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Autore: _Peppermint_    09/12/2012    1 recensioni
La sua voce era calda, mi fece venire un brivido alla schiena.
Si muoveva sul palco senza fermarsi mai, le sue mani stringevano il microfono come se fosse uno scettro e lui era il re.
Strinsi il vassoio che avevo tra le mani e mi morsi un labbro.
Un'altro brivido alla schiena.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Scendemmo tutte e tre dal treno.
-E adesso?- chiese Caterina grattandosi la testa. Eravamo circondate da un mare di persone. 
- è... adesso cerchiamo un taxi!- dissi io facendo un respiro profondo e dirigendomi verso l'uscita della stazione. 
Wow, eravamo a Milano. 
 
 
Dopo tre quarti d'ora eravamo riuscite a trovare il nostro appartamento. Il taxi ci aveva abbandonate venti minuti prima davanti ad una stradina malconcia e avevamo cominciato le ricerche. L'appartamento che avevamo affittato si trovava in un vecchio palazzo color grigio spento, che, a sua volta, si trovava nel bel mezzo di un quartiere non molto carino. Sentimmo Elisabetta deglutire. Lei aveva sempre vissuto in una bellissima casa in collina. Non era abituata a questi posti così.. poveri. 
Il portone era già aperto ed entrammo, finalmente al terzo piano trovammo la porta della nostra nuova casa. 
Caterina infilò la chiave nella serratura con difficoltà. 
- Ehi, ma..- disse tirando e spingendo - non vuole aprirsi!-. Girò la chiave con più forza e finalmente si aprì. 
Sospirai. - Cominciamo bene!- dissi. 
Appena entrate, Caterina percorse il corridoio e si fermò davanti ad una stanza. Le si illuminarono gli occhi e poi urlò buttandosi sul vecchio divano marrone. Risi scuotendo la testa. La cucina era piccola ma ci si entrava benissimo in tre. Aprii la finestra del balcone per far entrare un pò d'aria fresca. Il panorama non era male, o forse mi stavo solo auto-convincendo perché oltre ad un altro palazzo di fronte al nostro  e ad una grande strada con piccoli negozietti non si vedeva niente, la natura sembrava non esistere. Le camere erano due, trovai Elisabetta intenta a disfare le valigie nell'unica stanza con un letto solo.
-Perché tu questa stanza?- le chiesi scovolta.
-Perchè io ho bisogno di spazio- rispose Elisabetta alzando il mento con fare autoritario.
-Anche io ho bisogno di spazio!- le dissi incrociando le braccia al petto.
Betta mi guardò alzando un sopracciglio.
-E se torno con un ragazzo?- cercai di intimidirla.
-Problemi tuoi.. e di Cate- e mentre rideva le tirai il cuscino che stava sopra il letto e uscii dalla camera a pugni stretti. Era difficile vincere una discussione con Elisabetta, quindi mi arresi subito.
Mi sarebbe toccato dividere la stanza con Caterina. Bene. Non che mi dispiacesse, ma sapete com'è... parla nel sonno!!
 
Nel pomeriggio andammo a fare spesa. In verità io feci la spesa, perché Betta e Cate si misero a fissare più volte le vetrine dei negozi più chic della città. Ogni volta che passavamo per una grande strada piena di vetrine colorate si fermavano e urlavano scalpitando per qualsiasi cosa. 
Il supermercato non era molto grande, ma sembrava avesse tutto quello che ci serviva. Presi le cose indispensabili che avevo scritto nella lista e poi mi dedicai a quelle piccole cose che fanno sempre comodo avere in casa. 
Mentre giravo tra gli scaffali pensai a quanti sacrifici avevo fatto per essere lì, in quel momento. Sola con le mie due migliori amiche a Milano. L'università che mi aveva accettata, i soldi che mia madre aveva risparmiato per i miei studi. Non l'avrei delusa. 
Pagai e mi ritrovai a contare il resto. Gli unici soldi che ci erano rimasti. sbuffai. Avremmo dovuto trovare anche un lavoro.  Quando uscii dal piccolo supermercato le trovai ancora fisse a guardare le scarpe rosse che avevano visto quel quarto d'ora prima, quando avevo chiesto, supplicandole, di non lasciarmi andare da sola a fare la spesa e loro avevano risposto ringhiando.
-Avete finito di fare le oche urlanti?- dissi io ridendo. 
- Dio se sono belle!- disse Caterina. 
- Hai proprio ragione. Va bene andiamo su!- disse Betta - ti aiutiamo noi- e presero due delle tre buste con la spesa che avevo tra le mani. 
Mi soffermai anche io a guardare quelle scarpe. Erano davvero belle, costavano molto, ma valevano tutta la cifra. 
Prima di raggiungere quelle due, guardai il mio riflesso. 
Ok, forse io non ero all'altezza di quelle scarpe.
 
 
  
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