo balzo si posizionò finalmente di fronte all'altro, il quale si lasciò trasportare dall'eccitazione e lo abbracciò immediatamente senza alcuna esitazione.
Quel saluto così caloroso sembrò turbare parecchio Jack perché si ritrasse di scatto, accigliato e un poco confuso; rimase per numerosi secondi in silenzio, squadrando Jamie da capo a piedi prima di lasciarsi sfuggire un flebile sorriso. «Accidenti, sei diventato veramente alto. Se continui così potresti raggiungere il Coniglio di Pasqua.»
Jamie ridacchiò appena, asciugandosi velocemente una lacrima che era ancora rimasta impigliata tra le sue palpebre e sorrise a sua volta, sforzandosi in ogni modo di controllare la voragine di emozioni che si stava espandendo nel suo petto. «Ormai quello basso sei tu.»
A quell'osservazione Jack imbronciò le labbra in un'espressione alquanto offesa e, con un altro balzo, raggiunse il letto, rimanendo in piedi sopra di esso con aria trionfante. «E invece adesso il più alto sono di nuovo io.»
Il castano rise nuovamente, come se in quel momento non fosse in grado di fare altro; successivamente socchiuse leggermente gli occhi e raggiunse lo Spirito della neve, mettendosi in piedi di fronte a lui sul morbido materasso, con un dolce sorriso dipinto sul volto. «Mi dispiace dirtelo, caro il mio Jack, ma il più alto resto sempre io.»
Il Guardiano grugnì qualcosa di incomprensibile a dentri stretti e si sollevò leggermente in aria prima di sedersi a gambe incrociate sul pavimento a piastrelle, assumendo un'espressione pensierosa. «Stai crescendo.»
Jamie a quel punto si voltò di scatto, tuffandosi nelle iridi azzurre di Jack; quelle iridi così intense e profonde, che solo guardarle gli provocavano sempre un brivido lungo tutto il corpo.
«Lo so.», affermò dopo qualche secondo, continuando ad osservare il Guardiano con un'espressione inspiegabilmente decisa. «Jack?»
«Mh?», lo Spirito della neve, che aveva ricominciato a giocare come un bambino con il proprio bastone, ritornò a concentrarsi sul ragazzo, il quale riprese la parola: «Ti ricordi quanti anni ho, adesso?»
Bum. Colpito e affondato, Frost.
Le iridi del Guardiano si dilatarono appena e inclinò automaticamente la testa su un lato; Jack sbatté ripetutamente le palpebre, non riuscendo proprio a capire l'improvvisa domanda del ragazzo. «Cosa?»
Il castano allora strinse di scatto i pugni, deluso, straziato, triste e arrabbiato. «Non ti ricordi la mia età, non è vero?»
«Perché mai avrei dovuto memorizzarla?»
A quella domanda Jamie tremò appena e per un attimo ebbe seriamente paura di perdere i sensi dal colpo; si lasciò scivolare lentamente sul materasso, tra le lenzuola disordinate, quelle lenzuola bianche come la neve che lo avevano visto lacrimare ogni notte.
«Jamie?», lo chiamò improvvisamente il Guardiano, titubante. «Ma stai piangendo?»
Il diretto interessato si limitò a scuotere lievemente la testa, asciugandosi velocemente gli occhi bagnati con la manica del pigiama: non voleva assolutamente mostrarsi debole di fronte a Jack. Mai e poi mai si sarebbe mostrato fragile, perché lui non lo era, non lo era da tempo.
Era diventato forte.
«Jack», questa volta fu lui a chiamarlo, e utilizzò un tono così sicuro e risoluto che lo Spirito del gelo sussultò leggermente. «cosa sono io per te? Rispondimi sinceramente, ti prego.»
«Perché mi stai facendo tutte queste domande?»
«Voglio solo che tu mi risponda e basta.»
Jack sospirò pesantemente e abbassò lo sguardo, sospirando rumorosamente con il naso prima di decidersi a parlare: «Beh, sei colui che ha creduto in me per primo. Mi hai permesso di esistere per davvero, Jamie.»
Eppure quella risposta non soddisfò le aspettative di Jamie; quest'ultimo, infatti, continuò a tenere i pugni serrati, conficcandosi le unghie nei palmi dalla rabbia. «Tutto qui?!»
Jack si voltò nuovamente verso di lui, confuso più che mai. «Come sarebbe a dire ''tutto qui?''»
«Sarei soltanto questo per te?! Sono soltanto quello che ha creduto in te per primo?!». Il Guardiano rimase sconvoltò dal tono di voce così alto del ragazzo; non lo aveva mai visto così disperato, angosciato e, soprattutto, arrabbiato.
Ma la cosa peggiore era che non riusciva proprio a capirne il motivo.
«Jamie, tu sei un bambino speciale, davv-»
«Non sono più un bambino, Jack!»
Bum.

 


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«Jack, io ho paura...»
«No, non devi. Non ti preoccupare, andrà tutto bene. Sarà divertente, te lo prometto.»
«Ho paura, Jack. Ho paura.»
«Devi solo fidarti di me. Fai finta che stiamo giocando a campana; il gioco che facciamo ogni pomeriggio, ricordi? Non ti preoccupare.»
Tutto poi successe così velocemente che la sua mente riuscì a malapena a seguire il corso del tempo.
Sua sorella che gridava il suo nome, il ghiaccio che si rompeva sotto i suoi piedi, facendolo sprofondare giù, nella morsa dell'acqua gelida, tra le tenebre illuminate soltanto dalla luna, pallida e silenziosa, regina del cielo eterno e infinito.

 


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Quella fu l'ultima volta in cui sentì il significato della parola freddo; proprio perché era lo Spirito della neve, Jack Frost, colui che portava l'inverno, non sentiva su di sé la comune sensazione di freddo: i brividi lungo la schiena, le mani arrossate e la pelle che veniva schiaffeggiata dal vento.
Ed era sicuro che non avrebbe mai più provato quella sensazione.
Sicuro fino a quel momento.
Era come se qualcuno lo avesse nuovamente spinto in quel laghetto ghiacciato, in mezzo all'acqua, il dolore che si impossessava del suo corpo a causa del freddo.
Jack rimase immobile, il sangue congelato nelle vene, l'espressione allibita, scioccata, quasi immersa in una sorta di terrore.
Jamie, nel frattempo, per un attimo sembrò quasi pentirsi della propria reazione così violenta; fece per scusarsi, dando magari la colpa allo stress scolastico, ma decise di non fare una piega, non volendo far crollare la propria sicurezza in quel momento.
Il Guardiano sbatté nuovamente le palpebre, schiantandosi brutalmente contro la realtà dei fatti; era come se per tutti quegli anni fosse rimasto in acqua e che, improvvisamente, fosse riuscito a risalire in superficie, in mezzo al gelo dell'inverno.
Jamie ormai era cresciuto.
E non solo in altezza. Era cresciuto davvero; non era più un bambino, ma un ragazzo, un ragazzo maturo. I lineamenti del suo volto si erano fatti più mascolini e i suoi occhi, innocenti e ingenui un tempo, avevano una tinta più scura e intensa. Dal suo pigiama si riuscivano perfino ad intravedere i pettorali, proprio come il suo volto in quel momento lasciava trapelare tutta la rabbia e la frustazione accumulata per anni.
«So che hai diciotto anni.», Jack sembrò finalmente riprendersi dallo shock iniziale, ma, nonostante ciò, la sua voce era più bassa del solito, quasi cupa. «Anche se avrei preferito non saperlo.»
L'ultima frase colpì particolarmente Jamie, dato che decise di alzarsi dal letto per raggiungere il Guardiano, chinandosi un poco verso di lui. «Oh, Jack, io...»
«Lasciami in pace.», lo interruppe immediatamente l'altro con freddezza, alzandosi di scatto con fare estremamente seccato. «L'unica cosa che voglio ora è andarmene il prima possibile.»
«No!», il ragazzo precedette in un attimo il Guardiano, fiondandosi sulla finestra per poterla chiudere immediatamente; successivamente appoggiò la schiena contro di essa, mantenendo le iridi fisse su quelle dell'altro. «Questa volta no, Jack. Non puoi fuggire per sempre dalle tue responsabilità.»
Lo Spirito della neve, dal canto suo, allungò il proprio bastone, stringendolo con estrema forza. «Lo sai che non mi farò scrupoli ad usarlo, Jamie.»
Quest'ultimo non si mosse comunque di un solo centimetro. «Non puoi farlo.»
«Ah, sì? E chi lo ha deciso questo?»
«Non ricordi il tuo giuramento? In quanto Guardiano, devi rendere i bambini felici. Quindi non puoi di certo far loro del male.»
Jack allora non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso amaro di fronte alle parole del ragazzo. «So benissimo cosa dice il giuramento, Jamie. Ma non sei stato tu a dirmi che non sei più un bambino, proprio poco fa?»
Jamie si strinse maggiormente alla finestra, mordendosi nervosamente il labbro inferiore e accorgendosi di essere stato messo in trappola dalle sue stesse parole. «Questa te la concedo, Jack. Allora adesso che cosa avresti intenzione di fare? Congelarmi? Avanti, fallo.»
Ma il Guardiano scosse la testa, scrollandosi le spalle con aria indifferente. «Non ne ho bisogno. Sai benissimo che riuscirei ad uscire anche senza congelarti.»
Il castano abbassò lievemente lo sguardo, assumendo un'espressione amareggiata. «Ti ricordi quando... Quando ti dissi che avevo paura, tanti anni fa?»
«Parli di quando eravamo di fronte a Pitch?»
«Sì.»
Jack allora annuì, arrendendosi di fronte alle stranezze del ragazzo che, nel frattempo, si stava nuovamente avvicinando. «Non era di Pitch che avevo paura.»
Lo Spirito della neve, sempre più confuso e spaesato, indietreggiò di qualche passo, quasi fosse in qualche modo spaventato di avere un contatto con Jamie, il quale non cennava minimamente a fermarsi. «Avevo paura che lui ti portasse via. Avevo paura di perderti, Jack. Capisci?»
Il Guardiano lo guardò, sconvolto. «Cosa?»
«Lascia che ti spieghi meglio la situazione.», bisbigliò Jamie non appena gli fu così vicino da poter sentire il suo respiro e il suo profumo; allora socchiuse gli occhi e afferrò con decisione il suo volto, tuffandosi nuovamente nel gelo di quelle iridi azzurre. «Jack, non te ne andare.»
E, dopo aver detto ciò, permise alle proprie labbra di riscaldare quelle gelidi e immobili del Guardiano, il quale sbarrò gli occhi, pietrificandosi del tutto; si lasciò scivolare il bastone dalle mani che cadde sul pavimento con un tonfo sordo.
Allora il sipario delle sue paure e angosce si aprì dinnanzi ad un sentiero innevato; e lui era lì, nel bel mezzo della neve, spogliato di qualsiasi indumento, pieno di timori, fragile, il peso degli errori sulle proprie spalle e l'angoscia che gli scavava l'anima.
C'era una tormenta in corso, e questo Jack lo sapeva fin troppo bene.
Avrebbe voluto spingere via il ragazzo e fuggire, come aveva sempre fatto, scappare dalle proprie responsabilità, tornare a giocare, a fare scherzi agli altri bambini con la neve, ma non poteva, non in quel momento.
Gli mancò il respiro, ma non se ne curò più di tanto di fronte a quel bacio così bramato e sognato.
Si sentiva consumato, privato di qualsiasi cosa. Quelle labbra erano così calde, calde, proprio come lo era Jamie, come lo era sempre stato.
Jamie che lo aveva appena strappato dai prati fioriti dell'innocenza per trascinarlo nelle viscere dell'Inferno.
Jamie che lo aveva scavato.
Jamie che lo aveva baciato.
Come poteva essere così insensibile e stupido da non capire? Come poteva non comprendere il motivo per cui Jack Frost aveva sempre cercato di tenersi lontano dalle relazioni più intime? Non era ovvio? Non era ovvio che poi sarebbe stato costretto a vederlo invecchiare e morire? Non era ovvio che una sofferenza così brutale lo avrebbe ucciso interiormente?
Era un Guardiano, era immortale, per lui il per sempre esisteva. E questo per sempre poteva ucciderlo. Il per sempre che gli faceva vedere ogni genere di morte; il per sempre che gli mostrava con crudeltà la vita che veniva violentemente strappata dal corpo di ogni essere umano.
Non esiste l'ora giusta per morire. E' sempre troppo presto. Sempre e comunque.
E non appena Jamie si allontanò lentamente dal volto di Jack, rimase sconvolto dal vederlo piangere lacrime amare; lacrime che prima di cadere si trasformavano in piccoli granelli di ghiaccio.
Allora lo abbracciò e piansero insieme.

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*Note di Ev'*
Mi sa che questa volta le mie note saranno pure più lunghe, perché ho un bel po' di cose da dire.
Innanzitutto, salve a tutti. Ormai siamo sotto Natale, io devo recuperare un paio di votacci, qui le luci non ci sono e quindi spesso mi scordo perfino di essere a Dicembre, non vedo l'ora di andare a Londra, mi sento forever alone perché tutte le persone che frequento sono partite proprio in questo periodo, non ho ancora fatto uno straccio di regalo natalizio, sono ricca di ispirazioni e... Ero pronta a scrivere l'ennesima storia sui nostri amati Axel e Roxas, quando ho scoperto la fenomenale esistenza di codesto film: Le cinque leggende.
No, non sono andata al cinema a vederlo. Perché mia madre trova infantile che io guardi le animazioni, e anche perché non posso permettermi di spendere troppi soldi. Ma ci tenevo un casino a vederlo, perché mi aveva particolarmente colpito il personaggio di Jack Frost; su Facebook partono a raffica link in cui fanno paragoni tra lui e Roxas, e tutto ciò mi ha incuriosito parecchio.
E così Venerdì mi sono piazzata davanti al computer e l'ho visto su un sito. Me ne sono follemente innamorata, people. La trama mi piace assai, i personaggi idem, ci sono scene divertenti e altre che ti fanno venire un'angoscia interiore (Dovuta principalmente al personaggio in sé di Jack Frost.)
Oh, sì, parlando proprio di lui... Era da circa trè anni che non trovavo un personaggio che mi intrigasse quasi quanto Roxas e invece... E' stata un'illuminazione divina! Awwh. Adoro Roxas e adoro Jack, che bellezza.
E così, niente... Mi è venuta voglia di scrivere una fan fiction su di lui. Il povero Jack l'hanno già infilato nelle coppie più strambe; con la fatina dei denti, con il coniglio di Pasqua, con Pitch... A me non ispirano nessuna di queste, sinceramente. Ma invece con Jamie... Awwwh, amore proprio. Solo che Jamie in versione più grande, ovvio. Così Jack farà il povero indifeso di turno, ma tralasciamo.
Ora che vi ho raccontato la mia storia del ''come ho conosciuto le cinque leggende'', passiamo alla fan fiction.


In questa storia traspare principalmente il contrasto tra la maturità di Jamie e l'essere un po' bambino di Jack; quest'ultimo, infatti, cerca in ogni modo di ignorare il fatto che Jamie sta crescendo, perché ha paura di vederlo invecchiare e morire. (Sa un po' di Peter Pan e Wendy; avete notato?)
Intanto Jamie è addolorato perché teme di non essere speciale per Jack, la persona di cui si è praticamente innamorato; così gli rivela, anche se non con parole esplicite, i suoi sentimenti, i quali, in parte, si può dire che sono ricambiati da Jack.
Il problema è che quest'ultimo è sempre stato deciso a non avere alcun contatto intimo con le persone, proprio perché ha paura di perderle a causa del tempo.
Jamie ha paura di non essere speciale, Jack ha paura del tempo che passa.
La storia finisce in maniera alquanto triste, dato che i due si lasciano andare in un abbraccio malinconico, ognuno immerso tra le proprie paura.


Niente, forse questa storia non ha neanche così tanto senso, ma mi è uscita di getto e basta. Forse ora mi butterò anche in questo film, senza ovviamente MAI trascurare Kingdom Hearts! Anzi, spero vivamente che la prossima storia sarà sui nostri cari Axel e Roxas. <3
Detto ciò, mi dileguo.
E mi raccomando, se avete letto la storia COMMENTATE perché siamo in un sito in cui ci si deve confrontare, e non me ne faccio niente del vedere la mia storia infilata tra le preferite o ricordate, se non so che cosa ne pensate.
E poi, andiamo; è la mia prima storia sul ''Le cinque leggende''; un commentino mi servirebbe ;w;
E.P.R.

 
   
 
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